Categoria: Scuola e Società
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Le varie forme di abuso sull’infanzia. IRC come spazio di tutela, prevenzione e sostegno educativo
Le varie forme di abuso sull’infanzia. IRC come spazio di tutela, prevenzione e sostegno educativoRoma, 3 maggio 2013 – Centro Congressi CavourSi è tenuto il 3 maggio 2013 presso il Centro Congressi Cavour di Roma il corso di formazione organizzato dall’ADR in collaborazione con lo SNADIR sul tema “Le varie forme di abuso sull’infanzia” a cui erano presenti: Don Fortunato Di Noto, presidente dell’Associazione Meter, Maria Suma avvocato e vicepresidente di Meter, Carlo Di Noto, direttore Meter, Adriana Passarello, Psicologa e Psicoterapeuta, Orazio Ruscica, Presidente Adr e segretario nazionale dello Snadir, Domenico Pisana, coordinatore nazionale per la formazione Adr, Marisa Scivoletto, direttore del corso e responsabile nazionale Adr e Paolo Masini, Consigliere e Vicepresidente della Commissione scuola di Roma Capitale. Al corso è intervenuta anche Mariarosa Cavalieri, responsabile dei ministeri a favore dei bambini per la Chiesa Cristiana Avventista del 7ºgiorno.Un appuntamento fortemente voluto dall’Associazione docenti di religione e dal Sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione, che ha affrontato una problematica cosi delicata come la tutela dell’infanzia contro la pedofilia e la pedo-pornografia.Ad aprire la giornata di studi è stata Marisa Scivoletto che ha spiegato l’importanza della formazione non solo per trovare le risposte a questo fenomeno, ma per dare strumenti a difesa dei bambini, concludendo il suo discorso con la lettura delle dichiarazioni dei Diritti del Fanciullo del 1959. Dopo i saluti di Claudio Guidobaldi, responsabile regionale dello Snadir Lazio, ci sono stati gli interventi di Paolo Masini, che ha messo in risalto il significato della formazione, affermando che ‘dove si fa formazione c’è sempre un seme che nasce’ e poi di Domenico Pisana che ha spiegato l’importanza della formazione dei docenti di religione che attraverso questi corsi, possono trovare strategie educative per dare delle risposte alle problematiche infantili.Durante la prima parte del corso Don Fortunato Di Noto dell’Associazione Meter ha dichiarato: “Dobbiamo dare esempi buoni per formare i bambini di oggi, dobbiamo porci sempre la domanda di chi sono i bambini che stiamo allevando per risolvere poi i problemi. La società può avvicinare il bambino ad una cultura pedofila – spiega Don Di Noto – attraverso nuovi linguaggi come internet o attraverso le grandi lobby della comunicazione. Purtroppo stiamo trasformando i bambini in adulti avvicinandoli in questo modo alla pedofilia. Non desideriamo affatto che i bambini rimangono bambini e non ci accorgiamo che in questo modo li avviciniamo ai pericoli – chiosa Don Di Noto – Dobbiamo evitare che la nostra vita venga invasa dai pericoli della rete, dobbiamo evitare che la mancanza di un’azione educativa possa svuotare il senso della vita”. A seguire la psicologa Adriana Passarello che ha analizzato il disagio causato dalla violenza partendo dall’incuria ovvero dalla trascuratezza nei confronti dei bambini sia a livello fisico che psicologico ed educativo, fino ad arrivare all’abuso fisico, psicologico e sessuale. L’avvocato Maria Suma, ha ricostruito le forme giuridiche per la tutela dell’infanzia,sottolineando l’importanza della legge di ratifica della Convenzione di Lanzarote (legge 170/2012) che ha introdotto due reati punibili: l’adescamento on line e l’istigazione a pratiche di pedofilia. Carlo Di Noto ha analizzato il linguaggio dei nuovi media di comunicazione e le modalità che la scuola può adottare per educare informando. Orazio Ruscica ha ribadito che il convegno è stato una occasione per far prendere coscienza dell’importanza della formazione culturale e didattica: “Ai nostri ragazzi devono essere dati gli strumenti per leggere la realtà dal punto di vista religioso e soprattutto deve essere consentito loro di vivere un’esperienza di vita serena e libera".Serenella NapolitanoSnadir – Professione i.r. – 3 maggio 2013 -
GLI AUGURI AUTOCELEBRATIVI DELL’EX MINISTRO PROFUMO
GLI AUGURI AUTOCELEBRATIVI DELL’EX MINISTRO PROFUMO
In occasione delle feste pasquali il Ministro dell’istruzione Profumo ha presentato sul sito del Miur i suoi auguri di buone feste a tutti i docenti; poi – per essere sicuro che tutti avessero l’opportunità di leggere i suoi pregevoli auguri – ha fatto inviare il messaggio augurale sulla casella di posta elettronica istituzionale (@istruzione.it) di ogni docente della scuola italiana.Ci sarebbe piaciuto che il suo auspicio per una politica che deve tornare a valorizzare la ricerca e la formazione, “archiviando una lunga stagione di tagli, a favore di un rilancio nel segno della competitività” fosse stato da lui stesso praticato; è troppo comodo sperare che altri facciano quanto non si è stati in grado di fare. Ci sarebbe piaciuto anche che il Ministro di fine mandato, in questo anno e mezzo, avesse avuto la voglia di incontrare anche i docenti di religione, che – come tutti gli altri professionisti della scuola italiana – “ogni giorno mettono al servizio della collettività non soltanto le proprie competenze, ma la propria dedizione”. Ma evidentemente era troppo impegnato nel tracciare strade per “lasciare un metodo di lavoro più efficiente” (sic!) al suo successore, magari nel gestire meglio i prossimi concorsi. Ma in una lettera che ha tutto il sapore di una informativa di fine mandato, dove può starci benissimo l’auto elogio del proprio “impegno”, quello che invece stride è la mancanza di nesso tra questi auguri pasquali con il significato vero della Pasqua. Inoltre, la esaltazione di Profumo delle “aule e dei laboratori” come “templi pagani” ci sembra poco rispettosa dei principi cristiano-cattolici, patrimonio storico della tradizione culturale italiana, che hanno trovato piena accoglienza nella Costituzione della Repubblica italiana. Se un indizio è poco per definire un ostile atteggiamento, due indizi – anzi tre – danno la certezza del modo di pensare di Profumo: ricordiamo tutti che – dopo aver a sua insaputa firmato le Nuove Indicazioni Nazionali per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole secondaria di secondo grado – a settembre affermò: “Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come concepito oggi non abbia più molto senso. Probabilmente quell’ora di lezione andrebbe adattata, potrebbe diventare un corso di storia delle religioni o di etica” ( a cui noi abbiamo puntualmente risposto). Il Ministro dimissionario ha poi declinato in modo sistematico l’invito a predisporre un nuovo concorso per i docenti di religione che legittimamente aspirano all’immissione in ruolo. Ed infine, in occasione della Pasqua di Risurrezione, invia gli auguri che, ignorando il significato fondamentale della festa cristiana, prospetta la costruzione di aule al modo di templi pagani. Possiamo affermare, dunque, che la sua attività si è posta come inconciliabile con l’insegnamento della religione cattolica e i suoi insegnanti. Insomma, del suo relativismo simbolico non sentiremo certo la mancanza.Ci avviamo ad un cambiamento politico che auspichiamo più proficuo in tutti gli ambiti della vita sociale e all’insegna della giustizia e dell’uguaglianza. Inoltre tra un po’ si chiuderà il settennato dell’attuale Presidente della Repubblica. Ci piacerebbe che il nuovo Presidente avesse a cuore l’attuazione della Costituzione e la difendesse da chiunque tentasse di stravolgerla per interessi personali o di gruppi. Lo vorremmo impegnato a far rispettare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura dal potere politico, rispettoso delle prerogative dei parlamentari, delle scelte degli elettori e delle sentenze della magistratura. Insomma, un Presidente che ami la Repubblica italiana, abbia a cuore il bene comune e sia strenuo difensore della Costituzione.Superato, quindi, lo scoglio dell’elezione del Presidente della repubblica, vorremmo un Governo che sia rappresentativo di una buona fascia di elettori; l’attuale Governo dimissionario non rende giustizia al 90% degli elettori che non l’hanno votato. Insomma non ci sembra affatto corretto che un gruppo che ha ottenuto il 10% dei consensi continui a gestire la politica italiana. Vorremmo un Governo, magari pungolato continuamente da giovani parlamentari, che sia attento nel riequilibrare in modo progressivo la tassazione, che pesi meno sul lavoro e più sulle rendite, investa nella ricerca, nell’istruzione e formazione, offra un servizio sanitario gratuito ed efficiente, protegga la produzione reale con regole democratiche che favoriscano l’impresa e la libertà di iniziativa economica, contrasti la speculazione che genera ingiustizia, ed un Ministro dell’Istruzione più pronto ad ascoltare le richieste di tutti i precari, anche di quelli che insegnano religione.Orazio Ruscica
Snadir – Professione i.r. – 12 aprile 2013 -
Tutelami: la prevenzione contro gli abusi. Anche Don Di Noto presente all’iniziativa
Tutelami:la prevenzione contro gli abusi
Anche Don Di Noto presente all’iniziativa
Si è tenuto il 21 marzo 2013 presso l’hotel Ac di Pisa il corso di formazione organizzato dall’ADR in collaborazione con lo SNADIR “Tutelami: la prevenzione contro gli abusi” a cui erano presenti Don Fortunato Di Noto, presidente dell’Associazione Meter, Maria Suma avvocato e vicepresidente di Meter, Carlo Di Noto, direttore Meter, Orazio Ruscica, Presidente Adr e segretario nazionale dello Snadir, Sandra Fornai, responsabile Snadir Toscana e Marisa Scivoletto, direttore del corso e responsabile nazionale Adr.Per la prima volta in assoluto l’associazione insegnanti di religione ha realizzato un corso rivolto ad una problematica cosi delicata come la tutela dell’infanzia contro la pedofilia e la pedo-pornografia.Dopo i saluti della responsabile regionale dello Snadir, Sandra Fornai, a prendere la parola è stata Marisa Scivoletto, responsabile Adr e direttore del corso che ha spiegato l’importanza della formazione non solo per trovare le risposte a questo fenomeno, ma per dare strumenti a difesa dei bambini, concludendo il suo discorso con la lettura delle dichiarazioni dei Diritti del Fanciullo del 1959.Durante la prima parte del corso Don Fortunato Di Noto dell’Associazione Meter ha dichiarato: “Ventritre anni fa chi parlava socialmente del fenomeno veniva visto con malocchio o addirittura non se ne parlava proprio. Intercettare alcuni disagi legati alla pedofilia e pedo- pornografia, risultava davvero difficile. Un giorno fui posto dinanzi a delle immagini, quelle stesse mi interrogarono e di conseguenza mi posero a fare un percorso e gridare che il fenomeno doveva essere affrontato altrimenti poteva sfuggirci dalle mani. Ancora all’inizio degli anni novanta non c’era una legge atta a denunciare tali fenomeni – prosegue don Di Noto – Successivamente, attraverso il nostro lavoro, riuscimmo finalmente a fare approvare una mozione in Parlamento, in cui si teneva conto del fenomeno. Oggi l’Italia è all’avanguardia sulla tutela dell’infanzia. Ecco perché dobbiamo continuare ad informarci, formarci e ascoltare; dobbiamo trovare delle occasioni di sollecitazioni culturali per avere un linguaggio comune ed entrare a fondo nel problema. Ricordiamoci che il diritto del bambino è avere una famiglia, avere un’infanzia; ingiusto è trasformarli in oggetti, costringendoli a diventare adulti”. A seguire l’avvocato Maria Suma, che ha ricostruito le forme giuridiche per la tutela dell’infanzia, descrivendo i contesti in cui si abusa per imparare a riconoscerli.La parte pomeridiana del corso si è incentrata su laboratori in cui esperti come Carlo Di Noto ha analizzato il linguaggio dei nuovi media di comunicazione e come la scuola può educare informando. Orazio Ruscica ha ribadito che il convegno ha voluto sollecitare “insegnanti, genitori e la società civile a realizzare una rete di tutele per i bambini. Per difenderli da eventuali adescamenti e ricatti, e offrendo loro una vita buona e bella”.- Videonews – Professione i.r. – 21 marzo 2013
