I ricorsi dei docenti precari: una tappa ulteriore e determinante

Oggi è stata pubblicata la sentenza del 12 giugno 2025 della Corte d’Appello di Napoli tra il MIUR e l’Ufficio scolastico da una parte e diciassette docenti precari di religione dall’altra. Si è costituita in giudizio anche la Federazione Gilda-Unams, condividendo le ragioni dei precari portate all’attenzione del Giudice. Tutto ha origine dal ricorso depositato in data 31.7.2015 presso il Tribunale di Napoli.

Si tratta di una sentenza molto importante perché chiamata ad esprimersi sulla misura della applicabilità al sistema legislativo italiano di quanto affermato, sul piano europeo, circa la riconversione del contratto di lavoro dei docenti precari da tempo determinato a tempo indeterminato o, in alternativa, al riconoscimento di un risarcimento che possa ritenersi dissuasivo alla reiterazione ingiustificata dei contratti temporanei.

Fin qui potrebbe sembrare una delle tante sentenze favorevoli ottenute dallo Snadir (Sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione, aderente alla Federazione Gilda-Unams) che da sempre ha sostenuto questo tipo di azioni legali a tutela dei lavoratori della scuola. Ma qui ci troviamo all’origine dello specifico contenzioso, oggi noto a tutti, determinato dal fatto che il Tribunale del Lavoro di Napoli decise di rimettere l’intera questione interpretativa alla Corte di Giustizia UE, che si è poi espressa con la sentenza del 13 gennaio 2022, resa nella causa C-282/19, in favore delle ragioni dei precari ricorrenti. Nel percorso giurisdizionale italiano in tema di precariato la sentenza C-282/19 della Corte di Giustizia UE rappresenta un punto di demarcazione: c’è un “prima” e un “dopo”. Oggi tutte le sentenze dei Giudici italiani si richiamano a tale pronuncia per sostenere le ragioni dei precari e si rifanno al “principio di non discriminazione”.

L’autorevole pronuncia della Corte di Giustizia UE tuttavia non è bastata, infatti l’Amministrazione scolastica ha presentato ricorso in Corte d’Appello e oggi, con la positiva sentenza che stiamo commentando troviamo ancora conferma che i meccanismi che generano precariato sono sempre da sanzionare. Sono trascorsi esattamente dieci anni dall’inizio di questo specifico contenzioso, e nel frattempo si sono sommate quasi cinquanta sentenze di Corte di Cassazione a confermare che la fiducia riposta nello Snadir è stata premiata e che la tenacia del nostro sindacato ha lasciato, ancora una volta, il segno.

Orazio Ruscica, Segretario nazionale dello Snadir, ha commentato:“Siamo davanti a una sentenza che non è solo il riconoscimento del diritto dei docenti precari di religione, ma anche della costanza e della visione strategica dello Snadir. Questa decisione afferma chiaramente che il precariato scolastico non può più essere trattato come una condizione ordinaria. La nostra battaglia legale, avviata oltre dieci anni fa, ha avuto un ruolo determinante nel porre le basi per questo cambiamento.”

Ernesto Soccavo, Vicesegretario Nazionale, aggiunge: “Il risultato ottenuto oggi conferma che la strada dei ricorsi è stata ed è tuttora necessaria. Non ci siamo mai fermati, neanche di fronte alle resistenze dell’Amministrazione. Con questa sentenza si apre una nuova fase di rafforzamento del principio di tutela contro l’abuso dei contratti a termine.”

Lo Snadir e la Federazione Gilda-Unams, costituitisi in giudizio a fianco dei ricorrenti, continueranno a sostenere i diritti dei docenti di religione, ribadendo che il precariato non può diventare la regola, ma deve essere contrastato con ogni mezzo lecito e legittimo.

Fgu/Snadir – 26 giugno 2025, h. 18 

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