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  • IL RUOLO E GLI IDR: COSA MANCA PER REALIZZARE QUANTO DISPOSTO DALLA LEGGE 186/03. Cinque domande al Prof. Orazio Ruscica, Segretario Nazionale dello Snadir

    IL RUOLO E GLI IDR: COSA MANCA PER REALIZZARE QUANTO DISPOSTO DALLA LEGGE 186/03


     


    Cinque domande al Prof. Orazio Ruscica, Segretario Nazionale dello Snadir


     


     


    D – Professore Ruscica, la Ruscicainterv.jpglegge 186/03 prevedeva l’immissione in ruolo di 15.366 unità, ma in realtà siamo ancora al di sotto di questa cifra: perché?


    R – Il motivo principale riguarda il fatto che molti docenti di religione – prima di andare in pensione – hanno voluto  realizzare il loro sogno di passare in ruolo, per poi lasciare, subito dopo, l’insegnamento; pertanto occorre verificare quanti docenti di religione sono andati in pensione (o sono passati ad altro insegnamento) dopo l’immissione in ruolo del primo e secondo contingente. Secondo nostri calcoli, ovviamente da confrontare con i dati del Ministero, rimarrebbero da coprire altre 400 cattedre circa.


    Ma c’è un altro problema che attende una risposta politica.


     


    D – Qual è  quest’altro problema?


    R –  La questione non riguarda tanto le 15.366 unità di cui sopra, quanto una mancata copertura dei posti fino al 70% in alcune regioni; in pratica è successo che, già con l’immissione in ruolo del secondo contingente, in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, le graduatorie dei vincitori di concorso sono andate esaurite e pertanto non si è riusciti a coprire con personale di ruolo tutti i posti  fino al limite del 70%.


    E’ dunque necessario che il Governo metta in atto tutte le iniziative necessarie per assicurare – in tali regioni – la totale copertura del 70% dei posti previsti dalla legge 186/2003.


     


    D – Cosa sta facendo lo Snadir per sollecitare il Governo a dare risposte concrete a queste due questioni?


    R – Per quanto riguarda i posti mancanti al raggiungimento delle 15.366 unità abbiamo fortemente sollecitato il ministero della pubblica istruzione a chiudere entro le prossime settimane la verifica dei posti residui; per poi così procedere  ad una ulteriore immissione in ruolo – utilizzando le attuali graduatorie.


    Per la seconda questione abbiamo avviato fin da settembre scorso un intenso confronto con le forze politiche per trovare una soluzione a tale problema e presentato un emendamento alla finanziaria 2008 che prevedeva: 1)  la trasformazione della attuale graduatoria del concorso in graduatoria ad esaurimento, allo scopo di permettere – nel momento in cui si fosse liberato qualcuno dei posti compresi nel 70% – lo scorrimento della graduatoria stessa;  2) l’espletamento di un concorso riservato in quelle regioni dove a seguito dell’esaurimento delle graduatorie non si è potuta coprire la totalità dei posti rientranti nel 70%.


    La prima delle due richieste ovviamente risponde alle esigenze dei vincitori di concorso che non hanno visto immediatamente concretizzata la loro immissione in ruolo: lo scorrimento della graduatoria  a seguito dei  pensionamenti che si prevedono nei  prossimi tre anni permetterebbe loro di passare in ruolo. L’espletamento di un  concorso riservato in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto rappresenta invece la possibilità  di coprire tutti i posti fino al limite del 70% nelle suddette regioni, dove, come detto, le graduatorie sono andate esaurite già dopo l’immissione in ruolo del secondo contingente.


    Purtroppo l’emendamento, durante la conferenza dei capigruppo, non ha avuto esito positivo: infatti è stato sostenuto solo dagli On.li  Fabris e Li Causi , mentre ha incontrato la forte opposizione di socialisti e radicali.


     


    D – Lo Snadir intende mobilitare gli insegnanti su tali obiettivi?


