Otto marzo: festeggiare, perché?

Otto marzo: festeggiare, perché?



   Ribellati, donna!


   Non cadere nella trappola commerciale dell’otto marzo, che non rispecchia appieno ciò che tu sei, per cui vivi, per cui lotti o il tuo essere ontologicamente donna. Tu sei grande. Tu, donna, madre, figlia, sorella, che ti fai grembo dell’essere umano, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza, ribellati.  
   Ma chi è la donna e cosa è la femminilità? E’ in alternativa e subordinata alla mascolinità?
   La mia formazione teologica mi solletica un po’ a ricercare una possibile risposta all’interno del discorso biblico. Se infatti rivisitiamo la pagina biblica che presenta la creazione dell’uomo, riusciamo ad individuare con molta chiarezza il radicale fondamento antropologico della dignità della donna, additandocelo nel disegno di Dio sull’umanità. FotoDonnainbiancoenero.jpg
   Vediamo che l’atto creativo di Dio si sviluppa secondo un preciso progetto. Innanzitutto, in Gn 1,26 è detto che l’uomo è creato ad “immagine e somiglianza di Dio”, espressione che chiarisce subito la peculiarità dell’uomo nell’insieme dell’opera della creazione.  Si dice poi, in Gn 1,27 che egli, sin dal principio, è creato come maschio e femmina.
   Sì, perché l’uomo pur trovandosi circondato dalle innumerevoli creature del mondo visibile, si rende conto di essere solo, Gn 2,20. Dio interviene per farlo uscire da tale situazione di solitudine: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”, leggiamo in Gn 2,18. Nella creazione della donna è inscritto, dunque, sin dall’inizio il principio dell’aiuto. Aiuto reciproco e non unilaterale come qualcuno dice, male interpretando il passo biblico. La donna è il complemento dell’uomo come l’uomo è il complemento della donna e non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma ontologico.
   Dopo averli creati  comanda loro di riempire la terra e soggiogarla, Gn 1,28. Con questo voglio dire che non conferisce loro soltanto il potere di procreare per perpetuare nel tempo il genere umano, ma che affida loro anche la terra come compito, impegnandoli ad amministrarne le risorse con responsabilità. Non riflettono una uguaglianza statica e omologante, ma nemmeno una differenza abissale e inesorabilmente conflittuale.
   Allora, perché tanti soprusi, non solo quelli relegati nel passato, ma incredibilmente presenti? Mi riferisco alla lunga e umiliante storia, per quanto spesso sotterranea, di soprusi perpetrati nei confronti delle donne nel campo della sessualità. Possiamo ancora oggi rimanere impassibili e rassegnati di fronte a questo fenomeno? E’ ora di condannare con decisione, dando vita ad appropriati strumenti legislativi di difesa, le forme di violenza sessuale che non di rado hanno per oggetto le donne.
   In nome del rispetto della persona, non possiamo non condannare la diffusa cultura edonistica mercantile (in cui prosperano anche tendenze di maschilismo aggressivo), che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità, inducendo anche ragazze in giovanissima età a cadere nei circuiti della corruzione e a prestarsi alla mercificazione del loro corpo.
   E che dire poi degli ostacoli che, in tante parti del mondo, ancora impediscono alle donne il pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica?  Non è forse per gentile concessione dell’uomo maschio, che qualche donna occupa qualche posto di rilievo nell’universo politico? Eppure la donna, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, dà un indispensabile contributo all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento e alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità. Forse perché lei, più dell’uomo, vede l’uomo perché sa vedere con il cuore.
   Coraggio, donne ricordiamo con la percezione, che è propria della nostra femminilità,  che nella quotidianità e non nello straordinario, arricchiamo la comprensione del mondo e contribuiamo alla piena verità dei rapporti umani.
   Denunciamo le ingiustizie, ma andiamo avanti con coraggio costruendo  magari un progetto di promozione che riguardi tutti gli ambiti della vita femminile, a partire da una universale presa di coscienza della dignità della donna.
   Solo allora, l’uomo e la donna potranno veramente fare festa.


Maricilla Cappai


Snadir – sabato 8 marzo 2008

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *