Allegato A
Seduta n. 340 del 15/7/2003
DISEGNO DI LEGGE: NORME SULLO STATO GIURIDICO DEGLI INSEGNANTI
DI RELIGIONE CATTOLICA DEGLI ISTITUTI E DELLE SCUOLE DI
OGNI ORDINE E GRADO (APPROVATO DALLA CAMERA E MODIFICATO
DAL SENATO) (2480-B)
(A.C. 2480-B – Sezione 1)
PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO
Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione
di merito:
PARERE FAVOREVOLE
(A.C. 2480-B – Sezione 2)
ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE
IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO
Art. 5.
(Disposizioni transitorie e finali).
1. Il primo concorso per titoli ed esami, intendendo per
titolo anche il servizio prestato nell’insegnamento della
religione cattolica, che sarà bandito dopo la data
di entrata in vigore della presente legge, è riservato
agli insegnanti di religione cattolica che abbiano prestato
continuativamente servizio per almeno quattro anni nel corso
degli ultimi dieci anni e per un orario complessivamente
non inferiore alla metà di quello d’obbligo anche
in ordini e gradi scolastici diversi, e siano in possesso
dei requisiti previsti dall’articolo 3, commi 3 e 4.
2. Il programma di esame del primo concorso è volto
unicamente all’accertamento della conoscenza dell’ordinamento
scolastico, degli orientamenti didattici e pedagogici relativi
agli ordini e ai gradi di scuola ai quali si riferisce il
concorso e degli elementi essenziali della legislazione
scolastica.
3. Per l’attuazione del presente articolo è autorizzata
una spesa pari a 261.840 euro per l’anno 2003. Al relativo
onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello
stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2003-2005,
nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte
corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione
del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2003,
allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo
al Ministero dell’istruzione, dell’università e della
ricerca.
4. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato
ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni
di bilancio.
5. Restano ferme le potestà legislative e amministrative
delle province autonome di Trento e di Bolzano in materia
di scuola dell’infanzia e di istruzione elementare e secondaria,
ai sensi dello Statuto speciale della regione Trentino-Alto
Adige e dellerelative norme di attuazione. Resta altresì
fermo quanto previsto dal numero 5, lettera c), del Protocollo
addizionale di cui all’articolo 1, comma 1, della presente
legge.
(A.C. 2480-B – Sezione 3)
ARTICOLO 6 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE
IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO
Art. 6.
(Copertura finanziaria).
1. Agli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge,
ad eccezione di quelli di cui all’articolo 5, valutati in
7.418.903 euro per l’anno 2003 ed in 19.289.150 euro a decorrere
dall’anno 2004, si provvede mediante corrispondente riduzione
dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale
2003-2005, nell’ambito dell’unità previsionale di
base di parte corrente «Fondo speciale» dello
stato di previsione del Ministero dell’economia e delle
finanze per l’anno 2003, allo scopo parzialmente utilizzando
l’accantonamento relativo al Ministero dell’istruzione,
dell’università e della ricerca.
2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato
ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni
di bilancio.
3. Il Ministro dell’economia e delle finanze provvede al
monitoraggio dell’attuazione della presente legge, anche
ai fini dell’applicazione dell’articolo 11-ter, comma 7,
della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni,
e trasmette alle Camere, corredati da apposite relazioni,
gli eventuali decreti emanati aisensi dell’articolo 7, secondo
comma, n. 2), della medesima legge n. 468 del 1978, e successive
modificazioni.
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL’ARTICOLO 6 DEL DISEGNO
DI LEGGE
ART. 6.
(Copertura finanziaria).
Al comma 3, sostituire le parole da: gli eventuali decreti
fino alla fine del comma con le seguenti: i decreti che,
in presenza dei presupposti richiesti dalla legge, dispongano
l’utilizzo del Fondo di cui all’articolo 7 della medesima
legge n. 468 del 1978, e successive modificazioni. I decreti
di cui al precedente periodo sono altresì elencati
con separata evidenza nell’allegato di cui all’articolo
11, comma 6-bis, della citata legge n. 468 del 1978, e successive
modificazioni.
6. 1.Giudice.
Al comma 3, sostituire le parole: gli eventuali decreti
con le seguenti: i decreti che, in presenza dei presupposti
richiesti dalla legge, siano.
6. 2.Giudice.
Al comma 3, sostituire le parole: gli eventuali decreti
con le seguenti: i decreti.
6. 3.Giudice.
(A.C. 2480-B – Sezione 4)
ORDINE DEL GIORNO
La Camera,
nel momento stesso in cui approva le norme concernenti la
definizione dello stato giuridico degli insegnanti di religione
cattolica, che comporta come prima immediata misura l’istituzione
dei relativi ruoli e la nomina a tempo indeterminato di
oltre 15.000 docenti;
considerato che nell’anno scolastico 2002-2003, per la prima
volta nella storia della scuola italiana, il Governo ha
impedito qualsiasi nomina a tempo indeterminato, nonostante
la presenza di decine di migliaia di posti stabilmente vacanti
occupati da personale precario iscritto in apposite graduatorie
concorsuali, sia permanenti che derivanti dall’espletamento
di un complesso e oneroso concorso ordinario;
considerato che con il 31 luglio, se entro un congruo periodo
da questa scadenza il Governo non individua il relativo
contingente dei posti, decade la possibilità di effettuare
nomine a tempo indeterminato anche per il prossimo anno
scolastico 2003-2004;
impegna il Governo
a completare le procedure per l’individuazione del contingente
dei posti che, per l’anno scolastico 2003-2004, dovrà
essere destinato al conferimento delle suddette nomine.
