Categoria: Riforma della Scuola

  • Il Ministro Fioroni ha firmato l’ordinanza sul recupero dei debiti

    Il Ministro Fioroni ha firmato l’ordinanza sul recupero dei debiti


     


       Il Ministro della Pubblica Istruzione ha firmato l’O.M. n. 92 del 5 novembre 2007 sul cui contenuto ribadiamo il giudizio da noi già espresso in precedenza sul Decreto n.80 del 3 ottobre scorso.


       E’ davvero grave che ancora si parli di personale esterno a cui affidare l’attività di recupero; peraltro tale disposizione contrasta con l’art. 193 bis del Dlvo n° 297/94 che assegna ai soli docenti di istituto il compito di svolgere gli interventi didattici ed educativi.


       Inoltre, ci sembra davvero forzata l’indicazione di retribuire i docenti del cosiddetto “sportello” con un compenso forfetario: è bene chiarire, infatti, che  il compenso di tale attività è materia di contrattazione di istituto. 


     


    La Redazione



    Snadir – martedì 6 ottobre 2007

  • IL MINISTRO FIORONI FIRMA IL DECRETO SUL RECUPERO DEI DEBITI SCOLASTICI

    IL MINISTRO FIORONI FIRMA IL DECRETO SUL RECUPERO DEI DEBITI SCOLASTICI


    Per lo Snadir il reale recupero del debito formativo potrà realizzarsi soltanto con equi percorsi che consentano di elevare il livello generale di apprendimento


     


       Manca solo il visto della Corte dei Conti al decreto firmato il 3 ottobre (Decreto n. 80 del 3 ottobre 2007) sul recupero dei debiti scolastici nella scuola secondaria di secondo grado che dovrebbe andare in vigore già da quest’anno.


       Si è parlato in questi giorni di ritorno agli esami di riparazione di settembre, che, aboliti nel 1995, non tornano in realtà con questo nuovo decreto.


       Il consiglio di classe dovrà, infatti, già dopo gli scrutini di metà anno scolastico, predisporre opportune attività di recupero per gli alunni che presentano insufficienze. Le famiglie non saranno lasciate sole con il problema di far recuperare le lacune accumulate, ma potranno scegliere se avvalersi delle attività di recupero organizzate dalla scuola od optare per altre forme private d’intervento.


       Qualora le insufficienze dovessero permanere anche alla verifica dello scrutinio finale, la scuola informerà per iscritto sulle attività previste per il recupero e sulle modalità ed i tempi delle verifiche. Questi interventi didattici dovranno essere tassativamente conclusi entro il 31 agosto e comunque non oltre l’inizio del nuovo anno scolastico ai quali seguirà una verifica che dovrà  portare ad un “giudizio definitivo: promozione o bocciatura”. Niente più, quindi, ‘”promozione con debito”.


       Con questo intervento si vorrebbe evitare il trascinarsi nel tempo di debiti formativi mai recuperati per fare in modo che all’inizio delle attività del nuovo anno scolastico lo studente sia posto nelle condizioni di proseguire negli studi con un adeguato livello di preparazione.


       “Il principio dell’effettivo recupero dei debiti va sostenuto,” – dice il prof. Ruscica – “le perplessità nascono circa le modalità di applicazione. In particolare tre questioni necessitano di ulteriore approfondimento: utilizzazioni di soggetti esterni; disponibilità di risorse adeguate per il personale docente e ata; reale recupero del debito formativo”. “Non condividiamo il ricorso a soggetti esterni;” – continua il prof. Ruscica – “solo i docenti che conoscono il ragazzo, la sua storia, il suo modo di affrontare lo studio e la sua effettiva preparazione, possono interagire proficuamente con lui, consentendogli un effettivo recupero. Inoltre le risorse attuali a disposizione degli istituti scolastici sono assolutamente insufficienti per organizzare corsi di recupero con un monte ore adeguato. Infine il reale recupero del debito formativo potrà realizzarsi soltanto con equi percorsi che consentano di elevare il livello generale di apprendimento. Una risposta positiva a queste prime osservazioni, permetterà di attivare in modo fruttuoso un percorso funzionale per l’effettivo recupero dei debiti formativi, permettendo così agli studenti di raggiungere più facilmente il successo scolastico”.


