e’ l’ora dell’attacco ai “precari”
continuano a presentarsi numerosi i candidati al premio “attila” (vedi “la scuola italiana vittima di un gioco al massacro: è ora di smetterla!” ). questa volta entra in campo un importante editorialista del corriere della sera, il dott. angelo panebianco.
il 30 ottobre scorso l’editorialista – criticando la finanziaria nella parte riguardante l’assunzione in ruolo di 150.000 docenti – sentenzia che con questa decisione innanzitutto si nega l’ esigenza di “ridurre la spesa pubblica e assumere insegnanti bravi anziché «collocare» precari”. inoltre più avanti l’editorialista afferma che l’assunzione dei precari “rende inutile ciò che è stato fatto in questi anni dalle università, con le scuole di specializzazione, al fine di formare insegnanti di qualità”.
e’ chiaro il concetto di panebianco: secondo lui occorre assumere le nuove leve, anziché i precari, perché le università con le s.s.i.s. (scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario) hanno formato personale altamente qualificato; quindi, non assumiamo 150.000 docenti precari ma 150.000 docenti provenienti dalle ssis. e ci mancherebbe altro, visto che le università richiedono ad ogni iscritto la bellezza di circa 2.000 euro! ma a parte questa venale questione economica che assicura alle università importanti introiti, è bene riflettere su un altro fatto.
fino adesso la scuola ha assicurato il servizio di istruzione e formazione agli studenti utilizzando i cosiddetti “precari”; la loro esperienza più che decennale rappresenta un patrimonio importante! panebianco dovrebbe tenere presente che i “precari” non sono la categoria degli insegnanti “legittimati” frutto della legge casati: l’attuale personale precario, infatti, costituito da docenti più che preparati (provengono dalle stesse università che poi attivano le ssis, hanno conseguito l’abilitazione a seguito del superamento di concorsi ordinari o tramite frequenza delle predette ssis) con una esperienza sul campo di diversi anni di attività didattica, risulta più preparato a svolgere la propria funzione di insegnante di chi semplicemente può aggiungere alla laurea una ulteriore formazione universitaria.
dopo vari attacchi – peraltro miseramente falliti – alla categoria dei docenti, ora si vuole far ricadere la colpa del dissesto scolastico sui “precari”, considerandoli personale docente poco preparato.
assicuriamo a panebianco che i “precari” sono davvero “bravi”, e sarebbe davvero grave per il sistema scolastico e per la società italiana, se dopo averli usati si desse loro il benservito escludendoli per sempre dal circuito dell’istruzione.
orazio ruscica
segretario nazionale snadir
Lascia un commento