—————— XIV LEGISLATURA ——————
414a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO
SOMMARIO E STENOGRAFICO
MERCOLEDÌ 11 GIUGNO 2003
(Pomeridiana)
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Presidenza del vice presidente FISICHELLA
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RESOCONTO SOMMARIO
Presidenza del vice presidente FISICHELLA
La seduta inizia alle ore 16,33.
Il Senato approva il processo verbale della seduta pomeridiana
di ieri.
Comunicazioni all’Assemblea
PRESIDENTE. Dà comunicazione dei senatori
che risultano in congedo o assenti per incarico avuto dal
Senato. (v. Resoconto stenografico).
Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico
PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 16,38 decorre
il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni
mediante procedimento elettronico.
Seguito della discussione dei disegni di legge:
(1877) Norme sullo stato giuridico degli insegnanti
di religione cattolica degli istituti e delle scuole di
ogni ordine e grado (Approvato dalla Camera dei deputati)
(202) EUFEMI ed altri. – Norme sullo
stato giuridico e sul reclutamento dei docenti di religione
cattolica
(259) BASTIANONI. – Norme in materia di stato giuridico
e di reclutamento degli insegnanti di religione cattolica
(554) BEVILACQUA ed altri. – Norme sullo
stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica
(560) SPECCHIA ed altri. – Norme in materia
di stato giuridico e di reclutamento degli insegnanti di
religione cattolica
(564) BRIGNONE. – Norme in materia di
reclutamento e stato giuridico degli insegnanti di religione
cattolica
(575) MONTICONE e CASTELLANI. – Norme
sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica
(659) MINARDO ed altri. – Norme in materia
di stato giuridico e di reclutamento dei docenti di religione
cattolica
(811) COSTA. – Norme in materia di stato
giuridico degli insegnanti di religione cattolica
(1345) TONINI ed altri. – Norme sullo
stato giuridico e sul reclutamento degli insegnanti di religione
cattolica
(1909) ACCIARINI ed altri. – Norme sullo
stato giuridico e sul reclutamento degli insegnanti di religione
cattolica
PRESIDENTE. Riprende le dichiarazioni di voto
finale, che hanno avuto inizio nella seduta antimeridiana.
MONTICONE
(Mar-DL-U). Dichiara il voto favorevole del Gruppo
della Margherita, salvo eventuali posizioni personali in
dissenso. A distanza di vent’anni dalla revisione del Concordato
e dalle Intese intervenute tra lo Stato e la CEI, il provvedimento
compie un ulteriore passo avanti nel processo di modernizzazione,
di laicizzazione e di reciproca valorizzazione, frutto di
una lunga elaborazione culturale e del processo contrassegnato,
per lo Stato, dal superamento dello scontro ideologico e
dalla maturazione di un sentimento di solidarietà
e di fiducia nelle istituzioni, dopo il decennio precedente
di lotta al terrorismo, e per la Chiesa cattolica, a conclusione
del Concilio Vaticano II, dal riconoscimento del valore
della laicità dello Stato e del reciproco rispetto.
In tale contesto, l’insegnamento della religione cattolica
ha progressivamente abbandonato l’impianto difensivo e di
catechesi, ponendo invece l’accento sul rafforzamento
dei valori religiosi di libertà e di civiltà.
A tale riguardo, l’insegnamento della storia delle religioni,
da qualcuno richiesto in sostituzione dei quello religioso,
è ormai inserito nei libri di testo, sebbene resti
affidato alla sensibilità dei singoli insegnanti
perché il suo recepimento in una norma legislativa
appare prematuro; anche per questo, però, la Margherita
aveva chiesto per questa categoria di docenti una verifica
della loro formazione storica e filosofica e il possesso
dell’abilitazione all’insegnamento di discipline diverse.
Nonostante talune insoddisfazioni, legate soprattutto alla
reiezione dell’emendamento che, per scoraggiare intempestive
mobilità professionali, vincolava per un quinquennio
i docenti di religione, il voto favorevole discende dal
duplice contenuto del disegno di legge da un lato del superamento
del precariato per buona parte dei docenti di religione
e dall’altro dell’avvio di una nuova tappa nel cammino
di laicità nell’insegnamento scolastico e di
apertura al dialogo con le altre confessioni religiose.
(Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U e dei senatori Togni
e Asciutti. Congratulazioni).
CORTIANA
(Verdi-U). Dichiara il voto contrario del Gruppo
Verdi, non tanto per ragioni legate al merito del disegno
di legge, che peraltro riconosce la giusta dignità
ai docenti di religione attualmente precari anche se sarebbe
stato auspicabile prevedere procedure simili a quelle vigenti
per altre discipline, quanto per ragioni di metodo. Infatti,
il provvedimento è giunto al Senato sostanzialmente
blindato, senza alcuna disponibilità da parte della
maggioranza ad accettare proposte emendative e, da parte
del Governo, neppure l’ordine del giorno di cui era primo
firmatario, che si limitava ad auspicare un insegnamento
della religione cattolica rispettoso della libertà
di coscienza e della convivenza con le altre confessioni
religiose, senza tradurre tale invito in una norma legislativa.
Per quanto riguarda poi la valutazione della preparazione
degli insegnanti, ritiene disdicevole che la questione sia
stata demandata ad accordi sindacali che riguardano poco
la dignità dell’insegnamento religioso e la
formazione scolastica, ritenendo che sulla questione sarebbe
stato necessario evitare ogni approccio ideologico, analogamente
a quanto è accaduto nella scorsa legislatura con
la legge sulla parità scolastica.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente FISICHELLA
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,33).