     


    Sandra Fornai


     



    Snadir – venerdì 5 ottobre 2007

  • “Non nova sed nove”. Il curriculum scolastico riscopre l’importanza della Letteratura italiana

    “Non nova sed nove”


    Il curriculum scolastico riscopre l’importanza della Letteratura italiana


     


       «Prof, per le vacanze non mi dia libri da leggere, perché ho già i miei: il nuovo  “Harry Potter”, “Melissa P” e…» sono le parole un po’ beffarde ed un po’ ruffiane che mi rivolge G. un alunno quindicenne alla vigilia delle vacanze, altro che i sacri testi ai quali mi hanno iniziato i miei docenti ginnasiali cinque lustri fa!
       In prima battuta rispondo a G. con un sorriso altrettanto beffardo, poi osservo meglio la sua postura dinoccolata, la cresta di capelli color carota artificiale ed il cellulare di ultima generazione zeppo di sms che lampeggiano in fase di loading.
       Eppure siamo in un’aula di Liceo Classico, mi dico, con tanto di lapide marmorea a cimasa della porta d’ingresso ed in memoria di un Tenente caduto durante la Grande Guerra!
       Così, mentre continuo a mantenere fisso il mio sguardo su G. che attende una mia risposta, mi chiedo chi di noi tre sia “fuori posto”, se  il Tenente, il quindicenne oppure io.
       In tutta onestà credo che non lo sia nessuno di noi, sebbene possa sembrare strano, sebbene i docenti si sentano sempre più “animatori”, “agenti socio-assistenziali”, insomma tuttologi.
       Ma se è vero che il sistema sociale ed il sistema educativo sono stati sempre due universi osmotici, in cui  ad ogni azione impressa nel primo ha fatto seguito una reazione generalmente pari, eccezionalmente contraria, nel secondo, diventa sterile indirizzare la riflessione verso un ambito singolo, quale può essere quello della didattica della Letteratura Italiana.
       Non basta sventolare con fare garibaldino la bandiera con sopra scritto: «La Letteratura Italiana risorga e con essa gli Studia Humanitatis!»
       Non si tratta di adottare l’ennesima ricetta del new-learning d’oltralpe o d’oltre oceano, per sancire la morte della filosofia dei Piani, dei Progetti, dei Port-folii, della interdisciplinarietà e dell’intercultura, in breve e comunque della “novitas” tout court.
       Pochi, infatti, sono stati coloro che, forti di una prassi esperenziale più efficace, hanno creduto e di conseguenza applicato l’inveterato principio didattico-educativo: “Non nova sed nove”.
       Non cose nuove, bensì azioni didattiche e contenuti proposti in modo nuovo, questo, a nostro avviso, il principio teorico e metodologico più funzionale ad un insegnamento motivante, interattivo e proficuo sia per i docenti, sia per i discenti. Non si tratta, infatti, di curare la confezione di un prodotto per mascherarne la scarsa gradevolezza o addirittura l’inutilità, allettando l’acquirente con un contratto capestro.
       Si tratta, invece, di registrare un esito opposto in termini di stabilità e costruzione di senso dell’apprendimento stesso, operando sia sul versante superamento da parte del docente dell’inerzia da inadeguata busta paga, sia su quello della riflessione spiccatamente disciplinare relativa ai nodi concettuali forti ed agli elementi che possono fungere da sinapsi con la realtà emotiva e cognitiva del discente. 
       Dobbiamo sempre tener presente che l’apprendimento umano passa attraverso la relazione ed è nella relazione che esso deve essere costruito. Non è difficile da comprendere, allora, perché l’Italiano inteso come acquisizione esperta di un codice comunicativo e come conoscenza e tesaurizzazione di un patrimonio storico-letterario debba avere il giusto peso in seno al curriculum formativo di ogni discente.
       Troppo spesso nel passato recente del nostro Paese abbiamo assistito ad una sua “damnatio memoriae” accettata come necessaria di fronte allo scientismo e tecnologismo imperante.
       Così abbiamo veicolato ai giovani il messaggio secondo il quale il “negotium” e l’efficientismo sono l’unica garanzia di massimo profitto; peccato che il profitto di cui si può fare esperienza con una formazione non adeguatamente umanistica sia soltanto economico.
       Allora, ha ancora senso parlare di qualità dell’insegnamento della Letteratura Italiana?
       Direi: «Più che in passato e meglio che in passato, seguendo i suggerimenti di Seneca a Lucilio, riattivando cioè l’amore per i classici, la frequentazione degli stessi, scegliendo ciascuno di loro in modo oculato e non indiscriminato, alla ricerca di quel nutrimento e rispecchiamento idoneo al mutamento delle circostanze della vita».


