Integrazione o apartheid?
L’ombra del ghetto dietro la mozione Cota sul sistema di accesso degli studenti stranieri alle scuole italiane
Nascono le classi di “inserimento” per stranieri. Lo prevede una mozione votata alla Camera il 14 ottobre. Saranno riservate agli alunni stranieri che non supereranno i test e specifiche valutazioni previste per poter accedere alle classi ordinarie. Per promuovere l’”integrazione”, la “mozione Cota” dal nome del deputato della Lega primo firmatario, prevede anche un piano triennale di assunzioni di docenti da realizzarsi ai sensi della legge 143 del 2004. Un testo che non lascia dubbi, dunque, e dove, in qualche modo, il Governo s’impegna a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo l’ingresso dopo superamento di test e specifiche prove di valutazione e a istituire classi ponte che consentano agli stranieri (quelli che non hanno superato i test) di frequentare corsi di lingua italiana. La mozione dice inoltre che queste classi di inserimento sono “propedeutiche all’ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti“. Il governo, infine, dovrà “non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole“. Il testo impegna inoltre il governo ad “una distribuzione degli studenti stranieri proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri“, oltre che “nelle classi ponte, l’attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l’elaborazione di un curriculum formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, oltre che dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza“.
Tante le critiche alla mozione, anche da parte della Chiesa. Il cardinale di Venezia Angelo Scola non esita a precisare di “non essere favorevole” alla soluzione ideata dal Carroccio. “Laddove ci sono degli educatori capaci – sostiene – questa varietà di provenienza, equilibratamente scelta, si sta rivelando una autentica ricchezza”
Lo scontro sulla mozione del leghista Cota si sta facendo dunque rovente. Dai sindacati è subito arrivata una condanna, senza mezzi termini. “Si vuole istituire l’apartheid – commenta il segretario nazionale dello Snadir, Orazio Ruscica -. Per il Governo è più facile ricreare artificialmente le condizioni di cinquant’anni fa: grembiule, maestro unico, cinque in condotta… invece di proporre soluzioni ad un problema che realmente esiste, ma che non si può risolvere segregando i ragazzi stranieri in ghetti, privandoli di quella socializzazione che è ricchezza (e apprendimento) per loro e per i coetanei italiani”. Ruscica ipotizza anche alcune possibili soluzioni: “Si potrebbe prevedere, là dove ci sono ragazzi stranieri che devono essere inseriti, la presenza di insegnanti per l’apprendimento dell’italiano o prevedere corsi pomeridiani con l’intervento di docenti preparati a favorire l’inclusione. Insomma, se davvero il Governo tiene all’integrazione dei giovani stranieri nel nostro paese deve spendere qualcosa di più, e non continuare ad operare tagli e proporre leggi che vanno in questa direzione”.
Emanuela Benvenuti
Snadir – venerdì 17 ottobre 2008
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