9/2480/1.Sasso, Motta, Grignaffini, Capitelli, Ruzzante.
CAMERA DEI DEPUTATI
XIV LEGISLATURA
Stenografico Aula in corso di seduta
Seduta n. 340 del 15/7/2003
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI
La seduta comincia alle 10.
Omissis
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI
Inversione dell’ordine del giorno (ore 12,07).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare per proporre un’inversione
dell’ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, se i colleghi sono d’accordo,
proporrei un’inversione dell’ordine del giorno che tra l’altro,
si presenta particolarmente veloce, al fine di esaminare
in mattinata il terzo e il quarto punto all’ordine del giorno,
per poi procedere, in maniera più organica e meno
frammentaria, al seguito della discussione del disegno di
legge sul riordino del settore energetico nel pomeriggio.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, una richiesta di inversione
dell’ordine del giorno all’inizio della settimana, dopo
che si è ribadita la necessità di seguire
l’ordine dei lavori nel senso concordato, francamente non
la comprendo. Tra l’altro, se ci fossero particolari urgenze
con scadenze immediate, tale richiesta verrebbe in soccorso
rispetto all’ordinario svolgimento dei nostri lavori.
In questo caso, si tratta di concordare il modo di gestire
l’odierno ordine del giorno, in quanto i gruppi erano ormai
a conoscenza che il primo punto da esaminare sarebbe stato
il provvedimento relativo al riassetto del settore energetico,
mentre poi ci trova di fronte a due diversi provvedimenti.
Sinceramente, ritengo che tale pratica non debba essere
agevolata. Infatti, tali iniziative sono giustificate in
presenza di un’urgenza e di una motivazione, condivisibile
o meno, ma comunque oggettiva. In questo caso, non mi sembra
vi siano problemi che impediscano di entrare nel merito
del provvedimento, salvo che il presidente Tabacci non affermi
il contrario, allora non farei altro che prenderne atto.
A mio avviso, è possibile rendere compatibile l’esigenza
di un celere esame degli altri due provvedimenti oggetto
della richiesta di inversione con la necessità di
assicurare un minimo ordine ai nostri lavori, iniziando
con il disegno di legge relativo al riordino del settore
energetico.
Invito dunque il collega Antonio Leone a ritirare la richiesta
di inversione dell’ordine del giorno, cercando di rendere
possibile l’esame anche degli altri due provvedimenti, uno
dei quali – quello relativo alla sottoscrizione delle liste
elettorali – è stato già incardinato nella
seduta di giovedì. Il nostro gruppo mantiene l’impegno
ad esaminare al più presto quest’ultimo provvedimento,
ma ritengo sia più opportuno seguire l’ordine del
giorno deciso dalla Presidenza.
PRESIDENTE. Prima di porre in votazione la proposta di
inversione dell’ordine del giorno, dovrei dare la parola
ad un deputato a favore e ad uno contro ma, in via del tutto
eccezionale, su tale questione darò la parola all’onorevole
Boccia e agli esponenti degli altri gruppi che ne faranno
richiesta.
Prego, onorevole Boccia.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, innanzitutto occorrerebbe
chiarire se effettivamente si possa procedere all’esame
dei punti 3 e 4 all’ordine del giorno, come richiesto dal
collega Antonio Leone.
In realtà, tale proposta ne conteneva un’altra che
a noi interessa in maniera particolare, vale a dire quella
di una sospensione dei lavori alle 19, al fine di esaminare
la mozione relativa all’ordine pubblico a Napoli.
Quindi, tale proposta complessiva avrebbe trovato il nostro
consenso, purché si fosse stati nelle condizioni
di procedere. Ci sono problemi relativi al punto all’ordine
del giorno concernente le norme sullo stato giuridico degli
insegnanti di religione cattolica, che pure ci sta molto
a cuore e il cui esame tra l’altro, trattandosi della terza
lettura, riguarderebbe soltanto la norma di copertura e
può dunque essere esaurito in pochissimo tempo. Occorre
tuttavia verificare se tale esame sia possibile; se, per
così dire, le carte sono in regola e se sono presenti
il relatore e la Commissione, si può anche passare
all’esame di tale provvedimento.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, intendo associarmi alle
considerazioni formulate poco fa dal collega Innocenti:
siamo all’inizio di una settimana di lavori parlamentari,
la Conferenza dei presidenti dei gruppi ha deciso la scorsa
settimana i provvedimenti da inserire all’ordine del giorno,
c’è un ordine del giorno definito dal Presidente
della Camera, non mi sembra corretto iniziare la seduta
con un’inversione dell’ordine del giorno stesso.
Tra l’altro, già l’ultima seduta della scorsa settimana
si è conclusa con un colpo di mano, anche se privo
di malizia, ovvero con lo stralcio senza dibattito di una
parte del provvedimento che è al quarto punto dell’ordine
del giorno.
