Categoria: Scuola e Società

  • Soltanto salari più equi limiteranno i danni del capitalismo. No ad un sistema economico iniquo e senza volto umano

    Soltanto salari più equi limiteranno i danni del capitalismo

    No ad un sistema economico iniquo e senza volto umano
     
     
    E’ di qualche giorno fa la notizia che la svedese Electrolux  avrebbe  chiesto un taglio nella misura del 43% degli stipendi dei lavoratori nei quattro stabilimenti italiani (Solario, Forlì, Susegana e Porcia): da 1.400 euro a 800 euro mensili.
    A questa si è aggiunta anche la brillante idea della Fiat di pagare le tasse a Londra, dopo che per circa trent’anni  i cittadini italiani hanno dovuto sostenerla diverse volte.
    Il ricatto dell’Electrolux (nel momento in cui scriviamo sembrerebbe profilarsi un ripensamento) che costringe ad accettare un misero stipendio a fronte delle stesse ore lavorative, minacciando – in caso contrario –  di trasferire gli stabilimenti in Polonia oppure in Ungheria, pone sul tappeto il solito tema del costo del lavoro che in Italia è abbastanza alto. Ma è davvero così? I dati di Eurostat [1], dell’OCSE[2], dell’Ameco[3] parlano chiaro.
    Nel 2012 il costo del lavoro è stato in Francia del 50,224%, in Germania del 49,75%, in Polonia del 35,455%, in Ungheria del 49,425% e in Italia del 47,605%. La retribuzione oraria lorda nei predetti Paesi si è così attestata: 13,74 euro in Francia, 15,39 euro in Germania, 3,95 euro in Polonia, 3,44 euro in Ungheria e 11, 87 euro in Italia. Queste retribuzioni orarie, comprensive del costo del lavoro, sono costate: in Francia 34,90 euro, in Germania 31,00 euro, in Polonia 7,20, in Ungheria 7,90 e in Italia 27,30 euro.
    Da ciò si evince che l’incremento percentuale tra la retribuzione oraria lorda di tutti i dipendenti e il costo orario per le imprese è del 154% in Francia, del 101% in Germania, dell’82,3% in Polonia, del 129,7% in Ungheria e del 129% in Italia.
    E’ del tutto evidente che il problema per l’Electrolux, come per tutte le aziende che hanno scelto o hanno intenzione di scegliere di abbandonare i lavoratori italiani, non è tanto il costo del lavoro, ma la retribuzione più o meno dignitosa dei lavoratori italiani, francesi e tedeschi, rispetto al misero e sottopagato stipendio dei lavoratori polacchi ed ungheresi.
    E’ bene, quindi, che sia chiaro a tutti che l’intenzione di coloro che vogliono riformare il mercato del lavoro è quella di attribuire ai lavoratori minori diritti e un minor salario. Se ricordo bene Karl Marx ha affermato che il capitalismo comprime il potere d’acquisto del salario dei lavoratori dipendenti. Ed è ovvio che tale diminuzione del salario comporta una diminuzione dei consumi. Se lo stipendio medio lordo dei dipendenti italiani (stipendio nominale) di 28.000 euro annuo circa viene rapportato all’indice dei prezzi (1,129% del 2011), ridetermina il suo valore nella misura di 25.600 euro circa (salario reale); quindi le famiglie hanno avuto nel 2011 un salario reale  – ridotto –  di 3.500 euro circa.
    Non consola l’affermazione che anche in Francia e Germania il poter d’acquisto del salario incomincia a diminuire, perché in entrambe queste Nazioni il salario nominale è molto più alto che in Italia; in Germania si attesta sui 41.000 euro e in Francia oltre i 36.000 euro annui. Bisognerebbe quindi rimettere sugli stessi blocchi di partenza tutti i lavoratori dell’eurozona, cioè operare con equità, equiparando  il salario ai livelli di Danimarca, Germania, Austria, Svezia, Francia. Certamente è una proposta che nessun Governo accetterà di concretizzare, ma è altrettanto vero che continuare a comprimere il potere d’acquisto dei salari dei lavoratori è una mossa stupida da parte dei capitalisti: l’edonismo reaganiano, basato sulla vecchia idea che il benessere dei capitalisti si ripercuote positivamente sui lavoratori, ha dimostrato di essere  perdente. Papa Francesco ha bollato questa teoria della “ricaduta favorevole” come una “opinione, che non è mai stata confermata dai fatti”e che “esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante”[4]. Una economia che, nell’adorazione dell’antico vitello d’oro (Es. 32,1-35), “ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano”[5].
    Occorre, invece, creare un benessere diffuso dove “il denaro deve servire e non governare”[6], un potere salariale ben distribuito, dove il divario medio tra l’amministratore delegato (ad es. della Fiat) e   quello del lavoratore dipendente non sia di 600 a 1, ma al massimo di 6 a 1.
    Inoltre, una vera ed efficace lotta alla corruzione, come indicato dalla Commissione europea (Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione, Bruxelles, 3.2.2014), potrebbe far recuperare alla nostra Repubblica circa 60 miliardi di euro, cioè il 4% del PIL (Prodotto Interno Lordo): si risparmierebbero circa 2,7 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico  e questo permetterebbe a tutti i cittadini di vivere una vita dignitosa, senza timori per il futuro economico dei propri familiari.
     
