SS 3c5 - La ricerca critica di Dio nella filosofia

La vita e le sue domande

Mentre cresce e si apre alla vita l’adolescente si pone domande che sono comuni agli uomini di tutti i tempi: chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché il male? Che cosa ci sarà dopo questa vita? Sono interrogativi che da sempre aprono la ricerca di senso dell’uomo al trascendente, all’assoluto, a Dio, e vengono criticamente poste e coltivate nella riflessione filosofica di tutti i tempi.

Riferimenti ad altri ambiti e discipline

Le domande esistenziali emergono con chiarezza nelle religioni non cristiane e nelle riflessioni sapienziali di tutti i popoli. "Esse compaiono nei Veda non meno che negli Avesta; li ritroviamo negli scritti di Confucio, e Lao-Tze come pure nella predicazione dei Tirthankara e di Buddha" (Giovanni Paolo II, Fides et ratio, 1).

Anche nella letteratura e nella filosofia non cessano di riproporsi: "nei poemi di Omero e nelle tragedie di Euripide e Sofocle come pure nei trattati filosofici di Platone e Aristotele" (Fides et ratio 1).

In rapporto alle conoscenze filosofiche della classe, con attenzione interdisciplinare, viene preso in considerazione come gli interrogativi esistenziali emergono in qualche corrente filosofica o in qualche autore in modo particolare, e si verifichi come le risposte elaborate in ambito filosofico coinvolgano o meno la presenza e l’azione di Dio.

Un excursus sulla storia della filosofia, con attenzione particolare alle correnti filosofiche contemporanee, può documentare sia la diffusione del pensiero cristiano nella cultura occidentale sia la sua crisi, fino all’affermarsi del fenomeno della secolarizzazione e del pensiero debole, con attenzione alle dinamiche che l’hanno accompagnato e favorito.

Contenuti specifici

All’uomo che ricerca la verità che dà senso alla sua vita, Dio si rivela in Gesù di Nazaret (Cfr. ad es. Gv 14,6: "Io sono la via, la verità e la vita").

Oltre che attraverso la rivelazione, la tradizione della Chiesa ha sempre insegnato che l’uomo può raggiungere una qualche conoscenza della verità attraverso la ragione.

Emblematico è il contributo del Concilio Vaticano I, nel quale si ribadisce con chiarezza: "Esistono due ordini di conoscenza, distinti non solo per il loro principio, ma anche per il loro oggetto: per il loro principio, perché nell’uno conosciamo con la ragione naturale, nell’altro con la fede divina; per l’oggetto, perché oltre le verità che la ragione naturale può capire, ci è proposto di vedere i misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono rivelati dall’alto" (DS 3015).

La fede e la ragione non sono in conflitto perché in modo diverso conoscono la stessa verità. Ce lo indica anche la storia della teologia (= fides quaerens intellectum).

Il rapporto tra scienza e fede tuttavia oggi a volte è difficile, anche per le difficoltà nelle quali si trova parte del pensiero filosofico contemporaneo, che ha perso la fiducia di conoscere una verità oggettiva trascendente, e tende ad affermare che la verità è determinata dal singolo soggetto, che volta per volta la decide in modo autoreferenziale.

Sintesi fondamentale

"La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso" (Fides et ratio, apertura).

III Area tematica