Mille insegnanti
in Toscana. L’appello:"Metteteci a ruolo"
I precari dell’ora di religione
di
Claudia Riconda
«Siamo
gli ultimi precari della scuola. Mettete a ruolo anche noi».
Insegnanti di religione. Mille in Toscana, oltre duecento
a Firenze. Per lo più laici, l’ottanta per cento.
Per lo più donne, due su tre. Pagati dallo Stato,
ma nominati dal vescovo. A parità di titoli di studio,
insegna chi ha l’idoneità data dalla Diocesi. Così
vuole il Concordato tra Stato e Chiesa, confermato dagli
accordi di revisione siglati nell’85. Mille insegnanti,
e in Italia sono 22 mila, che vivono sulla gratella, come
dice Marco Carraresi, consigliere regionale e prof di religione:«Il
nostro destino è legato al numero degli alunni che
si avvalgono dell’ora di religione: se la classe non c’è,
perdimao il posto». La Toscana, alle superiori, è
una delle regioni che ha la percentuale più alta
di «non avvalentesi»: 60 per cento. Anche per
questo i professori, che ieri si sono ritrovati al Palffari
per il convegno nazionale del sindacato autonomo Snadir
(aperto con un messaggio dell’arcivescovo Antonelli), combattono
da anni la battaglia per ottenere lo stato giuridico. «Lo
prevedeva già la revisione del concordato dell’85:
sono passati 18 disegni di legge e siamo ancora supplenti»
dice Sandra Fornai, responsabile toscana del sindacato.
L’ultimo disegno è del ministro Moratti, in attesa
di approvazione in Parlamento. «Ma prevede, anche
per gli insegnanti già in servizio da tempo, un concorso
ordinario per entrare in ruolo. E’ assurdo». L’alternativa,
indica il segretario dello Snadir, Orazio Ruscica, sarebbe
un corso abilitante riservato. Corso o concorso, l’immisione
in ruolo sta suscitando polemiche fra i laici soprattutto
riguardo a un punto: la mobilità. L’articolo più
criticato è quello che prevede che, nel caso venga
meno l’idoneità da parte del vescovo, il prof di
religione non perda il posto ma insegni altre materie. «Ma
solo nel caso che ne abbia i titoli di studio richiesti»
spiega Loredana Pica, che insegna religione da vent’anni
a Firenze:« Altrimenti sia ricollocato in qualche
altro settore della pubblica amministrazione. Ma che non
finisca sulla strada».