    Orazio Ruscica
     
     

     

  • Cambiamo la legge di stabilità: in piazza il 30 novembre

     

    Cambiamo la legge di stabilità: in piazza il 30 novembre

     

     
    ll documento unitario della Federazione Gilda-Unams e degli altri sindacati della scuola al termine dell’incontro di oggi al Centro Congressi Cavour di Roma.
     

    Di seguito il documento unitario prodotto durante l´incontro
    ________________________________


     

    CAMBIAMO LA LEGGE DI STABILITÀ
    NO ALLA DOPPIA PENALIZZAZIONE: BLOCCO DEL CONTRATTO, BLOCCO DELLE PROGRESSIONI ECONOMICHE DI ANZIANITÀ

    Esprimiamo netto dissenso sui provvedimenti che prevedono il blocco del contratto, degli scatti di anzianità e dell´Indennità di Vacanza Contrattuale. Ancora una volta si è voluto infliggere a chi lavora nella scuola un´intollerabile penalizzazione, che non si spiega né si giustifica con le difficoltà finanziarie del paese.

    È inaccettabile che si prelevino dalle tasche dei lavoratori ulteriori risorse, come avviene rastrellando la quota di economie da reinvestire sulla scuola per la valorizzazione della professionalità; così facendo si indebolisce ancor di più il potere d´acquisto delle retribuzioni, peraltro già basso, mentre mancano per i lavoratori pubblici gli annunciati interventi di riduzione della pressione fiscale.

    No a incursioni legislative in materia contrattuale
    L´idea di un rinnovo contrattuale che riguardi la sola parte normativa non ci trova disponibili; la contrattazione è una leva importante di miglioramento del sistema che va sostenuta e valorizzata. Occorrono invece più certezze sui diritti contrattuali, messi continuamente in discussione da interventi legislativi, come avviene anche con il decreto legge n. 104/2013.

    Servono investimenti e strumenti di intervento
    L´esigenza di passare dalla politica dei tagli, che ha indebolito nell´ultimo decennio l´intero settore formativo, a quella degli investimenti non trova ancora adeguata risposta nell´azione del Governo, che risulta sotto questo profilo insufficiente. Il "decreto Istruzione", al vaglio dell´approvazione parlamentare, è solo un pallido inizio di un´indispensabile inversione di tendenza.

    Le risposte che il mondo della scuola e il suo personale si attendono devono arrivare con un rinnovo contrattuale adeguato ai bisogni di un mondo della formazione in continua evoluzione; serve un contratto che riconosca e valorizzi il lavoro di docenti, personale educativo, dirigenti e ATA per gli aspetti economici e normativi e potenzi l´autonomia scolastica. Rispetto a ogni ipotesi di rivisitare la struttura salariale, l´anzianità va considerata anche per il futuro uno dei parametri utilizzati per riconoscere e valorizzare la professionalità, come avviene anche negli altri paesi europei.

    La contrattazione nazionale e quella di istituto, con regole certe e trasparenti, sono strumenti ineludibili per individuare in maniera condivisa, e quindi rafforzare, i processi di modernizzazione e innovazione del sistema. Anche per questa via è possibile valorizzare, facendo leva sul loro protagonismo, il lavoro di docenti, personale educativo, dirigenti e ATA, di cui per troppo tempo non è stato adeguatamente riconosciuto il ruolo fondamentale che svolgono nell´ambito dell´istruzione e della formazione.