Si dia lettura del processo verbale.
PASSIGLI, segretario, dà lettura del processo verbale
della seduta pomeridiana del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale
è approvato.
Congedi e missioni
PRESIDENTE. Sono in congedo i senatori: Amato, Antonione,
Baldini, Bobbio Norberto, Bosi, Camber, Cherchi, Corrado,
Cursi, Cutrufo, D’Alì, Degennaro, Dell’Utri,
Mantica, Pasinato Saporito, Sestini, Siliquini, Trematerra,
Vegas e Ventucci.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Michelini,
Morra, Rotondo e Vallone, per attività della Commissione
parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle
attività illecite ad esso connesse; Contestabile
e Danieli Franco, per attività dell’Assemblea parlamentare
del Consiglio d’Europa; Basso, Bonatesta, De Petris, Flammia,
Ognibene, Piatti, Piccioni, Ronconi, Ruvolo e Salerno, per
un sopralluogo negli Stati Uniti nell’ambito dell’indagine
conoscitiva sugli organismi geneticamente modificati; Del
Pennino, per attività dell’Assemblea parlamentare
dell’Iniziativa Centro Europea; Peruzzotti e Dentamaro,
rispettivamente in qualità di presidente e vice presidente
della Commissione esaminatrice del concorso a quattro posti
di geometra; Basile, per partecipare alla riunione della
Convenzione sul futuro dell’Unione Europea; Vizzini, per
partecipare ad un convegno sull’allargamento dell’Unione
Europea; Pedrizzi, per partecipare ad una riunione presso
il Ministero dell’economia e delle finanze.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. Le comunicazioni all’Assemblea saranno pubblicate
nell’allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Preannunzio di votazioni mediante procedimento
elettronico
PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno
essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento
elettronico.
Pertanto decorre da questo momento il termine
di venti minuti dal preavviso previsto dall’articolo 119,
comma 1, del Regolamento (ore 16,38).
Seguito della discussione dei disegni di legge:
(1877) Norme sullo stato giuridico degli insegnanti
di religione cattolica degli istituti e delle scuole di
ogni ordine e grado (Approvato dalla Camera dei deputati)
(202) EUFEMI ed altri. – Norme sullo
stato giuridico e sul reclutamento dei docenti di religione
cattolica
(259) BASTIANONI. – Norme in materia di stato giuridico
e di reclutamento degli insegnanti di religione cattolica
(554) BEVILACQUA ed altri. – Norme sullo
stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica
(560) SPECCHIA ed altri. – Norme in materia
di stato giuridico e di reclutamento degli insegnanti di
religione cattolica
(564) BRIGNONE. – Norme in materia di
reclutamento e stato giuridico degli insegnanti di religione
cattolica
(575) MONTICONE e CASTELLANI. – Norme
sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica
(659) MINARDO ed altri. – Norme in materia
di stato giuridico e di reclutamento dei docenti di religione
cattolica
(811) COSTA. – Norme in materia di stato
giuridico degli insegnanti di religione cattolica
(1345) TONINI ed altri. – Norme sullo
stato giuridico e sul reclutamento degli insegnanti di religione
cattolica
(1909) ACCIARINI ed altri. – Norme sullo
stato giuridico e sul reclutamento degli insegnanti di religione
cattolica
Approvazione, con modificazioni, del disegno di legge n.
1877
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione
dei disegni di legge nn. 1877, già approvato dalla
Camera dei deputati, 202, 259, 554, 560, 564, 575, 659,
811, 1345 e 1909.
Ricordo che nella seduta antimeridiana hanno
avuto inizio le dichiarazioni di voto finale.
MONTICONE (Mar-DL-U). Domando di parlare per
dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MONTICONE
(Mar-DL-U). Signor Presidente, il Gruppo della Margherita
voterà a favore di questo provvedimento, che porta
a compimento le intese intercorse tra la CEI e lo Stato
in conseguenza del Concordato del 18 febbraio 1984. E’
opportuno ricordare che in quella occasione, lungamente
preparata da insigni esponenti della cultura laica e cattolica
e da un dibattito culturale di alto livello nel Paese, avvenne
una rilevante evoluzione dei rapporti Stato-Chiesa in Italia,
in ferma coerenza con la Costituzione del 1948, ma con sensibilità
nuova.
Le due parti contraenti il Concordato del
1984 portavano a maturazione un duplice, parallelo processo
di modernizzazione del loro rapporto con la società
del nostro Paese. La Repubblica si avviava al superamento
dello scontro ideologico e aveva ritrovato, nella ferma
opposizione alla violenza e al terrorismo interno del decennio
precedente, il senso di una solidarietà nazionale
e la fiducia nelle sue istituzioni, come garanzia di libertà.
La Chiesa italiana dal canto suo, liberatasi
di contaminazioni con il dibattito politico e partitico,
si era avviata decisamente sulla via assegnata dal Concilio
Vaticano II e affidava fiduciosa ai laici cristiani il compito
di testimoniare la fede nelle realtà civili e di
operare in esse per il progresso della società.
Religione e laicità dell’agire
politico e delle istituzioni potevano così andare
di pari passo, senza bisogno di guarentigie o compromessi
di stampo antico, anzi – come recita l’articolo 1 del
Concordato – le due anime della nostra comunità nazionale
potevano avvantaggiarsi dell’irrobustimento di ciascuna
di esse, con positivo effetto sulle libertà e sui
valori del nostro Paese.
