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Le suore sono sempre “angeli”? – Il film di Peter Mullan , The Magdalene Sisters, Leone d’oro alla 5
Le suore sono sempre “angeli”?
di Maria & Antonio De Falco
Il film di Peter Mullan , The Magdalene Sisters, Leone d’oro alla 59esima Mostra del cinema di Venezia, stato definito “scandaloso” perch racconta la storia di un gruppo di ragazze chiuse dalle rigide famiglie irlandesi all’interno di un istituto di correzione gestito dalle suore della Misericordia. Il tutto ambientato nel 1964.
Per anni gli istituti delle suore della Misericordia, fondati nell’Irlanda del diciannovesimo secolo come luogo di rifugio per prostitute e donne “cadute dalla grazia di Dio”, presero il nome dalla figura biblica di Maria Maddalena, ex prostituta che si pent davanti a Cristo ed ebbe l’onore di lavargli e profumargli i piedi, come raccontato nei Vangeli. Nel XX secolo, le case furono controllate dalla chiesa cattolica, che vi instaur un regime molto pi severo , dandole in conduzione alle su citate religiose che costringevano le ragazze a lavare la biancheria degli alberghi locali, degli istituti, delle universit 8- 10 ore al giorno, per sette giorni alla settimana, senza alcuna retribuzione. Di l sono passate ragazze madri, orfane, quelle con difetti fisici, portatrici di handicap o che avevano subito stupri. I metodi scelti per la “redenzione” delle reiette si avvalevano di ogni tipo di violenza psicologica e umiliazione fino alle lacrime. Non mancavano le frustate sulle gambe nude, le percosse, che diventavano particolarmente pesanti nei casi di punizione per i tentativi di fuga. Le suore, infine, non disdegnavano il denaro, proveniente dal duro lavoro di tante giovani, abbrutite dalla fatica e dalla mancanza di ogni minima comprensione umana.
Prive di tutto( i parenti e la comunit irlandese, le ritenevano delle svergognate di cui non bisognava ricordare neanche il nome),senza la speranza di un po’ di piet, le povere ragazze spessissimo morivano in queste tetre “prigioni” serrate, per fortuna- forse per l’espansione del mercato delle lavatrici, poich il mestiere “redentivo” insegnato dalle suore era fare la lavandaia- nel 1996!
Attorno al film, meritevole sicuramente del Leone d’oro, per la stringatezza del racconto, per le belle immagini, l’ottima caratterizzazione delle quattro ragazze e di alcune “suore angeliche” tra cui particolarmente brava suor Bridget( la superiora), per il coraggio di portare alla luce un’oscura e brutta pagina di storia che riguarda le donne nella chiesa cattolica e per le quali poche volte si chiesto “perdono” per il trattamento ricevuto lungo la ricostruzione del passato del cristianesimo, si sollevato un polverone inutile, alimentato anche dalle affermazioni di Peter Mullan che ha dichiarato che: “Una religione teocratica e dittatoriale crea persone cattive. Lo scopo della Chiesa sarebbe di rendere le persone pi umane. Invece esattamente il contrario, e dell’Osservatore Romano che per stroncare il film , ha scritto che una caricatura mal riuscita. Se si voleva informare la propria chiesa sullo scandalo di alcuni lager psicopatici tra l’Irlanda e la Scozia ,non sicuramente con questa provocazione rabbiosa e rancorosa che il regista avrebbe potuto ottenere lo scopo. La Chiesa ha ben altro cui pensare, ben altri scandali di cui rendere conto.E gi. Cos, ancora una volta, le donne coscientizzano che per certa gerarchia e altrettanto rigorosi cattolici, per loro non c’ considerazione, se- come dicono- hanno ben altro da pensare e altri scandali di cui rendere conto! Come se trattare le donne da schiave, non fosse uno scandalo di cui vergognarsi e pentirsi. Portare alla luce “piaghe” nascoste della Chiesa, un atto risoluto e ammirevole: Peter Mullan l’ha compiuto con sofferta consapevolezza, non per denigrare, ma per ammonire, affinch il bene che oggi compiono tanti cristiani, non sia oscurato dal male passato, ma illuminato dal pentimento sincero e dal desiderio di “Mai pi” come spesso recita il Papa.
Il suo film un pugno nello stomaco. Come nato in lei il proposito di realizzarlo?
Ho visto “Sex in a Cold Climate” su Channel 4, un documentario che illustrava la condizione delle donne delle Magdalene Sisters. Ho provato molto sgomento di fronte alla loro sofferenza nascosta e mi sono commosso nel vedere il livello di ingiustizia che hanno dovuto subire. Ho deciso, cos di documentarmi anche interpellando qualche sopravvissuta di quelle lavanderie perch la loro storia fosse conosciuta da un pubblico maggiore.
Lei cattolico, cosa l’ha spinto a girare un film che sicuramente susciter le critiche della gerarchia cattolica?
La Chiesa cattolica fino a qualche anno fa, esercitava un potere assoluto sulla societ irlandese. Ho chiesto ad una donna su come fosse la sua vita di ragazza nell’Irlanda degli Anni Sessanta e mi ha risposto di pensare al KGB. Infatti, se un prete chiedeva di affidargli il figlio nato fuori dal matrimonio, bisognava darglielo senza porre domande. La gente non metteva in discussione la Chiesa e la Chiesa non si metteva in discussione. Ritengo che lo stato, la chiesa e la famiglia abbiano cospirato contro queste ragazze che giudicavano moralmente irresponsabili. Soprattutto la chiesa cattolica, si considera come guardiano morale delle giovani donne.
