Autore: maurizio

  • Indire: aperto l’ambiente relativo ai corsi di formazione per docenti neoassunti

    Indire: aperto l’ambiente relativo ai corsi di formazione per docenti neoassunti


     


       Dopo vari rinvii, è stato aperto oggi (9 marzo 2006) nel sito dell’Indire l’ “ambiente” relativo ai corsi di formazione per i neoassunti in ruolo nell’anno 2005-2006; i docenti interessati possono accedervi utilizzando come username il proprio codice fiscale, e come password quella indicata nel foglio di conferma  che è stata “stampata” dopo la registrazione alla piattaforma http://puntoedu.indire.it/ al seguente link http://puntoeduri.indire.it/neoassunti2006/.


       Al momento nell’ “ambiente” non tutto è completamente funzionante. Informazioni dettagliate sul corso on line, su come sarà strutturato e su come utilizzarlo saranno fornite dal tutor proveniente dall’Ufficio Scolastico Regionale nel corso del primo incontro in presenza; durante tale incontro il tutor fornirà personalmente la password a quanti ancora non ce l’hanno e costituirà materialmente la classe.


       Sarà compito delle scuole fornire ai docenti – su indicazione degli uffici scolastici regionali – la data e il luogo del primo incontro, che dovrebbe essere fissato entro marzo.


       Lo Snadir, al fine di agevolare la partecipazione al corso di formazione online, ha predisposto un file in formato PowerPoint contenente delle “Indicazioni operative” (*).


       Buon lavoro!


     


    La Segreteria Nazionale Snadir


     


     


     


     


     (*) Indicazioni operative (file in PowerPointzippato Winrar)

  • Il 15 marzo è il termine ultimo per presentare la domanda per il part time

    IL 15 MARZO 2006 E’ TERMINE ULTIMO PER PRESENTARE LA DOMANDA PER IL PART-TIME


    (dall’art. 7 – comma 2 –  della O.M. n.55 del 13.2.1998)


     


       Scade il 15 marzo 2006 il termine per presentare le domande per il part-time per l’anno scolastico 2006/2007, che quest’ anno interessa anche i docenti di religione immessi in ruolo (quelli del 1° contingente).


       L’istanza va presentata, tramite il dirigente scolastico, al CSA della provincia in cui si trova la sede di titolarità.


       I rapporti di lavoro part-time possono essere costituiti nel limite del 25% delle rispettive dotazioni organiche provinciali di ciascun ruolo o classe di concorso il reclutamento del personale docente a tempo parziale avviene secondo la normativa vigente in materia per il personale a tempo pieno.


       Il rapporto di lavoro a tempo parziale deve risultare da un contratto scritto e deve contenere l’indicazione della durata della prestazione lavorativa e decorre dal primo settembre di ciascun anno successivo all’accoglimento della domanda ( art. 1 del D.lvo del 24.7.2003  e comma 7 art.. 36 e art. 57 del CCNL 24.7.2003)


       La prestazione di servizio in regime di part-time non fa venir meno gli obblighi di lavoro relativi alla preparazione delle lezioni e delle esercitazioni, ai rapporti individuali con le famiglie e alla partecipazione alle riunioni del collegio dei docenti, ivi compresa l’attività di programmazione e di verifica di inizio e fine anno e l’informazione alle famiglie sui risultati degli scrutini intermedi e finali.


       Le attività funzionali all’insegnamento e la partecipazione alle attività collegiali sono determinate, di norma, in misura proporzionale all’orario d’insegnamento e di servizio previsto dal rapporto di lavoro a tempo parziale.


       Il personale docente con rapporto di lavoro a tempo parziale è escluso dalle attività aggiuntive di insegnamento aventi carattere continuativo, né può fruire di benefici che comunque comportino riduzione dell’orario di lavoro, salvo quelli previsti dalla legge. (.art. 36 comma 8  CCNL 24.7.2003).


       Il trattamento economico dei docenti con rapporto di lavoro a tempo parziale è proporzionale alla prestazione lavorativa, sono comunque escluse le attività aggiuntive, salvo eventuali trattamenti accessori stabiliti dalla contrattazione decentrata.


       I docenti a tempo parziale orizzontale hanno diritto ad un numero di giorni di ferie pari a quello dei docenti a tempo pieno.


       La durata del rapporto a tempo parziale è di due anni trascorsi i quali si può chiedere il ritorno al tempo normale; è riconosciuta la facoltà di svolgere altra attività lavorativa, anche subordinata, ma non presso altra amministrazione pubblica, quando l’orario part-time non superi la metà dell’orario pieno.


       Il limite del 50% può essere superato dal personale che non intenda svolgere altra attività lavorativa.


       Il docente in part time, che intenda svolgere altra attività lavorativa, è tenuto a comunicare, entro 15 giorni, al dirigente scolastico, l’eventuale successivo inizio o la variazione di altra attività lavorativa. Le prestazioni lavorative possono essere effettuate solo se compatibili con gli obblighi di servizio e non comportino un conflitto d’interesse con le funzioni istituzionali svolte dal docente nella scuola e non siano espressamente escluse per legge.


       Il rientro a tempo pieno, dopo il prescritto periodo minimo, scatta solo se esplicitamente richiesto.