Più che una revisione in senso moderatore
del Concordato del 1929, si trattava di una crescita e di
una accelerazione comune nel reciproco rispetto. Del resto,
se si scorrono i nomi dei consulenti giuridici delle due
parti (molti dei quali furono anche importanti esponenti
politici, oltre che del diritto e della cultura del nostro
Paese), e i rispettivi apporti alla formulazione finale,
si stenta a distinguere la provenienza culturale, laica
o cattolica, in uno sforzo civile di alto livello.
In quel contesto l’insegnamento della religione
cattolica, che aveva già compiuto una notevole evoluzione
culturale e didattica, si liberava di gran parte delle scorie
di un antico impianto difensivo e catechetico e si collocava
nell’alveo del progetto di una formazione del giovane cittadino
riferita, nella libertà, ai valori religiosi e civili
declinati in funzione della crescita integrale del cittadino
italiano.
Sono trascorsi quasi vent’anni da quel torno
di tempo, da quelle decisioni e da quella svolta culturale;
il Paese è grandemente cambiato, anche attraverso
prove difficili. Anche la comunità ecclesiale ha
trasformato molti dei suoi modi di essere presente nella
società. Ma quel metodo di laicità reciproca
e di mutua relazione a vantaggio della qualità della
cittadinanza restano linee guida anche nella specifica materia
affrontata in questo provvedimento.
Questa legge, ovviamente, deve intervenire
entro la cornice del Concordato e dell’Intesa; essa pertanto
non può modificare la natura della disciplina, la
riserva delle idoneità all’autorità ecclesiastica,
l’obbligo per lo Stato di fornire in modo adeguato questo
insegnamento.
Da diverse parti negli ultimi vent’anni, e
poi anche in quest’Aula, si è proposto un contenuto
diverso per l’ora di religione, suggerendo di insegnare
piuttosto storia delle religioni. È un’ipotesi che
potrebbe essere meglio esplorata, ma che sul piano legislativo
non ha oggi possibilità di tradursi in norma. Se
si leggono i testi adoperati dagli insegnanti della materia
della religione cattolica, si nota che in parte viene già
trattata una panoramica delle religioni e la loro evoluzione
storica. Certo, molto dipende da chi insegna.
È per questo che avevamo chiesto nelle
verifiche concorsuali anche un accertamento della cultura
filosofica, storica e sociologica inerente al tema delle
religioni, senza entrare, ovviamente, direttamente in esso.
Avevamo chiesto questo accertamento inerente alla cultura
in tema di religioni, al possesso di titoli adeguati, esplicitando
l’obbligo di possedere l’abilitazione per la disciplina
diversa dalla religione che si va ad insegnare.
Sempre sul piano culturale, sarebbe utile
che per alcuni dei più importanti gradi accademici
delle facoltà di teologia (licenza, dottorato) fosse
riconosciuta l’equipollenza con lauree statali in discipline
umanistiche. In questo caso, sarebbero di molto ridotti
i problemi affrontati in questa legge e oggi solo in parte
risolti. Purtroppo, una nostra ulteriore proposta non è
stata accolta: al fine di evitare intempestive mobilità,
avevamo presentato un emendamento con il vincolo di permanenza
del vincitore nella disciplina almeno per cinque anni. Ciò
avrebbe valorizzato, a nostro avviso, l’insegnamento e frenata
l’eventuale tendenza a passare ad altra cattedra intempestivamente.
La legge che ci apprestiamo a votare presenta
dunque alcuni aspetti non positivi, o non soddisfacenti,
che sono stati fatti rilevare anche da qualche senatore
del nostro Gruppo della Margherita, senatore che, naturalmente,
potrà esprimere un voto coerente con quelle sue osservazioni.
Tuttavia la Margherita voterà a favore
dell’approvazione di questo provvedimento, per due
principali motivi: perché si provvede a sistemare
in ruolo buona parte dei docenti, che da troppo tempo meritavano
la fine del loro precariato, riconoscendo in tal modo la
loro importante funzione per gli obiettivi di formazione,
di istruzione e di educazione della scuola italiana; ma
soprattutto perché scorgiamo in questo provvedimento
l’apertura di una nuova tappa del cammino culturale del
nostro sistema scolastico, che ci auguriamo possa sempre
più coniugare radicamento nei valori dello spirito
e laicità del servizio scolastico, riferimento alla
tradizione religiosa del nostro Paese e apertura ecumenica
e dialogante con ogni fede, appartenenza alla comunità
ecclesiale per i credenti o ad una cultura di altra matrice
e cittadinanza comune. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U
e dei senatori Asciutti e Togni. Congratulazioni).
CORTIANA
(Verdi-U). Domando di parlare per dichiarazione
di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORTIANA
(Verdi-U). Signor Presidente, colleghe e colleghi,
il Gruppo dei Verdi voterà no a questo provvedimento,
ma vorrei chiarirne le motivazioni.
Non c’è dietro questo voto negativo
nessun giudizio passabile per laicismo, come altre volte
confronti hanno potuto indurre a pensare; a noi sembrava
e sembra un’importante occasione quella di tradurre sul
piano legislativo l’accordo concordatario e anche quella
di portare a una sistemazione, a una dignità la condizione
di questi docenti. Abbiamo trovato però un aspetto
di metodo che non è più assolutamente tollerabile,
tanto meno in una materia come questa, in un ambito come
quello della scuola che già ha registrato tante difficoltà
e sofferenze, a partire anche da provvedimenti dei Governi
che sostenevamo noi.