    R –Lo Snadir avvierà da subito una raccolta di firme per richiedere al Ministro della pubblica istruzione e al Governo la trasformazione della graduatoria concorsuale in graduatoria ad esaurimento – come già avviene per le altre discipline – e l’espletamento di un concorso riservato, nonché la costituzione di una classe di concorso per l’insegnamento della religione cattolica.


    Sarà impegno dello Snadir richiedere all’Amministrazione l’applicazione delle norme sulla mobilità territoriale e professionale tenendo presente tre punti fermi: la Costituzione, l’Intesa e i diritti dei docenti esplicitati nel contratto collettivo integrativo sulla mobilità.


    Sarà, inoltre, necessario sollecitare il ministero della pubblica istruzione a dare piena attuazione  a quanto previsto dal comma 10 dell’art. 3 della Legge n. 186/2003, e cioè far si che i contratti di lavoro  a  tempo determinato siano stipulati dai dirigenti scolastici, su indicazione del dirigente regionale, d’intesa con l’ordinario diocesano competente per territorio. L’attuazione di tale norma consentirebbe di garantire ai docenti di religione inseriti in graduatoria di merito del concorso  la precedenza nelle assegnazioni degli incarichi annuali.


     


     


    D – Quali altre iniziative a breve termine lo Snadir si propone di mettere in atto per conferire all’insegnamento della religione un ruolo sempre più incisivo all’interno della scuola e della società civile?


    R – Sono molte e diversificate le problematiche che lo Snadir  sta  affrontando perché i docenti di religione esprimano al meglio la loro professionalità.


    Occorre innanzitutto chiarire all’opinione pubblica (e alla classe politica) in cosa consiste realmente l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e il ruolo che esso ricopre nella formazione degli studenti e nella loro  consapevolezza di essere “cittadini”.


    Altro importante impegno dello Snadir è quello di aprire un dibattito sulla “materia alternativa”, ritenendo poco edificante la scelta alternativa dell’ora “del nulla”, mentre si dovrebbe consentire anche a chi non si avvale di ricevere adeguate competenze in ambito religioso. In questo senso riterrei auspicabile che gli studenti, grazie all’insegnamento della religione cattolica e della materia alternativa, possano acquisire, innanzitutto,  gli strumenti necessari per esercitare il valore della tolleranza, prendendo nel contempo le distanze da ogni tipo di fondamentalismo, da sempre nemico del dialogo e della pace, ma necessari anche per comprendere i limiti di certa “letteratura” priva di qualunque fondamento storico, culturale e teologico, o di una certa visione della “scienza” riproposta ultimamente nella sua obsoleta interpretazione dell’empirismo logico.


    Rossella Sudano


     


     



    Snadir – venerdì 18 gennaio 2008

  • UNA PETIZIONE A FAVORE DEI DOCENTI DI RELIGIONE PER REALIZZARE QUANTO DISPOSTO DALLA LEGGE 186/2003

    UNA   PETIZIONE  A FAVORE DEI DOCENTI DI RELIGIONE PER REALIZZARE QUANTO DISPOSTO DALLA LEGGE 186/2003


     


    Lo SNADIR ha avviato una raccolta di firme (modello per la raccolta di firme) indirizzata a:


    ·     Ministero della Pubblica Istruzione


    ·     Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella pubblica amministrazione (ex Funzione Pubblica)


    ·     Parlamento italiano


    Affinché, l’attuale graduatoria di merito


    a seguito del concorso riservato (legge 186/2003; DDG 2 febbraio 2006) sia trasformata in


    graduatoria ad esaurimento


    come già avviene per le altre discipline. La graduatoria ad esaurimento potrà garantire la progressiva immissione in ruolo ai docenti di religione vincitori di concorso attualmente in servizio con contratto a tempo determinato;


    sia indetto ed espletato


    un nuovo concorso riservato


    per gli insegnanti di religione cattolica che abbiano prestato servizio per almeno quattro anni nel corso degli ultimi dieci anni, da svolgersi esclusivamente in quelle Regioni dove le graduatorie risultano esaurite  e per i posti disponibili fino alla quota del 70% prevista dalla legge 186/2003


    sia attribuito  all’insegnamento della religione cattolica


    un codice di classe di concorso o di abilitazione all’insegnamento,


    quale riconoscimento del nuovo status giuridico determinato dall’accesso nella scuola a mezzo di concorso pubblico (Legge n. 186/2003).