Ritengo che sarebbe corretto seguire l’ordine del giorno
che è stato definito dalla Conferenza dei presidenti
dei gruppi e dal Presidente della Camera. Il modo di procedere
nei nostri lavori è infatti un po’ sconclusionato,
rapsodico, a corrente alternata e soprattutto non consente
alla totalità dei parlamentari di maggioranza e di
opposizione che ricevono alcune indicazioni, che leggono
un ordine del giorno, che sanno che vi sono alcuni argomenti
da trattare, di svolgere ordinatamente i lavori, anche in
riferimento alla partecipazione diretta al dibattito e al
confronto dei colleghi tutti, ma in particolare di quelli
che di volta in volta si accingono ad affrontare una questione
specifica.
Oggi abbiamo all’ordine del giorno, subito dopo l’informativa
del Governo, la questione energetica: la Commissione e il
suo presidente sono già presenti, ritengo opportuno
proseguire con l’ordine del giorno prefissato.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Boato. Porto a conoscenza
dell’Assemblea che in questo momento la Commissione bilancio
è ancora riunita per esprimere il proprio parere
sul disegno di legge n. 2480-B concernente gli insegnanti
di religione; pertanto non disponiamo ancora di tale parere.
Chi chiede di parlare a favore della proposta dell’onorevole
Leone?
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intendo rassicurare il
collega Innocenti (al di là del fatto che si svolgano
alcune considerazioni all’inizio della giornata o della
settimana lavorativa): la ratio della mia proposta è
costituita dalla finalità di un migliore andamento
dei lavori, non c’è nessun’altra recondita intenzione.
Come ho rappresentato al collega Boccia – lo dico anche
al collega Innocenti – questa sera alle 19 potremmo interrompere
l’esame del provvedimento sull’energia per passare alle
mozioni sull’ordine pubblico a Napoli; ciò sempre
nella stessa ottica: non si tratta di uno scambio di provvedimenti,
ma di portare a casa in un modo che ritengo organico e razionale
quanti più provvedimenti possibili che possano accontentare
entrambi gli schieramenti.
L’intenzione è soltanto quella che ho esposto, chiedo
se si può accedere a tale proposta, con l’integrazione
già ipotizzata dal collega Boccia e che ribadisco
e che, per così dire, offro ai colleghi dell’opposizione.
PRESIDENTE. Pongo, dunque, in votazione la proposta di
inversione dell’ordine del giorno, avanzata dall’onorevole
Antonio Leone, nel senso di procedere all’esame del provvedimento
al punto 3 dell’ordine del giorno.
(Segue la votazione)
Poiché non vi è concordanza circa l’esito
della votazione, dobbiamo procedere alla controprova, da
effettuarsi con votazione mediante procedimento elettronico,
senza registrazione dei nomi.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,15).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno
luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorre
da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti
previsti dall’articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso,
sospendo la seduta fino alle 12,20.
La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,20.
PRESIDENTE. Pongo in votazione, ai fini della controprova
rispetto alla precedente votazione per alzata di mano, la
proposta avanzata dall’onorevole Antonio Leone di procedere
subito all’esame del terzo punto dell’ordine del giorno,
quindi all’esame del quarto punto dell’ordine del giorno
e successivamente riprendere l’esame del secondo punto.
(È approvata).
La Camera approva per 70 voti di differenza.
Seguito della discussione del disegno di legge: Norme sullo
stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica
degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado (approvato
dalla Camera e modificato dal Senato) (2480) (ore 12,21).
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione
del disegno di legge: Norme sullo stato giuridico degli
insegnanti di religione cattolica degli istituti e delle
scuole di ogni ordine e grado.
Ricordo che nella seduta di ieri si è svolta la discussione
sulle linee generali delle modifiche apportate dal Senato.
PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare sull’ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Mi scusi, signor Presidente, vengo informato
ora dai colleghi della Commissione lavoro pubblico e privato
che per le 14,30 è convocato il Comitato dei nove
in merito al provvedimento relativo agli insegnanti di religione.
Per questo motivo, non credo siamo ora in grado di passare
all’esame di questo punto, perché almeno deve essere
convocato il Comitato dei nove il che è previsto
per le ore 14,30. Mi informano sempre i colleghi che manca
anche il parere della Commissione bilancio.
Quindi, mi sembra che stiamo procedendo un po’ con troppo
disordine.
PRESIDENTE. Onorevole Ruzzante, le posso dire che tutti
gli emendamenti sono stati ritirati e che il parere della
Commissione è pervenuto.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Presidente della XI Commissione.
Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI, Presidente della XI Commissione.
Per quello che riguarda la Commissione lavoro pubblico e
privato, debbo confermare che, in effetti, secondo quello
che era il progetto dei lavori, ho convocato il Comitato
dei nove per le ore 14,30. Ciò non toglie che, ove
siamo a posto con la Commissione bilancio, mi rimetto completamente
a quanto l’Assemblea o la maggioranza dell’aula decidono,
nel senso che, nel caso in cui si decide di procedere, se
non vi sono emendamenti, è inutile convocare il Comitato
dei nove e, se ve ne dovesse essere anche uno solo, chiedo
solo due minuti per convocare, seduta stante, il Comitato
dei nove ed essere così in grado di procedere.