- Il servizio realizzato da Canale 50, emittente di Pisa, sul corso di formazione è andato in onda la sera del 21 marzo 2013. La notizia è al minuto 17.47
Snadir – Adierre – Professione i.r. – 21 marzo 2013 -
Papa Francesco: la piazza diventa loggia delle benedizioni, una benedizione del mondo, della gente, dei credenti e dei non credenti
Papa Francesco: la piazza diventa loggia delle benedizioni, una benedizione del mondo, della gente, dei credenti e dei non credenti
Sotto una pioggia incessante migliaia di persone, hanno atteso, davanti alla basilica vaticana, con gli occhi rivolti al tetto della cappella Sistina, l’annuncio dell’elezione del nuovo Papa, in un clima festoso e insieme raccolto.Da due giorni la piazza San Pietro sembrava davvero cattolica, cioè universale: tanta gente proveniente da ogni parte del mondo, giovani e anziani, cristiani e non cristiani, singoli e gruppi ciascuno con la propria bandiera… tutti raccolti nel grande abbraccio del colonnato del Bernini.Ciascuno, sebbene in molti modi e con sensibilità diverse, consapevole di vivere un momento storico, straordinario e nuovo per la Chiesa.Le inattese dimissioni di Benedetto XVI, all’inizio della quaresima, tempo di penitenza e conversione, sono state vissute da alcuni con una specie di sconcerto, da altri come un segno della fatica che attraversa la Chiesa in questo tempo storico e del suo bisogni di rinnovamento, dai molti come un’occasione di riflessione e di preghiera per ripensare la Chiesa.In ogni modo l’attesa, iniziata l’11 febbraio, si è conclusa alle 19 del 13 marzo, con la fumata bianca, che ha annunciato che il Conclave era concluso, che la Chiesa aveva il nuovo Papa.Un’ora di attesa prima che si conoscesse il volto del nuovo Papa; la gente in Piazza ha atteso, mentre la pioggia stava cessando, segno di una Chiesa viva.L’annuncio e l’invito alla gioia, ripetuto secondo l’antica formula tradizionale, dal Loggiato delle Benedizioni, hanno però colto tutti di sorpresa.I giornalisti sono rimasti in silenzio, anche loro senza parole, senza trovare la scheda giusta, tra quella dei centocinquanta cardinali, per dare le prime notizie del nuovo Pontefice.Per la prima volta, infatti, un cristiano, un cardinale proveniente dal “nuovo mondo”, o come ha detto lui stesso “dalla fine del mondo” (riferendosi alle terre argentine, che nelle sua zone più estreme arriva fino al polo sud), è eletto vescovo di Roma: Mons. Jorges Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires.Per la prima volta nella storia è eletto un uomo formatosi nella Compagnia di Gesù, i Gesuiti.Per la prima volta un Papa sceglie come nome quello di Francesco e immediatamente, senza conoscere le reali motivazioni, il cuore e la mente di tutti si rivolgono al piccolo grande uomo di Assisi, umile e povero fratello universale. E la memoria vola all’affresco di Giotto, che ritrae Francesco mentre sorregge la Chiesa, che rischia la rovina.Un Papa che si chiama Francesco e che viene dal continente americano, da quel sud del mondo che vive profonde contraddizioni, ma che è ricco di risorse umane e naturali, da quell’America latina profondamente cattolica, sebbene segnata da squilibri e sfide inedite, da quell’Argentina attraversata in epoca recente a livello sociale da fasi diverse e complesse.Gli occhi del mondo si spostano, in un attimo, dall’Europa, verso nuovi orizzonti, segno appunto di un nuovo modo di guardare al mondo, di un nuovo tempo storico, che invita a ripensare i centri e le periferie.Per la prima volta un Papa, nella sua prima apparizione al mondo, chiede “al suo popolo” di benedirlo, prima di essere lui stesso a impartire la benedizione. Non chiede solo di pregare per lui, ma di benedirlo.La piazza diventa loggia delle benedizioni, una benedizione del mondo, della gente, dei credenti e dei non credenti. E immediatamente quell’immensa folla esultante e chiassosa, fa silenzio, un silenzio profondo e tutti noi avvertiamo che è un momento solenne, carico della forza profetica dello Spirito.Il Papa Francesco è lui a inchinarsi per primo, per ricevere, anche attraverso la gente, attraverso la fede del popolo di Dio, la benedizione del Signore sul suo ministero, sulla sua persona.Prime impressioni, piccoli segni.E’ per ora impossibile dire di più, non solo perché conosciamo poco di Mons. Bergoglio, ma perché crediamo che lo Spirito santo, raffigurato, sulla vetrata, al centro della basilica di san Pietro, apra spazi inediti di novità per quest’uomo divenuto “Pietro” e per la Chiesa tutta.Barbara Pandolfi
Snadir – Professione i.r. – 14 marzo 2013 -
Una opportunità per il cambiamento
Una opportunità per il cambiamento
