Una valanga di firme per bloccare l’iniquo concorso ordinario.

Con apposito DPCM (pubblicato il 6 agosto 2021), il Ministero dell’Istruzione, di concerto con il MEF, è stato autorizzato a fare un ulteriore passo verso il concorso destinato ai docenti precari di religione.
 
Si prospetta l’avvio di due procedure concorsuali per esami e titoli, di cui una per la scuola primaria e la scuola dell’infanzia, l’altra per la scuola secondaria di primo e secondo grado per il reclutamento, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, per gli anni scolastici 2021/2022, 2022/2023 e 2023/2024, di n. 5.116 posti di personale insegnante di religione cattolica.
 
Considerate le premesse elencate nel DPCM, l’organico dei posti da attribuire a ruolo rimane quello del 70% del numero complessivo di cattedre funzionanti sul territorio di competenza di ciascuna diocesi, pertanto parte considerevole dell’attuale precariato resterà tale.
 
Saranno attribuiti 5.116 posti in ruolo ma i precari attualmente in servizio da 10, 20 e 30 anni sono almeno circa 17.000.
 
Questo concorso ordinario, avallato dall’Intesa del 14 dicembre 2020 tra la Cei e il MI, non potrà assolutamente tenere nella dovuta considerazione la valutazione dei titoli di servizio, unico parametro per riconoscere l’esperienza e la professionalità già evidenziate da questi docenti in tanti anni di lavoro nelle aule scolastiche d’Italia.
 
Si prospetta, quindi, un concorso per selezionare chi deve lasciare il proprio posto di lavoro e non, come dovrebbe, per stabilizzare chi è in attesa da diciassette anni di una risposta dallo Stato alle sue legittime attese.
 
Una decisione riprovevole che evidenzia l’insensibilità del Ministro dell’istruzione e della politica nei confronti dei docenti di religione precari che in questi mesi hanno raccontato le proprie storie segnate dall’indeterminatezza (manifestazione del 24 giugno e i sit-in settimanali davanti al ministero dell’istruzione);  il DPCM autorizzativo del concorso ordinario mostra ancora una volta l’ostinazione della politica di penalizzare e discriminare questa categoria di docenti senza motivazioni reali. Per i docenti precari di altre discipline sono state predisposte procedure straordinarie non selettive e, invece, per i docenti di religione precari è stato attivato un concorso ordinario. Questa discriminazione è intollerabile.
 
A fronte di queste inique e vergognose decisioni lo Snadir proseguirà la sua battaglia, convinto che una marea di firme potrà bloccare questo ingiusto e iniquo concorso.
 
Ancora una volta: noi non arretreremo di un millimetro. Se lo Stato continuerà a voltarci le spalle, faremo in modo di richiamare con tutti i mezzi la sua attenzione. Parliamo di diritti, non di favori. Continuiamo dunque la nostra battaglia, fate firmare tutte le persone che condividono le nostre lotte. SOMMERGIAMOLI DI FIRME, SOMMERGIAMO PALAZZO CHIGI DI FIRME!
 
 Orazio Ruscica, Segretario nazionale
 


Snadir – Professione i.r. – 7 agosto 2021 – h.18,50

 

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