Categoria: Scuola e Società

  • Auguri e buone feste da #Snadir!

     

     

     

     

    Snadir – Professione i.r. 24 dicembre 2024 – h.9,00

  • L’incostituzionalità della legge sull’autonomia differenziata

    Il ruolo del referendum nella tutela dell’unità nazionale
     
    La sentenza n.192 del 3 dicembre 2024 della Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della legge sull’autonomia differenziata, evidenziando come essa violasse i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale.
    L’interpretazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione deve collocarsi nel contesto generale della forma di Stato italiana, con cui deve essere armonizzata. La Costituzione riconosce alle Regioni un’autonomia legislativa (articolo 117, terzo e quarto comma), amministrativa (articolo 118) e finanziaria (articolo 119) e permette loro di ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una procedura specifica che culmina con una legge rinforzata.
     
    La Corte costituzionale ha chiarito la distinzione tra “materie” e “funzioni”: le prime rappresentano ambiti di competenza costituzionalmente definiti (come sanità, istruzione e trasporti), mentre le seconde sono compiti specifici e circoscritti all’interno delle materie stesse. Il principio di sussidiarietà richiede che le funzioni siano attribuite in base a criteri di efficacia, efficienza ed equità e allocate al livello territoriale più idoneo. L’autonomia regionale non implica quindi il trasferimento completo delle materie, ma consente l’attribuzione di funzioni specifiche, rispettando il modello di regionalismo cooperativo.
     
    L’articolo 5 della Costituzione dichiara l’Italia “una e indivisibile”, fondata sull’unità del popolo italiano, al quale è attribuita la sovranità (art. 1). Questo principio si concilia con il riconoscimento del pluralismo sociale (artt. 2,17, 18, 39, 118 quarto comma Cost.), culturale (artt. 9, primo comma, 21, 33, primo comma Cost.), religioso (artt. 8 e 19 Cost.) e scolastico (artt. 33, terzo comma Cost.), nonché con la pluralità economica (art. 41 Cost). Tuttavia, tali pluralismi non possono compromettere l’unità nazionale, che si fonda su valori condivisi e sull’unicità della rappresentanza politica nazionale, affidata esclusivamente al Parlamento.
     
    Anche se le modifiche del Titolo V della Costituzione nel 2001 hanno ampliato il ruolo delle Regioni, Stato, Regioni e enti pubblici non sono giuridicamente equivalenti. La complessità del pluralismo italiano richiede molteplici sedi per dare risposta alle diverse esigenze, ma spetta al Parlamento comporre questa complessità, tutelando le esigenze unitarie e garantendo trasparenza nel confronto tra maggioranza e opposizione.
    La Costituzione riserva al Parlamento competenze legislative esclusive su alcune materie (articolo 117, secondo comma) per salvaguardare le esigenze unitarie, e competenze concorrenti che mantengono un ruolo unificante verso il pluralismo regionale. Questo avviene anche tramite strumenti come la perequazione finanziaria per sostenere le aree con minore capacità fiscale, salvaguardando l’uguaglianza dei cittadini nei diritti fondamentali e l’unità giuridica ed economica della Repubblica.
     
    Il regionalismo italiano, descritto dall’articolo 116, terzo comma, è un regionalismo cooperativo che si basa sulla leale collaborazione tra Stato e Regioni. La devoluzione di funzioni deve rispettare il principio di sussidiarietà, che richiede di allocare le funzioni al livello territoriale più adeguato per garantire efficacia, efficienza ed equità.
    L’autonomia regionale non deve compromettere la solidarietà tra Stato e Regioni, l’unità nazionale, l’uguaglianza nel godimento dei diritti e i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Qualsiasi deroga all’ordinaria ripartizione delle funzioni deve essere motivata, preceduta da un’istruttoria trasparente e supportata da analisi scientificamente valide.
     
    La Corte Costituzionale ha individuato 37 elementi di illegittimità nella legge sull’autonomia differenziata, evidenziando violazioni dei principi di solidarietà, uguaglianza e coesione sociale. Questi aspetti minacciano l’equilibrio territoriale e i diritti fondamentali dei cittadini.
    Tale valutazione sottolinea l’importanza di preservare la coesione sociale e il rispetto dei diritti essenziali di tutti i cittadini, senza generare squilibri territoriali.
     
    Recentemente (oggi), la Corte di Cassazione ha disposto lo svolgimento di un referendum abrogativo sulla legge relativa all’autonomia differenziata, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale (sentenza n.192 del 3 dicembre 2024) abbia già dichiarato l’incostituzionalità della norma in questione. Questo offre ai cittadini un’opportunità fondamentale per esprimere il loro voto e contribuire direttamente all’abrogazione di una legge già riconosciuta incompatibile con i principi costituzionali. Partecipare al referendum rappresenta un atto importante di democrazia, per tutelare l’unità nazionale e i valori sanciti dalla nostra Costituzione. Adesso sarà necessario attendere la pronuncia di ammissibilità da parte della Corte Costituzionale.
     
