Categoria: Scuola e Società

  • Dedalus nel labirinto della cultura laicista

    Dedalus nel labirinto della cultura laicista


     


      


       Egr. Dedalus,


    i suoi due articoli (pubblicati nel sito ScuolaOggi.org ) ripropongono una diatriba che sa di vecchio e – dalla superficialità con cui l’argomento viene da lei presentato –  ci fa pensare che  ne parli solo per sfruttare giornalisticamente  un tema divenuto ormai “di moda”. Ma andiamo con ordine. Lei è ancora fermo all’idea, e nessuno la smuove, che l’insegnamento della religione a scuola sia catechesi. Deve però ricredersi, che lo voglia o meno, perché tale insegnamento assume ormai le finalità della scuola per offrire agli studenti una “conoscenza oggettiva, sistematica e critica dei contenuti essenziali del cristianesimo e delle espressioni più significative della sua vita, in dialogo con le altre confessioni cristiane e le altre religioni”. Insomma, senza l’insegnamento della religione a scuola i nostri studenti  si priverebbero di una alfabetizzazione religiosa culturalmente qualificata.  Se abbiamo, quindi,  a cuore la formazione alla pace e al dialogo dei nostri studenti, dobbiamo dare loro  l’opportunità di “incontrare culturalmente testi, documenti, tradizioni, testimonianze e contenuti che costituiscono l’universo religioso”.


       Seconda questione. Lei afferma che tale insegnamento deve essere collocato fuori dall’orario scolastico. Anche qui rivela una atteggiamento statico che peraltro  non tiene conto di quanto ha deciso in proposito  la Corte Costituzionale: essa ha  infatti stabilito inmodo inequivocabile che la richiesta di collocare obbligatoriamente l’insegnamento della religione in prima o ultima ora è priva di rilievo costituzionale (Set. Cort. Cost. N.292/1992).


       La sua “idea laica” coincide in realtà con  “relativismo”; ma chi ha scelto di vivere in modo veramente “laico” la propria esistenza ha in fondo deciso di offrire a tutti l’opportunità di migliorare la qualità della vita individuale e collettiva.


     


       Distinti saluti


     


    Prof. Orazio Ruscica


    Segretario Nazionale SNADIR


     


    Snadir – venerdì 9 novembre 2007

  • Continua il confronto tra Augias e Ruscica

    Continua il confronto tra Augias e Ruscica


    La risposta di Augias e le precisazioni di Ruscica


    Augias e gli insegnanti di religione: il ritorno


     


    Augias (e-mail del 5/11/2007 – ore 22,02)


    Gentile prof non ho nulla in con trario all’insegnamento delle religioni, l’esigenza di una vita spirituale intensa, alta, partecipata davvero, è comune agli esseri umani in qualunque epoca e latitudine – perché non soddisfarla a scuola? ciò che una repubblica laica non dovrebbe fare è ‘appaltare’ l’insegnamento alla chiesa cattolica- lei dice fa parte delle tradzioni italiane, giusto – ma anche l’illuminismo ne fa parte, e ora anche l’islam (e se non ora tra qualche anno) e l’ebraismo, – io sono d’accordo con messori che un certo insegnamento religioso sia utile ma non nella scuola pubblica non nell’orario delle lezioni – quando mi vedo tacciato di mangiapretismo mi dispiaccio, non per me che ormai alla mia età… ma per quelli che lo dicono, troppo facile, troppo sbrigativo – è come liberarsi di un nemico definendolo ‘fascista’ o ‘comunista’ – no, le cose sono più complicate, purtroppo
    molto cordialmente, corrado augias


     


    Ruscica (e-mail del 6/11/2007 – ore 20,15)


    Egr. Dott. Augias,


    rilevo che si continua a confondere l’insegnamento della religione cattolica con la catechesi parrocchiale.


    L’insegnamento della religione a scuola non significa “soddisfare l’esigenza di una vita spirituale intensa, alta…”, ma tentare di capire e comprendere come gli uomini hanno vissuto il loro rapporto con l’Altro e come tutto ciò ha lasciato un affascinante segno di presenza  nella loro cultura. Per dirla con le parole di Abraham B. Yehoshua: “Così, anche se non credo in Dio, la sua presenza nella mente di moltissimi umani mi riguarda e mi interessa”.


    Solo in questo quadro storico-culturale è legittimato l’insegnamento della religione a scuola durante l’orario delle lezioni.


    Certo, oggi, le altre religioni e culture presenti sul nostro territorio sollecitano l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole a diventare – senza disconoscere la propria identità – sempre più strumento di dialogo e di pace per la formazione dei cittadini di domani.


    RingraziandoLa per questo intenso, fruttuoso e leale confronto, La saluto con cordialità


     


    Prof. Orazio Ruscica


    Segretario Nazionale Snadir

  • Augias e gli Insegnanti di Religione: il ritorno

    Augias e gli Insegnanti di Religione:


    il ritorno


     


       Egr. Dott. Augias,


    la sua risposta (pubblicata nella rubrica “Lettere” di “La Repubblica” del 30 ottobre scorso) ripropone un tema evidentemente a lei assai caro, ma il fatto che  ogni volta lo affronti con le stesse usurate argomentazioni – più volte da noi confutate – ci conferma che il suo è un caso di manifesta prevenzione.