I risultati delle elezioni 2013 hanno assegnato alla Camera la maggioranza assoluta al Partito Democratico con 345 seggi, mentre al Senato la situazione risulta alquanto ingarbugliata ma non difficile da risolvere. Ricordiamo che al Senato questi sono i seggi assegnati: Partito Democratico n.123; Popolo delle Libertà n.117; Movimento 5 Stelle n.54; Lista Monti n.19 e Altri n.2. Ricordo che il nostro sistema parlamentare esige che il Governo chiamato a esercitare il potere esecutivo debba ottenere il voto di fiducia di entrambe le Camere. Ora, se alla Camera dei deputati la fiducia è quasi una formalità, in quanto i 345 voti del PD sono sufficienti, al Senato il voto di fiducia è più complesso, ma – come dicevamo – non impossibile. Vediamo, tenendo conto che la maggioranza è di 158 voti, quale potrebbe essere lo scenario possibile: un accordo tra Partito Democratico (123 voti) e Movimento 5 Stelle (54 voti) che darebbe luogo ad una maggioranza di 177 voti, numeri più che sufficienti per governare il nostro Paese. Eventuali altre soluzioni sono impossibili, sia aritmeticamente che per l’esperienza drammatica di questi ultimi 16 mesi che ha costretto dodici milioni di famiglie (insegnanti, precari, dipendenti pubblici e privati ecc.) a sostenere il pagamento del debito pubblico. Pertanto, al di là delle solite strategie per ottenere il massimo vantaggio (il Partito Democratico dal Movimento 5 Stelle e viceversa), entrambi sanno perfettamente che non collaborare alla formazione di un Governo stabile vorrebbe dire gettare l’Italia in pasto alle agenzie di rating e agli speculatori e far precipitare la nostra Repubblica in una condizione di difficoltà economica estrema.Una soluzione è comunque possibile anche senza il voto di fiducia al Senato del Movimento 5 Stelle. Una volta ottenuta la fiducia alla Camera dei Deputati il Partito Democratico potrebbe presentarsi al Senato e non ottenere la fiducia. In questo caso il nuovo Governo in carica, con la sola fiducia alla Camera, potrebbe rimanere in sella per diversi mesi (anche anni) e proporre alcune importanti riforme condivise da tutto l’arco parlamentare : riforma elettorale, equa ridistribuzione del peso fiscale, abolizione dei vitalizi, dimezzamento dello stipendio dei parlamentari, sostegno alle piccole e medie aziende, investimenti statali per rimettere nel circuito lavorativo quante più persone possibili, combattere la corruzione, il clientelismo, l’evasione fiscale, le mafie; bloccare progetti inutili (come la Tav , visto che le merci non hanno bisogno dell’alta velocità, il ponte sullo stretto, i difettosissimi caccia F35); avviare la costruzione di autostrade e ferrovie che colleghino le città del centro sud con le grandi arterie del nord, far partire una nuova politica industriale o di riconversione che assicuri il lavoro nel rispetto della vita delle persone e dell’ambiente. Certamente mi rendo conto che tali azioni di Governo sono compiti di alto profilo, ma oggi gli eletti al nuovo Parlamento hanno solo questa opportunità: mettere in pratica ciò che hanno promesso in campagna elettorale (non dimentichiamo che 71 senatori e 201 deputati eletti hanno aderito alla campagna “Senza corruzione riparte il futuro” promossa da Libera e dal Gruppo Abele), e dimostrare che finalmente hanno a cuore ciò che la Costituzione promette a tutti i cittadini italiani: lavoro, pari dignità sociale, istruzione e sanità di qualità gratuita,equa e progressiva ripartizione del peso fiscale, uguaglianza di fronte alla legge.Insomma, una inversione di tendenza che investirebbe anche il comparto scuola e potrebbe porre rimedio alle decisioni del Governo pre-tecnico che ha smantellato il sistema di istruzione, licenziando 150.000 precari, non rinnovando i contratti di lavoro, introducendo il maestro unico/prevalente, facendo arretrare la scuola primaria nelle indagini internazionali “TIMS e PIRLS” in reading literacy dal 6° posto nel 2007 al 16° posto nel 2011, in matematica dal 16° posto al 24° posto e in scienze dal 10° posto al 18°.Occorre dunque un Governo che rimetta al centro la persona, l’istruzione, la ricerca, il lavoro con diritti e metta al bando corruzione, evasione, mafie, speculatori e precarizzazione della vita dei cittadini. E’ un’opportunità per i parlamentari di ascoltare, accogliere e avviare verso una vera soluzione i problemi che ogni cittadino italiano e ogni famiglia vivono quotidianamente.Dopo aver varato tutte queste importanti e determinanti leggi, se si renderanno necessarie nuove consultazioni elettorali andremo a votare per i parlamentari e i partiti/movimenti che hanno detto sì al Bene comune.Orazio RuscicaSnadir – Professione i.r. – 11 marzo 2013 -
8 marzo: grazie a te donna per il fatto stesso che sei donna
8 marzo: grazie a te donna per il fatto stesso che sei donna
L’8 marzo ricorre la “Giornata internazionale della donna”, comunemente definita “Festa delle donna”. In questa giornata ricordiamo le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne di ogni tempo, ma non possiamo dimenticare le discriminazioni e le violenze che, ancora oggi, molte donne subiscono ogni giorno e che sono tristemente alla ribalta della cronaca su tutti i media. Solamente nel 2012, 112 mogli, madri, fidanzate, figlie, hanno perso la vita per incultura generale ancora presente nel nostro Paese; vite spezzate che devono far riflettere sulla necessità di un cambiamento culturale radicale sulla differenza di genere, a cominciare dalla scuole, di cui gli educatori devono farsi promotori in prima persona.Per questo, invece di soffermarmi sull’episodio tristemente noto dell’incendio nel lontano 1908 dell’industria tessile Cotton di New York, che pur non va dimenticato, vorrei fare alcune considerazioni sulla figura femminile nella religione ebraica e cristiana, per sottolinearne l’importanza.La specificità della donna è dichiarata nel suo nome “Ichà”, donna in ebraico, che non è solo il femminile della parola “Ich”, uomo, ma l’aggiunta di una lettera simboleggia la particolarità e la differenza dell’universo femminile, base della vita sociale, pur in una società patriarcale.Il Talmud attribuisce alla donna un alto rango, attraverso il ruolo che ricopre in famiglia contribuisce allo sviluppo e alla continuità della comunità, oltre al ruolo che ricopre nella storia del popolo ebraico, attraverso figure significative.
