Categoria: Riforma della Scuola

  • La scuola dell’infanzia nella riforma Moratti

    LA SCUOLA DELL'INFANZIA NELLA RIFORMA

    Lo spessore educativo e sociale che la Scuola dell'Infanzia riveste nell'ambito della riforma trova la sua paternità negli Orientamenti del '91.
    La progressiva conquista dell'autonomia, la consapevolezza della propria identità, l'acquisizione delle competenze rappresentano, infatti, quei traguardi delineati da quelle finalità che nelle Indicazioni Nazionali si ripropongono come obiettivi generali.
    La lettura contrastiva tra il  "vecchio"  e il "nuovo" li vede concordi nel realizzare quel principio della Costituzione che all'Art. 3 vuole rimossi tutti quegli ostacoli che " impediscono il pieno sviluppo della persona umana". Le Indicazioni Nazionali raccomandano progetti che si snodano intorno all'alunno, gli Orientamenti del '91 sollecitano curricoli che hanno l'alunno come riferimento significativo.
    La sinossi rivela l'importanza che ciascuno di loro attribuisce alla persona, che diventa protagonista del suo processo di apprendimento. Tale processo, così come entrambi affermano, non può, né deve mai prescindere dal vissuto di interazioni sociali e familiare di cui ognuno è portatore. La riforma ha "scoperto" che anche nella persona dell'alunno esiste non solo l'emisfero del "ragioniere" ma anche quello del "poeta", dove si coagulano le emozioni, i sentimenti, la curiosità e la religiosità. E' passata, per certi versi, da Frankenstein, assemblaggio di parti diverse, a Pinocchio    con il suo processo di personalizzazione. Questo principio, che trova la sua legittimazione in Gardner, al quale si ispirano gli Orientamenti del '91,   rappresenta la scommessa della scuola della riforma, i cui itinerari differenziati intenderebbero ridurre gli insuccessi  e  promuovere le eccellenze.
    La Scuola dell'Infanzia concorre, quindi, ai " giochi" della formazione,  malgrado sia stata riconosciuta l'importanza del suo ruolo, la riforma le ha tuttavia negato  l'obbligatorietà, lasciando notevolmente perplessi i docenti.
    La riforma, non promuove né si rifà ad alcun credo pedagogico, lascia,infatti, ai docenti la "responsabilità di rendere conto delle scelte fatte". Si potrebbero desumere, pertanto, che sia stato aggiunto ben poco in termini di innovazioni pedagogiche e didattiche. Tutto ciò, però, richiede qualche riflessione: la centralità della persona o il lavorare per laboratori è stato ed è , per la Scuola dell'Infanzia, la quotidianità. E' anche vero che questa scuola rappresenta l'humus nel quale si sostanziano il sapere, il saper fare e il saper essere, prefigurando quello che sarà  il Profilo educativo culturale e professionale dello studente, e dove si  comincia a vagheggiare l'orientamento. La conclusione del primo ciclo di istruzione  vede l'alunno padrone delle competenze dichiarate nel PECUP, è, indubbio, pertanto, che la Scuola dell'Infanzia rappresenta il substrato su cui tessere quelle competenze.
    Testimone di tale processo, la cui documentazione si fa garante del suo percorso, è il Portfolio, redatto dalle docenti contitolari della sezione.
    Pregevole dichiarazione di intenti che, presenta qualche pallore all'apparire dei vincoli organizzativi.
     Se è vero che le osservazioni sistematiche sono una prassi consolidata, è altrettanto vero che tali osservazioni, che prima si connotavano per la necessità, adesso, con il Portfolio, diventano solo pratiche dovute.
    Niente di nuovo, quindi, se non l'esigenza di trovare un'articolazione oraria che permetta alle docenti di incontrarsi per redigere tale documento; uno scampolo di quel tempo previsto per la programmazione potrebbe essere destinato a tale scopo. La Scuola dell'Infanzia, però, non ha, per progettare, un tempo ben definito, poiché le 25 ore sono tutte destinate all'insegnamento, è necessario, allora, ritagliarlo all'interno di quelle ore destinate alle attività aggiuntive di non insegnamento, ma funzionali ad esso. Altre volte si devono "rubare" momenti all'ora di compresenza, questo, però, solo quando l'organizzazione oraria lo permette, essendo questa subordinata, talvolta, alla scelta delle famiglie, la qualcosa ha determinato sovente la qualità del sonno di qualche docente.
    L'elemento che più ha caratterizzato questo inizio d'anno è stata la preoccupazione in merito all'ingresso anticipato dei bimbi di due anni e mezzo e il dover progettare in termini di Unità di Apprendimento e di Obiettivi formativi, alla luce dei Piani Personalizzati, nel rispetto della quota nazionale, regionale e nel rispetto dei livelli essenziale di prestazione definiti dagli OSA.
    All'interno di questa organizzazione, l'IdR si pone come disciplina trasversale, la cui organizzazione oraria si avvale del criterio di flessibilità che, talvolta, rischia di compromettere la relazione fra colleghi o colleghe trasformando l'ora di religione nell'oggetto del contendere, poiché non esiste alcuna norma precisa che definisce l'ora di inizio della lezione.
     Poiché il cuore dell'insegnamento è rappresentato da un team emozionale, quanto più i docenti sono in grado di interagire positivamente, tanto più facile sarà superare divergenze di qualsiasi genere.
    I sentieri dell'empatia vanno percorsi con la consapevolezza che la mano del cuore e quella della ragione devono necessariamente compenetrarsi.

    Gloria Manutza