Prospettive da aprire

PROSPETTIVE
DA APRIRE

E’ oramai evidente che il concorso riservato non ha dato
una effettiva risposta al precariato degli Idr.
Sommando il numero di coloro che mancavano dei requisiti
di accesso con il numero di coloro che non hanno superato
le prove concorsuali (drasticamente quanto incomprensibilmente
selettive in alcune Regioni) si rileva che rimangono esclusi
dal contratto a tempo indeterminato diverse migliaia di
Idr.
Per forza di cose si evidenzierà presto una fascia
di "precariato cronico", ossia, per dirla in termini
espliciti, una fascia di docenti che continueranno ad essere
sottoposti all’annuale incognita di una nomina che non potrà
garantire loro né la sede né l’orario settimanale
di servizio.
Adesso che la fase relativa al concorso riservato va concludendosi
con la pubblicazione delle graduatorie generali di merito
è opportuno quindi avviare un dibattito ed un confronto
in ambito sindacale per verificare quali sono le possibili
"prospettive da aprire" per coloro che sono rimasti
fuori da questa tornata concorsuale.
La linea dello Snadir è sempre stata quella di ottenere
la trasformazione della graduatoria generale di merito del
concorso riservato, di validità triennale, in una
graduatoria permanente ad esaurimento affinché anche
i vincitori di concorso non collocati in posizione utile
per la nomina in ruolo potessero comunque, anche in un tempo
più lungo, ottenere la firma del contratto a tempo
indeterminato. Questa proposta, già in più
occasioni portata all’attenzione del MIUR, va oggi necessariamente
integrata con la proposta di compilazione di una seconda
fascia aggiunta nella quale possano trovare posto tutti
gli altri docenti, da graduare sulla base dei soli titoli
culturali e di servizio.
Ciò si potrebbe ottenere se il MIUR bandisse un prossimo
concorso per soli titoli, così come è avvenuto,
d’altra parte, per tutti gli altri docenti. E’ proprio questo
che lo Snadir ha fatto in questi dieci anni, chiedere che
gli Idr, nella scuola italiana, fossero trattati sul piano
normativo come tutti gli altri docenti, niente di più
e niente di meno. Il concorso pubblico ha contribuito certamente
a rendere concreta questa omologazione, auguriamoci che
ciò rafforzi anche nell’opinione pubblica l’dea che
il docente di religione è un professionista della
didattica e, in quanto tale, una risorsa per la positiva
formazione dei giovani studenti.

Francesco Cacciapuoti

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