LA MANOVRA FINANZIARIA
TRA PENALIZZAZIONI E MANTENIMENTO DI PRIVILEGI
La manovra finanziaria del Governo si è rivelata una vera e propria stangata che non ha risparmiato quasi nessuno. In verità qualcuno si è salvato: la classe politica e il ceto più alto della società Quella riduzione dei costi della politica che è stata fatta, riducendo gli stipendi dei parlamentari, è stata infatti una goccia nel mare. I tagli colpiscono ancora una volta lavoratori dipendenti pubblici e privati, pensionati, la scuola, la sanità, l’assistenza e la cultura.
D. Prof. Ruscica, quali le sue considerazioni su questa manovra finanziaria?
R. Il Governo ci aveva assicurato che i conti erano a posto, che si stava uscendo dalla crisi e che l’orizzonte cominciava dunque ad apparire migliore. Invece non è stato così. Probabilmente il caso della Grecia è stato una occasione per far emergere difficoltà che prima erano solo accennate.
D. Chi è colpito maggiormente da questa manovra?
Le fasce più colpite sono i dipendenti pubblici e privati, che vedono congelati i contratti di lavoro, i pensionati e le famiglie. Anche le piccole e medie imprese ne escono male, mentre a non soffrire saranno, come sempre, i ceti più alti: dirigenti, manager, politici, i grandi magnati dell’industria, etc..
D. E la scuola?
R. Per la scuola sarà un dramma. Tutto il personale della scuola potrà scordarsi il rinnovo del contratto per gli anni 2010-2012. L’indennità di vacanza contrattuale di 7 euro sarà diminuita (sic!). Coloro che aspettavano il passaggio alla fascia stipendiale successiva dovranno attendere altri tre anni. Infatti coloro che maturano al 31 dicembre 2010/2011/2012 il passaggio alla fascia stipendiale successiva dovranno aspettare il 2013/2014/2015. Ciò vorrà dire che – ad esempio – un docente di religione di scuola primaria/infanzia avrà una perdita media di 1.495 euro mensili, mentre un docente di religione di scuola secondaria superiore perderà circa 1.990 euro mensili; per un totale nel triennio di 4.485,00 euro e di 5.970,00 euro senza alcuna possibilità di recupero. Un taglio stipendiale notevole! Inoltre il mancato passaggio stipendiale avrà effetti sulla pensione e sulla buonuscita: si avrà una riduzione del 5% della liquidazione e una perdita dai 50 ai 100 euro mensili sulla pensione. Ci auguriamo che il Governo riveda questi tagli iniqui sul personale della scuola.
D. Eppure qualche sindacato su questa manovra finanziaria ha parlato di equità.
R. Bisogna vedere a quale manovra faceva riferimento! La verità è che i costi della politica continuano a rimanere altissimi e che non sono stati tagliati tutti quei privilegi e quelle rendite che gravano sulla spesa pubblica.
D. Si parlava di soppressione delle Province, ma il discorso sembra essere stato accantonato.
R. La soppressione delle Province costituisce sicuramente una strada da percorrere, ma rientra in una manovra strutturale a mio avviso più complessa. Nel momento in cui questa soppressione dovesse diventare operativa, si risparmierà sicuramente sui costi della politica. Chiaramente i dipendenti che lavorano nelle province dovranno essere ricollocati in una nuova posizione lavorativa. Su questo si dovrà ragionare e trovare soluzioni equilibrate che non danneggino i lavoratori.
D. Prof. Ruscica, cosa vede dietro l’angolo?
R. La mia preoccupazione è che ci sia anche chi di questa crisi economica che viviamo possa approfittare per fare sciacallaggio, a tutto danno delle fasce più povere, e che si allarghi sempre più il divario economico tra i pochi ricchi e i moltissimi al limite della povertà. Però vedo anche un’occasione importante per agire con decisione contro quelle ingiustizie che rendono faticosa l’esistenza. Occorre intervenire con provvedimenti che incentivino la lotta all’evasione fiscale e alla corruzione (come ho già scritto qualche anno fa), ripristinare la tracciabilità degli onorari dei liberi professionisti, “riequilibrare” il carico fiscale, diminuendo (dall’attuale 28% al 20%) quello sui lavoratori dipendenti e aumentandolo sui dividendi e “capital gains”, nonché applicare all’intera retribuzione dei politici e dei grandi dirigenti pubblici un prelievo del 10% (ricordiamo che a tutt’oggi si prevede il 10% solo sull’eccedenza degli 80.000 euro).
Doriano Rupi
Snadir – Professione i.r. – 4 giugno 2010
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