Quindi, la Commissione si rimette Commissione alla decisione
dell’Assemblea.
PRESIDENTE. Per quanto risulta alla Presidenza, tutti gli
emendamenti sono stati ritirati, quindi non ci sarebbe motivo
di contendere sulla presenza anche di un solo emendamento.
Quindi, l’osservazione mi pare possa essere superata dai
fatti che sono più eloquenti di qualunque altra argomentazione.
(Esame degli articoli – A.C. 2480-B)
PRESIDENTE. Passiamo alle modifiche introdotte dal Senato
ed accettate dalla Commissione. Avverto che, ai sensi dell’articolo
70, comma 2, del regolamento saranno posti in votazione
solo gli articoli 5 e 6, in quanto modificati dal Senato.
Avverto, altresì, che non sono pubblicati nel fascicolo
gli emendamenti non riferiti a parti modificate dal Senato.
Ricordo che prima della seduta sono stati ritirati, l’ho
già detto, tutti gli emendamenti presentati.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto
parere che è distribuito in fotocopia (vedi l’allegato
A – A.C. 2480-B sezione 1).
(Esame dell’articolo 5 – A.C. 2480-B)
PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 5 (vedi l’allegato
A – A.C. 2480 sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare ed essendo state ritirate tutte
le proposte emendative presentate, passiamo alla votazione
dell’articolo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale
mediante procedimento elettronico.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,24).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno
aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico,
decorre da questo momento il termine di preavviso di venti
minuti previsti dall’articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire l’ulteriore decorso del termine regolamentare
di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle
12,45.
La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 12,45.
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2480-B.
(Ripresa esame dell’articolo 5 – A.C. 2480-B)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto
l’onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, torna
all’esame della Camera dei deputati il disegno di legge,
già approvato dal Senato, che regola lo stato giuridico
degli insegnanti di religione cattolica. In estrema sintesi,
con questo disegno di legge si istituiscono due ruoli di
insegnanti di religione cattolica, vi si immettono circa
15 mila docenti e si consente loro il passaggio nelle altre
materie di insegnamento con il sistema dei passaggi di cattedra.
Questo provvedimento, di qui il nostro voto contrario già
nel primo passaggio alla Camera, rappresenta un’anomalia
nel reclutamento degli insegnanti perché immette
in ruolo insegnanti su una disciplina facoltativa.
PRESIDENTE. Pregherei i colleghi vicini alla collega che
parla di usare il riguardo di non infastidirla.
ALBA SASSO. Infatti, come è noto, l’insegnamento
della religione cattolica nella scuola italiana è
regolato da accordi fra Stato italiano, Santa Sede, Ministero
della pubblica istruzione, Conferenza episcopale italiana.
Tale disciplina rimane una disciplina facoltativa, facoltatività
come condizione necessaria perché la sua presenza
nella scuola pubblica non configuri elementi di incostituzionalità,
come si può evincere dalle sentenze della Corte costituzionale
del 11 aprile del 1989 e n. 13 del 14 gennaio del 1991.
Per questa ragione, gli insegnanti sono nominati a seguito
di una designazione dell’autorità diocesana sulla
base di titoli e requisiti culturali, competenze, insindacabilmente
accertate dall’autorità ecclesiastica e da una idoneità
che costituisce una conditio sine qua non per l’insegnamento,
altrettanto insindacabilmente concessa e revocabile dalla
stessa autorità.
È del tutto evidente come tali caratteristiche non
siano compatibili con l’assunzione degli insegnanti di religione
cattolica nei ruoli dello Stato e soprattutto come non consentano
la definizione di un organico stabile e di un ruolo, peraltro
non più esistente neanche dal punto di vista giuridico.
È di questo che noi abbiamo parlato quando abbiamo
ragionato degli insegnanti di regione cattolica; non abbiamo
messo in discussione la loro qualità, il loro impegno
nel lavoro. Abbiamo ragionato del fatto che si è
creato un percorso parallelo di ingresso nella scuola.
Se il Governo avesse voluto perseguire l’innovazione reale,
se avesse cioè voluto inserire e mettere in ruolo
questi insegnanti, avrebbe potuto o dovuto aprire una trattativa
bilaterale con la Santa Sede sul concordato – neanche una
sola revisione dell’intesa sarebbe bastata, perché
si tratta di innovazioni che incidono sul principio concordatario
dell’avvalersi o del non avvalersi.
Inoltre, ciò che più ci preoccupa è
che il potere di intervento delle leggi e degli accordi
che prima citavo attribuiscono alla autorità ecclesiastica
per quel che concerne l’assunzione, l’eventuale mobilità
e la cessazione dal lavoro, per revoca dell’idoneità,
la possibilità di intervenire in un normale procedimento
di reclutamento di un pubblico dipendente dello Stato.
Si creerebbe, cioè, una limitazione permanente della
sovranità dello Stato, che, in caso di revoca di
idoneità, dovrebbe licenziare un proprio dipendente
sulla base di una motivazione culturale e ideologica che,
invece, dovrebbe rimanere del tutto estranea allo Stato
stesso!