    Lucia Trombadore *


     


    * Docente di Latino e Greco nel Liceo Classico “T. Campailla” di Modica


    Snadir – mercoledì 3 ottobre 2007

  • Sezioni primavera: la scuola statale dice sì a più asili nido e a più scuole dell’infanzia, no alle sezioni primavera

    Sezioni primavera: la scuola statale dice sì a più asili nido e a più scuole dell’infanzia, no alle sezioni primavera


     


     


       L’elenco definitivo delle istituzioni ammesse al contributo di 25.000/30.000 euro a sezione per l’attivazione delle “sezioni primavera” ha evidenziato che esse rappresentano:




    • Per la scuola paritaria, una opportunità di finanziamento


    • Per i comuni, una opportunità di ampliamento dei servizi assistenziali


    • Per le scuole statali, un anticipo scolastico

       Infatti, dei progetti approvati dal MPI, ben il 55,4% fa riferimento alle scuole paritarie, mentre il 19,5% ai comuni, il 5,9% ai nido convenzionali e il 19,2% alle scuole statali.


       Tutto ciò dimostra in modo inequivocabile che le istituzioni scolastiche statali (Dirigenti e Collegio docenti) hanno ben chiara la distinzione – non la hanno gli altri – tra la generalizzazione della scuola dell’infanzia (bambini da 3 a 6 anni) e servizi nido (bambini da 0 a 3 anni).


       La scuola dell’infanzia nel corso degli ultimi decenni si è conquistata un ruolo importante nella formazione scolastica, sia per la competenza e la professionalità dei docenti,  sia per l’attivazione di sperimentazioni e ricerche che hanno contribuito alla valorizzazione di questa scuola, introducendola così nel primo segmento di istruzione; partendo da tali presupposti,   le  Indicazioni per il curricolo del Ministro Fioroni,   nel capitolo “l’organizzazione del curricolo”, considerano il percorso educativo dai 3 ai 14 anni “unitario”.  I sostenitori delle sezioni primavera, invece,  parlano della qualità dei servizi socio-educativi della “fascia 0-6 anni”, collocando di fatto la scuola dell’infanzia nella fascia assistenziale e non in quella scolastica.


       Anche la riforma Berlinguer aveva  valorizzato il ruolo della Scuola dell’Infanzia, mentre adesso  i sostenitori delle sezioni primavera, con l’unificazione del segmento scolastico 0 – 6 anni, si collocano  inequivocabilmente sulla scia dell’anticipo previsto dalla controriforma di tipo morattiano.


       Ricordiamo che le sezioni primavera, ai sensi del punto 4 dell’Accordo del 14 giugno 2007 tra Governo, Regioni ed Enti locali, devono assicurare dei criteri di qualità (locali idonei, arredi, orario, numero dei bambini) per accogliere i bambini dai 24 ai 36 mesi; ma si tratta di criteri diversi da quelli richiesti per la scuola dell’infanzia! Basti pensare al rapporto insegnante/alunni, oppure al materiale didattico, oppure alle attività da promuovere in un gruppo sezione e della preparazione professionale specifica del personale educativo.


       Inoltre, quale sarà il contratto per il personale educativo da assumere nelle sezioni primavera?  Nel mese di luglio il Ministero aveva chiarito che gli enti gestori potevano ricorrere a contratti a progetti o ad altre forme  contrattuali previste dall’attuale ordinamento, ma la Flc-Cgil non è stata d’accordo e ha proposto di utilizzare le graduatorie di istituto per la scelta del personale. Ma il servizio prestato nelle sezioni primavera non può essere valutato come servizio scolastico per le supplenze di III Fascia di istituto!