Per lei non ha calcolato che all’inizio del XX secolo l’Irlanda era un paese devastato dalla povert.
Verissimo e gli istituti di assistenza sociale erano sovraccarichi. Le famiglie povere subivano pressioni per far rinchiudere in istituti quei figli che avevano infangato il loro buon nome. Figuriamoci se poi erano figlie: il prete del luogo incoraggiava la loro incarcerazione illegale presso le lavanderie Magdalene. Al loro arrivo, le ragazze erano private dei loro vestiti e dei loro oggetti personali, i capelli rasati e il loro nome di battesimo sostituito con quello di qualche santa cattolica. Subivano un regime di lavoro, preghiera e riposo senza mai poter avere alcun contatto con i loro familiari, n poter leggere libri o qualche giornale. Le ragazze che uscivano da queste case non hanno mai voluto parlare del tempo trascorso presso le Maddalene, perch costituiva una tale vergogna che, spesso, preferivano emigrare anche in altri paesi per nascondersi, anzich farlo sapere.
E’ assurdo pensare che questi lager abbiano avuto una vita cos lunga, quasi fino ai nostri giorni.
Solamente negli Anni Settanta, alcune delle dieci case esistenti in Irlanda sono state chiuse a causa del boom del consumismo, essendosi diffuso l’impiego delle lavatrici, specie negli alberghi, ma anche per l’indebolimento del potere della chiesa cattolica sulla societ irlandese. Nel 1996 stata chiusa l’ultima casa Magdalene, lasciando 40/ 50 donne che ancora vi abitavano , incapaci di affrontare la vita fuori dall’istituto. E’ stato calcolato che non meno di 30000 mila donne e ragazze hanno vissuto fino alla morte all’interno delle lavanderie Magdalene. Fino ad oggi, la chiesa non ha ancora chiesto scusa formalmente, n risarcito le donne delle lavanderie Magdalene.
Che cosa spera da questo suo film?
Che attiri spettatori dai 16 ai 90 anni ma, soprattutto, che lo vedano le donne, per ricordare l’effetto che hanno avuto su di loro e su altri gruppi di emarginati le teocrazie e le societ patriarcali nel corso della storia. Il mio film cerca di gettare luce sull’arcaicit di un sistema “redentivo”, rimasto in vita fino al XX secolo inoltrato e nascosto per anni. E’ anche una prova della sopravvivenza dello spirito umano in condizioni terribili. Il mio film esige che la societ prenda atto di queste ingiustizie in modo che non accadano pi.
Non teme le reazioni dei cattolici a vedersi “maltrattate” le suore, magari non tutte, impegnate in molti campi specie in quello caritativo?
Nella chiesa il mio film sulle suore fa scandalo? Per me lo scandalo che questo avvenga. Nei conventi irlandesi le Suore Maddalene per anni hanno oppresso donne giovani e piene di vita con la scusa che dovevano rieducarle e portarle sulla retta via. Hanno negato loro il diritto allo studio, alla sessualit serena, a un lavoro retribuito. Io ho raccontato cose documentate. Non ho creato uno scandalo. Lo scandalo, lo ripeto, la chiesa cattolica quando non segue la predicazione di Cristo e compie azioni contro l’essere umano.
Oh Dio, Peter!
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SCHEDA
Peter Mullan (Glasgow, 1959), giovanissimo(19 anni) s’interessa alla regia, realizzando alcuni cortometraggi. Non riuscendo per ad entrare alla National Film School, decide di dedicarsi alla recitazione. Debutta come attore teatrale nel 1988 per passare poi al cinema e alla televisione. Interpreta film come Riff- Raff (1991) di Ken Loach, Braveheart (1995) di Mel Gibson, Trainspotting (1995) di Danny Boyle, ma soprattutto diventa famoso dopo avere vinto la Palma d’oro come migliore attore protagonista al Festival di Cannes 1998 per My Name Is Joe, di Ken Loach. A Venezia con Orphans, il suo primo lungometraggio in qualit di regista, vince il Premio della Critica nel 2000.
Intelligente e simpatico, anche un attento e ironico osservatore della nostra realt. E’ autore del film The Magdalene Sisters, cui stato assegnato all’unanimit, il Leone d’oro della 59.ma Mostra di arte cinematografica di Venezia, nel settembre 2002. -
Il film di Bellocchio a Cannes – Ma quale ora di religione!
il film di bellocchio a cannes
ma quale ora di religione!
su le monde del 18.05.02, a proposito del film di marco bellocchio, l’ora di religione ( che pubblicit a buon mercato ed internazionale per gli irc!) che al festival di cannes 2002 stato presentato come il sorriso di mia madre, viene scritto che pone “in termini infantili una domanda vecchiotta, che non interessa pi il grande mondo, oggi: la religione compatibile con la libert?”
per la sua storia politica ed intellettuale, il regista che da sempre ruota attorno a questo problema, pur dichiarandosi orgogliosamente laico ( ma direi laicista, poich sconveniente che un intellettuale della sua grandezza continui a rifugiarsi in vecchie e datate affermazioni sull’ora di religione come di un imbonimento della dottrina della chiesa cattolica, mentre ormai risaputo che gli insegnanti sono su posizioni pi che corrette per un insegnamento obiettivo del fatto religioso) si trova nel campo di quelli che hanno risposto in senso negativo.il personaggio principale de il sorriso di mia madre, ernesto picciafuoco (sergio castellitto) non se ne preoccupa molto, al punto di avere lasciato a sua moglie (jacqueline lustig), di iscrivere il ragazzino all’educazione religiosa, da dove ha riportato preoccupazioni nuove, circa la sua libert di agire come gli pare ( tranquilli, boys and girls: in cristo, la verit vi far liberi”!).