Non è possibile pensare che arrivi
al Senato un provvedimento che si definisce al suo ingresso
"blindato", cioè impossibile da emendare,
indipendentemente dalla relazione introduttiva del relatore
e dalla sua replica attenta e puntuale e rispettosa del
lavoro di Commissione e d’Aula (e di questo lo voglio ringraziare);
non c’è stata nessuna possibilità di un’interlocuzione
in chiave emendativa, neanche di trasformazione di emendamenti
in ordini del giorno. E anche laddove noi sul merito abbiamo
presentato un ordine del giorno che volutamente non cercava
di equivocare strumentalmente sulla questione propria di
questo disegno di legge, e quindi approfittava di questa
situazione per riproporre quella vicenda di conoscenza di
altri linguaggi religiosi, di scambio, quindi di convivenza
civile tra diverse fedi religiose e fra credenti e non credenti
(che richiamava anche prima il collega Monticone), volutamente
era stato presentato sotto forma di ordine del giorno proprio
perché non aveva a che fare con la legge e non volevamo
equivocare su una legge che aveva il compito di tradurre
bene il patto concordatario. C’è stata chiusura anche
su questo.
Per quanto riguarda il merito della legge,
noi, se ci rendiamo conto che è giusto riconoscere
dignità alla condizione docente di questi precari,
riteniamo che sarebbe bene farlo in una chiave simile e
prevedendo procedure simili a quelle che riguardano tutti
gli altri insegnanti; viceversa, si crea un tipo di disparità
e di tensione che io temo perdurerà negli ambiti
scolastici con i quali questi insegnanti hanno a che fare.
Sarebbe stato bene, invece, equipararli a tutti gli effetti,
sotto ogni profilo, alla condizione dei loro colleghi.
Sul piano poi della loro funzione, è
evidente che occorre anche una preparazione più ampia
che non invece quella che si configura come una sanatoria.
Voglio dire esplicitamente qui nell’Aula che
trovo disdicevole che una questione così importante
e alta come questa, frutto di un patto concordatario, venga
in realtà – come temo – risolta in chiave di accordi
sindacali che si inscrivono in partite più ampie
che hanno anche poco a che fare con la scuola, hanno a che
fare con il Patto per l’Italia e altre cose di questo genere.
Questo non è positivo, perché quest’Aula ha
conosciuto un’iniziativa che io mi onoro di aver promosso
nella scorsa legislatura su un’altra traduzione di dettato
costituzionale che era in quel caso la legge sulla parità
scolastica, proprio uscendo da ogni tipo di trincea ideologica
e riuscendo a far entrare diritto e dare dignità
però alle scuole parificate.
Quindi, quest’Aula non ha conosciuto
neanche nella scorsa legislatura atteggiamenti ideologici,
di muro contro muro. C’è stato invece sempre
un rapporto molto serio sia in Commissione che in Aula.
Non meritavamo questi aspetti di blindatura, non meritava
un argomento così importante e serio, che ha fatto
bene ad iscrivere in un excursus storico il collega Monticone,
una trattazione soltanto sul piano di scambio. Credo che
sia mortificante sia per la condizione dei docenti di religione
che per quella di tutti gli altri loro colleghi che, infatti,
vivono come una mortificazione questo atto. Per questo motivo,
a nome dei Verdi, preannuncio il voto contrario sul disegno
di legge in esame.
TOGNI
(Misto-RC). Domando di parlare per dichiarazione
di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
TOGNI
(Misto-RC). Signor Presidente, preannuncio il mio
voto in dissenso dal Gruppo al quale appartengo, perché
mi conformo al pensiero espresso dal senatore Monticone,
nonostante un piccolo peccato di presunzione da parte della
maggioranza che ha eccessivamente blindato questo provvedimento.
Pertanto, voterò a favore. (Applausi dei senatori
Gubert e Gaburro).
VALDITARA
(AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALDITARA
(AN). Signor Presidente, onorevole Sottosegretario,
onorevoli colleghi, con il disegno di legge che andiamo
ad approvare si pone fine ad una inadempienza rispetto a
quanto previsto dal concordato e dalla legge di revisione
del 1985.
Stante quanto dispone l’articolo 7, comma
2, della Costituzione, si da pertanto finalmente attuazione
piena ad un principio costituzionale. Vi è tuttavia
un ulteriore elemento di particolare importanza che discende
dall’approvazione di questo disegno di legge. Si viene
a riconoscere concretamente l’importanza dell’insegnamento
della religione cattolica che, in questo modo, esce dal
precariato in cui è rimasto confinato per decenni
e viene parificato da tutti i punti di vista alle altre
educazioni che lo Stato ritiene opportuno impartire.
Queste prescrizioni vanno dunque ben al di
là del fatto di dare certezza e garanzie di stabilità
al posto di lavoro di migliaia di insegnanti, che pure è
un altro risultato importante del provvedimento. Ci sono
infatti due visioni, quella che privilegia il valore identitario
– ed è la nostra visione – e quella che lo rifiuta
nel nome di una valorizzazione dell’alterità.
Noi riteniamo l’identità un fattore ineludibile
ed è a tale scopo che abbiamo chiesto, tra l’altro,
e ottenuto che se ne facesse cenno anche nei programmi scolastici.