       Lei afferma che gli insegnanti di religione “rappresentano un’assurdità e un’ingiustizia” per il fatto che in caso di revoca questi avrebbero la possibilità di essere utilizzati in altri compiti. Sarebbe bene ricordare – a scanso di equivoci – che i docenti di religione di ruolo ai quali viene revocata l’idoneità, possono passare “ad altra materia” soltanto se in possesso – oltre al titolo di studio – della relativa abilitazione (cioè devono aver superato un concorso ordinario). Quindi i docenti di religione non sono meno preparati degli altri docenti: infatti hanno due titoli di livello universitario [laurea civile e licenza in teologia (riconosciuta sin dal 1994 come laurea civile)], vinto un concorso ordinario per “altra materia“, un concorso ordinario per insegnare religione e, infine, hanno magari una anzianità di servizio di 20/25 anni che certamente ha fatto acquisire loro una buona capacità didattica.


       A proposito poi dei due concordati contrapposti alla “vitalità della Chiesa di Giovanni XXIII” c’è da chiedersi: quale è il nesso?


       “Niente di personale“, ma i suoi discorsi sono caratterizzati dall’arrogante intolleranza che emerge prepotentemente in chi si crede sempre un passo più avanti degli altri; ma mettersi in dubbio e confrontarsi è quello che ci evita di vivere la nostra esistenza al modo di  Monsieur Homais.


     


       Distinti saluti


     


    Orazio Ruscica


    Segretario Nazionale SNADIR


     


     


    Snadir – lunedì 5 novembre 2007

  • La risposta di Augias e le precisazioni di Ruscica

    La risposta di Augias e le precisazioni di Ruscica


      


    Augias e gli insegnanti di religione: il ritorno


     


    La risposta di Augias


     

    Gentile Ruscica grazie delle precisazioni ma affrontiamo il toro per le corna: degli insegnanti di scuola pubblica che esercitano con il beneplacito del vescovo è un’assurdità degna della controriforma – suvvia un po’ di coraggio

    molto cordialmente, corrado augias

     


     


    Le precisazioni di Ruscica


     


    Egr. Augias,


    il suo ragionamento non tiene conto del fatto che l’insegnamento della religione cattolica è nella scuola perché è riconosciuto il valore della cultura religiosa e perché i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. Come potrà notare le motivazioni sono squisitamente storiche e culturali e obbligano ad adottare, come tutti i saperi scolastici, le metodologie della programmazione didattica, dello studio, dell’interpretazione e della ricerca, tipiche della scuola. Per capirci: il lavoro che il prof. Pesce ha fatto con lei per la stesura del suo “Inchiesta su Gesù. Chi era l’uomo che ha cambiato il mondo“. Posso assicurarLe che molte questioni presenti nel suo volume vengono affrontate a scuola (ovviamente nelle scuole superiori) durante l’ora di religione; certo non per negare ma per offrire una “conoscenza oggettiva, sistematica e critica dei contenuti essenziali del cristianesimo e delle espressioni più significative della sua vita, in dialogo con le altre confessioni cristiane e le altre religioni”.


       Ora, anche lei mi sembra che sia convinto della necessità di conoscere il fatto religioso nelle sue varie espressioni storiche. Soltanto durante l’ora di religione gli studenti hanno l’opportunità di “incontrare culturalmente testi, documenti, tradizioni, testimonianze e contenuti che costituiscono l’universo religioso”. Diciamo che senza la frequenza dell’insegnamento della religione, gli studenti si priverebbero di una alfabetizzazione religiosa culturalmente qualificata. Se abbiamo, quindi,  a cuore la formazione alla pace e al dialogo dei nostri studenti, non possiamo abbandonarli all’ignoranza religiosa.


       Oggi chi sceglie l’insegnamento della religione ha la certezza che l’insegnante è qualificato, in quanto è doppiamente verificato: da parte del Vescovo e da parte dello Stato (concorso ordinario). Insomma chi sceglie religione sa che gli  sarà impartito un insegnamento rispettoso delle finalità della scuola e correttamente inserito nella tradizione cattolica.


       La questione, invece, dovrebbe essere sollevata per coloro che non si avvalgono: non possiamo abbandonarli all’ignoranza religiosa.


       Prendiamo davvero  il toro per le corna: il problema non è  se l’insegnamento della religione cattolica è impartito da personale doppiamente verificato, ma come offrire anche agli altri una alfabetizzazione religiosa impartita da personale scelto esclusivamente dallo Stato ed altrettanto qualificato.


     


       Distinti saluti


     


    Prof. Orazio Ruscica


    Segretario Nazionale SNADIR


     


    Snadir – lunedì 5 novembre 2007

  • La risposta di Curzio Maltese e la replica di Orazio Ruscica

    La risposta di Curzio Maltese e la replica di Orazio Ruscica


     


    UNA POLEMICA VESTITA DA INCHIESTA


     


    Risposta di Curzio Maltese


     


    Mi rendo conto che per lei è normale che gli insegnanti di una materia facoltativa, scelti dai vescovi, rimangano a carico di uno stato laico per tutta la vita. Cm


     


     



    Replica di Orazio Ruscica


     


    Egr. Dott. Maltese,


    capisco che la sua personale idea di “laico” assomiglia molto a quella di “laicista anticlericale”.


