L’im-possibile laicità di Civati dimentica la vera laicità costituzionale
L’approssimarsi delle elezioni rimette inevitabilmente la politica scolastica tra i temi caldi del confronto elettorale. Cosa buona e giusta, se non si scegliesse ogni volta di far prevalere l’ideologia alla pratica, come dimostra il programma di Possibile, formazione politica di Pippo Civati e Beatrice Brignone, alleato per le elezioni del 25 settembre con Sinistra Italiana e Verdi.
Un programma certamente meritevole per certi aspetti che riguardano la scuola, come l’attenzione verso tematiche a noi molto care come l’inclusione e l’educazione alla diversità e verso i principi di uguaglianza, solidarietà e pari opportunità da garantire in egual misura su tutto il territorio nazionale o ancora l’aumento del salari dei docenti e la diminuzione del numero degli alunni per classe. Un peccato che tale programma si perda proprio nel suo tentativo di aderire a un’ideologia, e “avallando la prospettiva di una scuola pubblica laica”, arrivi a proporre l’eliminazione dell’insegnamento della religione con giustificazioni perlopiù fallaci.
Secondo Possibile, l’insegnamento della religione andrebbe eliminato in quanto insegnamento confessionale ed eventualmente sostituito da un insegnamento non confessionale del fenomeno religioso, declinato nei suoi aspetti storici, sociologici e antropologici, sostenuto da docenti regolarmente selezionati tramite procedure pubbliche. Si dovrebbe inoltre “garantire sempre il diritto di rifiutare l’insegnamento della religione”.
Dunque, chi ha stilato il programma di Possibile probabilmente non frequenta le scuole italiane da almeno un trentennio, poiché la didattica dell’IRC è ai giorni nostri davvero lontana da qualsiasi identità di natura “confessionale”, come erroneamente si continua ad affermare. È invece più vicina di quanto si pensi a un insegnamento di natura antropologico-culturale mirato alla formazione integrale della persona, e riconosciuta nel quadro delle finalità della scuola e dei curricula istituzionali del sistema educativo italiano.
Per chi non lo sapesse, i programmi didattici dell’Irc hanno un’impostazione didattica assimilabile a quella delle discipline umanistiche, con elementi sommamente culturali e a carattere storico, sociologico e antropologico, che rendono l’insegnamento interdisciplinare, trasversale e soprattutto laico. Anche i principi del cattolicesimo sono pensati e guardati in un’ottica storico-culturale, in quanto hanno storicamente influenzato arte, costumi, cultura e vita politica del nostro paese e di moltissimi altri. L’insegnamento, che è sempre facoltativo, è inoltre impartito da insegnanti in possesso di titoli accademici di livello universitario e regolarmente assunti dallo stato a seguito di doppia verifica ecclesiastica e statale.
Quello che l’ora di religione si propone di essere all’interno della scuola italiana è uno spazio di formazione culturale indispensabile per cogliere aspetti fondamentali della vita e delle tradizioni del nostro Paese e della nostra società che spesso e volentieri ignora il bisogno di significato dei nostri studenti, le domande scomode, i grandi interrogativi sulla complessità del reale.
Capiamo la foga della corsa elettorale e tutte le sue dinamiche, ma a voler semplificare, proponendo un’idea di laicità in contrasto con quella proposta nella nostra Costituzione, si perde sempre qualcosa. E in quel qualcosa ci sono persone che con grande impegno e dedizione svolgono bene la propria professione di docenti per la crescita scolastica dei nostri studenti.
Orazio Ruscica, segretario nazionale Snadir
Snadir – Professione i.r. – 19 agosto 2022 – h.18,15
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