    sia consentito esplicitamente anche ai docenti di religione


    la valutazione del servizio di religione nelle graduatorie ad esaurimento e l’accesso ai corsi per il conseguimento dell’abilitazione e dell’idoneità all’insegnamento per altre discipline


    (Legge n. 143/2004, art. 2, comma 1, lett. c-bis e comma 1 ter) per altre discipline.


    _______________________________


    ·     Modello raccolta firme (file in formato pdf)


    Modalità per la raccolta di firme


    Ogni collega di ruolo, e non, è invitato a far firmare da parenti, amici, colleghi il modulo sottoriportato e ad inviarlo per posta entro il 31 maggio 2008 (*) allo Snadir Segreteria nazionale – Piazza Confienza, 3 – 00185 ROMA.


    Successivamente lo Snadir presenterà tutte le petizioni al Parlamento, al Ministro della Pubblica Istruzione e al Ministro della Funzione Pubblica.


    E’ necessario che ogni docente di religione si impegni a far sottoscrivere la petizione da almeno 50 cittadini italiani (maggiorenni). Per comodità abbiamo riportato un modello che può contenere 10 firme. Fotocopiando 5 modelli si arriva facilmente a 50 firme. Si consiglia di tenere un  modello di petizione pronto per le firme.


     


    (*) A seguito delle elezioni politiche la scadenza del 31 marzo 2008 precedentemente stabilita è prorogata al 31 maggio 2008. La Petizione sarà presentata al nuovo Governo e Parlamento. 

  • ADOZIONI LIBRI DI TESTO 2008/2009

    ADOZIONI LIBRI DI TESTO 2008/2009


     


       Il Ministero della Pubblica Istruzione con la circolare n. 9 del 15 gennaio 2008, prot. 373 ha stabilito le modalità per l’adozione dei libri di testo nella scuola primaria, nella scuola secondaria di I grado e negli istituti di istruzione secondaria superiore per l’a.s. 2008/2009. Le istituzioni scolastiche dovranno comunicare entro il 10 giugno 2008 le adozioni effettuate. I collegi dei docenti sono invitati a deliberare le adozioni nella seconda decade del mese di maggio per la scuola secondaria superiore e nella terza decade dello stesso mese per la scuola primaria e secondaria di I grado. In questo modo potranno, per via telematica, inviare all’Aie, entro il 10 giugno, i dati delle adozioni effettuate.
       Per quanto riguarda la scelta dei testi scolastici per i corsi di istruzione secondaria superiore non è prevista nessuna innovazione. Anche per scuola primaria la dotazione libraria risulta configurata come per il corrente anno scolastico.


       Relativamente all’insegnamento della religione cattolica, per gli alunni che intendano avvalersene, i testi per la scuola primaria risultano configurati come segue:




    • volume I – per la classe prima e per il primo biennio (classi II e III), composto di 80 pagine;


    • volume II – per il secondo biennio (classi IV e V), composto di 80 pagine.

       Oltre la circolare ministeriale n. 9,  il Ministero ha diramato il decreto n. 7 (15 gennaio 2008) che fissa i prezzi dei testi della scuola primaria:


     




































