    Orazio Ruscica
     
    Snadir – Professione i.r. – 12 dicembre 2024 – h.19,00
  • Snadir: perché il patriarcato è ancora un problema reale e le parole del Ministro Valditara sono inaccettabili

    Nella mattinata di ieri, a Montecitorio, è stata presentata la «Fondazione Giulia Cecchettin», un’importante iniziativa nata dalla volontà di Gino e Elena Cecchettin, dedicata a sensibilizzare sul linguaggio di genere, la violenza maschile contro le donne e il sostegno alle vittime di relazioni abusive. Un evento significativo, che invita a riflettere su temi urgenti come il patriarcato e la violenza di genere. Per questo stupiscono e sconfortano le dichiarazioni del Ministro Valditara, che non solo ha definito quella al Patriarcato una lotta ideologica, ma ha anche accostato il tema della violenza di genere con la questione migratoria affermando che “ l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da un’immigrazione illegale”.
    Dichiarazioni non solo inappropriate, ma distanti dalla realtà dei fatti.
     
    Perché il patriarcato esiste ancora: il patriarcato non è un concetto superato: è un sistema sociale e culturale che attribuisce ruoli, poteri e privilegi diseguali a uomini e donne, radicandosi in dinamiche di controllo, oppressione e violenza. Le statistiche mostrano chiaramente come la maggioranza delle violenze contro le donne avvenga in ambito domestico, per mano di partner o ex partner. Questo non è un problema “importato”: è una questione strutturale della nostra società, alimentata da stereotipi di genere e da un’educazione ancora carente in termini di uguaglianza.
     
    Perché legare la violenza di genere all’immigrazione è fuorviante: attribuire l’aumento della violenza di genere agli immigrati non solo distorce il problema, ma rischia di alimentare pericolosi pregiudizi. I dati dimostrano che la violenza di genere attraversa tutte le culture e classi sociali (Secondo il report “Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne” del Servizio Analisi Criminale del Ministero dell’Interno, la maggior parte degli autori di violenze sessuali in Italia sono italiani: nel 2022 e nel 2023, il 72% degli aggressori erano italiani. Il 28% erano stranieri). Collegarla unicamente a un fenomeno migratorio significa ignorare le responsabilità culturali e strutturali che il nostro stesso Paese deve affrontare.
     
    La nascita della Fondazione è un passo avanti per educare alla consapevolezza e combattere le radici della violenza di genere. È fondamentale smettere di cercare capri espiatori e iniziare a lavorare seriamente per sradicare il patriarcato, sostenendo l’educazione di genere e rafforzando i diritti delle vittime.
     
    Cambiare la narrazione è il primo passo per cambiare la realtà. Non minimizziamo un problema che affligge ancora troppe donne e famiglie, né lasciamo che sia strumentalizzato con argomentazioni infondate.
     
     
    Snadir – Professione i.r. – 19 novembre 2024 – h.13
  • Buon inizio anno scolastico 2024/2025

    Care colleghe, cari colleghi,

    un nuovo anno scolastico è alle porte. Chi lavora nella scuola sa bene quanto ogni anno che inizia rappresenti un nuovo percorso, una nuova avventura, un cammino da percorrere che chiama ognuno a mettersi in gioco con entusiasmo e dedizione, con affetto, professionalità e un’attenzione scrupolosa. È quello che le nostre ragazze e i nostri ragazzi si aspettano da noi. È quello che si augurano di trovare tra i banchi: un luogo sicuro, al riparo da una realtà sempre più difficile da abitare e che dobbiamo aiutare a conoscere. Facciamo della scuola un luogo in cui è più facile guardare al futuro.
     
    L’augurio che vi faccio in questo primo lunedì di settembre, è di guidare con destrezza il coraggio che richiedono i grandi sogni e che sconfigge le grandi ingiustizie. E di piantare, insieme ai nostri studenti e alle nostre studentesse, nuovi semi per una realtà più equa, sicura, onesta. Dove è più semplice trovare la felicità.
     
    Ai nostri iscritti, a tutti gli insegnanti di religione, al personale della scuola e alle generazioni del domani, i migliori auguri per questa nuova avventura, che ci vede ancora una volta uniti nei successi e nelle difficoltà, nelle scelte e in tutte le possibilità che la vita ci offre.
     
    Buon inizio anno scolastico,
     
    Orazio Ruscica, Segretario nazionale Snadir e presidente Fgu
     
    Snadir – Profesisone i.r. – 2 settembre 2024 – h.9,00
  • Uniamo le forze per abrogare la legge sull’autonomia differenziata

    Snadir: difendiamo i diritti Costituzionali e l’Unità della Nazione

     
    Lo Snadir, da sempre in prima linea nella tutela dei diritti dei lavoratori della scuola e di tutti i cittadini, si impegna con determinazione per garantire il rispetto dei diritti costituzionali su tutto il territorio italiano. Siamo convinti che la nostra Repubblica debba rimanere unita e forte, e per questo siamo fermamente contrari alla legge sull’autonomia differenziata.
     