in competizione per l’italia, l’ora di religione di marco bellocchio, che tuona contro la rai e il silenzio riservato dai tg al suo film, gridando che : censura, mentre alla sua proiezione per gli addetti ai lavori ha provocato sbadigli, quasi indecenti, dentro un cinema lineare, innaturalistico puro, come si diceva una volta rigoroso. film barocco non solo perch c’entra il vaticano, l’opus dei e i principi neri che tramano nel buio perch tutto cambi e nulla muti. barocco come le forme di una battaglia in corso. la visualizzazione, per esempio, di un conflitto tra individuo, e i suoi limiti, e una comunit e i suoi fanatismi da imporre ai piccoli. qualcosa di pi, insomma dei chiaroscuri feroci, alla caravaggio. l’ora di religione, come il ritorno all’anarchia iconoclasta che brama nuove immagini, quasi ai pugni in tasca, di marco bellocchio, circa alla ventesima prova, leggiadro nell’orchestrare tempeste emozionali pubbliche e private, preciso nel colpire al cuore l’ipocrisia e il cinismo che ci assediano, spregiudicato nel cavalcare e ridicolizzare le atmosfere che vanno per la maggiore nel cinema contemporaneo: la solennit naturalistica, il simbolismo enigmatico, il grottesco teatrale, perfino il narcisismo psicoanalitico e lo psicologismo onirico ( e lui ne sa qualcosa, a proposito).
vediamo la storia.
ernesto (sergio castellitto), pittore romano separato dalla moglie (jacqueline lustig), mentre cerca di educare il piccolo figlio leonardo (alberto mondini) allo spirito critico e alla decostruzione di ogni mitologia, viene coinvolto dalla famiglia – aristocrazia decaduta smaniosa di riscatto – in un delirante processo di canonizzazione della madre che, a sua insaputa, va avanti da tre anni. la donna esageratamente pia, fu anche martire: infatti liquefatto dalla sua religiosit cos invadente, un altro figlio (donato placido), ricoverato in manicomio criminale, e da sempre istigato alla forsennata bestemmia perenne, alla fine l’uccise. la santa donna ovviamente fece miracoli, uno con tanto di certificato notarile (il miracolato piuttosto sospetto, per).
la campagna di promozione del prodotto santit va avanti come un bulldozer, non risparmia trucchi, astuzie, alleanze clericali, donne ficcate a forza nel letto di ernesto pur di convertirlo e coinvolge anche i rami laici della famiglia, perfino gli ex terroristi di sinistra pentiti (gigio alberti) ed diretta con acume da una pratica piera degli esposti. secondo bellocchio, il sorriso di mia madre, culto della mamma italica; il peggior nemico delle mamme italiche, “loro s davvero sante ( bont sua: altrimenti, gli avrei strappato gli occhi a forza di fargli vedere sul serio quello che fanno tantissime piccole madri che proprio rifiutano il culto alla santit, ma si sbrindellano la vita per i figli).
il film che non meritava tanta pubblicit, come al solito, stato attaccato frontalmente dai cattolici italiani organizzati (l’avvenire e la cei: mi sembrato, in un certo senso, di rivivere il tam- tam che si orchestr durante una lontana mostra del cinema di venezia, quando fummo costretti a vedere dopo mezzanotte, l’ultima tentazione di cristo di scorsese: molti dormirono sonoramente e il giorno dopo le manifestazioni annunciate non vi furono: sfido: il film era una palla di quelle buone!!!) contro l’ora di religione, il film di marco bellocchio (prodotto con rai cinema e tele+).
dicono i maligni ( ma forse anche vero), che l’attacco diretto frontalmente contro marco bellocchio, intellettuale odiato dalla curia fin dai primi anni 60, quando speculazioni edilizie dc nei dintorni di piacenza furono bloccate proprio per intervento del ramo laico della sua famiglia. un film, infatti, si pu criticare o meno, ma quando sono le istituzioni cattoliche nazionali a esprimere riserve e a offendere gli artisti, non siamo pi nel regno lievissimo delle idee ma in quello, molto concreto e tangibile del business, e si arriva all’ostruzionismo distributivo quando non all’idiozia del boicottaggio dell’arte (ma non ditemi che lo sono il tot di cipr e maresco, l’ave maria di godard e l’ultima tentazione di cristo di scorsese). quella piccola percentuale di esercizio non schiavizzato o d’essai, infatti, che non sottoposta sempre alle leggi gangsteristiche del blockbuster (la copertura a tappeto di tutte le sale che contano con film protetti, non solo usa, imposti dai media e asettici per la prima serata tv – senza dire che spesso sono delle emerite porcherie -, poi per la pay e il dvd, ma davvero?), e che permette – chiss per quanto tempo ancora – la circolazione dei film pi sociali, destabilizzanti le vecchie idee o di ricerca, pesantemente gestita dalle istituzioni cattoliche.
chi fa film provocatoriamente non allineati e magari atei e laici, o islamici o gay, o ebraici o episcopali, o simpatizzanti per personaggi controcorrente, dovrebbe invece disporre di un circuito pubblico di sale almeno d’essai, soprattutto in provincia, dove pubblico sta proprio per garantire le minoranze, principio chiave della democrazia, anche quando si tratta di consumatori di immagini.
e torniamo a: “l’ora di religione”, unico film italiano in concorso a cannes, accolto solo da sparuti applausi e tanto silenzio in sala.
