Il saggio indica la luna, l’idiota guarda il dito


Il saggio indica la luna, l’idiota guarda il dito


A proposito di essenze di sapori e contenuti incontenibili!


Il documento riguardante i “saperi essenziali” o “i contenuti essenziali per la formazione di base” stato elaborato nel marzo 1998 da “sei autorevoli” “saggi” commissionati dal Ministro della Pubblica Istruzione. In questi giorni (proprio in questi giorni così delicati e intensi per le attività relative alla fine di un anno di lavoro scolastico!) viene chiesto alla “scuola” una “consultazione libera e volontaria” per “raccogliere osservazioni, critiche e proposte” mediante un questionario a risposta aperta da consegnare entro il 30 giugno ai rispettivi Provveditorati. In ogni scuola sono arrivati (sarebbero dovuti arrivare) tali questionari. Alcune scuole hanno rifiutato la consultazione motivando il loro rifiuto con una lettera.


Ogni insegnante dovrebbe valutare questo documento non solo dal punto di vita della sua disciplina ma globalmente secondo una didattica che si avvale non solo della inter-multi-disciplinarità ma soprattutto dell’interazione e dell’olidisciplinarità (che non equivale a quel “pensare in generale” indicato da Maragliano il 13/05/97).


In questo spazio non possibile analizzare tutto il documento. Ma almeno alcuni considerazioni che permettano di smascherare le matrici culturali dei saggi e non del tutto rappresentative della realtà culturale del paese.



1. Quando nella scuola si devono riunire i dipartimenti, una volta (forse da qualche parte ancora oggi), l’irc viene accoppiato con Filosofia. La Religione presentava sempre qualche difficoltà di collocamento. Forse perchè la cultura religiosa non può stare a sè stante (diventerebbe religiosit o potere religioso) ma pervade ogni “vero sapere”.


2. La religione svolge una funzione critica, cioè offre criteri di giudizio, fornisce valori che permettono di giudicare il “potere”, di essere coscienza critica delle società. E’ stato proprio questo giudizio che ha costretto il potere a cambiare rotta o a gettare la spugna.


3. Isidoro di Siviglia, al quale fanno eco la cultura medievale, nella sua voluminosa opera Etymologiae, ritrovava il “sapere” dei saperi nel sapore del cibo di cui ci nutriamo. I saperi davano sapore alle conoscenze e alle competenze: come il sale, senza il quale tutto diventa insipido e scipito.


4. Il saggio ancora colui che indica con il dito la luna e (almeno lui) guarda la luna? Altrimenti anche lui farà l’idiota. Nel documento il saggio definito con una citazione da vocabolario (“il saggio l’esperto al di sopra delle parti, chiamato a dare un parere su una questione controversa”). Come vero che alcuni dizionari non riportano il senso comune delle parole ma quello deciso da alcuni!


5. Il ministro Berlinguer ai senatori esordisce ribadendo che “La scuola ha come fine primario la trasmissione-acquisizione dei saperi”. Tutto qui? Ma forse il Ministro non ricorda (perchè ci scommetto che non li ha mai letti) i Nuovi Orientamenti della Scuola Materna, le premesse ai programmi della scuola elementare e le finalità dell’irc dichiarate nei programmi?


6. Si parla di individuo come soggetto di acquisizione di questi saperi e si qualifica come personale il loro uso: “La scuola ha come fine primari la trasmissione-acquisizione dei saperi, attraverso modi che devono essere adeguati ai ritmi evolutivi dell’individuo garantendo al contempo l’uso personale e attivo-creativo dei saperi-abilità conquistati e posseduti”.. Ma forse per un’analisi statitistica meramente quantitativa la scuola considerato un’istituzione costituita da individui, ma per le famiglie, i docenti, i pedagogisti (e non credo il MPI) formata da persone.


7. Nel documento non previsto alcun sapere religioso! La cultura religiosa insaporisce soltanto le coscienze dei credenti? Qui i “saggi” dimostrano di fare un altro uso di quel dito con il quale dovrebbero indicare la luna! Quale valore ha il sapere religioso per i nostri “saggi”? E a pensare che tra questi c’è anche l’autorevole stimato e cattolico prof. Giovanni Reale. E non solo. Ad una simile perplessità l’emerito accademico ha risposto in modo “pilatesco”: “Sollevare in quell’ambito la questione, tenuto conto del clima che si respirava durante i lavori, sarebbe addirittura stato controproducente: il rischio era che un’eventuale rihiesta venisse etichettata come di parte…”. Ma il professore non deve sollevare nessun coperchi del vaso di Pandora, deve soltanto esprimere l’opinione di milioni di italiani che vogliono essere rappresentati in un documento programmatico cos importante. E lo deve fare così come hanno ritenuto opportuno farlo gli altri! Non preoccupati di essere di parte, quanto di testimoniare e farsi riconoscere la propria parte.


8. La persona e l’individuo: l’educazione ha come soggetto la persona, la sua storia, i suoi progetti e quindi la sua formazione integrale e globale di cui le relative competenze sono ambiti di specializzazione e non primarietà pedagogiche (magari presunte neutre).


9. Dal documento emerge una costante preoccupazione di una pedagogia che tuteli tutti non riconoscendo nessuno. Sembra che si sostituisca al valore delle diversità culturali, storiche, religiose, … come diritto da riconoscere a tutti, il non dare niente a nessuno perchè in questo modo saranno tutti contenti.


 



10. L’irc nella scuola contribuisce – come tutte le altre possibili discipline – alla formazione culturale.



La laicità e la democraticità della scuola si riscontra non solo nel riconoscere ai cittadini il diritto di irc in virtù del Concordato ma il diritto di educare i loro figli alla conoscenza critica della dimensione religiosa presente in tutti i saperi scolastici. In questo modo si rispetta la storia culturale e religiosa di un paese e si riconosce alle famiglie il diritto di riconoscersi come soggetti educanti in quella scuola che rispetta i suoi valori ed alla quale viene delegata la formazione culturale dei loro figli.




Sia ben inteso: da parte nostra il documento non si migliora aggettivando con “religioso” i contenuti, i saperi, gli obiettivi, gli ambiti… e soprattutto non intendendo per “religioso” soltanto il “religioso” dell’irc, ma proporre nell’aggettivo singolare “religioso” una pluralità di identità religiose che oggi forma l’universo della nostra società complessa.


La scheda qui collegata – sul modello di quella inviata nelle scuole per la consultazione nazionale – propone alcune nostre osservazioni e integrazioni al “documento sui contenuti essenziali per la formazione di base”.


prof. Orazio Ruscica – prof. Pasquale Troìa

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