    Chiediamo

    Un piano pluriennale di investimenti, per allineare la spesa per istruzione e formazione alla media europea; le risorse vanno trovate aggredendo la spesa pubblica improduttiva, rendendo meno oneroso l´assetto politico istituzionale, eliminando sprechi e contrastando duramente l´utilizzo improprio delle risorse pubbliche, combattendo la scandalosa evasione fiscale, intervenendo sulle rendite finanziarie.

    • Il rinnovo del contratto nazionale e il pagamento degli scatti di anzianità, a partire dall´annualità 2012, con il reperimento delle economie appostate nei bilanci del MEF e del MIUR.
    • La stabilità degli organici, con l´introduzione dell´organico funzionale e pluriennale
    • Continuità e prospettiva, a partire dal nuovo piano triennale di assunzioni, ai percorsi di stabilizzazione del personale su tutti i posti disponibili e vacanti per docenti ed ATA.
    • Un piano nazionale di formazione per docenti, personale educativo, ATA e dirigenti, sostenuto da adeguate risorse.
    • Il ripristino delle posizioni economiche orizzontali del personale ATA.
    • La risoluzione delle questioni aperte su inidonei e docenti ITP (C999 e C555) e sui pensionamenti "quota 96".
    • Garanzia del sostegno agli alunni disabili.

    Mobilitazione della categoria
    Flc CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e Gilda FGU indicono una manifestazione nazionale a Roma per il giorno 30 novembre 2013.

    Roma, 28 ottobre 2013

    Snadir FGU – Professione i.r. – 28 ottobre 2013

  • Inaccettabile il blocco dei contratti e degli scatti stipendiali

    Inaccettabile il blocco dei contratti e degli scatti stipendiali

     
     
    Il decreto del “fare” è diventato legge. Nessun intervento per il personale della scuola e tantomeno per i docenti di religione. Una ulteriore conferma dell’ostinato potere di intervento – nel solco della peggiore tradizione del voler risparmiare sulle retribuzioni del pubblico impiego  – del ministero dell’economia.
    A tale irrigidimento, si è aggiunto un deleterio intervento del Consiglio dei Ministri che ha bloccato i contratti nazionali di lavoro e gli scatti di anzianità fino al 31 dicembre 2014.
    La FGU/SNADIR condanna queste decisioni del Governo, che, in tal modo, dimostra di volere a tutti i costi lo scontro con i lavoratori della scuola e del pubblico impiego.
    Lo SNADIR invita il Governo a restituire gli scatti spettanti nel 2012 (come è già stato fatto per gli anni 2010 e 2011), ad aprire le trattative per il rinnovo dei contratti e il ripristino dell’automatismo degli scatti stipendiali dei pubblici dipendenti.
    Diversamente si aprirà un tempo di dura lotta!

     

    Snadir – Professione i.r. – 10 agosto 2013

  • UNA NUOVA FRONTIERA PER LA LEGALITA’ E LA GIUSTIZIA SOCIALE Dal 2013 lo Snadir è membro della rete di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”

    UNA NUOVA FRONTIERA PER LA LEGALITA’ E LA GIUSTIZIA SOCIALE

    Dal 2013 lo Snadir è membro della rete di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie"
     
    Da quest’anno il nostro sindacato è parte della rete di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", nata nel 1995 con lo scopo di favorire, all’interno della la società civile, varie forme di lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Nel 2008 è stata inserita dall’Eurispes tra le eccellenze italiane e nel 2012 è stata inserita dalla rivista The Global Journal nella classifica delle cento migliori Ong del mondo.
    La rete è attualmente composta da oltre 1600 associazioni, che si sono impegnate – ciascuna nel proprio ambito sociale – a diffondere la cultura della legalità, favorendo l’impegno e la convivenza civile. Si tratta di un traguardo possibile solo attraverso forme di aggregazione, capaci di cooperare e lavorare insieme, condividendo gli obiettivi e mettendo in comune gli strumenti per il loro conseguimento.
    Lo Snadir, contrassegnato dalla coscienza cristiano-cattolica dei suoi iscritti e con il suo impegno a favore della democrazia e della tutela dei lavoratori, non si è mai sottratto alla responsabilità di costruire una società più equa e libera da ogni forma di ingiustizia. Il nostro sindacato – per lo spazio occupato nel mondo delle istituzioni scolastiche – ha sempre affermato che la convivenza pacifica tra gli uomini deve essere realizzata anche affrontando il nodo dell’emergenza educativa, coinvolgendo in prima persona genitori ed insegnanti.
    In quest’ottica va collocato il nostro ruolo all’interno della rete di Libera, ossia nella prospettiva di operare scelte ispirate al bene comune.
     