Nella pedagogia ebraica la donna ha un ruolo educativo sia nella formazione dei figli in famiglia che nella società in generale; a lei, infatti, spetta la trasmissione dei valori della tradizione e di fondamentali concetti morali.In Maria si celebra la consacrazione della donna, da cui nasce il figlio di Dio ed è l’esemplificazione del credente, che si dona e si affida.Gesù stesso incontra donne importanti nella sua vita, a loro affida l’annuncio della Resurrezione, ed ha nei loro confronti, in contrasto con la cultura del suo tempo, un atteggiamento di accoglienza, rispetto, tenerezza.Voglio inoltre menzionare la “Lettera di Giovanni Paolo II alle donne”, sottolineandone in particolare alcuni passi significativi:“……..Il grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la missione della donna nel mondo, diventa anche un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell’umanità….…grazie a te, donna-madre….grazie a te, donna-sposa….grazie a te, donna-figlia e donna-sorella…grazie a te, donna-lavoratrice…..Grazie a te donna per il fatto stesso che sei donna....Il mio grazie alle donne si fa appello accorato, e in particolare da parte degli Stati e delle istituzioni internazionali, si faccia quanto è necessario per restituire alle donne il pieno rispetto della loro dignità e del loro ruolo….” (Dal Vaticano, 29 giugno 1995, Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Giovanni Paolo II)Ricordiamo, perciò, in questo giorno, le donne vittime di soprusi, le donne che pagano maggiormente la crisi economica e la carenza di lavoro e lo perdono per prime, le donne che, spesso, devono farsi carico di anziani e bambini, quando le strutture pubbliche sono carenti, le donne che, frequentemente, non riescono a partecipare alla vita politica o faticano nella carriera. Ricordiamo donando un fiore, anche solo virtuale o simbolico: la mimosa, scelto perché rappresenta innocenza, libertà, forza e vitalità e che, pur essendo poco costoso, illumina con il suo colore come la creatività e la vitalità femminili.
Cristina Bortoluz
Snadir – Professione i.r. – 8 marzo 2013 -
VERSO LE ELEZIONI POLITICHE: DISCERNIMENTO E RIFLESSIONE IN UN MOMENTO DI FORTE CRISI SOCIALE, MORALE ED ECONOMICA
VERSO LE ELEZIONI POLITICHE: DISCERNIMENTO E RIFLESSIONE IN UN MOMENTO DI FORTE CRISI SOCIALE, MORALE ED ECONOMICA
di Doriano RupiSiamo alle porte del voto. Il 24 e 25 febbraio si svolgeranno infatti le elezioni politiche per il rinnovo di Camera e Senato. Queste elezioni cadono in un momento di grave crisi sociale, morale ed economica, di recessione, di tagli in tutti settori della vita sociale – in particolare sanità e scuola – nonché di un diffuso sentimento di antipolitica, visto il forte distacco dei partiti e delle Istituzioni dai cittadini. Vogliamo parlare di questo appuntamento politico con il Prof. Orazio Ruscica, segretario nazionale dello Snadir e vice coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams.D. Prof. Ruscica la sua organizzazione sindacale rappresenta il 30% dei docenti di religione (circa 26.000) in servizio nella scuola italiana; quindi è la forza sindacale più rappresentativa di questa categoria professionale. Come valuta la situazione politica attuale e l’operato del Governo uscente, specie in ordine alle problematiche della scuola?R. E’ sotto gli occhi di tutti che il Governo Monti ha imposto grossi sacrifici agli italiani, alle imprese, alle famiglie, tagliando in tutti i settori: scuola, sanità, pubblico impiego, ricerca, università. Ma il vero problema è quel che Monti non ha fatto, cioè chiedere sobrietà alla politica e solidarietà alle famiglie più ricche. E difatti non ha abolito radicalmente i privilegi della casta politica: gli stipendi e i vitalizi sono rimasti; non ha bloccato i rimborsi elettorali proprio mentre spuntavano scandali nei vari partiti; non ha richiesto contributi sostanziosi alle pensioni d’oro; non ha varato la riforma della legge elettorale; non ha aiutato le imprese e le famiglie (dipendenti, insegnanti e precari) ma piuttosto le banche (che hanno reinvestito in titoli le somme ricevute dalla Banca centrale europea), non ha chiesto alle famiglie (10%) super ricche che detengono il 45,9% della ricchezza italiana un impegno robusto sul fronte fiscale.D. Lo Snadir aveva fatto delle richieste ben precise al Governo precedente e a quello uscente in ordine alla situazione dei docenti di religione precari, e cioè la trasformazione dell’attuale graduatoria di merito a seguito del concorso (legge 186/2003; D.D.G. 2 febbraio 2004) in graduatoria ad esaurimento, così come già avviene per le altre discipline. Dunque tutto è sfumato?R. Noi abbiamo più volte tentato di coinvolgere il ministro Profumo e il Governo Monti per sottoporre la possibilità di trasformare la graduatoria di merito in graduatoria ad esaurimento, ma i suoi e i loro interessi sono stati sempre altrove e non certo nella direzione di un ascolto delle nostre istanze; è risultato evidente che occuparsi dei docenti di religione non era nelle intenzioni del Governo.Abbiamo sollecitato il Governo Monti e numerosi parlamentari per far sì che il disegno di legge Firrarello (PdL) potesse essere discusso in Commissione, ma anche lo stesso presentatore e il cofirmatario Costa (PdL) hanno avuto altro da fare e, quindi, non è andato avanti e si è arenato nel Palazzo. Nel periodo in cui era in discussione il disegno di legge di Stabilità si è cercato, con la disponibilità della Sen. Bonfrisco (PdL), di avviare tramite l’On. Gioacchino Alfano (PdL) in commissione bilancio della Camera, un emendamento che prospettasse una