    Classe


    Libro della prima classe


    Sussidiario


    Sussidiario dei linguaggi


    Sussidiario delle discipline


    Religione


    Lingua straniera


    Totale


    1a


    € 9,87


    € 6,05


    € 2,99


    € 18,91


    2a


    € 13,82


    € 4,46


    € 18,29


    3a


    € 19,76


    € 5,95


    € 25,71


    4a


    € 12,78


    € 15,86


    € 6,06


    € 5,95


    € 40,66


    5a


    € 15,50


    € 18,50


    € 7,44


    € 41,44


    Totale


    € 9,87


    € 33,58


    € 28,28


    € 34,36


    € 12,12


    € 26,80


    € 145,00


       Mentre il Decreto n. 8 ( 15 gennaio 2008) , fissa i prezzi di copertina, approntando un’apposita tabella, e il prezzo massimo complessivo della dotazione libraria necessaria per le discipline di ciascun anno di corso della scuola secondaria di primo grado, da assumere quale limite all’interno del quale i docenti sono tenuti ad operare le proprie scelte. Ecco gli importi : 1ª media euro 286,00; 2ª media euro 111,00; 3ª media euro 127,00. Un  decreto, in via di emanazione, stabilirà il tetto di spesa per i testi della scuola secondaria superiore.  Per quanto riguarda il noleggio e il comodato d’uso dei libri di testo alcune novità sono contenute nella legge Finanziaria2007 (legge n. 296/2006). Circa la concessione in comodato d’uso, a fronte di particolari esigenze, dei libri di testo agli studenti che adempiono l’obbligo d’istruzione, nonché sull’estensione della gratuità parziale dei libri di testo agli studenti del primo e del secondo anno dell’istruzione secondaria superiore. A tal fine sono state ripartite,specifiche risorse finanziarie,su base regionale
       Una ulteriore innovazione introdotta dalla citata legge finanziaria riguarda il noleggio di libri scolastici agli studenti da parte di istituzioni scolastiche, reti di scuole e associazioni dei genitori. In tal caso, come già precisato con nota circolare prot. n. 7919 del 24 luglio 2007, deve essere salvaguardato il diritto d’autore, mediante apposita autorizzazione da parte dell’avente diritto per i testi  noleggiati.


    Antonino Abbate



    Snadir  – venerdì 18 gennaio 2008

  • Indagine OCSE: la scuola italiana colloca due studenti su tre in una condizione di afasia

    Indagine OCSE: la scuola italiana colloca due studenti su tre in una condizione di afasia

      