    Orazio Ruscica
     
     

    Snadir – Professione i.r. 2013

     

  • Ancora un dramma del femminicidio: un collaboratore scolastico uccide l’insegnante di religione

    Ancora un dramma del femminicidio: un collaboratore scolastico uccide l’insegnante di religione

     
    Un folle gesto maschilista, compiuto stamattina da un collaboratore scolastico, ha spezzato la vita della nostra cara collega: la professoressa Giovanna Nobile.
    Un gesto assurdo che ci lascia tutti sgomenti e profondamente  addolorati.
    Il nefasto evento si è verificato nell’Istituto Comprensivo «Pappalardo» di Vittoria (Ragusa), dove la nostra cara Giovanna ha svolto con professionalità la propria attività di insegnante di religione. Un luogo che, per il suo valore e funzione, dovrebbe essere il simbolo massimo del rispetto della persona. Il femminicidio di Giovanna mostra ancora una volta il “fuori tempo” e l’inadeguatezza della cultura maschilista, che – incapace di gestire il rifiuto di una donna – preferisce sottometterla o annientarla. Occorre diffondere, invece, una cultura dove la donna è riconosciuta come persona libera, che ha il diritto ad essere felice.
    Siamo vicini al marito e ai due figli in questo momento di dolore immenso; certi che il Cristo Risorto, annunciato, vissuto e testimoniato, è oggi presenza piena nella vita della nostra collega Giovanna.

    Orazio Ruscica

    Snadir – Professione i.r. – 15 giugno 2013

     

  • Invalsi: attività ordinaria? Come comportarsi nei confronti delle prove Invalsi? Breve vademecum della FGU/SNADIR

     Invalsi: attività ordinaria?

     
    Come comportarsi nei confronti delle prove Invalsi?
     
     
     Breve vademecum della FGU/SNADIR
     
    Il Decreto semplificazioni, approvato dal Parlamento nella precedente legislatura con voto di fiducia, ha introdotto una significativa novità riguardo alle prove Invalsi: “Le istituzioni scolastiche partecipano, come attività ordinaria d’istituto, alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 2007, n. 176. (art. 51, comma 2 )”.
     
    Il Ministero e il governo hanno voluto risolvere in maniera burocratica il contenzioso nelle diverse scuole riguardo ai carichi aggiuntivi per il personale scolastico durante le rilevazioni dell’INVALSI. Nessun carico aggiuntivo, dunque, poiché la partecipazione alle prove è attività ordinaria e non straordinaria. Ma il testo della legge non dice nulla in merito a quali obblighi spettino ai docenti in questo frangente.
     
    La domanda allora è: I docenti sono tenuti a “correggere” e a tabulare le prove (perché non di correzione si tratterebbe, essendo la risposte già determinate dall’Ente valutatore)?
     
    La FGU/SNADIR ribadisce che la correzione delle prove INVALSI nulla ha a che fare con la funzione docente. Si tratta di attività amministrativa-esecutiva che dovrebbe essere in carico, per correttezza, all’ente esterno di valutazione, cioè allo stesso Invalsi. Le prove Invalsi non hanno infatti ricadute dirette nella valutazione degli allievi nell’attività legata alla funzione docente se ciò non è deliberato esplicitamente dal Collegio dei Docenti e dai Consigli di Classe. Nella libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione della Repubblica Italiana rientra infatti la libertà di scelta dei metodi più opportuni che il docente pone in essere per definire la valutazione degli alunni.
     
    Le prove Invalsi rimangono obbligo (somministrazione, correzione, tabulazione) solo nel caso siano inserite per legge come valutazione a livello di esame finale (terza media).
     