il regista che un buon intellettuale settoriale( magari si arrabbia e chiede un confronto: che bello!), anche in questo film l’ora di religione tenacemente prova a scalfire convenzioni, gabbie, dogmi di comodo cui affidare le questioni aperte della propria esistenza. lui dice che non c’ rabbia, piuttosto cerca di far maturare un’idea di differenza, affermando che il problema dei nostri tempi quella combinazione di ipocrisia e di indifferenza di cui purtroppo, le persone neanche si accorgono pi.
durante le proiezioni del film che ha cominciato il suo iter in italia dal mese di aprile 2002, il regista, spesso intervenuto mentre scorrevano i titoli di coda, per raccogliere opinioni, sensazioni, emozioni, critiche dal pubblico presente e ha dichiarato:
ho immaginato questo film in un periodo di trionfo della cattolicit e moltiplicazione strategica dei santi. parlando col pubblico ho notato due atteggiamenti diversi dei cattolici. uno di discussione, dialettico, di interesse verso posizioni diverse. a un sacerdote la bestemmia urlata nel film ha ricordato l’urlo di cristo sulla croce. qualcun altro mi ha detto che in questa societ cos smarrita, dire di non credere in dio mette a disagio. e poi c’ un partito di cattolici pi intollerante, che non sa accettare, che si chiude e condanna. i vescovi hanno detto che questo film non va, che i cattolici non dovrebbero vederlo: per me questa una posizione intollerante e cieca.”(in http://www.lastampa.it/speciali/cannes2002/articoli/ bellocchio/cineweb.asp 18maggio 2002).
la parola libert, ricorrente nel film.
infatti ha pi volte detto che: non assoluta e non occorre pi uccidere qualcuno per affermarla come al tempo di “i pugni in tasca”. un adulto molto meno libero di un bambino. le domande un bambino le pone con innocenza, l’adulto le accoglie con pesantezza e la risposta spesso eccessivamente seria. come all’inizio del film in cui il bambino pensa che l’esistenza di dio contesti la sua libert. ma l’adulto s’inquieta e la madre usa la situazione per inquietare il marito. la leggerezza la chiave. non nel senso che bisogna rispondere letteralmente. forse ernesto ( castellitto) potrebbe risparmiarsi di dire al figlio “io non credo in dio”. ma libert anche la capacit del protagonista di reagire – anche all’incontro di un’amante che pure pu avere doppi fini – reagire anche in senso di rifiuto(in www.lastampa.).
inoltre, la canzone ricorrente nel film una nenia antica dell’armenia. nelle parole – incomprensibili a chi non conosce l’armeno – c’ un rimpianto verso il focolare. “amore mio, ritorna al tuo focolare”. cos il protagonista richiamato da forze che lo risucchiano al suo passato, al sorriso apparentemente dolce della madre e che in realt non lo era affatto. un tentativo di incantesimo messo in atto dalla famiglia. il che non vuol dire che io sono contro la famiglia in generale. sono certo che ci sono famiglie dove i genitori hanno un bel rapporto coi figli. ma che si dica che la famiglia in s la colonna portante della societ, questo no ( e invece ricrediti, vero: senza la famiglia cosa sarebbe dell’italia? e non la connotiamo di alcuno specifico religioso)”(in www.lastampa.).
il film fatto di atmosfere cupe e primi piani, suoni inquietanti nel loro esser fuori luogo – dalla sigla del tg ai trilli da thriller di sottofondo a certe battute nei dialoghi – e di movimenti macchina fluidi ingolfati da improvviso slow motion e tagli rapidi.
cose che capitano non volontariamente ma di fatto. certo un racconto che forza il realismo. con la necessit reciproca di parole, immagini, musica. che significa cercare di fare dello stile. un racconto che abbia uno stile ma anche una forma, un tocco personale. non basta per capire tutto sentire solo le parole come in tanto cinema italiano e come alla tv (in www.lastampa.).
b, marco bellocchio sicuramente un uomo di cinema che sa il fatto suo.
non che in questo film si discosti tanto dalle sue tematiche introspettive che pochi capiscono, per un grande.
e lo soprattutto per gli insegnanti di religione, cos malmenati nel suo film ( ma rimasto, come molti sessantottini, a quelli che “subivano” l’ora di religione come una tortura: ah, che dispiacere saperti cos vecchio marco!) che, invece, grazie allo snadir e alle tante associazioni promosse dalla chiesa, sono quelli pi in gamba che si possano incontrare, per la vivacit della loro preparazione fatta tutta su media e computer e su un’apertura interculturale ed interreligiosa ( ne ha mai sentito parlare marco bellocchio?) che il vero sprint della scuola italiana oggi.
maria de falco
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Ah, Internet, che bel tam– tam per le donne del mondo!
ah, internet, che bel tam- tam per le donne del mondo!
servizio sul forum internazionale, genesi_agenda_21, venezia,17- 18 maggio 2002.
in una venezia affocata dal caldo e dal non funzionamento dei vaporetti che come dire peggio che andare in pellegrinaggio a s. giacomo di compostela e con la gente incuriosita dal frastuono del festival di cannes, dove le donne appaiono “come tu mi vuoi”, cio come l’altro genere( ma noi lo siamo sul serio un genere?) al maschile ci pensa, ci sogna, ci assoggetta, ci tormenta, un manipolo di coraggiose, provenienti dal nord e dal sud del mondo, si sono ritrovate nel vecchio auditorium s. margherita( chi si ricorder questa piazza come la battaglia campale contro la mostra del cinema negli anni ’70, proprio da quegli stessi autori italiani che oggi frequentano cannes e ne sono osannati ?) per stendere, dopo accesa discussione, una carta delle richieste dell’agenda 21 delle donne per il non lontano summit della terra a johannesburg che si terr nel settembre 2002.