       Il mondo della scuola non può disattendere i risultati di Pisa (Programme for International Student Assessment) 2006: la preparazione degli studenti italiani si colloca con un punteggio significativamente inferiore rispetto alla media degli altri paesi. Pisa 2006 rappresenta un’indagine internazionale promossa dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per accertare le competenze dei quindicenni scolarizzati nelle aree della lettura, della matematica e delle scienze. Ogni ciclo dell’indagine approfondisce in particolare un’area: nel primo ciclo (PISA 2000) è stata la lettura, nel secondo (PISA 2003) è stata la matematica. In PISA 2006 l’area principale di indagine è costituita dalle scienze.
       L’approccio di PISA 2006 riflette le nuove e diverse competenze richieste nell’attuale mercato del lavoro e in generale nella società e che variano dall’applicazione delle nuove tecnologie alla cittadinanza attiva. Le principali competenze misurate dalla ricerca PISA 2006 sono: la capacità degli studenti ad identificare argomenti scientifici, a spiegare scientificamente i fenomeni, ad applicare i concetti scientifiche nei contesti della vita reale. Il rapporto misura anche le conoscenze scientifiche degli studenti (mondo naturale e le nuove tecnologie) e sulla scienza stessa. Infine sono valutate le attitudini degli studenti verso la scienza. Per quanto riguarda gli esiti dei singoli paesi, ancora una volta la Finlandia si colloca al primo posto.  Gli esiti dei ragazzi italiani, invece, peggiorano ulteriormente rispetto a PISA 2003, e si collocano nella fascia di paesi con una media significativamente al di sotto della media Ocse. Si evidenziano, però, differenze significative tra le diverse aree geografiche del paese, come già avvenuto con Pisa 2003. Se i dati relativi al Nord Est collocano tale area tra i paesi con medie significativamente al di sopra della media Ocse, Centro Italia, Sud e isole hanno risultati decisamente al di sotto della media.
       A questo punto una riflessione. In molti paesi stranieri, come ad esempio la Danimarca, la Germania e la Polonia, le ricerche PISA del 2000 e 2003 sono state un’occasione importante per interrogarsi sui propri sistemi scolastici e aprire un ampio dibattito che ha coinvolto politici, esperti, ricercatori e docenti per definire nuove strategie atte a migliorare la qualità dell’apprendimento con anche esiti positivi.
       Su questo punto chiediamo un’opinione del segretario nazionale dello Snadir, Orazio Ruscica.
    "Questi semplici dati ci offrono un quadro abbastanza chiaro della selezione in atto nella scuola italiana. Il 68% degli studenti italiani si attesta su una media molto inferiore a quella Ocse. La scuola che noi vogliamo non può accettare che si ‘prolunghi questo sistema di selezione, della scelta di pochi che dovranno dominare e dei molti che dovranno obbedire’. Non possiamo accettare che la scuola collochi due studenti su tre in una condizione di afasia. Noi vogliamo che tutti gli studenti abbiano il dominio sulla parola. ‘La parola è la chiave fatata che apre ogni porta’, e soltanto quando tutti e ogni singolo studente sapranno dominare la realtà attraverso i linguaggi offerti dal sapere  ci sarà vera parità. Oggi è necessario che ogni studente non solo abbia un diploma o laurea, ma che sappia. Ma questo sapere deve essere in grado di dare dignità a tutti gli studenti, renderli protagonisti, farli crescere, renderli liberi e consapevoli. Una scuola insomma che solleciti negli studenti  la capacità di elaborare strumenti nuovi e più adeguati per difendere ‘le ragioni degli ultimi e  di raddrizzare un mondo ingiusto’.
       In questo contesto dove alla scuola è chiesto un cambiamento, i docenti di religione avranno un ruolo determinante o dovranno stare a guardare?
       "Chi meglio di noi può essere cerniera di dialogo tra la scuola e gli studenti; possiamo quindi diventare facilitatori di un nuovo modo di essere scuola, proponendo la nostra idea di istruzione e formazione.
    Se questa idea altri si uniranno. Sarà certamente stimolante per il sistema di istruzione avere un nuovo sindacato che sia in grado di coniugare in modo virtuoso le esigenze dei docenti e degli studenti, del personale della scuola e delle famiglie al fine di ottenere per ognuno il successo. Noi siamo certi che l’amore per il sapere e per la sua diffusione è di vitale importanza per il futuro della società, perché – come afferma il Talmud babilonese, Shabbath 119b ‘una città in cui non ci sono bambini che vanno a scuola sarà distrutta’ e che ‘il mondo esiste solo per il respiro dei bambini che vanno a scuola’.
       Ora noi vogliamo sostenere il ‘respiro’ degli studenti e coloro che si occupano di loro e li aiutano a respirare meglio, perché desideriamo tenere in piedi il mondo>.

    Emanuela Benvenuti

    Snadir – venerdì 18 gennaio 2008

     

  • L’ORA ALTERNATIVA ALL’IRC: NON PIU’ PROCRASTINABILE PER EVITARE L’AFFERMARSI DI MODELLI ANTIEDUCATIVI


    L’ORA ALTERNATIVA ALL’IRC: NON PIU’ PROCRASTINABILE  PER EVITARE L’AFFERMARSI DI MODELLI ANTIEDUCATIVI


    “Quello che più fa paura è il nulla che viene proposto in alternativa, la cosiddetta ora di <bighellonaggio>, l’ora per andare a fare colazione, per fumarsi una sigaretta, e magari per fare un salto in sala giochi”.