      Ovviamente rimane la possibilità per i docenti di religione che saranno assunti dal 1° settembre 2006 di richiedere il part time all’atto della nomina in ruolo.


     



     


    Riferimenti normativi:



    Artt. 7,8 Legge 29.12.1988, N. 554; artt. 7, 8 Dpcm 17.3.1989, n. 117; artt. 22 Legge


    23.12.1994 n. 724; artt. 131, 162, 491 comma 6, 508 e 572 D.Lgs. 16.4.1999 n. 297; artt. 23,40,41,42,46,47,52 CCNL 4.8.1995; art. 1 commi 56-59 e 185-187 Legge 23.12.1996, n. 662 CM Funzione Pubblica 19.19.2.1997 n.3; CM 28.2.1997, n. 128; Legge 28.5.1997, n. 140.; OM. 22.7.1997, n. 446; D.M. Funzione Pubblica 29.7.1997 n. 331; Circ. INPDAP 27.11.1997,n. 61; OM 13.2.1998, n. 55; art. 20, comma 1, lettera f) Legge 23.12.1999, n. 488; CM 17.2.2000, n. 45; art. 9 D.Lgs .25.2.2000, n. 61; CM 18.4.2000, n. 120; D.Lgs. 26.2.2001 n. 100, art. 36 CCNL del 24.7.2003.


     



     


     

  • CHI SI BATTERA’ PER L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA NELLA SCUOLA ITALIANA ?

    CHI SI BATTERA’ PER L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA NELLA SCUOLA ITALIANA ?


       Il raggiungimento dello stato giuridico e l’immissione in ruolo degli IDR ha rappresentato e rappresenta un grande e indiscutibile successo pur con le incertezze e le questioni rimaste aperte, ma non è sicuramente il traguardo definitivo e finale che qualcuno si attendeva.
       E’ la nascita di qualche cosa che abbiamo il dovere di alimentare, di difendere e di far crescere, se non vogliamo che tutto muoia.
       Non è sfuggito a nessuno che lo stato giuridico e l’immissione in ruolo degli IDR hanno scatenato la reazione selvaggia e scomposta da parte di grossi sindacati e da parte di frange politiche ideologicamente ben connotate.
       Forse qualcuno pensava che lo stato giuridico e il ruolo avrebbero messo al riparo gli IDR dagli attacchi  di quanti si sono sempre opposti all’insegnamento della religione cattolica nella scuola italiana; ma i fatti degli ultimi mesi sono segnali che non si possono trascurare e ci devono far riflettere sul vero obiettivo di quanti oggi aggrediscono il diritto e la dignità professionale degli IDR, “dimenticando” ancora una volta che stanno danneggiando dei lavoratori della scuola: questione che considerano di nessuna importanza  perché il loro scopo – neppure più tanto nascosto – è quello di eliminare l’insegnamento della religione cattolica in nome di un presunto e pretestuoso laicismo della scuola.
       Già nell’estate del 2005 “la Repubblica” aveva dato fiato alle trombe di questo esercito di laici che trovano ascolto in ambienti politici, sindacali e cattolici insospettabili; adesso anche  socialisti, radicali e qualche altro nuovo campione del laicismo fanno sfacciatamente  campagna elettorale programmando la revisione del concordato e attaccando il Vaticano: è evidente che c’è ormai una guerra dichiarata contro la Chiesa cattolica, una guerra che già coinvolge l’insegnamento della religione cattolica e di conseguenza gli IDR. Non accorgersene significa averla già persa.
       Quanto alle curie, qualcuna si preoccupa soprattutto “di conservare il proprio indiscusso potere” sull’insegnamento della religione cattolica e sugli IDR, e continua a pensare che tutto debba rimanere inalterato, non accorgendosi che la scuola è cambiata, che la società è cambiata, e che il loro potere è un anacronismo che può solo danneggiare l’insegnamento della religione cattolica e la presenza degli IDR nella scuola; purtroppo queste curie sottovalutano l’avversario o preferiscono pensare che “i barbari non avranno mai il coraggio di superare i confini dell’impero” e che quindi non ci sarà nessuno scontro.
       Qualche altra curia è più consapevole del rischio di uno scontro, ma preferisce difendersi con l’ipotesi di un auspicabile e probabile compromesso pur di salvare la pace e i loro interessi: l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica potrebbe essere il prezzo da pagare nella logica di questo compromesso.
       In questo quadro di manifeste ostilità, sorprende l’ingenuità dei colleghi che o non vedono o non vogliono vedere, ma preferiscono pensare che ormai dopo il concorso tutto sia sistemato e niente e nessuno potrà mai più disturbare la loro pace e i risultati acquisiti. Questi colleghi preferiscono pensare a come ottenere una sede più comoda,  qualcuno pensa già di passare ad insegnare altre materie esprimendo la propria insoddisfazione e la propria stanchezza per il servizio di Insegnamento della Religione Cattolica: ma sbagliano se pensano che sia venuto il momento di pensare solo a coltivare il proprio orticello.
       Staremo a vedere chi si batterà veramente  per gli insegnanti e per l’insegnamento della Religione Cattolica nella scuola italiana.


    Alberto Borsò