    Proviamo allora a fare il punto della situazione.
     
    Valutazione dei risultati
     
    La Legge15 Marzo 1997, n. 59, capo IV art.21, ha introdotto nelle istituzioni scolastiche l’Autonomia organizzativa e didattica, la quale impone forme di verifica e di valutazione dei risultati. Si può essere o meno d’accordo con l’autonomia, ma non si può respingere lo strumento delle verifica, attraverso il quale deve essere rilevato anche il rispetto di quelle condizioni ancora attribuite alla potestà legislativa dello Stato, dopo la Riforma del Titolo V della Costituzione come la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; e le norme generali sull’istruzione (Costituzione italiana, Titolo V, art.117).
     
    Quale tipo di valutazione?
     
    L’ autonomia prevede forme di valutazione sia interna che esterna. La legge istitutiva dell’ autonomia (capo IV art.21, comma 9) assegna alle scuole la valutazione interna con ”l’obbligo di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione della produttività scolastica e del raggiungimento degli obiettivi’‘; mentre il Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, art. 10, comma 1, introduce le modalità della verifica esterna: ”Per la verifica del raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e degli standard di qualità del servizio il Ministero della Pubblica Istruzione fissa metodi e scadenze per rilevazioni periodiche. Fino all’istituzione di un apposito organismo autonomo le verifiche sono effettuate dal Centro europeo dell’educazione, riformato a norma dell’articolo 21, comma 10 della legge 15 marzo 1997, n.59” .
     
    L’apposito organismo autonomo è stato poi istituito con la Legge n. 258/1999 e dopo diversi ampliamenti e rimaneggiamenti è diventato l’ INVALSI.
     
    I dati inquietanti e mai rinnegati
     
    Il 26 ottobre 2011 il Governo italiano inviava all’Europa una lettera di intenti come dimostrazione del proprio impegno ad emanare misure ”serie” per arginare la crisi di credibilità finanziaria del nostro Paese. Tra le decisioni operative compariva questa:
     
    a. Promozione e valorizzazione del capitale umano: L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo a partire dall’’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo); si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.
     
    Ma l’ orientamento era già contenuto della lettera che la Banca Europea (nelle persone di Trichet e Draghi) aveva inviato in agosto 2010 al Governo italiano.
     
    Una svolta che lascia intravedere un orientamento che era stato da più parti paventato: la valutazione esterna concepita non come ausilio per la didattica dei docenti, ma come punizione per le scuole i cui studenti abbiano ottenuto risultati non soddisfacenti e che l’ex Ministro Profumo ha diligentemente seguito.
     
    Cosa spetta ai docenti?
     
    Il rilevamento INVALSI oramai è obbligatorio per la scuola intesa come istituzione e l’INVALSI ha competenza sulle ”verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti” (art. 3 Dgls 286/04, lettera a). Ma l’attività INVALSI, cui la scuola è tenuta, è attività distinta ed autonoma rispetto alla funzione docente. Non serve dunque alcuna delibera, a meno che il Collegio non intenda fare propria questa rilevazione come sistema di verifica della propria valutazione interna. In questo caso le prove Invalsi assumono la natura di “progetto della scuola inserito nel POF” e come tale diventa parte integrante delle attività dell’Istituto con riconoscimento in sede di contrattazione RSU delle attività di correzione e tabulazione intese come attività progettuali.
     
    Le scuole che non deliberano nel POF le attività di valutazione dell’Invalsi devono dunque solo ”concorrere” alla realizzazione dell’iniziativa. E lo faranno durante l’orario di servizio dei docenti, sospendendo l’attività didattica e somministrando le prove, ma non correggendo gli elaborati, per lo stesso principio che il controllato non può essere anche il controllore e quindi per il conflitto di competenza in re ipsa. Tocca all’INVALSI correggere le sue prove, giusta l’autonomia della valutazione INVALSI.
     
