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Nessuna
guerra santa

Anche il cinema di Venezia 59, fa
memoria dell11 settembre 2001

Il
pubblico giovane del Lido, forse no global, forse composto da tipi pericolosi da
piazza e girotondo anche se stranieri, quello che fa code interminabili per gli
autori cult(tipo Kitano, Kaynes, Mendes), apparso poco 
interessato a celebrate cinematografie quali la cinese, la giapponese e
l’iraniana, e ha tributato tantissimi  applausi
al film collettivo 11 settembre 2001;
anche perch gli undici piccoli film che lo compongono sono girati benissimo,
comunicando emozioni. non ideologia. Per tale motivo, sembrano esagerati,
disinformati, politicamente scorretti coloro che hanno fatto fuoco e fiamme
politiche senza averlo visto: o avendolo visto con gli occhi chiusi dalla
rabbia dottrinale, per non vedere, per non ricordare, per non sapere.

A pochi giorni dellanniversario tragico dell11 settembre 2001 che ha richiamato le coscienze a riflettere sulle
disparit del mondo che tanta ingiustizia impone con il potere dei grandi, a
Venezia, nel clamore dei divi, delle corse frenetiche per acchiappare la
pietra verde, ormai appannaggio della Rai e di Telepi, nonch di tante
conventicole che si sono formate e che hanno lacerato il prestigio della Mostra
di Venezia, la prima e lunica, fino a qualche anno fa, a conservare una certa
eleganza, lesclusivo  vero film
evento  stato 11’09”01,  diviso in
undici diversi episodi, girati da undici registi di altrettanti paesi. Ciascun
cortometraggio si compone, a sua volta, di 11 minuti, 9 secondi e un
inquadratura: un modo di ricostruire la data degli attentati al World Trade
Center, che il film (nei cinema dal giorno del primo anniversario) vuole
ricordare.

I registi, tutti famosi(Samira
Makhmabalf, Ken Loach, Joussef Chahine, Danis Tanovic, Mira Nair , Amos Gitai,
Alejandro Gonzalez Inarritu,Claude Lelouch, Idrissa Quedraogo, Sean Penn, Shoei
Imamura)
hanno utilizzato i circa dieci minuti a disposizione secondo la loro
sensibilit umana e artistica, sicch ne emerge qualcosa di insolito e
spietato, di triste e schoccante che, addirittura stato accusato di essere
antiamericano. Nulla di pi falso, quando la storia che stiamo ancora
vivendo a mostrarci gli orrori di cui siamo capaci. Cos possiamo partecipare
al dolore di un superstite del regime cileno, che scrive ai parenti delle
vittime delle Torri e piangere con lui per gli orribili delitti operati sulle
donne( topi infilati nelle vagine e stupri ad opera dei cani!!!). Vedere lo
stupore dei bambini afgani, che non sanno nemmeno cos’ un grattacielo e
parlano che Dio non distrugge le cose ma gli uomini, anzi che a lui non
interessano troppo le vicende umane(sic! E dire che il Corano insegna che Dio
il Misericordioso, il Vicino pi della vena giugulare). Sorridere, poi, per
l’ingenuit di alcuni ragazzini africani, che sperano di incassare la taglia su
Osama Bin Laden, avendone visto un sosia per le misere strade del loro paese. 
Soffrire per Il calvario di una famiglia musulmana newyorchese, per aver
il figlio considerato terrorista e invece risulta un 
eroe, per essere morto mentre prestava soccorso nella rovinosa caduta
delle torri. Inorridire per la storia, crudelissima, di un vecchio newyorkese
che abita dietro le Torri gemelle e  si
lamenta che la pianta di rose della moglie morta sta appassendo 
perch non riceve mai luce. Allimprovviso,l11 settembre, cade il
vetro della finestra, e le rose, .sbocciano tutte , con grande felicit del
vecchio che non si neanche accorto che le Torri sono crollate!(secondo noi,
lepisodio pi crudele ed stato girato da un americano doc. Sean Penn).
E ancora immagini choc, come quelle della gente che si butta dalle Twin Towers
con una musica assordante oltre a voci concitatissime stranite dallorrore; i
continui parallelismi con la crisi mediorientale; la condanna della guerra (e
della guerra santa in particolare) ovunque avvenga, da Srebrenica a Hiroshima.

Proiettata
fuori concorso, la pellicola ha emozionato tutti e fatto scorrere parecchie
lacrime. A noi degli undici episodi sono piaciuti, per la carica di verit 
e di indipendenza intellettuale dei registi: quello di Samira Makhmabalf,
Joussef Chahine, Idrissa Quedraogo, Ken Loach, Danis Tanovic. Applaudito per
oltre due minuti: un’eternit, perfino in un Festival, stato lepisodio di 
Ken Loach. Al centro della storia, vi   la lettera che un cileno di mezza et scrive, da Londra, a
parenti e amici delle vittime del World Trade Center. Attraverso la voce
narrante, e una serie di immagini d’epoca, l’uomo rievoca un altro 11 settembre,
quello del 1973, in cui ci fu il colpo di Stato nel suo Paese, ad opera dei
buoni servizi degli americani per portare al potere Pinochet. Tali
immagini fanno ancora pi orrore di quelle delle Torri gemelle.

