Come saranno questi nuovi licei?
Riforma da rivedere per sindacati, regioni e imprenditori
La riforma della scuola secondaria dovrebbe partire dal 2006-2007, ma il Ministro Moratti vorrebbe anticipare i tempi e chiederà alle scuole di avviarla in via sperimentale già da quest’anno. A tal fine è già stato chiesto il parere al Consiglio scolastico nazionale.
Il consiglio dei ministri come sappiamo, ha approvato il 27 maggio scorso il decreto attuativo che riordina le superiori. Manca solo l’approvazione definitiva che dovrebbe avvenire entro il 17 ottobre, termine ultimo prima della decadenza della delega al ministero (all’appello mancano ancora quello sulla formazione iniziale dei docenti e quello, appunto, sul secondo ciclo d’istruzione).
Questa sperimentazione servirà ad abbozzare il profilo degli otto licei. Per ora i consiglieri del ministro propongono solo alcune modifiche ai quadri orari. Il Tecnico, per esempio, potrebbe introdurre un’ora di filosofia a discapito di una di diritto. Lo scientifico potrebbe fare il contrario.
Tutta questa fretta del ministro non è condivisa dai sindacati né tantomeno dalle associazioni professionali e confindustriali che più volte hanno chiesto garanzie, soprattutto per quanto riguarda il settore dell’istruzione tecnica e professionale. Anche le regioni non fanno presagire un buon clima al prossimo incontro Stato-Regioni che si terrà il 15 settembre. Infatti, la regione Campania ha annunciato che non intende "anticipare sperimentazioni, né cambiare le offerte formative" e questo non solo per il 2005-2006 ma anche per l’anno successivo. Anche la Toscana si è opposta con una delibera della Giunta alla sperimentazione nel secondo ciclo, sostenendo che mancano i tempi per attuare alcuna procedura di variazione e l’assessore all’istruzione del Piemonte ha firmato una delibera con la quale invita i dirigenti scolastici a non far partire la sperimentazione per i prossimi due anni.
Quello che crea perplessità è il distacco che verrà a crearsi tra i licei, gestiti dal Miur, e la formazione professionale in mano alle Regioni. Lo stato s’impegna solo a garantire "i livelli essenziali delle prestazioni del secondo ciclo del sistema educativo d’istruzione e formazione". E’ quindi possibile che se la copertura finanziaria e demandata alle regioni, non tutte siano in grado di affrontare le spese, con effetti deleteri: o la fuga altrove o verso i licei facendo sparire il sistema della formazione professionale.. Oggi i costi sono coperti all’80% dal Fondo sociale europeo e solo per l’11% dalle Regioni. Quando la riforma andrà a regime il Fondo sarà ritirato.
A questa comprensibile opposizione delle regioni si aggiunge la richiesta di 16 associazioni imprenditoriali (Abi, Agci, Ania, Casartigiani, Cia, Col diretti, Claai, Cna, Confagricoltura; Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confetta, Confindustria, Confservizi e Legacoop) che in un documento unitario chiedono "garanzie sulla salvaguardia del grande patrimonio culturale degli istituti tecnici ". I Tecnici, com’è noto, dovrebbero confluire nel canale dei licei. "L’istruzione tecnica è stata la fonte insostituibile da cui le imprese hanno attinto per anni tecnici preparati". Le associazioni, Confindustria in testa, sostengono che questo patrimonio andrebbe disperso con la nascita dei licei tecnologici ed economici. Secondo gli imprenditori, la 53/03 garantisce la continuità tra istituti e licei, ma nei quadri orari (previsti nel decreto approvato il 27 maggio) lo spazio per le discipline a profilo professionalizzante e fortemente ridotto. Si chiede in maniera concreta di operare in due direzioni: non superare le 33 ore settimanali ed elevare il peso orario delle discipline scientifiche. Nell’economico si chiede che sia prevista una formazione di base anche in materia finanziaria ed assicurativa.Si ipotizza un ultimo anno a forte valenza professionale che faciliti l’ingresso nel mondo del lavoro a quegli studenti che non intendono proseguire con gli studi universitari. Si entra nel merito anche del corpo docente, che dovrebbe essere più "fluido" per rispondere alle esigenze delle imprese incrementando l’utilizzo degli insegnanti a progetto.
L’occasione per ridiscutere ogni punto sarà la Conferenza unificata Stato-Regioni prevista per il prossimo 15 settembre, sperando si possa uscire dallo stallo venutosi a creare il 28 luglio scorso, quando le Regioni rifiutarono di esprimere il parere richiesto sul decreto.
Il documento conclude che in una riforma di tale portata sono "fondamentali l’intesa tra il Miur e le Regioni ed una stretta cooperazione tra imprese e mondo della scuola".
Ci auguriamo che le soluzioni proposte possano essere considerate una buona mediazione fra le diverse componenti culturali e politiche affinché i nuovi licei e la formazione professionale possano continuare ad assicurare al sistema produttivo ed al paese risorse umane preparate in ambito europeo.
Sandra Fornai
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