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SENATO DELLA REPUBBLICA

ISTRUZIONE (7a)

MARTEDI’ 4 FEBBRAIO 2003

162a Seduta

Presidenza del Presidente
ASCIUTTI

Intervengono i sottosegretari di Stato per l’istruzione,
l’università e la ricerca Valentina Aprea e Caldoro.

La seduta inizia alle ore 15,20.

Omissis

IN SEDE REFERENTE

(202) EUFEMI ed altri. – Norme sullo stato giuridico
e sul reclutamento dei docenti di religione cattolica.
(259) BASTIANONI. – Norme in materia di stato giuridico
e di reclutamento degli insegnanti di religione cattolica.
(554) BEVILACQUA ed altri. – Norme sullo stato giuridico
degli insegnanti di religione cattolica.
(560) SPECCHIA ed altri. – Norme in materia di stato
giuridico e di reclutamento degli insegnanti di religione
cattolica.
(564) BRIGNONE. – Norme in materia di reclutamento
e stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica.
(575) MONTICONE e CASTELLANI. – Norme sullo stato giuridico
degli insegnanti di religione cattolica.
(659) MINARDO ed altri. – Norme in materia di stato giuridico
e di reclutamento dei docenti di religione cattolica.
(811) COSTA. – Norme in materia di stato giuridico degli
insegnanti di religione cattolica.
(1345) TONINI ed altri. – Norme sullo stato giuridico e
sul reclutamento degli insegnanti di religione cattolica.
(1877) Norme sullo stato giuridico degli insegnanti di religione
cattolica degli istituti e delle scuole di ogni ordine e
grado, approvato dalla Camera dei deputati.
(1909) ACCIARINI ed altri. – Norme sullo stato giuridico
e sul reclutamento degli insegnanti di religione cattolica.
(Seguito dell’esame congiunto e rinvio)

Si riprende l’esame congiunto, sospeso nella seduta del
21 gennaio scorso.

Il presidente ASCIUTTI dichiara aperta la discussione generale.

Il senatore EUFEMI, ricordando di essere il primo firmatario
di uno dei disegni di legge in titolo, esprime apprezzamento
per la puntuale relazione introduttiva del relatore Brignone
e conviene con la sua proposta di prendere a base il testo
governativo già approvato dalla Camera dei deputati,
che anzi si augura non subisca alcuna modifica da parte
del Senato. Ricorda infatti che il provvedimento fu già
oggetto di ampia discussione nella scorsa legislatura e
non poté essere approvato solo a causa di veti paralizzanti
che condizionarono l’ex maggioranza di Governo. Quel lavoro
non è tuttavia andato perduto e si configura ora
la possibilità di una rapida approvazione che faccia
giustizia dell’ultima frangia di precariato che ormai caratterizza
il settore della scuola.

Passando ai contenuti del provvedimento, egli manifesta
poi apprezzamento per i criteri posti alla base del reclutamento
che, a suo avviso, vanno nello spirito della revisione concordataria
del 1985. Dichiara altresì di condividere le norme
di salvaguardia previste per gli insegnanti che abbiano
prestato servizio negli ultimi quattro anni.
A nome del Gruppo Unione democristiana e di Centro, sollecita
quindi l’Esecutivo e la sua maggioranza a sostenere con
convinzione il provvedimento, attuando così un preciso
impegno di governo.

Il senatore MONTICONE esprime a sua volta apprezzamento
per la chiara e puntuale relazione introduttiva del relatore
Brignone, di cui ricorda altresì il gravoso impegno
nella scorsa legislatura in qualità di relatore su
analoghi disegni di legge, così come su un affare
assegnato relativo all’insegnamento della religione cattolica.
Richiamandosi in particolare alla relazione introduttiva
del relatore Brignone sull’affare assegnato, egli suggerisce
ora di spostare l’asse del provvedimento attualmente in
discussione dal piano delle rivendicazioni sindacali a quello
della qualità della scuola.

In una stagione di alterazione dei credi religiosi e di
una loro frequente strumentalizzazione in termini di violenza,
egli rinnova del resto l’invito ad un dialogo basato sulla
formazione nella propria coscienza e cultura che, solo,
consente di non scadere nello scontro materiale ed ideologico.
Sollecita dunque a consolidare e riconoscere dignità
culturale ad una disciplina che riveste rilievo nazionale,
tanto più in considerazione dell’attuale condizione
di scontro ideologico. Né va dimenticato che la secolarizzazione
culturale è foriera di conseguenze negative per la
stessa laicità della cultura: laddove si rinunzi
ad approfondire le radici di una cultura e di una fede religiosa,
si rischia infatti di inficiarne la stessa laicità.

Rinnova infine l’invito a tralasciare alcune rivendicazioni
di carattere prettamente sindacale, osservando che il provvedimento
assume un rilievo che va ben oltre il naturale sviluppo
dell’inquadramento di precedenti forme di precariato. In
tal senso, egli dichiara di apprezzare alcuni miglioramenti
introdotti dalla Camera dei deputati rispetto al testo approvato
dal Senato nella scorsa legislatura. Manifesta altresì
interesse per l’intenzione della Conferenza episcopale italiana,
adombrata dallo stesso relatore Brignone, di valutare la
possibilità di una idoneità nazionale per
gli insegnanti di religione cattolica.