Infatti, durante il regime di Pinochet, vi furono  torture,  esecuzioni
sommarie, (e 30 mila furono le vittime del suo regime )con l’appoggio degli
Stati Uniti. La lettera si conclude pi o meno cos: l’11 settembre 2002 noi
ricorderemo i vostri morti, ma voi, per favore, ricordate anche i nostri. Una
chiave simile a quella adottata, con toni pi dolenti e meno polemici, dal
bosniaco Danis Tanovic (Oscar per No
man’s land
), che mostra una manifestazione delle donne reduci dal massacro
di Srebrenica proprio nel giorno degli attentati a New York.
Un approccio che ha fatto centro presso gli spettatori. Meno apprezzato, invece,
un altro episodio dichiaratamente militante, diretto dall’egiziano Youssef
Chahine
, basato su un dialogo immaginario del regista con due ragazzi: un
soldato americano morto con un’autobomba, in Libano nel 1983, e il kamikaze
autore dell’attentato. Ognuno dei due sostiene le proprie ragioni: alla fine, la
responsabilit di tutto viene addebitata a Israele e agli 
Usa!. Un punto di vista che ha alimentato le polemiche della vigilia, con
tanti giornalisti sul piede di guerra contro il presunto antiamericanismo della
pellicola.

Obiettivamente, il film, nel suo complesso, non tenero
con gli Stati Uniti. Soprattutto con la loro politica estera, giudicata
aggressiva e imperialista. Come emerge, anche se in modo pi sottile, anche
dall’episodio dell’indiana Mira Nair
(Leone d’oro 2001 con Monsoon Wedding):
ispirato a una storia vera, parla di un ragazzo pakistano, cittadino di New
York, scomparso da casa il giorno degli attentati. Considerato per diverso tempo
un terrorista, nel pieno dell’ondata antimusulmana, viene riabilitato quando si
scopre che era morto eroicamente, per soccorrere i feriti al Wtc.

Il film da vedere assolutamente, perch il mondo che
abbiamo non va proprio pi bene per nessuno, sia al Nord che al Sud.

E non possiamo far finta di ignorare le questioni, perch
con Internet tutti sanno tutto di tutti.

E la domanda fondamentale : come agire per superare il
gap che vi tra la cultura occidentale ed islamica, per metterle veramente in
dialogo fra loro, senza che si ricorra agli estremismi e ai terroristi vari? 
Cosa intendiamo quando diciamo che l’11 settembre ha cambiato la storia
del mondo? Cosa finito e cosa nato di nuovo con quella data?

Su venti conflitti che nel 2000 erano in atto in varie
parti del mondo, l’Islam era coinvolto in sedici. La Freedom House, una
istituzione americana che fa il monitoraggio dei diritti umani nel mondo, aveva
rilevato nello stesso anno 2000 che su 51 Stati definiti come privi di libert
ben 46 erano interamente o in parte musulmani. Come se vi fosse una connessione
tra mancanza di democrazia, islamismo e terrorismo anti- occidentale.

Privato della sua generica e quasi astratta veste di guerra
contro il terrore, di guerra contro il male, il problema di oggi sta proprio nel
rapporto tra mondo non islamico e mondo islamico, ammesso 
che dentro vi sono gruppi radicali e fondamentalisti che mirano a colpire
i nostri valori e a diffondere attraverso la jihad la legge islamica nel
pianeta. Chi non sa che dopo la decolonizzazione, l’influenza dell’Islam nel
mondo   straordinariamente accresciuta e che  il mondo musulmano ha una fortissima crescita demografica che
spinge le sue popolazioni a penetrare profondamente in altre aree? Se ci
costituisce un reale elemento di pericolo, se l’integralismo in crescita e
quale simpatia riscuota effettivamente negli strati popolari, o se al contrario,
come alcuni affermano, stia attualmente declinando, quanto siano a rischio quei
governi cosiddetti moderati che hanno un ruolo essenziale negli equilibri
politici ed economici mondiali, su tutti questi interrogativi le opinioni
divergono. L’11 settembre ci ha resi  consapevoli
di queste domande ma non a dare le risposte.

Per ora, neanche i politici, i letterati, gli uomini di
cinema, come nel terribile ed emozionante film visto a Venezia, ne propongono.

Sicuramente, per, assistere insieme alla proiezione di
questo film, come pregare per la pace del mondo intero.

Team
Marotta.
&
A. De Falco.

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