IL PROGETTO
QUALITA’
PER LA SCUOLA ITALIANA
Nella scuola italiana da diversi anni, e prima ancora che
fosse codificata in una specifica riforma dal Ministro Moratti,
si è aperta la stagione del rinnovamento, della sperimentazione
di nuovi assetti, di un diverso modo di intendere il rapporto
tra istituzione scolastica e territorio, tra istituzione
scolastica che produce un servizio e famiglie che ne fruiscono.
La prospettiva di una scuola sempre più al passo
con gli altri Paesi europei è stata auspicata, in
diverse occasioni, anche dalla Confindustria la quale ha
indicato la necessità di "obiettivi operativi
… finalizzati a rafforzare e sviluppare il grado di qualità
e di innovazione dell’istruzione richiesto dagli standard
europei, nel rispetto delle tradizioni e delle nostre radici
culturali; a formare risorse umane dotate di alte conoscenze
e di elevata cultura di base, nonché di competenze
professionali idonee ad accedere al mondo del lavoro"
(IV Protocollo d’Intesa MIUR-Confindustria, 24 luglio 2002).
Quella della scuola è stata da sempre una qualità
sperata, talvolta intravista, sempre tenacemente perseguita
dai suoi operatori, oggi è anche un obiettivo ufficialmente
fissato, da raggiungere attraverso un percorso pianificato
e precisi indicatori del livello di soddisfazione dei destinatari
del servizio d’istruzione e formazione.
Con l’autonomia delle istituzioni scolastiche si è
voluto affidare ad ogni singola scuola l’arduo compito di
"progettare" e realizzare in proprio dei percorsi
formativi e organizzativi capaci di proiettarla in una dimensione
operativa del tutto nuova, aperta al confronto ed alla collaborazione
con le realtà culturali e produttive del territorio.
Va qui riconosciuto che le varie componenti della comunità
scolastica italiana, dirigenti, docenti e personale amministrativo,
hanno dato prova, anche in tale occasione, di grande professionalità,
riuscendo a dare concretezza a qualcosa che era solo sulla
carta e che, tante volte, risultava difficile da decifrare.
Ma il passo ulteriore è quello che si presenta oggi,
ossia il progetto di monitorare e di valutare quanto la
scuola italiana realizza, sia sul piano organizzativo-strutturale
sia su quello specifico della didattica.
Già dal 1995 il MIUR aveva sollecitato iniziative
per la diffusione della cultura della qualità nelle
scuole ed aveva costituito i Poli per la Qualità
operanti a livello regionale, coadiuvati dai Referenti provinciali
del Progetto Qualità, insediati presso i vari Centri
Servizi Amministrativi. Si è dato così avvio
ad una cultura della misurazione e valutazione che, sulla
base di indicatori individuati ed condivisi, potesse evidenziare
le possibili ulteriori tappe di crescita della scuola.
Sul piano organizzativo-strutturale si deve, preliminarmente,
osservare che le istituzioni scolastiche hanno già
vissuto una forzata ristrutturazione attraverso i piani
di dimensionamento che hanno portato, tendenzialmente, le
scuole a rispondere ai bisogni di una platea scolastica
di almeno 500 e di non più di 900 alunni, fatte salve
le necessarie deroghe per particolari situazioni territoriali.
Tutto ciò anche con l’intento di ottimizzare la "produttività"
scolastica. Ma nella specifica prospettiva del "progetto
qualità" è stato posto l’accento soprattutto
sulla possibilità di creare un raccordo tra l’istituzione
scolastica, il territorio e le imprese, anche attraverso
una progettualità di base capace di raccordarsi con
i Patti Territoriali, i Contratti d’Area, i Piani di Zona
e tutte le altre esperienze di progettazione che vedono
uniti, nello stesso impegno per lo sviluppo, Enti locali
ed imprese.
Si tratta di un impegno di grande portata che, in questo
momento, si interseca con una scadenza importante, quella
del 31 dicembre 2004, quando si tireranno le somme di quanto
sarà stato fatto o meno in merito alla messa a norma
delle strutture scolastiche italiane, secondo quanto fissato
dalla legge n.265 del 1999. Sarà una verifica importante
tenuto conto del quadro opaco che emerge dell’indagine di
Legambiente (Ecosistema scuola 2004).
Sul piano specifico della didattica il percorso che i Poli
per la Qualità della scuola indicano prevede innanzitutto
la rimozione dell’idea di una pari opportunità intesa
come perseguimento di obiettivi minimi standardizzati da
garantire a tutti sollecitando invece ad aprire alla possibilità
di dare risposta anche a quegli alunni che sono pronti a
conseguire più alti livelli formativi e che rischierebbero
diversamente di essere penalizzati. Ciò non comporta
(o non dovrebbe comportare) la costituzione di gruppi diversificati
di alunni quanto piuttosto percorsi didattici personalizzati
all’interno del medesimo gruppo classe.
La scuola dell’autonomia deve essere oggi, sempre più,
capace di operare una riflessione sulle proprie esperienze,
di mettere in atto una autodiagnostica per tarare il proprio
specifico assetto organizzativo e formativo, anche in vista
dei percorsi per la certificazione di qualità prevista
dalle norme UNI EN ISO 9000:2000.
All’interno della singola istituzione scolastica questo
delicato ed importante compito viene indicato con un nuovo
profilo professionale, quello del "Responsabile della
Qualità Scolastica" (R.Q.S.), che dovrebbe acquisire
concretezza a seguito di appositi corsi che i Poli di Qualità
hanno messo in cantiere. A lui l’arduo compito della progettazione
– controllo – valutazione della qualità del servizio
scolastico.
Nessuno si scandalizzi se presto si ripresenterà
anche un confronto sulla "qualità" delle
retribuzioni del personale scolastico e nessuno si scoraggi
nell’apprendere che attualmente siamo terzultimi nel panorama
europeo.
Ernesto Soccavo
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