       Sembra quindi che la confusione regni sovrana. Per uscire da questo fraintendimento occorre aver chiaro che tutti i bambini hanno diritto ad avere una scuola adeguata alla loro età e noi adulti-educatori abbiamo il dovere di fornirgliela: quindi bisogna impegnarsi seriamente e senza travisamenti per l’attivazione di più asili nido e più scuole dell’infanzia.


       In che modo? Assegnando ai Comuni nella prossima finanziaria una cospicua risorsa per l’attivazione di servizi nido a basso costo e autorizzando il Ministero della P.I. ad assumere altri 5.000 docenti di scuola dell’infanzia per coprire almeno i posti effettivamente disponibili, cosicché possa incominciare a realizzarsi concretamente la generalizzazione della scuola dell’infanzia .


     


    Benito Ferrini


     



     


    Snadir – lunedì 24 settembre 2007

  • LE NUOVE “INDICAZIONI NAZIONALI” DEL MINISTRO FIORONI. LA CENTRALITA’ DELLA PERSONA E IL BISOGNO DI NUOVE RISORSE CONTRATTUALI PER RIMOTIVARE L’INTERVENTO EDUCATIVO DELLA SCUOLA

    LE  NUOVE “INDICAZIONI NAZIONALI” DEL MINISTRO FIORONI


    LA CENTRALITA’ DELLA PERSONA E IL BISOGNO DI NUOVE RISORSE CONTRATTUALI PER RIMOTIVARE L’INTERVENTO EDUCATIVO DELLA SCUOLA
     


    Quel che, da alcuni anni a questa parte, rimane costante e centrale al passaggio di un ministro  della Pubblica Istruzione, è l’affermazione convinta, nelle sue “Indicazioni”, della priorità della persona, della centralità dello studente, dell’assoluta precedenza per i giovani rispetto a tutte le altre preoccupazioni che la Scuola deve avere.


    A questa convinzione, per la quale lo Snadir esprime la sua condivisione, si aggiungono poi  alcune posizioni che provengono dal contributo delle scienze della formazione, come, ad esempio, il concetto di formazione, intesa come educazione e istruzione e come acquisizione di conoscenza, abilità e competenze. Un altro punto di sicura convergenza è la consapevolezza che siamo in un tempo caratterizzato dalla complessità, che in un altro modo si può dire necessità di “dare senso alla frammentazione del sapere”.
    E, infine, se vogliamo, possiamo riconoscere nella necessità del dialogo (dicibile pure come “educazione alla interculturalità” e alla relazionalità), un terzo punto  di convergenza.


    Le variabili poi si aggiungono in tali “Indicazioni” come necessario tributo all’orientamento ideologico del governo di cui si è ministri.


     “Ad una prima lettura delle Indicazioni del ministro Fioroni, afferma il prof. Orazio Ruscica, Segretario Nazionale dello Snadir, auspichiamo tre cose fondamentali:


    che la continuità e coerenza  in esse presenti  fino alla secondaria di primo grado, si possano estendere  efficacemente e operativamente fino alla secondaria di secondo grado, scoglio finora insuperabile e pericoloso per tutti i governi che si sono succeduti;


    che il rispetto degli insegnanti ben evidenziato in premessa dal Ministro Fioroni debba trovare un riscontro concreto nella chiusura di un contratto di lavoro che è scaduto da oltre 600 giorni;


    che si possa avviare un tavolo di concertazione tra il Ministero e le forze sociali, sindacali e culturali al fine di adeguare  il nuovo  piano strategico della Scuola alla effettive necessità di tutto il personale scolastico e  all’interno di un quadro contrattuale e di risorse finanziarie idonee a motivare e rendere sempre più efficace l’intervento educativo della comunità scolastica.”