Riteniamo infatti che si possa riconoscere
l’altro solo quando si conosce se stessi e si ha una
forte consapevolezza dei propri valori di riferimento. Noi
siamo consapevoli che la civiltà giudaico-cristiana,
e più in generale la civiltà del Vecchio e
del Nuovo Testamento, al pari di quella classica, è
alla base della civiltà italiana, di quella europea
e, più in generale, di quella occidentale.
Il disegno di legge in esame si inserisce
dunque in un filone ricco di spunti ulteriori; va di pari
passo, ad esempio, con la battaglia per fare inserire nella
Costituzione europea il riferimento esplicito alle radici
classiche cristiane dell’Europa; va di pari passo con
la nostra richiesta di inserire nei programmi per le medie
la lettura di brani di autori greci, latini e cristiani.
Vi è poi un altro aspetto che rende
indispensabile, a nostro avviso, la valorizzazione dell’insegnamento
della religione cattolica: l’universalità dei
valori cristiani.
Proprio un grande laico, Benedetto Croce,
ebbe ad affermare: "Non possiamo non dirci cristiani".
I valori di tolleranza, di rispetto e di attenzione verso
l’altro, nella civiltà occidentale sono legati
inscindibilmente al cristianesimo, ma anche il valore della
persona e l’idea di libertà hanno assunto rispetto
all’ottica greca e romana una caratterizzazione ancora
più piena e ricca, anche per il significato trascendente
ad essa ricollegato che ha suggerito, tra l’altro,
il rifiuto della discriminazione.
La croce, anche per i non credenti, è
un simbolo universale di civiltà, tanto che essa
viene esposta negli edifici pubblici di una grande Nazione
che pure ha fatto della democrazia e del pluralismo una
sua ragione di essere: gli Stati Uniti d’America.
Consentire dunque l’insegnamento della
religione cattolica permette di dare un messaggio educativo
forte ai giovani, a ragazzi con valori sempre più
offuscati, sempre più grevemente attratti dall’immanente
e dal materiale. Anche questo è un passaggio importante.
Proprio perché non la riteniamo un’ora
secondaria o di svago, l’alternativa, per chi abbia
deciso di non avvalersi di questo insegnamento, non può
essere una diseducativa libera uscita. Sarebbe pertanto
sbagliato collocarla all’ultima ora. D’altro canto
l’insegnamento alternativo deve essere a forte contenuto
culturale, deve insegnare a conoscere le religioni e i valori
religiosi, che sono poi i valori della parte più
nobile dell’uomo: quelli dello spirito.
Certamente non ci sfugge che vi è qualche
aspetto tecnico di questa legge che poteva essere migliorato.
Il senatore Bevilacqua già ne ha evidenziato alcuni.
Condivido qualche osservazione del senatore Tessitore; qualche
preoccupazione espressa ancora oggi dal senatore Monticone
non è del tutto priva di fondamento (penso all’immissione
in altri ruoli dell’amministrazione scolastica per
chi abbia avuto crisi di coscienza). Forse magari con il
regolamento qualche aspetto si potrà prevedere e
migliorare.
Non abbiamo tuttavia voluto intervenire per
evitare il rischio che finisse come nell’altra legislatura,
e cioè che a furia di discutere e di emendare anche
questa volta non se ne facesse nulla. Meglio dunque una
legge nel suo complesso positiva, ancorché non perfetta,
che il nulla. Respingiamo invece nettamente l’impostazione
complessivamente critica che una parte dell’opposizione
ha voluto sostenere e che rivela, a mio avviso, una ostilità
culturale al provvedimento e allo stesso insegnamento della
religione cattolica nelle scuole italiane.
Quando sento dire che con questo provvedimento
si immettono germi pericolosi nella scuola italiana sento
aleggiare uno spirito giacobino.
Un punto non può non essere chiaro:
il reclutamento e i contenuti dell’insegnamento devono
essere decisi con il consenso della Chiesa cattolica. Se
non si condivide questo presupposto si deve ammettere che
la religione non deve essere assolutamente insegnata.
Questo però non significa che non si
debba intervenire anche su altre forme di precariato e dico
questo rivolgendomi al Governo: occorre mantenere l’impegno
preso di immettere nei ruoli dell’amministrazione scolastica
ventunomila precari che ancora sono in attesa. Credo che
sia un obbligo morale e politico nei confronti di tanti
insegnanti. Non parlo, quindi, per chi ben conosce queste
cose, degli insegnanti della religione cattolica, parlo
degli insegnanti delle nostre scuole italiane. Le due cose
non possono essere intese in contrapposizione, chi lo fa
è perché in realtà non vuole sanare
questa forma di precariato.
Ancora un ultimo punto: proprio per la grande
ricchezza educativa e culturale che esse rappresentano,
mi sento qui in dovere di fare un appello al Governo a favore
delle scuole materne ed elementari non statali, per la quasi
totalità cattoliche, che versano in gravi difficoltà
economiche. Ebbene, chiedo che quelle risorse che erano
state previste siano finalmente trasferite. Credo che in
questo appello si possano riconoscere anche coloro che osteggiano
l’idea di una parità piena. Si tratta di un
patrimonio che non può essere perso, proprio in nome
del pluralismo e della libertà, di quella educativa
in particolare garantita, ancora una volta, dalla nostra
Costituzione.
Tutto ciò premesso, il voto di Alleanza
Nazionale sarà favorevole a questo provvedimento.
(Applausi dai Gruppi AN, FI e UDC).