    E’ ora di parlarne. E’ ora di fare chiarezza. Gli insegnanti di religione cattolica vogliono l’ora alternativa al loro insegnamento, non la ostacolano, non ne hanno paura. Anzi, quello che più fa paura è il nulla che viene proposto in alternativa, la cosiddetta ora di «bighellonaggio», l’ora per andare a fare colazione, per fumarsi una sigaretta, e magari per fare un salto in sala giochi.
    «Noi auspichiamo che venga fatta chiarezza sulla DonatellaBuonriposi.jpgquestione – commenta l’insegnante di religione Paola Paoli -. Nella scuola di oggi, però, la maggior parte dei docenti non ha più ore a di-sposizione, e questo implica un problema: chi può fare l’ora alternativa? Non essendoci docenti disponibili, andrebbero pagati altri insegnanti, o quelli dello stesso Istituto con ore di straordinario. Ma la scuola dell’autonomia deve fare i conti con bilanci risicati e allora la questione si fa più complicata. Credo che la questione dovrebbe essere affrontata dal punto di vista legislativo».  
    Giacomo, studente in un Istituto superiore ed eletto come rappresentante di Istituto, ha le idee chiare sulla questione dell’ora alternativa. «E’ un’ora prevista nel testo di revisione dell’Intesa concordataria, ma di fatto è rimasta lettera morta. Perché? Le ragioni per me sono varie. C’è, ad esempio, una questione di principio: qualora l’ora alternativa potesse consistere in lezioni di “filosofia della scienza”, o anche di etica civile, di educazione civica o di taglio e cucito, la natura di tali attività sarebbe di fatto così diversa dall’ora di religione da generare una discriminazione nei confronti di chi ha scelto di seguire l’Irc. Per usufruire di questa nuova offerta formativa essi dovrebbero rinunciare all’ora di religione che loro e le loro famiglie hanno accettato. Finirebbe così per instaurarsi un circolo vizioso difficilmente risolvibile. Una sentenza della corte costituzionale ha, inoltre, dichiarato inammissibile l’obbligatorietà dell’ora alternativa, essendo la scelta di avvalersi o non avvalersi dell’Irc una pura scelta di coscienza, per cui essa non può ridursi ad una banale opzione fra due “prodotti culturali”. Infine, a mio parere, non poche forze politiche hanno preferito abbandonare l’idea dell’ora alternativa per rendere in qualche modo più appetibile la scelta di non avvalersi, svuotando di valore culturale la scelta di frequentare l’Irc. Se infatti l’alternativa all’Irc è il nulla (l’uscire da scuola, l’andare al bar etc.), la stessa ora di Irc viene almeno in parte nullificata».
    Una riflessione sul tema ce la propone anche la professoressa Donatella Buonriposi, assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Lucca e dirigente scolastica all’Itis Fermi della stessa città toscana. «Sono dell’avviso che chi non si avvale dell’insegnamento della religione abbia diritto ad un’ora alternativa.  Credo, altresì, che la stessa ora  di religione debba trovare una nuova impostazione per la formazione globale delle persone, degli alunni: un’ora per riflettere sulla propria vita e sul proprio futuro. L’ora alternativa, poi, dovrebbe essere un’attività proposta all’interno del Pof. Un’ora di dibattito personalizzato, rispondente cioè ai bisogni degli alunni. Credo che dovrebbero essere fatti dei percorsi per moduli: e ogni ragazzo potrebbe scegliere quello a lui più congeniale».
    Un’idea tutta diversa la esprime lo storico Alessandro Bedini. «Penso che l’ora alternativa all’Irc – commenta – debba essere sfruttata per affrontare argomenti relativi alle culture ‘altre’. In una scuola sempre più impegnata su programmi e progetti non certo di ampio respiro, basti solo  pensare che la letteratura e la storia non vengono studiate in prospettiva europea, avere l’occasione di approfondire culture diverse dalla propria rappresenta una valida alternativa. Un simile approccio ha il pregio di affrontare questioni di grande attualità: la presenza dei Dalai Lama e il grande problema tibetano è un esempio. Lo stesso vale per la conoscenza dell’Islam, della sua cultura e del rapporto con le altre fedi religiose. Non mi illudo certamente che in un’ora alla settimana si possano affrontare tematiche tanto complesse. Si possono tuttavia lanciare degli imput, si può suscitare curiosità, stimolare la voglia di approfondire. Sarebbe un ottimo risultato».



    Emanuela Benvenuti


    Snadir – martedì 15 gennaio 2008