stabilizzazione del rapporto di lavoro degli insegnanti precari di religione, ma il predetto Onorevole ha declinato l’invito perché non ne vedeva l’utilità.Tuttavia non ci arrendiamo, tant’è che riteniamo importante continuare a lottare perché anche per gli insegnanti di religione si prospetti un nuovo concorso nelle Regioni dove si rileva disponibilità nell’organico. Tale richiesta è supportata dal fatto che, a fronte di 15.366 docenti di religione immessi in ruolo a seguito di procedura concorsuale (DDG febbraio 2004) ai sensi dell’art. 5, comma 1 della legge 186/2003, nell’a.s. 2011/2012 ne sono risultati in servizio 13.289. Inoltre, tenendo conto che l’organico di diritto per l’insegnamento della religione risulta per l’a.s. 2012/2013 di 16.426 cattedre/posti (70% di 23.466), è del tutto evidente che i posti disponibili per la copertura del fabbisogno previsto dalla legge 186/2003, nella misura del 70% , risultano 3.767.Alla luce di tutto ciò, proprio in vista del voto abbiamo inviato a tutti i candidati Premier, ai Capi e ai Responsabili scuola dei partiti/movimenti dei vari schieramenti, un documento in cui chiediamo di conoscere il tipo di impegno che intendono assumere in ordine alla realizzazione, anche per i docenti di religione, di un percorso per superare la condizione di precariato in cui versano circa 13.000 incaricati annuali, attraverso il raggiungimento di tre obiettivi, in parte accennati poc’anzi: la trasformazione dell’attuale graduatoria di merito a seguito del concorso in graduatoria ad esaurimento, l’indizione e l’espletamento di un nuovo concorso per titoli ed esami riservato agli insegnanti di religione cattolica che abbiano prestato servizio per almeno quattro anni nel corso degli ultimi dieci anni (da svolgersi esclusivamente per i posti disponibili fino alla quota del 70% prevista dalla legge 186/2003), l’attribuzione all’insegnamento della religione cattolica di un codice di classe di concorso o di abilitazione all’insegnamento, quale riconoscimento del nuovo status giuridico determinato dall’accesso nella scuola a mezzo di concorso pubblico (Legge n. 186/2003).D. Prof. Ruscica, per concludere, è oggi difficile orientarsi per un voto utile, visto , fra l’altro, che i politici uscenti non hanno cambiato la legge elettorale per autoconservarsi; cresce, poi, sempre più il partito dell’astensionismo. Lei cosa pensa in merito?R. Sicuramente il clima è quello della disaffezione nei confronti della politica: in pratica l’uso inadeguato della politica ha generato una forte corrente di antipolitica. Non è difficile comprendere il disagio dei cittadini che vedono il Bene comune surclassato dagli interessi di speculatori, di banche che producono “titoli tossici” (e rifiutano di sostenere i piccoli imprenditori), delle 224.000 famiglie italiane più ricche che guadagnano 4 milioni di euro l’anno. Non è questa la politica che noi auspichiamo, perché le diseguaglianze economiche e sociali tra i cittadini italiani suscitano scandalo e sono contrarie alla giustizia sociale, all’equità, alla dignità della persona (cfr Gaudium et Spes, n.29). Il rischio è quello di reagire con una protesta che favorisce il gioco della cattiva politica; non andare a votare è un regalo a chi vuole mantenere i privilegi di pochi, le disuguaglianze economiche e sociali: allargare la forbice tra i pochi ricchi e le innumerevoli famiglie italiane più povere (operai, contadini, insegnanti, impiegati e precari). E’ quindi un dovere di giustizia esercitare il proprio diritto al voto; ma occorre scegliere tenendo presente fino a che punto ogni coalizione, o partito, o movimento abbia a cuore il bene comune, il lavoro con diritti forti; occorre valutare bene chi sarà in grado di concretizzare una lotta serrata contro chiunque generi speculazione, contro chi precarizza la vita, di contrastare chi pianifica strategie per indurre i cittadini a non pensare con la propria testa e per lasciare il popolo nell’ignoranza; occorre individuare chi davvero ha come reali obiettivi quelli di ridurre i comportamenti speculativi, di intervenire con decise azioni contro le mafie, combattendo la corruzione e aprendo così una nuova strada verso una crescita economica. che consenta a tutti i cittadini un beneficio economico e sociale. E’ necessario che chi si candida al Governo del Paese abbia a cuore non il mutamento della Costituzione italiana, ma il deciso intento di realizzare ed estendere a tutti i cittadini italiani quanto la Costituzione promette e assicura ad ogni cittadino: lavoro, istruzione e sanità gratuita, pieno sviluppo della personalità, libertà, uguaglianza. Insomma chi in modo chiaro assicurerà il mantenimento del nostro sistema democratico che possa dare ad ogni cittadino – come afferma Don Milani – “anche su questa terra, libertà e dignità…giustizia ed eguaglianza”.
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Snadir – Professione i.r. – 12 febbraio 2013 -
La memoria della Shoa deve costituire monito e insegnamento
La memoria della Shoa deve costituire monito e insegnamento
Il giorno della memoria: 27 gennaio
“Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli”
(Se questo è un uomo, Primo Levi)Che cos’è memoria?
Nel lessico comune questa parola richiama la capacità di fare proprie esperienze e nozioni; interiorizzarle per comprendere meglio la realtà.
Il giorno della memoria deve essere per tutti il ricordo di un periodo nero, di guerra e dolore, che, per alcuni uomini e donne specificamente individuati dalla dottrina nazista ed, in Italia, dalle leggi razziali del 1938, fu sterminio e cancellazione.