ritrovarsi tra queste donne, coloratissime, allegre, capaci di sacrificio e determinazione che si sono collegate attraverso la rete da un capo all’altro del pianeta, per discutere, proporre, informare, creare, fa bene al cuore, specie a noi occidentali con la puzza sotto il naso.
la prima, stupefacente scoperta che internet funziona davvero: per le donne quello che fu il tam- tam dei primitivi o dei pi allegri pellirossa dei tanti vecchi films americani, per informare del pericolo che correvano.
non che l’abbiano potuto scongiurare( e speriamo non facciano la stessa fine le interconnessioni al femminile), per una traccia l’hanno lasciata.
le donne, infatti, da tutte le regioni del mondo, senza troppo fracasso, stanno stendendo una rete sottile, avvolgente, capace, documentata di informazioni su come si deve agire per offrire anche alle future generazioni una terra che sia la “casa”, il nido, il luogo dove esprimersi, crescere, prosperare, incontrarsi, dialogare in pace e giustizia, non bloccando il progresso, ma facendolo avanzare in modo sostenibile da tutti.
un sogno, una speranza, un’utopia?
forse, per le donne silenziose avanzano nel sociale e non permetteranno che domani ci sar il deserto per le prossime generazioni.
sfrondando dalle varie proposte il quid, quello che conta e su cui si batteranno le donne dell’agenda 21, si pu dire che:
– lo sguardo e le esperienze delle donne stato il filo rosso che ha intrecciato tra loro le diverse tematiche affrontate.
le donne, che si voglia o no, rappresentano il 70% degli 1,3 bilioni che vivono sotto la soglia di povert e che, mentre molto spesso proprio dal lavoro delle loro mani che proviene la maggior parte della produzione agricola, possiedono meno dell’1% della terra.
dal punto di vista della rappresentanza politica e del coinvolgimento nei processi decisionali, la percentuale delle donne nei governi , sul piano mondiale, del 12,7 %, mentre le donne rappresentano solo meno del 5% in posizioni esecutive nel campo economici e politico(perch? e’ facile dire che la politica sporca, che il potere corrompe e disumanizza, ma se mai cominciamo, cosa pretendiamo.marte?).
-sono stati messi in luce alcuni cambiamenti intercorsi dall’ultimo summit di rio (1992: dieci anni sono tanti e le cose sono peggiorate, non migliorate: quante speranza, allora!)) rilevando che dal punto di vista delle dinamiche economiche e politiche internazionali, la situazione pessima: il rischio poi che le varie assise intergovernative che si organizzano qua e l nel piccolissimo villaggio che diventato il pianeta si riducano a dichiarazioni di intenti, alto.
d’altra parte stata messo in evidenza, attraverso i vari progetti e esperienze presentate al forum internazionale di venezia, che sul piano locale, nei quattro angoli del pianeta, la societ civile pi che mai vivace.
risulta allora essenziale che i governi prendano in considerazione questa vitalit e seguano le proposte che emergono nelle realt locali.
e’ a queste esperienze dal basso che l’agenda 21 delle donne, il documento che riassume le pratiche e visioni sul futuro del pianeta di migliaia di organizzazioni di donne del nord e del sud del mondo, si ispira.
quali sono le priorit che saranno usate come strumento propositivo nei confronti dei rappresentanti dei governi di tutto il mondo che si troveranno a johannesburg a fine agosto nel prossimo summit della terra e ancora prima all’ultimo dei quattro comitati ufficiali preparatori al summit che si terr a bali dal 27 maggio al 7 giugno?
i temi principali su cui le donne si esprimeranno a johannesburg ,sono quelli della pace, della globalizzazione solidale, dell’accesso e del controllo delle risorse, della sicurezza ambientale, delle pratiche di governo per uno sviluppo sostenibile, della formazione delle competenze, dei partenariati( se ne parla da troppo, ma difficilmente vengono attuati, per via dell’economia) tra governi, istituzioni e societ civile per uno sviluppo sostenibile.
in modo specifico, l’agenda insiste sul fatto che non si costruiscano scenari di sviluppo sostenibile e giustizia sociale senza affrontare il punto critico decisivo dell’assenza delle donne dai processi decisionali e di governo, una questione aperta sia in molti dei paesi occidentali che in quelli del terzo mondo( forza ragazze, il futuro politico vostro!).
sono poi state presentate esperienze di democrazia partecipata e sviluppo sostenibile realizzate in paesi di tutto il mondo che hanno mostrato quali radici nell’azione abbiano le visioni delle donne e le loro strategie per fare rete ed influenzare i processi globali.
cos si potuto conoscere i progetti realizzati in brasile, a trinidad e tobago e bangladesh, sia nel quadro di agenda 21 locale sia altre esperienze che, portate avanti indipendentemente da questo strumento, hanno avuto sempre come principi ispiratori uno sviluppo orientato alla sostenibilit, la partecipazione dal basso e il coinvolgimento attivo di ampi strati della popolazione nella definizione comune degli obiettivi.
e le donne europee?