ACCIARINI
(DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di
voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ACCIARINI
(DS-U). Signor Presidente, nell’annunciare
che il Gruppo dei Democratici di sinistra voterà
contro il testo di legge, preciso però che essendo
presenti nel Gruppo anche diverse sensibilità che
si sono espresse con la presentazione di due proposte di
legge, noi chiederemo il voto elettronico in modo che ciascun
componente del Gruppo possa esprimersi in coerenza con le
dichiarazioni svolte nel corso della discussione generale
e anche con le proposte presentate dal punto di vista legislativo.
Noi pensiamo che la giusta collocazione di
questo testo sia certamente negli accordi tra lo Stato italiano
e la Chiesa cattolica, ma sia innanzitutto in quella che
è la visione fondativa della nostra Repubblica contenuta
nella Parte I della Costituzione. Una Parte I della Costituzione
che ci sembra importante valorizzare e continuare a tenere
ben presente come punto di riferimento del nostro agire.
In questa parte della Costituzione la questione
religiosa è stata affrontata e possiamo dire che
lo si è fatto con una visione propria delle democrazie
costituzionali che ha portato ad escludere, nel rapporto
tra Stato e religione, sia la cosiddetta separazione ostile,
sia la regolamentazione neoconfessionale. La scelta è
stata basata sul principio di separazione, ma inserendo
e definendo la libertà religiosa come aspetto della
libertà individuale ma anche come dimensione collettiva
nella pratica del culto e dell’organizzazione che il
culto promuove e garantisce per informare le scelte di vita.
Questi punti di riferimento sono estremamente
importanti e ci ispirano anche nella valutazione del testo
in quanto riteniamo che indubbiamente il regime concordatario
e pattizio si caratterizza per la consapevolezza dell’insufficienza
di una mera libertà negativa e, dunque, comporta
la scelta di negoziare con le confessioni religiose il trattamento
complessivo riservato al culto, l’intervento anche
positivo dello Stato per il riconoscimento e la tutela del
sentimento religioso, il regime civile e tributario degli
enti religiosi e, dunque in genere, la promozione della
libertà religiosa anche nella sua dimensione comunitaria.
È chiaro, però, che nella nostra
Costituzione il principio di assoluta uguaglianza tra le
confessioni religiose è oggi un problema serio in
quanto gli articoli 7 ed 8 della Costituzione ed i rapporti
tra lo Stato italiano e le altre confessioni religiose devono
essere attentamente valutate per vedere se questo principio
di eguaglianza – che noi riteniamo importante – rischia,
attraverso certi provvedimenti, di essere affievolito fino
ad essere quasi annullato. È un rischio presente
anche proprio per quanto è stato detto: ho molto
apprezzato gli interventi che hanno comunque voluto sottolineare
che nel nostro Paese oggi vi è una pluralità,
forse molto più ricca del passato, di confessioni
religiose, che vi sono sempre più bambini e ragazzi
che frequentano le scuole e che sono portatori di altre
tradizioni, culture e religioni. Sarebbe stato questo il
problema principale da affrontare oggi piuttosto che quello
sullo stato giuridico su cui, intervenendo in questo modo,
si rischia di causare più danni che ottenere dei
vantaggi.
Comunque, anche nell’ambito di questa
visione, dei rapporti tra Stato e Chiesa e di quelli che
emergono dal nuovo concordato, sappiamo che è fuori
discussione la facoltatività dell’insegnamento
della religione cattolica nella scuola, necessaria proprio
perché la presenza dell’insegnamento della religione
cattolica nella scuola non configuri elementi di incostituzionalità.
Quindi, la possibilità di avvalersi o non avvalersi
di tale insegnamento è stata fondamentale nel regolamentare
la materia. A tale proposito è corretto quanto è
stato detto: sono avvenuti fatti importanti in relazione
alla stesura delle nuove norme pattizie; però, a
fronte di questo, l’elemento della libertà di
scelta e della facoltatività di apprendimento della
materia sono aspetti fondamentali. Rispetto a tale tema
immettiamo ora un elemento di rigidità. (Brusìo
in Aula).
PRESIDENTE. Invito i colleghi a fare silenzio per consentire
alla senatrice Acciarini di svolgere il suo intervento.
ACCIARINI
(DS-U). Grazie, Presidente. In effetti, mi risulta
un po’ difficile farlo. Evidentemente l’argomento
non interessa anche perché, in una visione un po’
rigida sull’argomento, non interessa ascoltare coloro
che espongono idee diverse. Ritengo invece importante ricordare
che un primo elemento potrà generare delle valutazioni
di anticostituzionalità di questo provvedimento;
altro aspetto molto grave, d’altra parte, è
che si stabilisce un organico di docenti con caratteristiche
tutte particolari sia sul lato dell’assunzione sia
della risoluzione del rapporto di lavoro e si destina a
questa categoria di docenti il 70 per cento dei posti disponibili
(anche se non si sa bene quando e su questo il provvedimento
è grandemente impreciso) mentre il restante 30 per
cento – mi rivolgo ai colleghi che stanno festeggiando la
fine del precariato per gli insegnanti di religione cattolica
– diventa il territorio della precarietà istituzionalizzata.
Questi saranno sempre e soltanto contratti a tempo determinato.
Questo è molto significativo, tant’è
che gli emendamenti che abbiamo proposto, volti a destinare
in caso di esubero di coloro che hanno occupato i posti
di ruolo anche il trenta per cento dei posti presenti nella
scuola destinati a contratti a tempo determinato, sono stati
tutti respinti. Quindi, non state ponendo fine al precariato,
ma state dividendo in due parti il personale. Questo problema
c’è e probabilmente, per esempio, sarebbe stato
importante accettare almeno il principio del "passaggio"
appena citato, nel caso di esubero su questo trenta per
cento dei posti.