Ora, nel corso dell’iter di questo disegno di legge, la
maggioranza governativa ha dimostrato che il vero obiettivo
del provvedimento non è la stabilità e la
regolamentazione giuridica di questo personale, ma l’apertura
di un canale di reclutamento nella scuola pubblica controllato
da un’altra autorità, unitamente al consolidamento
del carattere di fatto obbligatorio dell’insegnamento confessionale
della religione cattolica.
PRESIDENTE. Onorevole Sasso, la prego di concludere.
ALBA SASSO. Sto per concludere, Presidente. Insomma, collocare
i docenti di religione cattolica risultati inidonei o finiti
in soprannumero in altro ruolo di insegnamento finisce col
configurare una sorta di canale di reclutamento alternativo
nella scuola dello Stato. E tutto questo avviene con questo
provvedimento, con il quale si inseriscono nei ruoli dello
Stato 15 mila insegnanti di religione cattolica, mentre
sono due anni che si attende invano il decreto di immissione
in ruolo degli insegnanti inseriti nelle graduatorie permanenti
(su questo problema, abbiamo presentato un ordine del giorno).
Per queste ragioni, questo provvedimento si configura come
illegittimo, ingiusto e poco produttivo nei confronti della
scuola italiana (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici
di sinistra-l’Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull’articolo 5.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazioni).
(Presenti 335
Votanti 328
Astenuti 7
Maggioranza 165
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 109).
Prendo atto che l’onorevole Dorina Bianchi non è
riuscita a votare. Prendo atto altresì che l’onorevole
Cima non è riuscita a votare e avrebbe voluto esprimere
un voto contrario e l’onorevole Pasetto ha erroneamente
espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne
uno favorevole.
(Esame dell’articolo 6 – A.C. 2480-B)
PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 6 (vedi l’allegato
A – A.C. 2480 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare ed essendo state ritirate tutte
le proposte emendative presentate, passiamo ai voti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole
Capitelli. Ne ha facoltà.
PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario,
sicuramente questo è un provvedimento dovuto, perché
da anni gli insegnanti di religione attendono delle norme
che disciplinino il loro stato giuridico. Ma questa legge
complessivamente è del tutto inadeguata ad affrontare
i problemi connessi con l’insegnamento della religione cattolica
nella scuola e, in particolare, con la situazione degli
insegnanti di religione.
L’insegnamento della religione cattolica ha una configurazione
specifica nella nostra legislazione, esito di un’intesa
concordataria ed anche frutto di una grande mediazione tra
il dettato costituzionale – che vuole una scuola laica –
e l’esigenza di accogliere una tradizione culturale consolidata
della società italiana. Poi, se vi sia bisogno o
meno che proprio attraverso la scuola venga insegnata la
religione, vengano trasmessi i valori cattolici, se la scuola
cioè sia lo strumento più adatto per veicolare
la religione, sarebbero questioni da approfondire. Tuttavia,
l’insegnamento della religione – dobbiamo prenderne atto
– esiste, è stato voluto da Chiesa e Stato e gli
insegnanti di religione cattolica, ancorché in posizione
particolare, devono avere condizioni e status adeguati al
ruolo e alla funzione docente.
Vi chiederete allora per quale motivo siamo tanto contrari
a questo provvedimento, soprattutto ad alcune parti di esso,
come l’articolo 4 relativo alla mobilità e alla revoca
di questi insegnanti.
Il punto vero è che il disegno di legge in esame
non affronta con equilibrio il problema della revoca e,
come ha già detto l’onorevole Sasso (lo voglio ribadire
con parole molto semplici), consente agli insegnanti di
religione perdenti posto di transitare su cattedre per le
quali non hanno fatto alcun concorso E in Italia, fino a
legge contraria che noi temiamo questo Governo voglia realizzare,
l’accesso alla scuola avviene per regolare concorso. L’accesso
al pubblico impiego avviene per concorso.
Il privilegio agli insegnanti di religione cattolica è
reso tanto più evidente dal fatto che la scuola italiana
si sta precarizzando. Per quanto riguarda il prossimo anno
scolastico, non sappiamo ancora quante immissioni in ruolo
verranno effettuate e sappiamo che vi sono ben oltre centomila
cattedre vacanti. Lo abbiamo chiesto al ministro durante
il Question Time e non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
A cosa corrisponde questa volontà di utilizzare personale
Nel giorno
del ddl
di Pasquale Troìa *
I quotidiani, si sa, devono per loro identità comunicativa
ogni giorno informare. Siamo consapevoli che non esiste
informazione neutra. Come siamo anche illusi che dovrebbero
esistere libertà di pensiero che non dovrebbero partire
dalle ideologie ma dai dati e dai documenti, dai bisogni
e dalle competenze. . Nell’antichità si discuteva
tra i filologi e i logofili: i primi amano il discutere
e ricercano il logos della realtà, i logofili amano
"aprire bocca e fare flatus vocis" dando alla
parola quell’affettività e quella devozione di cui
nessuno riesce a privarsene.