Fu Shoa, in ebraico “catastrofe”, che, a differenza di Olocausto , termine biblico utilizzato per indicare il sacrificio rituale, non ha nessuna valenza religiosa.
Come ci ricorda molto bene F.Loewenthal nel suo “L’ebraismo spiegato ai bambini”, la causa della Shoà fu sociale, economica e politica più che religiosa, ed identificabile nella ricerca di “un capro espiatorio” da parte di regimi totalitari.Il 27 gennaio deve riportare alla mente il ricordo doloroso dello sterminio di milioni di persone, perché ritenute diverse.La memoria deve costituire monito e insegnamento, perché l’uomo impari dalla sua storia, e non consenta più che tali atrocità si ripetano, perché non vengano dimenticati i quasi dodici milioni di persone, per metà ebrei e per metà discriminate per origine etnica o per i loro orientamenti politici, religiosi o sessuali, che hanno vissuto la tragica esperienza della deportazione, dei campi di sterminio, delle persecuzioni.Esseri umani, che pochi difendevano, per la suggestione della propaganda fascista e nazista circa la necessità di esclusione del diverso, vissuto come “nemico” o, peggio ancora, come “non persona”.
Questi orrori non devono mai più ripetersi. Noi oggi, dopo circa settant’anni di riflessioni, sappiamo di quanta disumanità è capace l’uomo.Non lasciamo, quindi, prevalere il silenzio e se, purtroppo, l’insegnamento della letteratura, dell’arte, della scienza non è riuscito ad evitare guerre e crimini contro l’umanità, la speranza è che le nuove generazioni imparino dal passato e cerchino di arginare ogni forma d’odio, ogni qual volta questo possa ripresentarsi.
La memoria di quanto accaduto è tenuta viva anche dal ricordo di autori e artisti che, accomunati da una tragica esperienza personale e familiare, hanno voluto affidare alla coscienza collettiva il ricordo per mezzo della loro vita e delle loro opere, spesso facendosi promotori di iniziative culturali presso le scuole, per sensibilizzare gli alunni.In particolare, ricordo, per i bellissimi progetti e le opere, Alessandro Roncaglio, la cui umanità e dedizione hanno consentito di svolgere splendidi percorsi in alcuni istituti torinesi e che, dal dopoguerra, contribuisce al mantenimento della memoria della Resistenza e della deportazione con la propria testimonianza pubblica e attraverso varie forme di espressione artistica. Nella medesima prospettiva ha fondato, a Torino, il Centro Culturale Deportazione Resistenza.
Grazie ad un mio alunno, Pietro, ho avuto anche la fortuna di conoscere l’opera di Pio Bigo “Il triangolo di Gliwice, Memoria di settelager”, in cui lo stesso autore dichiara di “aver preso la decisione di scrivere dopo tanti anni in cui ho cercato, con ogni sforzo, di dimenticare il passato…..Ma non ho dimenticato. Anche se con gli anni la mia ferita si è rimarginata, il segno profondo è rimasto…Oggi sento il dovere di testimoniare questa esperienza di vita, affinchè nel futuro non debba ripetersi mai più. Con questo spirito, negli ultimi anni ho parlato in molte scuole e ho accompagnato studenti a visitare i campi di sterminio…misurando che cosa possa fare l’uomo. Questo sia un augurio e un insegnamento per tutti i giovani: la libertà e serenità è fonte di vita”.
Per un ulteriore riflessione riporto dall’introduzione di Bruno Vasari , estratte da vari scritti, le ragioni della necessità e dell’efficacia della testimonianza secondo Primo Levi:- obbligo morale e civile;
- bisogno primario liberatorio;
- promozione sociale;
- occasione unica e memorabile;
- fattore di sopravvivenza;
- ogni testimone è tenuto, per legge, a rispondere in modo completo e veridico;
- ammonizione religiosa;
- atto di accusa
- diritto-dovere
Una brava giornalista, Manuela Dviri, racconta che “….In Israele il giorno della Shoah viene ricordato verso primavera, alcuni giorni prima di quello dei caduti. E non c’è famiglia che non abbia una storia, un ricordo, legati a quella memoria…”come accade, d’altronde in moltissime parti del mondo, mondo che non sarebbe migliore se il terribile progetto di “una razza perfetta” si fosse realizzato.
Per questo è importante sottolineare il valore della diversità di ognuno, l’essere speciale, l’arricchimento che costituisce ogni differenza, per insegnare ad essere cittadini del mondo, nell’accettazione di ognuno . Gli ebrei sono " fratelli maggiori" per i cristiani, come disse Papa Giovanni Paolo II, che ha sempre improntato la sua opera anche nell’ottica del dialogo interreligioso e che, prima come pellegrino e poi come Papa ha celebrato il giorno della memoria recandosi ad Auschwitz: “….Anche se l’uomo è capace di compiere il male, a volte un male enorme, il male non avrà l’ultima parola. L’amore è più forte…..”.Cristina BortoluzSnadir – Professione i.r. – 25 gennaio 2013 -
Salviamo ‘sto Paese! Solo decisioni politiche di alto valore possono realizzare programmi di governo capaci di combattere la corruzione e risollevare l’economia italiana
Salviamo ‘sto Paese (1) !
