Le polemiche contro l’insegnamento della Religione Cattolica sono ormai attacchi triti e ritriti con argomentazioni spesso infondate e lungi dall’essere realmente animate da intenzioni laiciste. Appare evidente leggendo l’ennesimo articolo apparso su Micromega ai danni dell’ora di religione, questa volta firmato da Maria Mantello che titola “Quell’ora di religione che è da eliminare”.
Nelle parole di Mantello, l’Irc andrebbe eliminato perché “se crediamo ancora nell’Europa e nei valori di libertà laicità democrazia, ritengo che sia sempre più quanto mai necessario intensificare la nostra azione culturale-politica-sociale affinché il nostro motto: Né dogmi Né padroni sia sempre più il motore per l’emancipazione e l’autodeterminazione individuale e sociale.”. In sintesi: Mantello accusa l’Irc di essere contro i principi di libertà, laicità e democrazia su cui si fonda la scuola italiana.
Non si accorge, Mantello, che nella tesi da lei supportata, accompagnata peraltro da un vasto excursus storico e normativo, manca una cosa fondamentale, ossia chiarezza sul concetto di laicità affermato dalla nostra Costituzione. Vero è che il tratto distintivo della scuola pubblica italiana è che essa è laica e plurale: è una scuola di tutti e per tutti, senza distinzione di razza, di sesso, di genere, di religione. Ma ciò non nega il fatto che la conoscenza e la comprensione della religione cattolica rappresentino un elemento fondamentale per la crescita culturale e civile delle giovani generazioni, anche solo per il ruolo che la religione cattolica ha avuto ed ha tutt’ora nella storia e nella vita civile del nostro paese.
È possibile comprendere l’Opera di Dante senza la conoscenza della dottrina cattolica? È possibile cogliere alcune delle opere d’arte più famose al mondo (dalla creazione di Adamo di Michelangelo all’Ultima cena di Leonardo da Vinci) eliminando dalla scuola l’orizzonte religioso?
È possibile ignorare il fatto che il cattolicesimo abbia influenzato arte, costumi, cultura e vita politica sia in Italia che in moltissime altre parti del mondo? È possibile promuovere tra gli studenti la partecipazione ad un dialogo autentico e costruttivo senza abituarli a comunicare sui valori fondamentali della cultura cattolica – iscritte nelle categorie storiche del popolo italiano – come la tolleranza, la carità, il dono, il rispetto della vita e del prossimo?
L’ora di religione, oggi, non è un’ora di catechesi, ma un insegnamento che trova spazio nella scuola per via un riconoscimento oggettivo da parte dello Stato, che lo considera portatore di grande forza educativa, nonché di contenuti culturali e formativi della persona, al pari delle altre discipline.
Quello che l’ora di religione si propone di essere all’interno della scuola italiana è piuttosto uno spazio di formazione culturale indispensabile per cogliere aspetti fondamentali della vita e delle tradizioni del nostro Paese e della nostra società che spesso e volentieri ignora il bisogno di significato dei nostri studenti, le domande scomode, i grandi interrogativi sulla complessità del reale.
Non a caso, l’UNESCO afferma che «Nessun sistema educativo può permettersi di ignorare il ruolo della religione e della storia nella formazione della società». Per dirla con le parole di Abraham B. Yehoshua: “Anche se non credo in Dio, la sua presenza nella mente di moltissimi umani mi riguarda e mi interessa”.
Perché dunque abbandonare i nostri studenti all’analfabetismo religioso? Perché negare loro la storia della nostra tradizione religiosa e le basi di una cultura che fa parte del nostro patrimonio storico e umano? Perché privarli delle premesse per un’apertura più cosciente al dialogo e allo scambio, nel rispetto e nella valorizzazione delle differenti opzioni di vita?
Finiamola, dunque, con le solite polemiche pretestuose costruite sul nulla, lasciamo piuttosto ai nostri studenti la scelta e l’opportunità di comprendere meglio il mondo e la società in cui tutti viviamo.
Orazio Ruscica, segretario nazionale Snadir
Fgu/Snadir – Professione i.r. – 29 giugno 2022 – h.10,00
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