Cogliamo l’occasione della lettera dell’On. Toccafondi, pubblicata recentemente dal quotidiano “Avvenire”, per fare alcune riflessioni sul tema del precariato degli insegnanti di religione, partendo dal presupposto che ai lavoratori “non vanno dette bugie o mezze verità”.
Il D.L. 29 ottobre 2019, n. 126, convertito in legge n.159/2019, ha dettato “misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico”, intervenendo con una “procedura straordinaria” per l’assunzione in ruolo dei precari.
Tutti i sindacati della scuola (sia autonomi sia confederali) in diverse occasioni avevano auspicato che anche per gli insegnanti di religione si prospettasse una procedura straordinaria (vedi dichiarazione 4 giugno 2019), ma ciò – per motivi non comprensibili – non è stato possibile; pertanto i docenti precari di religione dovranno sostenere un concorso ordinario.
Certamente il concorso per gli abilitati di scuola secondaria ha interessato i docenti che hanno superato un concorso o un ciclo Tfa, ma nel 2018 c’è stato un concorso straordinario con la sola prova orale non selettiva per i docenti di scuola dell’infanzia e primaria e nella legge 159/2019 – votata dall’On. Toccafondi (Italia Viva) – è stata stabilita una procedura di assunzione per docenti con 36 mesi di servizio con una prova scritta strutturata da quesiti a risposta multipla e una prova orale, quest’ultima – che precede la valutazione del periodo di formazione iniziale e di prova – da svolgersi con il comitato di valutazione “integrato”.
Vi sono già stati con il D.Lvo 59/2017, la legge 96 del 9 agosto 2018 e la legge 159/2019 interventi normativi, in tema di reclutamento del personale scolastico, improntati al principio della “straordinarietà”, ampiamente condiviso da tutti i sindacati proprio in considerazione della particolare condizione dei precari che si era determinata nella scuola italiana.
È comprensibile, dunque, la delusione degli insegnanti di religione nel non essere presa in considerazione la loro condizione di precari, alla pari di quella dei docenti di altre discipline. Essi pur non sottraendosi alla prova concorsuale, si aspettavano che anche la loro condizione di insegnanti in servizio da decenni – su cattedre disponibili in organico di diritto – fosse valutata come la “straordinarietà” del caso avrebbe dovuto suggerire. È comprensibile che l’art.1-bis della legge 159/2019 sia apparso loro una norma discriminatoria, iniqua e banale.
Auspichiamo, se non altro, che le parole dell’On. Toccafondi, in riferimento a un “impegno del Governo” circa un super-punteggio agli idonei del 2004 e per gli anni di servizio, abbiano seguito.
La rubrica di Avvenire che ha ospitato la lettera dell’On. Toccafondi porta il sottotitolo “Scripta manent”: ci auguriamo che si possa realizzare per i precari di religione (e per tutti i precari in generale) il giusto riconoscimento del loro prezioso lavoro con il conseguimento del ruolo, attraverso il costante dialogo tra Governo e Sindacati con l’eventuale partecipazione a latere della Cei.
Orazio Ruscica
Segretario Nazionale Snadir
Snadir – Professione i.r. – 9 gennaio 2020, h.18,00
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