    Un Pericolo per Tutti i Cittadini
    Le conseguenze dell’approvazione della legge sull’autonomia differenziata sono devastanti per tutti i cittadini italiani, perché incidono pesantemente su settori cruciali come la salute e la scuola. Il trasferimento di ulteriori funzioni agli enti territoriali mette a rischio l’uniformità e l’universalità dei diritti sociali, fondamentali per l’unità e l’indivisibilità della Repubblica.
     
    Incompatibilità con la Costituzione
    La legge sull’autonomia differenziata è palesemente in contrasto con i principi fondamentali della nostra Costituzione, in particolare con l’articolo 5, che sancisce l’unità e l’indivisibilità della Repubblica. Tale legge minaccia di smembrare l’Italia in una serie di entità regionali autonome, compromettendo i valori solidaristici e i diritti fondamentali sanciti nella nostra Carta Costituzionale.
     
    L’Effetto Devastante sull’Istruzione e la sanità pubblica
    Uno degli aspetti più preoccupanti dell’autonomia differenziata riguarda il sistema scolastico. La scuola, definita da Piero Calamandrei come un organo "costituzionale”, non può acuire differenze e disuguaglianze territoriali. L’autonomia differenziata porterebbe a sistemi scolastici regionalizzati, con retribuzioni, reclutamenti e valutazioni disuguali, aumentando il divario già esistente tra Nord e Sud. Questo comprometterebbe il diritto all’istruzione di qualità per tutti, aggravando le disuguaglianze sociali ed economiche.
     
    L’autonomia differenziata per la materia “sanità” porterà al collasso la sanità del Mezzogiorno. Il potenziamento delle performance sanitarie delle regioni in grado di offrire condizioni economiche più vantaggiose, a partire dalla contrattazione del personale, impoverirà ulteriormente il capitale umano del Mezzogiorno e causerà vere e proprie fughe dei professionisti sanitari verso le Regioni che avranno più da offrire.
     
    La Verità sui Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP)
    La legge sull’autonomia differenziata afferma che l’autonomia non comporterà nuovi oneri per la finanza pubblica, ma la realtà è ben diversa. La gestione dei LEP da parte delle regioni autonome rischia di creare disparità significative nella qualità dei servizi essenziali, come la sanità e l’istruzione, tra le diverse regioni. Un dossier del Servizio Bilancio del Senato ha evidenziato l’impraticabilità e i pericoli di questa riforma, sottolineando che non si riuscirebbero a garantire i LEP su tutto il territorio nazionale.
     
    L’impegno Snadir per l’Unità del Paese
     
    Lo Snadir sostiene con forza la campagna per il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata. Diciamo un NO secco all’autonomia differenziata, in difesa dell’unità del Paese che nessuno può minacciare.
    Invitiamo tutti i cittadini a unirsi a noi nella raccolta firme per l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata. È un momento cruciale per il futuro della nostra Repubblica e per la salvaguardia dei diritti costituzionali di tutti.
     
    L’Italia deve essere unita, libera e giusta
     
     
    Dopo aver effettuato l’accesso, scorri l’elenco delle iniziative e trova il Referendum intitolato:
    "Contro l’autonomia differenziata. Una firma per l’Italia unita, libera, giusta".
     
     
     

    Insieme, possiamo fare la differenza. Uniti, difendiamo i diritti di tutti.
     
     
     
     
    Snadir – Professione i.r. – 29 luglio 2024 – h.12,50
  • Hanno spaccato l’Italia. La vergogna è legge!

    Lo Snadir pronto alla raccolta di firme per un referendum abrogativo

     
    L’Aula della Camera ha definitivamente approvato il Ddl sull’Autonomia differenziata con 172 voti favorevoli, 99 contrari e un astenuto. Il disegno di legge con le «Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione» è stato licenziato nel testo identico a quello votato dal Senato in prima lettura.  Un risultato inaccettabile e gravissimo, contestato persino dalla Commissione Ue che nel suo Country Report 2024 scrive che «competenze aggiuntive alle regioni italiane comportano rischi per coesione e finanze pubbliche» denunciando il pericolo di ulteriore aumento delle disuguaglianze regionali.
     
    “Un’offesa e uno sfregio al Paese e ai cittadini e una misura che stravolge la Costituzione – ha commentato Orazio Ruscica, segretario nazionale Snadir – a cui negli scorsi mesi ci siamo alacremente opposti sostenendo la raccolta delle oltre 100.000 firme nella petizione promossa dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale che, quantomeno, è riuscita a fare in modo che il parlamento non fosse totalmente esautorato da un momento così importante.Noi ci opporremo con tutte le forze possibili a questa visione che spacca in due il nostro Paese”
     
    Lo Snadir rimane dalla parte di chi crede in un’Italia unita, e si impegna per contrastare misure che creano disparità e disuguaglianze nell’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini italiani che incidono drasticamente sulla tenuta dell’unità nazionale.   
     
    “Rimaniamo sul piede di guerra – continua Orazio Ruscica – e ci prepariamo per una raccolta firme più grande della precedente, che coinvolga cittadine e cittadini, sindacati, organizzazioni e politica contro la legge approvata, per ottenere i tempi brevi un referendum per l’abrogazione della legge Calderoli.”
     
     
     
     
    Snadir – Professione i.r. – 20 giugno 2024 – h.17,45