Indagine OCSE: la scuola italiana colloca due studenti su tre in una condizione di afasia
Il mondo della scuola non può disattendere i risultati di Pisa (Programme for International Student Assessment) 2006: la preparazione degli studenti italiani si colloca con un punteggio significativamente inferiore rispetto alla media degli altri paesi. Pisa 2006 rappresenta un’indagine internazionale promossa dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per accertare le competenze dei quindicenni scolarizzati nelle aree della lettura, della matematica e delle scienze. Ogni ciclo dell’indagine approfondisce in particolare un’area: nel primo ciclo (PISA 2000) è stata la lettura, nel secondo (PISA 2003) è stata la matematica. In PISA 2006 l’area principale di indagine è costituita dalle scienze.
L’approccio di PISA 2006 riflette le nuove e diverse competenze richieste nell’attuale mercato del lavoro e in generale nella società e che variano dall’applicazione delle nuove tecnologie alla cittadinanza attiva. Le principali competenze misurate dalla ricerca PISA 2006 sono: la capacità degli studenti ad identificare argomenti scientifici, a spiegare scientificamente i fenomeni, ad applicare i concetti scientifiche nei contesti della vita reale. Il rapporto misura anche le conoscenze scientifiche degli studenti (mondo naturale e le nuove tecnologie) e sulla scienza stessa. Infine sono valutate le attitudini degli studenti verso la scienza. Per quanto riguarda gli esiti dei singoli paesi, ancora una volta la Finlandia si colloca al primo posto. Gli esiti dei ragazzi italiani, invece, peggiorano ulteriormente rispetto a PISA 2003, e si collocano nella fascia di paesi con una media significativamente al di sotto della media Ocse. Si evidenziano, però, differenze significative tra le diverse aree geografiche del paese, come già avvenuto con Pisa 2003. Se i dati relativi al Nord Est collocano tale area tra i paesi con medie significativamente al di sopra della media Ocse, Centro Italia, Sud e isole hanno risultati decisamente al di sotto della media.
A questo punto una riflessione. In molti paesi stranieri, come ad esempio la Danimarca, la Germania e la Polonia, le ricerche PISA del 2000 e 2003 sono state un’occasione importante per interrogarsi sui propri sistemi scolastici e aprire un ampio dibattito che ha coinvolto politici, esperti, ricercatori e docenti per definire nuove strategie atte a migliorare la qualità dell’apprendimento con anche esiti positivi.
Su questo punto chiediamo un’opinione del segretario nazionale dello Snadir, Orazio Ruscica.
"Questi semplici dati ci offrono un quadro abbastanza chiaro della selezione in atto nella scuola italiana. Il 68% degli studenti italiani si attesta su una media molto inferiore a quella Ocse. La scuola che noi vogliamo non può accettare che si ‘prolunghi questo sistema di selezione, della scelta di pochi che dovranno dominare e dei molti che dovranno obbedire’. Non possiamo accettare che la scuola collochi due studenti su tre in una condizione di afasia. Noi vogliamo che tutti gli studenti abbiano il dominio sulla parola. ‘La parola è la chiave fatata che apre ogni porta’, e soltanto quando tutti e ogni singolo studente sapranno dominare la realtà attraverso i linguaggi offerti dal sapere ci sarà vera parità. Oggi è necessario che ogni studente non solo abbia un diploma o laurea, ma che sappia. Ma questo sapere deve essere in grado di dare dignità a tutti gli studenti, renderli protagonisti, farli crescere, renderli liberi e consapevoli. Una scuola insomma che solleciti negli studenti la capacità di elaborare strumenti nuovi e più adeguati per difendere ‘le ragioni degli ultimi e di raddrizzare un mondo ingiusto’.
In questo contesto dove alla scuola è chiesto un cambiamento, i docenti di religione avranno un ruolo determinante o dovranno stare a guardare?
"Chi meglio di noi può essere cerniera di dialogo tra la scuola e gli studenti; possiamo quindi diventare facilitatori di un nuovo modo di essere scuola, proponendo la nostra idea di istruzione e formazione.
Se questa idea altri si uniranno. Sarà certamente stimolante per il sistema di istruzione avere un nuovo sindacato che sia in grado di coniugare in modo virtuoso le esigenze dei docenti e degli studenti, del personale della scuola e delle famiglie al fine di ottenere per ognuno il successo. Noi siamo certi che l’amore per il sapere e per la sua diffusione è di vitale importanza per il futuro della società, perché – come afferma il Talmud babilonese, Shabbath 119b ‘una città in cui non ci sono bambini che vanno a scuola sarà distrutta’ e che ‘il mondo esiste solo per il respiro dei bambini che vanno a scuola’.
Ora noi vogliamo sostenere il ‘respiro’ degli studenti e coloro che si occupano di loro e li aiutano a respirare meglio, perché desideriamo tenere in piedi il mondo>.
Emanuela Benvenuti
Snadir – venerdì 18 gennaio 2008
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