dalla germania stata analizzata l’esperienza di agenda 21 locale del comune di hannover, dove le donne sono state pi della met dei partecipanti ai forum di consultazione che hanno stabilito le priorit per lo
sviluppo sostenibile della citt e dove sono stati organizzati workshop specifici per rafforzare la capacit delle donne di partecipare ai processi democratici. il wecf (women in europe for our common future), cio le donne in olanda, germania, inghilterra, repubblica ceca, ucraina e kazakistan si sono messe in rete per costruire ponti tra l’europa occidentale e orientale e, contemporaneamente, ha attivato numerose ricerche scientifiche e campagne sugli effetti dell’inquinamento delle falde acquifere, sui pesticidi contenuti nel cibo e sulle sostanze chimiche tossiche componenti dei cosmetici, sui loro effetti a lungo termine per la salute delle donne. il wecf ha inoltre, progetti per trovare soluzioni concrete ai problemi delle comunit come quelle del mare di aral, in kazakistan, dove l’inquinamento ambientale ha devastato le attivit economiche di intere regioni.
la domanda pi impellente : sar possibile una cooperazione internazionale per uno sviluppo sostenibile?
pi che discorsi, sono stati illustrati dei progetti concreti come quelli di una rete delle radio di donne in amazzonia e del centro donna di algeri e sarajevo aperti in partenariato con il centro donna di venezia.
anzi, il soffio di energia portato da donne di paesi provenienti dai quattro continenti del mondo, hanno aperto il dialogo tra donne di diverse generazioni dimostrando cos che il movimento delle donne vivo e si trasforma, come si modificano i modi di vivere la propria soggettivit di donne e femministe e le modalit per agire nelle realt politiche e sociali .
di seguito, riporto la sintesi che sar sottoposta al comitato preparatorio, prima di johannesburg.
“quali parole vi aspettate che aggiunga”?(dal daodejing).
maria de falco marotta
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AGENDA DELLE DONNE PER UN PIANETA PACIFICO E SANO
AGENDA DELLE DONNE PER UN PIANETA PACIFICO E SANO
Sintesi che sar presentata al Comitato Preparatorio al Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile IV, Bali, 27 Maggio – 7 Giugno 2002
Noi, donne di tutto il mondo, abbiamo una visione del futuro costruita sui principi della pace e della solidariet; dell’equit e della condivisione del potere; dell’integrit ambientale; della giustizia sociale, del rispetto dei diritti umani e della diversit culturale e biologica.
Al Summit Mondiale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile che si terr a Johannesburg, in Sud Africa, a fine Agosto, diverse donne da tutte le regioni del mondo promuoveranno “L’Agenda delle Donne per un Pianeta Pacifico e Sano 2015” un piano che sintetizza sogni e obiettivi per uno sviluppo sostenibile, sensibile alle differenze di genere e centrato sulle persone e sui popoli. Seguono alcuni brani estratti dalle parti essenziali del documento:
A. Pace
La violenza incompatibile con lo sviluppo sostenibile: la militarizzazione sempre crescente e le commesse militari (pi di 800 bilioni di dollari Usa all’anno), accompagnate dal dilagare del commercio di armi hanno sviato dagli obiettivi dello sviluppo sostenibile, inquinando terra, acqua ed aria e spostando risorse umane, naturali e finanziarie da pressanti bisogni sociali.
In situazioni di guerra e conflitto sono soprattutto le donne a fare esperienza di deportazioni, vedovanze, perdita delle proprie case e del sostegno delle proprie comunit. La sostenibilit presuppone la sicurezza umana, e perci la salvaguardia di tutti i diritti umani ma nello stesso tempo anche iniziative che affrontino le cause ecologiche, sociali ed economiche dei conflitti, della violenza, del terrore.
Raccomandazioni delle Donne
Rafforzare il rispetto del diritto internazionale, in particolare le clausole approvate dei trattati sul controllo delle armi e le leggi umanitarie internazionali e sui diritti umani;
Promuovere la ratifica universale e l’implementazione senza riserve della Corte sui Crimini Internazionali, enfatizzando la responsabilit di tutti gli stati nel porre fine all’impunit, e perseguire i responsabili di genocidio, crimini contro l’umanit e crimini di guerra, includendo quelli legati a violenze sessuali ed altri tipi di violenza contro le donne;
Portare a compimento la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza nell’assicurare l’uguale partecipazione delle donne alla prevenzione, alla risoluzione dei conflitti, ed alle operazioni volte a costruire e garantire la pace;
Includere la pace come materia di studio in tutti i curricoli scolastici;
Promuovere modalit non violente di risoluzione dei conflitti ed il contributo delle donne nel favorire una cultura di pace;
B. Globalizzazione per la Sostenibilit
Lasciare incontrollata la globalizzazione economica guidata da forze di mercato liberalizzate determina divari crescenti tra ricchi e poveri, provoca l’aumento della povert, della violenza e del crimine, del degrado ambientale.
Il sistema economico in cui viviamo perpetua una distribuzione ineguale della ricchezza e dei mezzi di produzione, causa lo sviluppo di relazioni di potere asimmetriche, la distruzione e l’uso irresponsabile delle risorse naturali comuni. La privatizzazione ha privato le donne di servizi essenziali in precedenza forniti dallo stato. Cos le donne portano oggi il peso dell’impatto di un maggiore lavoro anche domestico e di un minore reddito e accesso alla terra.
La diseguaglianza economica delle donne esacerbata ulteriormente dal fallimento delle istituzioni internazionali nel formulare e valutare le politiche commerciali da un punto di vista di genere, e dal fallimento dei governo nell’affrontare le condizioni di lavoro nel settore informale, nel combattere le diseguaglianze salariali in quello formale e nell’integrare il lavoro non pagato delle donne nei sistemi dei conti nazionali.
Raccomandazioni delle Donne
Sostituire il paradigma neoliberista che governa l’economia globale con una struttura di sviluppo sostenibile, sensibile alle differenze di genere ed eco-compatibile, che venga incontro in egual misura ai bisogni della gente, del pianeta e alle esigenze dell’economia;
I governi devono porsi l’obiettivo di dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che nel mondo vivono con meno di un dollaro al giorno, la maggioranza delle quali sono donne e bambini, mantenendo fede agli impegni del “Millennium Goal”[1] fissati dalle Nazioni Unite.
La Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e l’Organizzazione Mondiale per il Commercio, lavorando sotto gli auspici delle Nazioni Unite e sotto il monitoraggio di un gruppo esterno di controllo sull’uguaglianza di genere istituito dall’ONU attraverso il coinvolgimento della societ civile, devono stabilire obiettivi e piani temporali al fine di raggiungere la quota del 30% di partecipazione di donne nelle posizioni di potere e di inserire prospettive di genere in tutti i programmi istituzionali e in tutte le politiche o operazioni varie:
Garantire che i risultati delle Conferenze Onu non vengano compromessi dal processo di costruzione di ampi accordi con la finanza internazionale e le istituzioni del commercio;
Assicurare la trasparenza del commercio interna e garantire che siano stabiliti meccanismi per la partecipazione dei rappresentanti di interesse pi deboli;
Istituire una Convenzione Onu sulla Responsabilit delle Multinazionali, e re-istituire il Centro Onu sulle Imprese Multinazionali con un mandato pi ampio e garantendogli le risorse necessarie per controllare e prendere misure contro i reati da esse commessi;
I governi dovrebbero adottare budget di genere al livello nazionale;
C. Accesso e Controllo delle Risorse
La diversit biologica della terra messa in pericolo dalla distruzione irreversibile degli habitat naturali e dal rischio che corrono specie animali e vegetali dovuto ai modelli di produzione e consumo guidati dalle forze del mercato. Il contributo delle donne alla biodiversit in termini di lavoro e competenze e le loro conoscenze su come usare e gestire le risorse naturali passano spesso inosservati e, quando riconosciuti, vengono sottoposti a sfruttamento.
Una delle cause principali dell’impoverimento e dell’insicurezza sociale la mancanza di pari diritti di propriet ed eredit, specialmente sulla terra. I diritti di propriet intellettuale legati al commercio (i cosiddetti TRIPs: Trade Related Intellectual Property Rights) che non forniscono garanzie contro la bio-pirateria, minano ulteriormente l’autonomia delle donne e il loro accesso e controllo su risorse vitali.
Raccomandazioni delle Donne
Rendere effettivi tutti gli strumenti per porre freno all’esaurimento delle risorse naturali, degli ecosistemi e della biodiversit e per proteggere queste risorse, inclusi i trattati che pongono restrizioni o aboliscono l’uso dei cosiddetti inquinanti organici persistenti, la Convenzione sulla Biodiversit e il Protocollo di Kyoto sul surriscaldamento globale dell’atmosfera;
Stabilire sistemi attraverso i quali rendere perseguibili i responsabili di inquinamento ambientale e di distruzione della biodiversit;
Tutti i governi e le agenzie nazionali e internazionali devono promuovere l’integrazione di una prospettiva di genere e assicurare equilibrio tra i sessi nei processi decisionali, basandosi su dati che siano disaggregati secondo il genere, in ogni politica o programma legati all’ambiente o allo sviluppo sostenibile;
L’Organizzazione Mondiale per il Commercio deve intraprendere una valutazione dell’impatto sulle donne e sulla societ da parte dei regimi e degli strumenti per i diritti di propriet intellettuale, esistenti sul piano internazionale, e di quelli recentemente introdotti, inclusi i cosiddetti TRIPs;
Applicare il principio precauzionale della bio-sicurezza e della giustizia sociale a tutte le modificazioni genetiche, e attivare misure per fermare i brevetti sulle risorse biologiche, sui relativi processi e conoscenze, e condannare le cosiddette tecnologie di sterminio.
Rendere effettive le misure CEDAW[2], includendo l’adozione di una legislazione per l’uguaglianza di genere che garantisca alle donne pari diritti di possedere, gestire, ereditare e controllare la terra e di avere accesso al credito e a tecnologie appropriate.
Interrompere gradualmente la produzione e l’utilizzo dell’energia nucleare e delle sostanze tossiche sviluppando ed espandendo l’uso di fonti energetiche alternative rinnovabili e pulite, in cooperazione con la comunit scientifica.
D. Sicurezza Ambientale e Salute
In tutto il mondo la sicurezza ambientale delle comunit urbane e rurali a rischio, e le popolazioni, specialmente quelle che vivono in condizioni di povert, sono esposte a sostanze tossiche e a radiazioni, soffrono della scarsit di acqua potabile e della mancanza di igiene, o vivono in zone esposte a calamit naturali.
I cambiamenti globali che investono il clima contribuiscono ad incrementare le situazioni di pericolo.
Uomini e donne (reagiscono differentemente)hanno suscettibilit diverse a vari rischi ambientali, ma le donne hanno spesso minori opportunit di proteggere e tutelare la propria salute. I diritti umani delle donne e la sicurezza economica delle stesse sono irraggiungibili senza servizi sanitari e riproduttivi di base che siano accessibili e convenienti.