A nostro giudizio ancora più grave
è il fatto che, in presenza di una revoca dell’idoneità
da parte di un ordinario diocesano, il personale che si
trova in questa posizione abbia di fronte uno Stato-datore
di lavoro che accetta di rescindere questo rapporto di lavoro
sulla base di una decisione assunta altrove e sulla base
di altre regole del canone 804, che prevede che per essere
insegnanti di religione cattolica bisogna esercitare la
retta dottrina, fornire testimonianza di vita cristiana
e avere abilità pedagogica e didattica. Traiamo queste
norme dal codice di diritto canonico, ma non abbiamo nemmeno
gli strumenti procedurali per capire come si stabilisca
il fatto che una persona non è più in questa
posizione e quindi deve perdere la sua caratteristica di
insegnante di religione cattolica; sappiamo solo che stiamo
istituzionalizzando una norma, cari colleghi, che prevede
che personale stabilizzato dello Stato viene licenziato
perché gli è stata revocata l’idoneità.
Questo è molto grave e l’ipotesi
del passaggio sui ruoli del comparto scuola di altre discipline
non risolve assolutamente la questione, in quanto è
del tutto casuale il fatto che l’insegnante sia in
possesso dei titoli per compiere tale passaggio. Quindi,
mentre da un lato è grave, perché stabilisce
un altro canale di reclutamento surrettizio per il personale
della scuola, non crea, dall’altro lato, neanche la
certezza del posto di lavoro o per lo meno il richiamarsi
della risoluzione del rapporto di lavoro ai princìpi
generali che formano il nostro ordinamento giuridico.
Mi avvio a concludere affermando che certamente
si poteva fare di meglio ed anche la presenza di diverse
sensibilità al nostro interno avrebbe permesso di
approvare una legge comunque meno sbagliata: ricordo la
richiesta di possesso della laurea, quella relativa alla
necessaria permanenza per almeno cinque anni nell’insegnamento
della religione cattolica ed anche la precisazione di alcuni
requisiti concorsuali che avrebbero potuto garantire che
coloro che si accingono ad insegnare questa materia possedessero
caratteristiche di cultura generale più significative.
Il fatto che si sia voluto blindare il testo
(il senatore Valditara poc’anzi lo ha ripetuto con
forza) indichi una difficoltà a misurarsi con i temi
che abbiamo affrontato. Noi pensiamo che la scuola italiana
non meritasse un testo di questo genere. La scuola avrebbe
avuto bisogno di maggiori risorse e di stabilizzazione per
tutto il personale, mentre il problema del precariato non
viene assolutamente affrontato. Quindi, a fronte di questa
contorta normativa, che riguarda gli insegnanti di religione
cattolica, continua ad esserci – invece – la presenza del
grande problema del personale della scuola nel suo complesso.
Insomma, la scuola forse avrebbe avuto più
interesse ad avere altre norme, altre leggi che comportassero
una visione di sviluppo veramente degna di una società
come la nostra e si sarebbero potute aprire nel nostro Paese
prospettive legate anche alla presenza culturale significativa
del "fatto religioso", tenendo conto del fatto
che ci stiamo muovendo in una fase in cui probabilmente
certi confini e rigidità si stanno allargando e meriterebbero
delle risposte conseguenti. (Applausi dal Gruppo DS-U).
GUBERT
(UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUBERT
(UDC). Signor Presidente, considerata l’elevata
temperatura ambientale, le chiedo se ci consente di derogare
al Regolamento permettendoci di togliere la giacca. (Commenti).
PRESIDENTE. Senatore Gubert, io, che sono più anziano
di lei, la giacca non la tolgo.
Se c’è qualcuno che per motivi di salute
vuole toglierla, va bene, ma io la giacca non la tolgo.
Sopportiamo, colleghi.
PAGANO
(DS-U). Signor Presidente, i Regolamenti sono Regolamenti,
siamo nella Camera Alta.
STIFFONI
(LP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Anche lei vuole intervenire
sulla questione della giacca?
STIFFONI
(LP). No, signor Presidente, magari potessi levare
la giacca, intendevo solo preannunciarle che interverrò
in dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne prendo atto, senatore Stiffoni, potrà
intervenire dopo il senatore Favaro.
FAVARO
(FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FAVARO
(FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Forza
Italia voterà a favore di questo disegno di legge.
Il dibattito ha evidenziato che il provvedimento
è ampiamente e trasversalmente condiviso, si può
dire da quasi tutti negli obiettivi, con riserve talvolta
non marginali nell’articolato.
Del resto il testo che oggi verrà approvato,
arriva come sintesi di numerosissimi disegni di legge presentati
dalle diverse forze politiche. Forza Italia esprime anche
soddisfazione perché giunge praticamente alla definitiva
approvazione un provvedimento importante, che fu oggetto
di lungo dibattito senza pervenire a conclusione nella precedente
legislatura.
L’obiettivo di dare stabilità e di
definire lo stato giuridico di una categoria di lavoratori
è un problema specifico ben definito; non parlerei
però come è accaduto, di problema contingente,
è comunque uno degli aspetti di un problema più
vasto e pregnante che è quello dell’insegnamento
della religione cattolica, non della storia delle religioni
nella scuola italiana, in seguito ad accordi intervenuti
dopo il Concordato del 1984, tra la Conferenza episcopale
italiana e lo Stato italiano.