    Tutto questo conferma la validità della posizione della FGU/SNADIR; pertanto invitiamo a seguire la seguente procedura:
    ·       limitarsi alla somministrazione dei test nelle classi interessate;
    ·       rifiutare il lavoro di valutazione e contabilizzazione dei test che deve correttamente essere fatto da chi ha predisposto i test;
    ·       consegnare i test somministrati al dirigente scolastico o alla segreteria delle scuole perché essi li trasmettano ad INVALSI per la valutazione dei risultati;
    ·       adempimento e contestuale impugnazione davanti al giudice nei casi in cui i dirigenti provvedano con ordine di servizio ad obblighi non previsti da alcuna norma contrattuale, fermo il diritto alla retribuzione di fatto eventualmente determinabile dal giudice, in mancanza di apposita clausola negoziale (inserita nel contratto di Istituto).
     
    L’Associazione Nazionale Presidi e molte amministrazioni decentrate del MIUR (USR e CSA) hanno emanato pareri che obbligherebbero i docenti alla somministrazione, correzione e tabulazione delle prove inserendole direttamente nella “funzione docente” prevista dall’art 29 del CCNL. Tale interpretazione è derivata in particolare da due sentenze (Trieste 3/7/2012 e Parma 4/1/2013) con le quali i giudici hanno condannato i docenti ricorrenti e dato ragione all’Amministrazione.
     

    Ricordiamo che sono solo due sentenze sfavorevoli e che NON POSSONO ESSERE RIFERIMENTO PER LA GIURISPRUDENZA NAZIONALE. Riteniamo che nei due casi i giudici non abbiano adeguatamente colto la complessità del problema anche perché si sono trovati di fronte a due casi in cui il docente si era rifiutato anche di somministrare le prove nel suo orario di lavoro. Anche per questo la FGU/SNADIR ribadisce che è obbligo la somministrazione delle prove nel proprio orario di lavoro, ma non è obbligatoria la la correzione e la tabulazione.

     

    FGU/Snadir – Professione i.r. – 15 maggio 2013

  • INFORMAZIONI TECNICHE DI AUTODIFESA

     INFORMAZIONI TECNICHE DI AUTODIFESA

     
     
    Le note che seguono sono dedicate ai docenti delle Istituzioni Scolastiche che NON hanno inserito nel POF le prove Invalsi come attività di valutazione/progetto della scuola. Se invece le prove Invalsi sono state inserite nel POF e nel Piano delle Attività deliberati dal Collegio dei Docenti COME PROGETTO l’unica pretesa possibile è che le attività di correzione e tabulazione siano riconosciute in sede di contrattazione di Istituto come attività accessorie e pagate con il FIS.
     
    Ancora, se le prove Invalsi sono state deliberate come attività ordinaria di valutazione degli allievi nell’Istituto non sarebbe addirittura possibile chiedere alcun riconoscimento in sede FIS non essendo allora considerabili come attività accessorie.
     
    Nel caso in cui le prove Invalsi non siano state sensatamente inserite nel POF e nel Piano delle Attività deliberati dal Collegio dei Docenti si può resistere alle pretese dell’amministrazione. In che modo?
    ·      Di fronte all’ordine di servizio emanato dal dirigente scolastico (può essere anche la circolare che impone turni e prestazioni per l’effettuazione delle prove Invalsi) si può reagire mediante ATTO DI RIMOSTRANZA di cui trovate fac-simile in allegato.
    ·      L’atto di rimostranza deve essere protocollato individualmente presso la segreteria della scuola e costringe l’amministrazione (il Dirigente Scolastico) e reiterare l’ordine di servizio ad personam (non è pertanto sufficiente la semplice reiterazione di una circolare).
    ·      Se l’ordine di servizio reiterato dopo l’atto di rimostranza viene notificato all’interessato, solo allora si deve ubbidire e attenersi alle disposizioni dell’amministrazione. E’ necessario avere copia originale dell’ordine stesso.
    ·      Di fronte alla reiterazione dell’ordine di servizio attraverso la Gilda è possibile intraprendere azioni legali per ottenere di fronte al giudice la condanna del Dirigente per illegittimità dell’attività imposta ai docenti.
     
    In caso di partecipazione agli scioperi indetti da altre organizzazioni sindacali ricordiamo che è comportamento antisindacale qualsiasi sostituzione del docente in sciopero se non per semplice attività di sorveglianza dei minori. Non si può pertanto sostituire il collega scioperante per garantire lo svolgimento delle prove Invalsi.
     
    FGU/SNADIR – Professione i.r. – 15 maggio 2013