Il 15 luglio sarà per gli insegnanti di religione
e per la scuola italiana un giorno da ricordare. Come tanti
altri da dimenticare. Non so se la numerologia oggi abbia
ancora tanti proseliti. Comunque, la costante coincidenza
di certi numeri come anche la frequenza di altri, induce
almeno a ‘giocare’ con le ipotesi, o, ancor più legittimamente
a domandare al caso quel perché che in nessun caso
potrebbe anche non avere un perché!
 |
Prof. Pasquale Troìa, direttore
Centro Studi Snadir
|
Il 14 luglio (primo giorno del ddl di ritorno alla Camera):
la presa della Bastiglia, l’inizio del cammino di laicità
della Francia e dell’Europa. Il 16 luglio nella liturgia
cattolica si celebra la festa della Madonna del Carmelo.
Pensate se il ddl fosse stato approvato il 14 luglio. Ironia
del caso. Oppure ossimoro della storia. E se fosse stato
approvato il 16 luglio? Tutti avrebbero – come si dice –
gridato al miracolo! Invece la data storica è il
15 luglio: il giorno tra la Bastiglia e il Carmelo. Un giorno
di cui non si poteva scegliere il più significativo.
E’ il giorno della festa di san Bonaventura di Bagnoregio.
Un grande! Il suo Itinerarium mentis in Deum è una
tra le sue più contemporanee opere: noi docenti di
religione da quell’opera possiamo imparare molto per insegnare
un itinerarium mentis in (e non ad) Deum. Non a caso Régis
Debray adotta un titolo simile in una sua ultima opera (Dieu,
un itinéraire, Editions Odile Jacob 2002; in italiano
Dio.Un itinerario. Per una storia dell’Eterno in Occidente,
Raffaello Cortina, Milano 2002). Ed è significativo
questa adozione da parte dell’autore del rapporto (Debray,
L’enseignement du fait religieux dans l’Ecole laïque,
2001) che propone la necessità di un insegnamento
del "fatto religioso" nelle scuole francesi, alla
luce di una semplice constatazione (in verità già
da tempo praticata qui da noi in Italia) che "l’ignoranza
religiosa è da considerare ignoranza culturale".
E Dio solo sa quanta rilevanza e seduzione riservano alla
cultura i francesi. Per cui una simile constatazione è
quanto mai provocante per la Francia della Bastiglia..
Nell’Itinerarium come anche nel Breviloquium, e nelle sue
opere, Bonaventura valorizza tutte le arti liberali per
complementarle con la sacra pagina della Scrittura e con
la teologia. Facendo di ognuna una virtus (intesa come potenzialità,
energia, tendenza, slancio, moto…) di mediazione e
di ricerca verso Dio. Secondo me, Bonaventura di Bagnoregio
potrebbe essere, insieme ad altri grandi come Tommaso d’Aquino,
Ildegarda von Bingen…. tutors e magisteri/ae della
nostra difficile arte di fare cultura religiosa a scuola
in questa nostra contemporaneità. Con le arti di
oggi e con le virtualità contemporanee.
In questo ddl-day i quotidiani, come dicevamo, avevano il
dovere di dare la notizia. Anche perché da qualche
tempo molti più docenti di religione leggono i quotidiani
(questo sì che è un miracolo). Ed i lettori
devono essere soddisfatti.
Ho acquistato tutti i quotidiani nazionali. Ero curioso
di constatare non tanto come davano la notizia. Né
tanto meno i commenti. Perché erano prevedibili.
Volevo invece verificare se dopo tanti anni e tante precisazioni
che in più occasioni e da più parti (soprattutto
in modo quasi didascalico da parte dello Snadir) i giornalisti
– e quindi le redazioni – avessero ‘imparato’ a citare correttamente
la nostra opinione, il lessico della prassi dell’irc, e
a saper presentare la nostra identità. Verificando
sia le parole che le foto.
Per le foto: no comment. Le solite: la suorina con i bambini,
il prete tra i giovani. E questa volta anche un insegnante
laico che sta tentando di rimettere o sistemare un crocifisso
alla parete (cfr. La Stampa). . Vi sentite rappresentati
da queste foto? Chi non conosce gli idr, può con
queste foto farsi un’idea media, mediana, condivisa di quale
abito vestono gli idr e di che cosa fanno in classe?
Per il testo: sarebbe da analizzarlo. Per constatare, verificare
e dimostrare non solo quanta retrologia ideologica ma soprattutto
quanta disinformazione si può intravedere in chi
ancora ritiene che gli "insegnanti che impartiscono
la dottrina" (Corriere della sera).. Scrivo in questo
modo e non penso altrimenti pur condividendo alcune perplessità,
istanze ed anche opinioni di parlamentari ed intellettuali
che non sono d’accordo con quella "c" dell’ir
a scuola, più che con un riconoscimento giuridico
agli idr. Se quella "c" significa monopolio di
cultura religiosa cattolica a scuola, docenti professionalmente
flaccidi, nomine del vescovo non sempre motivabili e dimostrabili
sul piano delle motivazioni scolastiche…e quanto ancora
questo ddl lascia da esplorare e da configurare nell’ambito
giurisprudenziale. Tra l’altro questo ddl sullo stato giuridico
degli idr spero sia anche un rilancio sul sapere religioso
a scuola, come risposta interculturale e interreligiosa
alle domande della contemporaneità e alle speranza
del futuro della scuola e delle società.