Restano tuttavia a suo giudizio due punti che suscitano
qualche perplessità.

Anzitutto, egli rileva criticamente la soppressione dell’obbligo,
per chi supera il concorso, di mantenere l’insegnamento
per un certo numero di anni. Si tratta, a suo giudizio,
di una scelta che contraddice un principio generale dell’impiego
pubblico, a tutela della sede. Né la Chiesa dovrebbe
essere favorevole al rischio di frequenti avvicendamenti
nelle cattedre. La reintroduzione dell’obbligo di permanenza,
già previsto dal testo licenziato dal Senato nella
scorsa legislatura, consentirebbe altresì di superare
la preoccupazione di quanti paventano che l’inquadramento
in ruolo dei docenti di religione cattolica sia un modo
per aggirare i normali canali di reclutamento.

Egli ricorda poi che uno dei motivi che impedirono l’approvazione
definitiva del provvedimento nella scorsa legislatura fu
il dissenso sul possesso del titolo di laurea per l’insegnamento
nelle scuole superiori. Al riguardo, invita ad approfondire
la possibilità di riconoscere come equipollenti alcuni
titoli rilasciati da insigni scuole di magistero ecclesiastico.

La senatrice MANIERI dichiara preliminarmente di non concordare
con la pur abile e sottile distinzione operata dal relatore
Brignone fra contenuti dell’insegnamento della religione
cattolica e stato giuridico del personale preposto ad impartirla.

La religione cattolica, in quanto disciplina, non può
infatti a suo avviso essere assimilata alle altre discipline
di insegnamento. Né gli insegnanti di religione cattolica
possono essere equiparati agli altri insegnanti precari.
Anche ammessa tale equiparazione, sulla quale peraltro ella
dissente decisamente, non potrebbe d’altronde essere negato
il fatto che essi finirebbero per conseguire una condizione
di assoluto privilegio rispetto agli altri, secondo un’impostazione
a suo avviso del tutto erronea.
E’ la natura stessa dell’insegnamento della religione cattolica
che condiziona del resto pesantemente la definizione giuridica
dei relativi docenti. Ne consegue che la distinzione operata
dal relatore Brignone risulta artificiosa: lo Stato non
ha infatti finora trascurato una categoria di impiegati
pubblici, ma anzi ha fatto il massimo in termini di stabilità
e tutela in considerazione del fatto che la loro disciplina
segue in egual misura il diritto canonico e le leggi dello
Stato. E’ ben noto infatti che il potere di nomina e revoca
dei docenti di religione cattolica è di competenza
dell’autorità ecclesiastica sulla base di un diritto,
quello canonico, che non coincide necessariamente con quello
dello Stato. Correttamente essi hanno dunque finora operato
sulla base di un rapporto a termine ed in tal senso l’Accordo
del 1985, rendendo l’insegnamento facoltativo, ha costituito
un deciso passo avanti nell’affermazione della laicità
dello Stato. L’immissione in ruolo dei docenti di religione
cattolica innesta invece una costola educativa confessionale
nella scuola pubblica.

Né va dimenticato che le procedure previste dal
disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati costituiscono
un canale di reclutamento del tutto atipico non solo con
riferimento ai titoli, ma anche con riguardo alla possibilità
di passaggio ad altri insegnamenti che nulla hanno a che
vedere con la formazione iniziale. Quanto infine alla possibilità
di rimanere in servizio in caso di revoca da parte dell’ordinario
diocesano e contestuale mancanza di titoli che consentano
di passare ad altro insegnamento, si tratta a suo giudizio
di una sorta di cassa integrazione a vita assicurata ad
oltre 20.000 docenti di religione cattolica, a fronte dei
pesanti tagli che il Governo invece impone alle altre categorie
di docenti.

Rivendicando di aver già assunto una posizione analoga
nel corso della scorsa legislatura rispetto all’allora Governo
di Centro-sinistra, ella sottolinea poi che la contrarietà
dei Socialisti italiani all’inquadramento in ruolo dei docenti
di religione cattolica non è dovuta a forme di veterolaicismo.
A centocinquant’anni dall’unità d’Italia, essi ritengono
invece giunto il momento di superare questioni nate in quel
particolare passaggio storico che ha visto da un lato la
Chiesa avanzare forti rivendicazioni confessionali sull’istruzione
e, dall’altro, la Sinistra contrapporre posizioni aprioristiche
basate sul dibattito in Costituente. Occorre ora uno sforzo
per compiere scelte più coraggiose ed avanzate nei
rapporti fra Stato e Chiesa, nel senso di superare sia il
Concordato che la disposizione costituzionale secondo cui
le scuole private possono essere istituite solo "senza
oneri per lo Stato".

Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.

Omissis

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