Nell’intesa tra Autorità scolastica
e Conferenza episcopale italiana per l’insegnamento della
religione cattolica nelle scuole pubbliche del 4 dicembre
1985 si legge che: "Il Ministro della pubblica istruzione
(…) e il Presidente della Conferenza episcopale italiana
(…) – cito testualmente un documento a cui moltissimi
hanno fatto riferimento – in attuazione dell’articolo 9,
n. 2 dell’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana
del 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato
Lateranense e che continua ad assicurare, nel quadro delle
finalità della scuola, l’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni
ordine e grado, determinano, con la presente intesa, gli
specifici contenuti per le materie previste al punto 5,
lettera b) del protocollo addizionale relativo al medesimo
accordo, fermo restando l’intento dello Stato di dare una
nuova disciplina dello stato giuridico degli insegnanti
di religione". (Brusìo in Aula).
PRESIDENTE. Colleghi, comprendo che avete caldo, ma fate
parlare il senatore Favaro.
FAVARO
(FI). Nel testo citato si parla, come ho detto,
di insegnamento della religione cattolica nel quadro delle
finalità della scuola e si parla anche dell’impegno
dello Stato a disciplinare lo stato giuridico degli insegnanti
di religione, regolarizzando con 19 anni di ritardo, dando
stabilità, indicando criteri oggettivi per l’assunzione
di una categoria di insegnanti. Noi lavoriamo per migliorare
la qualità del nostro sistema formativo, creando
tra l’altro le condizioni per avere una categoria di insegnanti
sempre più preparati e qualificati in vista del raggiungimento
degli obiettivi formativi della scuola.
Il 30 per cento degli insegnanti che comunque
non si prevede di mettere in ruolo, che resteranno precari,
si ridurrà comunque e resterebbe un’area di precarietà
ridotta rispetto al 30 per cento di cui si è prima
parlato, in quanto occorrerà completare le cattedre
portandole a 18 ore; resterà poi un’alea di precarietà
dovuta al fatto che ci saranno dei religiosi e dei sacerdoti
che continueranno ad insegnare.
Siamo convinti che i problemi che vogliamo
risolvere sono complessi e resteranno tali; tra l’altro
alcune questioni resteranno aperte e saranno da definire
con provvedimenti successivi, resi possibili proprio dall’approvazione
di questo disegno di legge.
La Conferenza episcopale italiana e lo Stato
dovranno tra l’altro rivedere i titoli di studio di
accesso all’insegnamento della religione cattolica
perché spetterà comunque allo Stato valutare
le competenze più generali che garantiscono la qualità
degli insegnanti di religione cattolica, mentre la valutazione
della competenza specifica, dell’idoneità, spetta
all’autorità religiosa.
Con l’equiparazione degli insegnanti
di religione agli altri insegnanti evidenziamo l’idea
che l’insegnamento della religione cattolica è
fondamentale per la formazione completa del cittadino italiano
ed europeo, essendo la religione uno dei grandi fattori
di aggregazione per gli italiani e per gli europei e uno
degli elementi costitutivi della nostra identità
nazionale.
Ci pare importante approvare il provvedimento
in questo momento di progressiva, e talvolta malintesa,
laicizzazione, mentre la nostra società assume sempre
più caratteri di multietnicità e di pluralismo,
anche religioso.
Lo studio approfondito e critico della religione,
della propria religione, lontano dai caratteri dell’indottrinamento,
aiuta a capire se stessi, la società in cui si vive,
i valori che stanno alla base della nostra convivenza; diventa
vera formazione di uomini e di cittadini con capacità
critiche per confrontarsi anche con le altre culture.
Il dibattito lungo e approfondito, la relazione
e la documentatissima replica del relatore e le ulteriori
spiegazioni del sottosegretario Aprea hanno chiarito a tutti
che stiamo approvando un provvedimento che è un atto
di giustizia nei riguardi di una categoria di lavoratori
della scuola, in coerenza con gli obiettivi del sistema
formativo del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo FI e del
senatore Salzano).
STIFFONI
(LP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STIFFONI
(LP). Signor Presidente, nell’esprimere il
voto favorevole della Lega Padana, colgo l’occasione
per ricordare alla collega che mi ha preceduto, la senatrice
Acciarini, che nella legislatura in cui siamo al Governo
con la Casa della libertà, nella prossima e finché
la Lega Nord avrà vita, mai verrà modificato
l’articolo 8 della Costituzione, relativo alle intese
tra le diverse confessioni religiose e lo Stato italiano.
Noi siamo per la libertà massima delle religioni,
non siamo per la formalizzazione dell’Islam in Italia
sotto mentite spoglie. (Applausi dal Gruppo LP).
PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se
la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, precedentemente
avanzata dalla senatrice Acciarini, risulta appoggiata dal
prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
PRESIDENTE. Comunico che da parte del prescritto numero
di senatori è stata chiesta la votazione nominale
con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico,
del disegno di legge n. 1877, nel testo emendato.
Indìco pertanto la votazione nominale
con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico,
con l’intesa che la Presidenza si intende autorizzata ad
effettuare i coordinamenti che si rendessero necessari.
I senatori favorevoli voteranno sì;
i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono
astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Restano pertanto assorbiti i disegni di legge nn. 202, 259,
554, 560, 564, 575, 659, 811, 1345 e 1909.
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