Ovviamente ciò che si legge sui quotidiani sono sempre
opinioni di opinionisti. E la gente? Ma la gente sui giornali
non ha voce: la gente deve leggere i giornali e scrivere
le lettere al direttore! La gente in queste articoli sul
ddl-day sono i parlamentari.
Eccetto Libero e il Foglio , tutti i quotidiani del 15 luglio
hanno riportato la notizia della definitiva approvazione
del ddl per lo stato giuridico degli idr. Sarebbe interessante
verificare e valutare le affermazioni. Ma richiederebbe
un altro spazio. Un altro luogo. Almeno, però, vorremmo
indicare i titoli (cfr. box
– file in formato pdf).
Una parola su Avvenire. Ovviamente ci si aspettava una informazione
più ampia. Ben due pagine. Fa piacere constatare
anche l’esattezza delle informazioni. La foto è alquanto
scompensata: nasconde il docente (!), evidenzia gli studenti
e in primo piano una copia della Bibbia (chiusa!) sul banco
di uno studente le cui mani sono ‘deposte’ sul banco. Perché
evidenziamo Avvenire? Per complimentarci della informazione
precisa e di quel verbo "riconoscere" coniugato
con "lo status dei docenti di religione". Ma anche
per rilevare che alle opinioni dell’on. Aprea, di Sergio
Cicatelli, di mons. Nosiglia e del docente Bernardo Di Bernardino,
mancano almeno due altre opinioni che ci si aspettava: quella
del direttore del Servizio Nazionale per l’irc (don Giosuè
Tosoni) e quella del segretario nazionale dello Snadir (Orazio
Ruscica). E sì, perché almeno da Avvenire
(e non solo) ci si aspettava che si dicesse chi in questi
ultimi anni ha lavorato con i docenti e da vicino alle istituzioni
per ‘costruire’ questo risultato. Perché un risultato
ha sempre delle parentele. E qui lo Snadir almeno deve essere
riconosciuto come lo zio di questo ddl. Qualcuno ci terrà
a farsi riconoscere altre paternità. Perché
quando il figlio ‘nasce’ bello tutti sono parenti del ragazzino.
Ed anche per questo ddl ora (ora) tutti esibiranno pretese
anagrafiche di parentela. C.v.d.. Ma spero abbiano argomenti
e dimostrazioni.
Per il resto dai giornali del 15 luglio, mi sento chiamato
‘cattolico in cattedra’ (Il Messaggero), "docente con
la cattedra che gli è arrivata" (Il Sole 24
ore), "insegnante di religione con il posto fisso"
(Corriere della Sera, l’Unità),. "immesso in
ruolo come insegnante di una materia facoltativa" (Il
Messaggero), "insegnante con gli stessi diritti degli
altri insegnanti" (la Repubblica), "insegnante
uguale agli altri insegnanti" (Il Tempo), "insegnanti
di ruolo" (Il Tempo), "idr promosso a docente
di serie A" (il Giornale), "prof. in ruolo per
legge" (Il manifesto), "insegnante a ruolo"
(La Stampa), "un cattolico a cui è convenuto
essere cattolico" (il manifesto), insegnante "a
titolo giuridico incostituzionale" (Cgil e Ds riportati
in quasi tutti i quotidiani).. E complimenti alla redazione
de “il manifesto” che ha pubblicato un articolo
del collega idr Alberto Pisci: un’analisi lucida e critica
(suscettibile di possibile ambiguità di lettura?).
Da questa attribuzione di identità, insorge la domanda:
quando i giornalisti impareranno i nostri attributi professionali?
Anche quando noi faremo di più e meglio per farci
conoscere di più, meglio ed in tutti i modi. Volendo.
Ma anche diventandone sempre più capaci. E soprattutto
promovendo in modo pubblico quella professionalità
che va sempre più qualificata e donata. Perché,
fatta la legge per lo status giuridico, ora bisogna continuare
a fare bene gli insegnanti. Da questo impareranno a conoscerci.
Ed in questa prospettiva, ringraziamo quei giornalisti e
quelle redazioni di quotidiani e di riviste che in questi
anni di lotta per il riconoscimento dello stato giuridico
hanno cercato di conoscerci, di fare notizia con i nostri
interventi, di permetterci di presentare più volte
e in più occasioni il nostro punto di vista così
da esporlo pubblicamente al confronto (perché mai
abbiamo temuto il confronto quanto l’ombra dell’ignoranza
e della disinformazione su argomenti dei quali solo noi
docenti di religione siamo professionalmente competenti
e solo noi come unico sindacato di categoria conosciamo
i margini dei bisogni e le prospettive della qualità
da investire a scuola).
Ma ora che lo stato giuridico è legge dello Stato
italiano, la collaborazione con i massmedia la vogliamo
ancor più praticare. Perché se prima – sottovoce
– ci dicevano che tutto il nostro impegno sembrava finalizzato
solo a riscattare uno stato giuridico, ora invece vogliamo
continuare a ribadire che quella nostra richiesta di riconoscimento
era fatta alla luce di quanto ed in che modo noi eravamo
e siamo presenti nella scuola italiana e della stessa disciplina
(sapere religioso) che insegniamo. Ora siamo più
autonomi e più liberi di poter qualificare il sapere
religioso scolastico secondo le finalità della scuola
italiana ed europea e secondo le aspettative di tutti quegli
italiani che ancora scelgono di avvalersi di questo insegnamento
(non facoltativo ma curricolare) che continuerà ancora
ad offrire ai nostri studenti "un altro perché"
alle domande che la storia e la loro vita richiederanno.
