Insegnanti italiani mal pagati: ecco l’analisi dell’Ocse

Insegnanti italiani mal pagati: ecco l’analisi dell’Ocse


   Molti insegnanti, ma con stipendi bassi. Molti iscritti all’Università, ma pochi laureati. Il rapporto annuale Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sulle misure per promuovere la crescita economica, “Going for Growth 2008“ presentato il 9 settembre a Parigi non lascia dubbi. In evidenza gli ormai conosciuti problemi presenti nell’ambito della scuola e dell’università in Italia. Tanti insegnanti, ma sottopagati (l’Italia è al 12° posto, prima solo alla Repubblica Ceca, Ungheria e Turchia); pochi investimenti negli atenei ed elevata la percentuale degli studenti universitari che non finiscono il corso di laurea (primo tra i paesi Ocse)
   Cifre alla mano vediamo che in Italia solo il 17% della popolazione tra i 24 e i 34 anni ha conseguito una laurea (19% nella fascia di età tra i 55 e 64 anni). Nell’Ocse invece l’educazione terziaria (universitaria) riguarda il 33% dei giovani tra i 25 e i 34 anni e il 19% dei più anziani. La Federazione russa e il Canada hanno oltre il 55% di laureati. L’Ocse ammette che in Italia un miglioramento c’è stato grazie soprattutto alle ‘lauree brevi’ introdotte con la riforma del 2002.
   «Nel sistema scolastico italiano si salva solo la primaria – commenta il segretario nazionale dello Snadir, Orazio Ruscica -, dove l’Italia investe di più rispetto alla media degli altri paesi, e ha buoni risultati. Proprio quella scuola elementare che oggi viene messa in discussione con la ‘restaurazione’ del maestro unico. Va finire che perdiamo anche questa ‘unica’ eccellenza».
   Un punto che fa riflettere dall’analisi dell’Ocse è quello che riguarda gli stipendi dei docenti, come ribadisce Ruscica. «Secondo tale rapporto rappresentano l’81,7% della spesa totale sostenuta per l’istruzione e non il 97% come affermato dai vertici di viale Trastevere – spiega il segretario Snadir -. La spesa per l’istruzione dei paesi dell’OCSE è del 5,8% del PIL, mentre l’Italia spende soltanto il 3.3% del PIL. Il ministro, inoltre, ci fa discutere sul nulla: la media europea del rapporto alunni/docenti nella scuola secondaria è di 11,7; mentre in Italia si attesta rispettivamente su 11,3. Quindi perché questi tagli drastici quando la media italiana del rapporto alunni/docenti è uguale a quella europea?»


Emanuela Benvenuti



Snadir – venerdì 12 settembre 2008

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