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IL GAZZETTINO
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Sabato, 8 Marzo 2003
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VENEZIA I docenti
di religione chiedono anche l’equiparazione giuridica
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“Non siamo
riconosciuti” -
I 22 mila insegnanti
ritengono di essere lontani da un assetto normativo
Equiparati come stipendio, non come stato
giuridico che li integri nel mondo scolastico quali docenti
di ruolo. Gli insegnanti di religione (22 mila in Italia)
sono convenuti ieri a congresso a Venezia, nella scuola
San Giovanni Evangelista; un incontro promosso dalla loro
associazione nazionale (Adr) e dal sindacato di categoria
Snadir. Si ancora lontani, infatti, dal riconoscimento
agli insegnanti di religione di un assetto normativo,
presente sia nella riforma Berlinguer, che in quella recente
Moratti, pur previsto dalla revisione del Concordato del
1985, a firma Bettino Craxi e Mons. Agostino Casaroli.
Da 18 anni, quindi , questi docenti attendono che si dissolva
il vecchio dileggio “mandati dalla Chiesa, pagati dallo
Stato”, perch – rivendicano gli insegnanti – la scuola
pretende da noi gli stessi doveri dei colleghi, non i
medesimi diritti. Sinora, infatti, gli insegnati venivano
segnalati ai Provveditorati dall’ufficio Scuola delle
Curie. Una sorta di “chiamata” – stato detto – poco
idonea alla preparazione, al ruolo, all’identit professionale
dei docenti di religione . Licenziato favorevolmente dalla
Camera, il disegno di legge ora giace in Senato. “Mi auguro
divenga presto legge dello Stato – ha detto Cesare Campa,
componente dell’XI commissione Lavoro – forse a giugno
ci arriveremo. Per troppo tempo gli insegnanti di religione
hanno vissuto una situazione di precariato, a fronte di
una cultura italiana che garantisce questa disciplina
e la pone al pari delle altre”. “Quello rivendicato da
Adr e Snadir un diritto legittimo – ha affermato Luigino
Busatto, presidente della Provincia di Venezia – cos
come l’insegnamento della religione diviene una formativa
ricerca di sensi e di significati; il cammino dell’uomo
verso la sua dignit e libert”. “L’ignoranza religiosa
– ha aggiunto don Giosu Tosoni – non una mancata conoscenza,
ma il rinunciare ad aprirsi alle prospettive. In Italia,
l’insegnamento della religione da facoltativo, cio eventualmente
sostituito da altre attivit, ora divenuto opzionale,
con ragazzi che vagano per i corridoi”. In Germania,
obbligatorio l’insegnamento di una scienza etica, mentre
anche la Francia, Paese laicista per antonomasia, si sta
adeguando all’Europa con la proposta di inserimento di
una materia relativa allo studio dei fatti religiosi.
“Decodificare duemila anni di storia cristiana in Italia
– ha concluso Pasquale Troia, direttore del centro studi
Snadir – materia fondamentale; cos come la religione
cattolica basilare con i suoi valori e principi immortali:
punto di riferimento per il futuro nebuloso dei giovani”.
Il disegno di legge prevede per gli insegnati di religione
una prova concorsuale per titoli ed esami e la stipula
di contratti a tempo indeterminato per il 70\% degli idonei.
Tullio Cardona
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