Raccomandazioni delle Donne
Includere, nella fase di monitoraggio dello stato di attuazione dell’Agenda 21, dati e ricerche disaggregate secondo il genere sui rischi per la salute delle donne legati all’ambiente;
Potenziare entro il 2015 l’accesso alle cure per la salute sessuale e riproduttiva da parte di individui di ogni et attraverso i servizi sanitari di base;
Attuare gli obiettivi del “Millennium Goal” per ridurre la mortalit materna e infantile entro il 2015;
I governi dovrebbero mirare a dimezzare, entro il 2015, la proporzione di persone che non hanno accesso ad acqua potabile come raccomandato dagli accordi del Millennium Goal delle Nazioni Unite;
Mettere a disposizione dei giovani le informazioni sui metodi di prevenzione dall’HIV e, contemporaneamente, farmaci a costi accessibili (portare l’accesso dei giovani a tali servizi al 90% entro il 2005 e al 95% entro il 2010);
E. Pratiche di governo[3] per lo sviluppo sostenibile
Il governo per lo sviluppo sostenibile include, ma non limitato, a piena e proporzionale partecipazione di tutti i portatori di interesse e cittadini ad ogni livello decisionale, responsabilit[4] dei governi nei confronti dei cittadini, trasparenza, inclusione, uguaglianza e legalit; l’atto di governare non neutro.
La partecipazione delle donne alle strutture di governo a livello nazionale e internazionale rimane tristemente bassa. L’ascesa senza precedenti delle compagnie multinazionali ha avuto l’effetto di concentrare il potere globale nelle mani di pochi uomini per lo pi dei paesi industrializzati, escludendo larghi segmenti delle societ globale e soprattutto le donne dal potere decisionale economico e politico.
Raccomandazioni delle Donne
I governi e le istituzioni internazionali devono impegnarsi per l’attuazione di obiettivi misurabili e piani d’azione per raggiungere la cosiddetta ‘massa critica’ del 30% di donne presenti al potere entro il 2003 e finalmente bilanciare la presenza di uomini e donne (50%) entro il 2005;
Le Nazioni Unite dovrebbero istituire entro il 2004 un meccanismo di rendicontazione, in aggiunta al processo CEDAW che consenta di seguire nel tempo il ruolo delle donne nei processi decisionali in tutti i paesi del mondo;
I processi di Agenda 21 Locale devono essere promossi come parte delle strutture di governo locale e realizzati tenendo conto delle differenze di genere;
Rafforzare i legami tra i processi di Agenda 21 Locale e l’attuazione dell’Agenda Habitat[5].
F. Formazione delle Competenze
L’accesso all’istruzione essenziale per lo sviluppo sostenibile ma molti programmi educativi sono carenti nel considerare la sostenibilit dello sviluppo come elemento critico per il futuro di tutte le generazioni.
L’istruzione delle donne la chiave per combattere alla radice la povert e per promuovere lo sviluppo sostenibile ma le donne e le ragazze costituiscono la maggior parte (65%) della popolazione analfabeta nel mondo.
Raccomandazioni delle Donne
Attuare programmi per raggiungere la piena alfabetizzazione, assicurando che le popolazioni rurali e urbane, specialmente quelle povere, beneficino di un’istruzione che risulti rilevante rispetto ai loro bisogni;
Promuovere un’istruzione che sia sensibile alle identit di genere e assicurare che lo sviluppo sostenibile sia integrato in tutti i curricula;
Integrare e proteggere le conoscenze tradizionali delle donne e delle popolazioni indigene nell’istruzione e nei processi politici e decisionali;
Utilizzare e promuovere strumenti dati e indicatori distinti per genere, quali analisi di impatto di genere, budget di genere etc;
I governi devono cercare di restringere entro il 2005 il divario di genere nella frequenza alle scuole primarie e secondarie e assicurare, entro il 2015, ogni bambino possa completare il primo ciclo dell’istruzione, come raccomandato dal Millennium Goal delle Nazioni Unite;
G. Accordi e collaborazioni per lo Sviluppo Sostenibile
Le partnership tra governi, istituzioni e societ civile dovrebbero essere costruite su principi di rispetto dei diritti umani, trasparenza e responsabilit, inclusione, uguale partecipazione, uguaglianza di genere e dovrebbero prevedere consultazioni e processi di dialogo tanto quanto politiche ed azioni di sostegno alle comunit locali e per il miglioramento degli ecosistemi.
Esistono gi molte collaborazioni tra organizzazioni di donne da tutto il mondo incluse le reti sulla pace, le pratiche di governo, la sicurezza ambientale e la giustizia economica.
Raccomandazioni delle Donne
Sviluppare un Codice di Condotta per le Partnership chiaro e ben definito che includa commissioni di inchiesta sul genere che abbia un sistema interno di monitoraggio e valutazione dei risultati, dei costi dei benefici e degli impatti;
Fornire risorse finanziarie e altre risorse per la formazione di competenze che rendano possibile una reale partecipazione e dare vita a partnership che si realizzino all’insegna dell’uguaglianza.
[1] Si tratta della “Millennium Declaration”, Dichiarazione Onu per il Millennio, convenzione firmata nel settembre 2000 dai rappresentanti di 189 paesi che si impegnano a raggiungere 8 obiettivi per lo sviluppo sostenibile entro il 2015 (al primo posto lo sradicamento della povert estrema, al terzo l’uguaglianza di genere e l’acquisizione di potere da parte delle donne).
[2] Commission for the Elimination of Discrimination Against Women (Commissione per l’Eliminazione della Discriminazione contro le Donne): istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979 che ha nello stesso anno approvato una convenzione omonima legalmente vincolante per gli stati aderenti.
[3] La parola inglese usata (e sempre pi diffusa nei dibattiti sulle politiche internazionali) governance che indica la pratica, l’atto, le modalit di governo, non il gruppo o le istituzioni che governano (ndt).
[4] Responsabilit traduce qui accountability che esprime l’atto concreto di giustificarsi e rispondere del proprio operato (ndt).
[5] Accordo stipulato nel corso della Conferenza Onu sugli Insediamenti Umani (Istanbul, 1996).