SS 5c7 - Rapporto di coppia e procreazione responsabile

La vita e le sue domande

Uno dei tratti più evidenti della nostra società è il calo delle nascite. Le famiglie per lo più hanno un solo figlio. Perché questo fenomeno? Quale atteggiamento culturale lo accompagna e lo caratterizza? Come valutarlo, nell’ottica della fede?

Riferimenti ad altri ambiti e discipline

Si considerino le motivazioni psicologiche e culturali che possono rendere le giovani coppie insicure e timorose di fronte alla procreazione.

Il calo delle nascite è accompagnato anche dall’esercizio di una sessualità sempre più svincolata dalla procreazione, soprattutto attraverso l’uso di anticoncezionali chimici o meccanici. Forse meno conosciuti, ma più rispettosi della persona, sono i metodi detti "naturali", debole, indifesa.

A volte anche l’aborto viene considerato una tecnica anticoncezionale. In realtà è l’uccisione di una vita umana già esistente.

A fronte di una scarsa natalità assistiamo sempre più spesso alla consuetudine di procreare ad età più avanzata che nel passato e ad avere un solo figlio, così come, in alcuni casi, al desiderio di avere un figlio ad ogni costo, anche facendo violenza alla stessa natura, con tecniche procreative sofisticate (Cfr. ad es. la fecondazione in provetta; le mamme-nonne).

Di fronte al problema della procreazione si registrano atteggiamenti culturali diversi in persone di diverse religioni, appartenenze etniche, convinzioni esistenziali.

Contenuti specifici

Nella Bibbia si legge che Dio, dopo aver creato l’uomo e la donna "li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi" (Gn 1,28).

La procreazione dunque non è semplicemente un evento biologico, né può essere considerato solo il risultato di una consuetudine culturale. Nella procreazione l’uomo e la donna rispondono ad un’esaltante vocazione, che è quella di collaborare all’atto creatore di Dio, dando origine ad una nuova vita, sulla quale Dio ha un misterioso progetto di amore.

Per questo i coniugi cristiani tendono a non separare mai il valore unitivo del rapporto intimo tra loro da quello procreativo, dell’apertura alla vita (Cfr. Humanae vitae), ma vivono l’amore con responsabilità.

Ciò comporta il rifiuto della "pianificazione" familiare, quando ciò significa asservire l’esercizio della sessualità a calcoli egoistici.

Motivi seri possono orientare i coniugi cristiani all’uso di metodi naturali, che la Chiesa ritiene moralmente preferibili per esercitare la propria responsabilità procreativa nel rispetto della dignità della persona umana, intesa secondo il progetto di Dio.

Sintesi fondamentale

I coniugi cristiani vivono la procreazione come un grande dono di Dio, frutto dell’amore, da accogliere con responsabilità, senza calcoli egoistici; pur nella realistica considerazione delle circostanze.

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