IL POTERE DELLA MEMORIA
Il 27 gennaio si celebra la giornata della memoria. La testimonianze di Alberta Levi Temin, che ha evitato la deportazione , del dott. Francesco Villano, componente di una associazione ebraico-cristiana, e di Simona Paparane, studentessa del Liceo “A. Labriola” di Bagnaoli-Na.
Il prossimo 27 gennaio si celebra la giornata della memoria. L’evento ci spinge come sempre a qualche considerazione, partendo da due grandi aforismi: il primo di Elie Wiesel, il Premio Nobel per la pace nel 1986, che nel suo romanzo “l’oblio” fa pronunciare queste parole al suo anziano personaggio: “Tu che prevedi l’avvenire degli uomini, aiutami a non staccarmi dal mio passato”; mentre il secondo è una geniale intuizione di Bernardo di Chartes (filosofo francese, classe 1100) che scrive profeticamente: “Siamo nani che camminano sulle spalle di giganti sì che possiamo vedere più cose di loro e più lontane”.
Dentro l’orizzonte di questi due aforismi ci pare opportuno collocare l’esperienza di una donna, Alberta Levi Temin , che è riuscita a evitare la deportazione prevista dal governo italiano per tutte le famiglie ebree, durante il regime fascista, e che la stessa ha raccontato in un Liceo della Campania. <<Senza memoria non c’è futuro. Ricordare gli errori commessi – afferma Levi Temin – serve a non ripeterli, e di errori da ricordare ce ne sono molti. Anno corrente 1938: a causa delle leggi razziali, da un giorno all’ altro 35000 ebrei per lo stato smettono di essere cittadini e diventano “nemici della patria”. Essi rappresentavano solo l’un per mille della popolazione italiana, era facile utilizzarli come capro espiatorio di tutti i problemi interni. Purtroppo, come sottolinea freddamente la signora Temin, “a tutto si fa l’abitudine”. Ed è proprio questo che la nuova generazione deve cercare di evitare. L’uccisone di quasi sei milioni di ebrei, la persecuzione di una minoranza, di un gruppo religioso, non può entrare a far parte della normalità>> Sebbene la protagonista della vicenda, insieme ai genitori e alla sorella, si sia salvata grazie ad una serie fortunata di eventi, parte della sua famiglia ha comunque subito l’ingiusta condanna. Una spada di Damocle pendeva fissa sulle loro teste, infatti dei suoi familiari deportati solo il cugino ha fatto ritorno dai campi di concentramento, all’età di 25 anni. Pesava 30 kg. L’anziana testimone conclude con queste parole : “i dolori naturali si accettano, quelli provocati no”, perché ci fanno riflettere sulla gravità degli errori commessi e sulla sofferenza inflitta a un intero popolo”.
La giornata della memoria deve avere anche ricadute sul presente, caratterizzato dall’aumento di gruppi etnici emergenti che trovano difficoltà nel farsi riconoscere come effettivi cittadini italiani. In questa direzione si muove il pensiero del prof. Villano , componente di una associazione ebraico-cristiana. <<Talvolta, sostiene il prof. Villano – persone appartenenti ad altre religioni vengono addirittura considerate straniere mentre avremmo ormai dovuto imparare a riconoscerli come i nostri “vicini di casa”. Solo così sarà possibile creare un dialogo e trovare risposte comuni. La terra non è popolata da etnie ma da uomini, questo è quello che dovremmo capire e perciò nessun cittadino italiano dovrebbe godere di maggiori diritti rispetto ad un qualsiasi altro cittadino del mondo. La conoscenza e la memoria sono gli strumenti principali di cui disponiamo per non ripetere gli errori del passato, per non farci manovrare da nessuno, per essere realmente liberi, non dimentichiamolo mai>>.
Mettere gli studenti di oggi a contatto con testimonianze vive come quella della signora Alberta Levi Temin è senz’altro un fatto rilevante, come si evince dalla parole della studentessa Simona Paparone , le cui parole danno la consistenza di come possa essere efficace il ricordare seguendo la pista testimoniale: <<Poter condividere i lontani ricordi della signora Alberta Levi Temin sulla situazione italiana durante lo sterminio ebraico, poter rivivere attraverso le sue parole quei tragici anni storici e la sua inebriante esperienza diretta, ha risvegliato in me una cruda ed irruenta consapevolezza di quanto il genere umano, talvolta, possa essere spregevole ed ingiustificabile. E’ impensabile – prosegue Paparone – che uomini, appartenenti al genere umano in quanto tali, possano uccidere altri uomini,anche essi appartenenti all’umanità,giustificandosi o appellandosi alle proprie convinzioni poggiate su un’ingiusta supremazia razziale. Uomini che hanno ammazzato senza pudore e senza alcun rispetto altri uomini, che hanno fatto dell’ingiustizia una giusta causa… potranno mai passare come inosservati? Cosa direbbero, se fossero ancora in vita, oggi le vittime della segregazione razziale?
L’unico vero riscatto, per poter rivendicare la vita spezzata di migliaia di ebrei,- conclude la studentessa – risiede proprio nel "non dimenticare". Il ricordo e la testimonianza, come ci ha insegnato la signora Alberta, sono le uniche armi in grado di mantenere in vita, e non uccidere, le vittime di questa tragedia storica. La storia ci insegna come l’ingiustizia, talvolta, abbia regnato per secoli, ma essa ci aiuta allo stesso tempo a non ripetere gli ingiustificabili errori passati, combattendoli attraverso la memoria e la consapevolezza”.
Francesco Pisano, Nicola Isernia e Michele Stefanile
Snadir – Professione i.r. – 24 gennaio 2012