    La Redazione


     



    Snadir – giovedì 6 settembre 2007

  • Sezioni primavera: un ennesimo attentato alla scuola dell’infanzia. I docenti di scuola dell’infanzia in esubero spostati negli asili nido

    Sezioni primavera: un ennesimo attentato alla scuola dell’infanzia
    I docenti di scuola dell’infanzia in esubero spostati negli asili nido



       Nella conferenza unificata del 14 Giugno 2007,  viene sancito l’accordo tra  Governo, Regioni ed Enti Locali per l’istituzione delle sezioni primavera/ponte.
    Per rispondere alla crescente richiesta di servizi socio- educativi per i bambini al di sotto dei tre anni di età vengono istituite in via sperimentale nell’anno scolastico 2007 – 2008 le “sezioni sperimentali aggregate alle scuole dell’infanzia”.
       Ma non si capisce bene se queste sezioni siano un ampliamento dell’offerta di servizi socio – educativi della prima infanzia (0 – 3 anni), cioé degli asili nido, oppure un anticipo di scuola dell’infanzia:  da una parte nell’accordo viene ribadita l’importanza dei due segmenti educativi differenziati per finalità e metodologia, dall’altra non si capisce bene come integrarli all’interno della scuola dell’infanzia,  considerata “  parte integrante del sistema nazionale di istruzione”, scuola a tutti gli effetti che non anticipa, ma attraverso specifici obiettivi e finalità inizia il percorso scolastico di ogni persona.
       La somma  di 29.783.656  euro concordata nella Conferenza Unificata per raggiungere questo obiettivo è messa a  disposizione di enti gestori privati – paritari o statali,  somma peraltro  fornita dal ministero della pubblica istruzione (10 milioni), dal ministero della solidarietà sociale (9.783.656 euro)  e dal ministero delle politiche per la famiglia (10 milioni). Le risorse poi si tradurranno in una disponibilità per sezione di 25.000,00 o 30.000,00 euro in base al numero dei bambini e dell’orario che si intende attivare.
       La forte richiesta di chiarezza nel percorso per cancellare l’anticipo, auspicata nell’incontro  con le organizzazioni sindacali di categoria e le confederazioni tenutosi il 12 Dicembre 2006 presso il Ministero della pubblica istruzione, viene sottaciuta.
       Inoltre la conferenza unificata al punto 3) parla di personale educativo fornito di specifica preparazione, ma non specifica  quali competenze  né chi deve provvedere all’assunzione del suddetto personale.  Nelle FAQ  del ministero sull’utilizzazione del personale docente della scuola dell’infanzia viene risposto che le sezioni primavera devono disporre di personale docente/educativo con contratto di tipo privatistico  a meno che non residuino docenti in esubero o eccezionalmente a disposizione.
       L’Accordo al punto 4) indica tra i criteri di qualità per la sperimentazione: locali idonei, arredi,  orario, numero dei bambini.
       Locali: le scuole (soprattutto quelle del sud) nella maggioranza dei casi, sono ubicate in locali non idonei all’accoglienza dei bambini. Come garantire a bambini così piccoli il rispetto per le loro esigenze fisiche e psichiche?
       Numero di alunni: viene indicato un numero di venti bambini per sezione. Venti bambini di età compresa dai 24 ai 36 mesi  è un numero rilevante soprattutto se l’orario giornaliero supera le sei ore, in quanto anche se il rapporto alunni – educatori è 1/10 l’educatore si trova ad operare solo per parte della giornata. Quindi deve accudire ed accogliere contemporaneamente venti bambini con esigenze diverse.
       Come si vede, un progetto farraginoso e spesso poco aderente alla realtà, mentre invece il Governo dovrebbe provvedere concretamente a rendere operativi i servizi socio-assistenziali per sopperire alle esigenze delle famiglie con l’attivazione di progetti rivolti alla prima infanzia e cioè asili nido a basso costo.    Dovrebbe Utilizzare le risorse previste nella finanziaria 2007 per assicurare il raggiungimento dell’obiettivo di Lisbona di avere entro il 2010 il 33% di servizi nido per i bambini da 0 a 3 anni.
       Dovrebbe promuovere iniziative atti a favorire la generalizzazione della scuola dell’infanzia: ad esempio l’assunzione degli 800 docenti solo per la scuola dell’infanzia. Elimini le complicanze che gli anticipi nella scuola primaria continuano a produrre.
       Occorre restituire ai bambini dai tre ai sei anni il tempo dell’infanzia, senza anticipi mascherati, in modo che possano intraprendere senza accelerazioni dannose il nuovo corso della primaria.


    Benito Ferrini


     



     


    Snadir – giovedì 12 luglio 2007