Nelle fedeltà e nella deontologia che la professione
richiede. Perché solo chi si pone le domande potrà
decidere liberamente le sue risposte. Altrimenti dovrà
‘comprare e consumare’ quelle altre ben confezionate dagli
altri. La libertà richiede impegno ed ha un costo,
ma l’"alienazione nelle risposte altrui" non ha
nessun costo iniziale se non quelli a consuntivo finale,
inaspettati, enormi, irreversibili, distruttivi, incivili….La
libertà è una condizione per essere adulti
e autonomi, l’"alienazione nelle risposte" è
una condizione per essere sempre più dipendente da
altri e da altro. Per favore scegliamo la libertà:
saremo tutti più felici. Perché è a
questa felicità consapevole e condivisa che noi docenti
educhiamo i nostri studenti?
* Direttore Centro Studi Snadir
UNA VICENDA LUNGA 17 ANNI
di Giuseppe Gambale*
La recente approvazione definitiva da parte del Parlamento
della legge che prevede il riconoscimento dello stato giuridico
agli insegnanti di religione cattolica, mette fine ad una
vicenda durata oltre 17 anni. Era infatti il 1985, quando
dopo il nuovo Concordato tra Chiesa Cattolica e Italia,
veniva sancita la cosiddetta Intesa in cui si stabilivano,
tra le altre cose, anche i titoli necessari per l’insegnamento
e lo Stato Italiano si impegnava a riconoscere piena legittimita’,
quindi anche attraverso il ricoscimento del ruolo a questi
insegnanti. Questa vicenda ha attraversato la prima Repubblica,
la lunga transizione italiana, governi del polo e dell’Ulivo
e solo ora finalmente trova il suo giusto compimento.
Nella precedente legislatura, ho ricoperto il ruolo di
sottosegretario alla Pubblica Istruzione e tra le deleghe
che Berlinguer prima e De Mauro dopo mi conferirono c’era
anche esplicitamente questa: "problematiche inerenti
il riconoscimento dello stato giuridico agli insegnanti
di religione cattolica". E devo rivendicare con orgoglio,
che pur tra mille difficolta’ e contraddizioni, riuscimmo
ad approvare almeno al Senato, un testo che per la prima
volta sanciva il "ruolo" per gli IRC. Quel testo
andava certamente migliorato e voglio ricordare l’impegno
dell’on. Stelluti, che in commissione lavoro alla Camera
nella scorsa legislatura, puntava ad affrontare il problema
nel modo giusto. E cioe’ dal punto di vista lavorista: questa
legge infatti non entra nel merito dell’insegnamento della
religione, ma a normativa concordataria vigente, riconosce
dei necessari diritti a insegnanti, che finora, nonostante
l’Intesa, sono stati sempre discriminati. In questa legislatura
il mio impegno e’ diventato l’impegno della Margerita: abbiamo
collaborato con il Governo a migliorare il testo e a farlo
approvare con una larga maggioranza in Parlamento. Credo
che la soluzione del corso-concorso per l’immissione in
ruolo e la mobilita’ cosi concepita in caso di revoca, rendono
questa legge una buona legge, che riconosce i diritti degli
IRC, senza intaccare i diritti degli altri docenti. Ho sentito
in Aula, in occasione del dibattito, le stesse nefandezze
dette anche nella passata legislatura, da chi non conoscendo
le norme e la legge stessa, si e’ avventurato per puro pregiudizio
ideologico, in giudizi di incostituzionalita’ e confondendo
tragicamente il livello del dibattito sull’insegnamento
della religione, con quello sui diritti degli insgnanti.
Devo dire, che nonostante sembriamo un Paese maturo, a volte
alcuni argomenti scatenano la furia di una trasversalita’
laicista, che fa spavento.
Comunque mentre esprimiamo la grande soddisfazione per
il risultato raggiunto, credo che insieme dobbiamo affrontare
da subito, quando il ferro e’ ancora caldo, come si dice,
anche altri temi. Uno fondamentale, secondo me, e’ l’equipollenza
tra titoli ecclesiastici e titoli accademici. E’ vero che
oggi, le Universita’, nella loro autonomia, possono gia’
fare tanto, ma e’ ancora una reala’ lasciata alla libera
iniziativa. Serve qualcosa di piu’. Serve un’iniziativa
legislativa e di modifica anche concordataria per arrivare
amche a questo risultato. Penso che se ci lavoreremo insieme
ce la possiamo fare. Ho avuto modo di verificare in questi
anni la forza, l’impegno, la capacita’ di mobilitazione
dello SNADIR, che ha fatto sentire la sua voce fino nelle
piu’ alte Istituzioni. Continuiamo insieme il nostro impegno!
* Sottosegretario M.P.I. – XIII Legislatura
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