Solo decisioni politiche di alto valore possono realizzare programmi di governo capaci di combattere la corruzione e risollevare l’economia italianaGli italiani tra il 2010 e il 2011 hanno incominciato a dare fondo ai loro risparmi. Secondo i dati della Banca d’Italia 6 miliardi di euro sono stati utilizzati dalle famiglie italiane per far fronte alle difficoltà economiche; nel 2012 le stime hanno previsto un trend negativo, che costringe sempre più famiglie ad utilizzare i risparmi per fronteggiare il crescente costo della vita. La ricchezza complessiva delle famiglie italiane (al netto dei mutui e prestiti), dopo un periodo di crescita e di relativa stabilità, è diminuita tra la fine del 2010 e quella del 2011 di circa 63 miliardi di euro, per attestarsi a 8.619 miliardi di euro. Anche in questo caso il dato complessivo della ricchezza delle famiglie è in forte calo, secondo la stima preliminare della Banca d’Italia sul 1° trimestre 2012.I disoccupati in Italia, secondo i dati Istat, nel mese di novembre 2012 sono aumentati di oltre mezzo milione (507 mila persone) rispetto a novembre 2011, con un notevole aumento al 37,1% della disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni) .Il peso delle tasse (Imu, aumento dell’Iva, addizionale Irpef, ecc.) è cresciuto notevolmente nel 2012; infatti, famiglie composte da coniugi con più due figli e con un reddito di 50.000 euro annuo che vivono in casa di proprietà, hanno avuto un carico fiscale aggiuntivo di circa 726 euro. Quindi, a causa delle manovre economiche varate dal governo tecnico e da quello precedente, che hanno imposto alla popolazione un più pesante carico fiscale, le famiglie italiane hanno dovuto rinunciare ad importanti e necessarie spese per il proprio nucleo.Conosciamo bene la giustificazione degli ultimi due governi sulla necessità di questi maggiori imposizioni fiscali: lo spread e il debito pubblico hanno “costretto ad aumentare le tasse”. Per ridurre, sia lo spread che il debito pubblico, si è intervenuti con provvedimenti indecenti, controproducenti e insensati: lavoro senza diritti, tagli al personale della scuola, alla sanità, alla ricerca, collocazione nel “limbo” (né in pensione né al lavoro) dei quasi 400 mila esodati (dati Inps e non dell’ex ministro Fornero) e aumento della pressione fiscale sulle famiglie con un reddito non superiore a 80.000 euro annui.Ancora una volta si è intervenuti fiscalmente sulla maggioranza delle famiglie italiane (oltre i dodici milioni) che detengono soltanto il 12,4% della ricchezza nazionale (pari a 1.068 miliardi di euro). Ancora una volta non sono stati intaccati i patrimoni del 10% delle famiglie (circa due milioni) che, invece, detengono il 45,9% della ricchezza nazionale, corrispondente a circa 1.6 milioni di euro a famiglia per un totale di 3.956 miliardi di euro. Tra questi super ricchi l’1%, cioè circa 244.000 famiglie straricche, detiene il 13% della ricchezza nazionale, ciascuna di queste famiglie possiede 4.5 milioni di euro.A questi super ricchi bisogna aggiungere i quasi dieci milioni di famiglie con un reddito di circa 370.000 euro l’anno che gestiscono la ricchezza nazionale consistente in 3.611 miliardi di euro.Le diseguaglianze sociali tra uno sparuto numero (10%) di famiglie sempre più super ricche e la metà delle famiglie italiane più povere (operai, contadini, insegnanti, impiegati e precari) fanno emergere con forza la necessità di un riequilibrio e di una ridistribuzione della ricchezza tra tutte le famiglie italiane.Dal maggio 2011 in poi è incominciato ad aumentare lo spread tra i BTP italiani e quelli tedeschi e si è riproposto il problema dell’aumento del debito pubblico.In realtà, il vero problema non è l’aumento del debito pubblico, ma il fatto che l’Italia deve rassicurare i creditori di essere in grado di pagare alle scadenze prefissate quanto loro dovuto. Il mercato finanziario ha, infatti, bisogno di certezze, di affidabilità nei pagamenti, di condizioni che favoriscono gli investimenti e ai creditori non interessa quali azioni politico- economiche il Paese metterà in atto. A questi importa invece che siano attivati interventi in grado di restituire i prestiti e non, invece, se il debito pubblico di una Nazione sia oltre il 120% del Prodotto Interno Lordo (PIL). Gli Stati uniti d’America hanno un debito pubblico che a ottobre 2012 si stima che abbia raggiunto il 140% del PIL, mentre quello italiano dovrebbe essere circa il 123% del PIL. Eppure gli USA hanno una affidabilità che i mercati finanziari giudicano migliore rispetto a quella italiana.A tutti è chiaro che la crisi non deriva dalla mancanza di ricchezze, ma dal fatto che vi sono grandi quantità di ricchezze inutilizzate. Un elementare principio dell’economia insegna che i tagli alla spesa pubblica producono una decrescita del PIL, una diminuzione dell’occupazione e un aumento del tasso di interesse e, quindi, un aumento del rapporto debito/PIL.Occorre rimettere nel circuito lavorativo quante più persone possibili, in modo che aumenti il reddito nazionale e ci siano maggiori entrate fiscali; queste serviranno a ripagare il debito pubblico. Secondo la Modern Monetary Theory (MMT) è necessario avviare politiche economiche che, rilanciando la spesa pubblica in deficit, faranno crescere il PIL e l’occupazione.Ovviamente sarà necessario che le famiglie italiane con patrimoni oltre i 400.000 euro annui incomincino a dare un contributo determinante per il risanamento del debito pubblico; a questo gruppo più che benestante, si dovrà aggiungere l’efficace e il consistente apporto del 10% delle famiglie che detengono beni per 3.956 miliardi di euro.A questi interventi economici si drovranno aggiungere decisioni politiche di valore ed efficaci che combattano la corruzione, il clientelismo, l’evasione fiscale, le mafie e programmi di governo capaci di “riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo”.Solo allora la nostra Repubblica riuscirà a dare ai mercati finanziari ciò che desiderano per investire e a noi italiani l’orgoglio di avviare una ripresa economica che assicuri ad ogni cittadino, secondo il dettato costituzionale, il lavoro, la pari dignità sociale, l’istruzione e la possibilità di fruire di un sistema sanitario efficace e gratuito.Orazio RuscicaSnadir – Professione i.r. – 11 gennaio 2013
_____________________________________(1) Il titolo dell’articolo è tratto da una “canzone teatro” di Giogio Gaber.