    Ritengo però che la questione del nostro dibattito abbia bisogno di spazi adeguati e non di poche battute o di “ampi spazi unilaterali”. Pertanto, qualora lei sia disponibile ad un vero confronto, rimango a sua disposizione per affrontare con serenità e maggiore completezza il tema da lei sollevato.


     


    Cordiali saluti


    Orazio Ruscica


    Segretario Nazionale Snadir


     


    Snadir – venerdì 26 ottobre 2007

  • UNA POLEMICA VESTITA DA INCHIESTA

    UNA POLEMICA VESTITA DA INCHIESTA


       Il giornale “la Repubblica” di mercoledì 24 ottobre ci ha riproposto l’ennesima polemica sull’ora di religione.
    Con l’altisonante definizione di “inchiesta” sono stati forniti pochi dati, in genere sbagliati, ma soprattutto si è contestato il fatto che lo Stato italiano dia tanto spazio e rilevanza nella scuola ad un insegnamento “facoltativo”.  Ci saremmo aspettati da un giornalista di grandi qualità come Curzio Maltese una presentazione oggettiva di quelli che sono i limiti e le potenzialità dell’insegnamento religioso in Italia, magari aprendo la strada ad un dibattito sereno su questo tema.  Al contrario ci ritroviamo ancora dinanzi alla confusione tra “insegnamento facoltativo”  e  “scelta facoltativa” o addirittura alla contestazione per aver tolto una parte degli insegnanti di religione dallo stato di precarietà.
       Gli insegnanti di religione secondo quanto si legge sono entrati in ruolo “grazie a una rapida e un po’ farsesca serie di concorsi di massa“.  Il concorso degli insegnanti di religione è risultato tanto “rapido” da giungere dopo quasi venti anni dalla revisione concordataria (legge 121/1985) ma evidentemente ha ugualmente infastidito chi ritiene che tutti debbano essere tratti dalla condizione di precariato purché non insegnino religione.
       Quanto alla “farsesca serie di concorsi di massa” è appena il caso di ricordare che di concorso ordinario se ne è svolto uno solo ed ha previsto l’ammissione solo di coloro che potevano vantare una serie di requisiti di servizio.  Forse per “farsesca serie di concorsi di massa” ci si voleva riferire ai corsi abilitanti riservati per altri insegnamenti, ma da quelli gli insegnanti di religione sono stati esclusi; altri ne hanno usufruito.
       L’insegnamento di religione non è uno “strano ibrido di animazione sociale e vaghi concetti etici“, al contrario i contenuti che propone sono indicati in maniera molto rigorosa nei programmi ministeriali (sin dal 1987), i quali in modo chiaro propongono obiettivi distinti dalla catechesi: offrire agli studenti una “conoscenza oggettiva, sistematica e critica dei contenuti essenziali del cristianesimo e delle espressioni più significative della sua vita, in dialogo con le altre confessioni cristiane e le altre religioni” secondo le finalità della scuola.
       Probabilmente nell’esperienza scolastica di ognuno di noi non tutti gli insegnanti hanno lasciato lo stesso segno e non tutti sono risultati bravi e coinvolgenti nella stessa misura, ma ciò avviene in tutte le professioni: medici, amministratori, giornalisti. Non per questo, tuttavia, dobbiamo chiudere le scuole, gli ospedali, gli uffici e le redazioni dei giornali.
       L’insegnamento della religione non va annientato ma, al contrario, va meglio ripensato nella sua collocazione, specificato nei suoi obiettivi e arricchito nei contenuti, compresa una maggiore attenzione per la lettura della Bibbia. E’ da auspicare che la scuola e tutti coloro che operano nel campo della formazione e dell’informazione facciano del proprio meglio per fornire ai giovani gli strumenti di lettura di una realtà sociale sempre più difficile da decodificare.
       Ora, soltanto durante l’ora di religione gli studenti hanno l’opportunità di “incontrare culturalmente testi, documenti, tradizioni, testimonianze e contenuti che costituiscono l’universo religioso”.
       Senza la frequenza dell’insegnamento della religione, gli studenti si priverebbero di una alfabetizzazione religiosa culturalmente qualificata.
       Se abbiamo a cuore la formazione alla pace e al dialogo dei nostri studenti, non possiamo abbandonarli all’ignoranza religiosa; perché nella società italiana di domani, sempre più multietnica e multireligiosa, la conoscenza della cultura religiosa permetterà alle donne e agli uomini di praticare la stima e il rispetto  reciproci e di costruire le premesse per un dialogo che sappia svolgersi nel rispetto e nella valorizzazione delle differenti opzioni di vita.


    Orazio Ruscica


    Segretario Nazionale Snadir


     


    Snadir – giovedì 25 ottobre 2007