Categoria: Concorsi e Procedure Straordinarie IdR

  • Primo tavolo tecnico sul precariato, ipotesi in discussione non sufficienti per le attese dei precari IdR

    Il 23 aprile scorso è stata raggiunta un’intesa tra il Governo e le organizzazioni sindacali del comparto “Istruzione e ricerca” con la quale sono state poste in evidenza le questioni urgenti per le quali si vuole, a breve, trovare una soluzione.

    Circa il precariato, premesso l’impegno del Governo ad una regolare indizione dei concorsi per il personale docente, è stato comunque ribadito che saranno individuate adeguate e semplificate modalità per agevolare l’immissione in ruolo del personale docente che abbia maturato almeno 36 mesi di servizio. 

    Tali modalità, tuttavia, non escludono “percorsi selettivi” che lo Snadir/FGU ritiene penalizzanti per gli insegnanti di religione che hanno già superato un pubblico concorso e per coloro che hanno 36 mesi di servizio.
     
    Risulta evidente che per la condizione precaria degli insegnanti di religione è indispensabile uno stralcio normativo che, come nel caso di altre recenti procedure concorsuali, tenga conto che da quindici anni non viene bandito un nuovo concorso e che, riconosciuta la situazione “straordinaria”, si operi con interventi di reclutamento altrettanto straordinari.
     
    Nel corso dell’incontro svoltosi presso il Miur oggi (6 maggio 2019) è stata ribadita la volontà di cercare anche per gli insegnanti di religione una soluzione al grave problema del precariato: alla presenza del Dr. Chinè, lo Snadir/FGU ha evidenziato la necessità di trovare una soluzione adeguata e percorribile che tenga presente il fatto che gli idr sono in possesso dell’abilitazione all’insegnamento (Parere Consiglio di Stato).
     
     
     
    Fgu/Snadir – Professione i.r. – 6 magigo 2019, h.20,55
  • Iniziative giudiziarie collettive per i docenti di religione precari – 2019. Al via i nuovi ricorsi per la riqualificazione dei contratti di lavoro

    La Fgu/Snadir, fra le diverse iniziative volte a tutelare gli interessi degli iscritti, ha attivato numerose procedure giudiziarie finalizzate alla richiesta della stabilizzazione del posto di lavoro e/o conseguente risarcimento dei danni provenienti dall’illegittima reiterazione dei contratti a termine.

    Ad oggi, nella quasi totalità delle sedi giudiziarie di primo grado (Tribunale) e di Corte di Appello sono stati riconosciuti risarcimenti da 3 e fino a 12 mensilità con quantificazione dei danni che da qualche migliaio di euro arrivano fino a oltre ventimila euro.

    A ciò si aggiunga che, per ciò che concerne la questione più grave –  ovvero quella relativa all’assoluta mancanza di tutele di questa categoria di insegnanti che ad oggi non sono né stati stabilizzati dalla L. 107/2015, né tantomeno hanno avuto la possibilità di poter accedere ad  un pubblico concorso straordinario (vedi docenti abilitati scuola secondaria e insegnanti scuola primaria e infanzia diplomati magistrale)  –  su iniziativa di questo sindacato è stata sollevata presso il Giudice di Napoli, per la prima volta, una pregiudiziale comunitaria che verrà discussa in Corte di Giustizia europea  (CGUE) proprio sulla grave omessa previsione di tutele per la stabilizzazione del posto di lavoro.
     
    Pertanto, in attesa che il Governo predisponga una procedura semplificata per l’assunzione in ruolo di tutti i docenti precari che insegnano religione, lo Snadir predisporrà – per tutti coloro che fossero interessati – iniziative giudiziarie collettive (a particolari condizioni economiche), che non solo chiederanno il risarcimento del danno, ma che insisteranno sulla questione della stabilizzazione del posto di lavoro per il quale è stata sollevata la citata pregiudiziale comunitaria.
     
    Qualora tu voglia oggi intraprendere il ricorso al Tribunale territorialmente competente, ti ricordiamo che devi vantare non meno di 36 mesi (tre anni scolastici) di incarico su posto libero e vacante; in questo caso, potrai registrare i tuoi dati – entro e non oltre il 31 maggio 2019 – al seguente link https://archivio.snadir.it/form_forms.aspx?tmp=1066 
     
    Riteniamo che il predetto ricorso possa essere presentato anche da coloro che abbiano maturato 36 mesi  (tre anni scolastici) di incarico su posto libero e vacante, dalla data di deposito di un precedente ricorso sulla medesima materia.
     
    La compilazione del Form è una semplice manifestazione di interesse. L’adesione al ricorso si concretizzerà solo nel momento in cui, qualora ricorrano i requisiti, sarà firmato il mandato all’avvocato successivamente indicato.
     
    Successivamente ti contatteremo, tramite e-mail, per poter presentare la documentazione al legale che si occuperà del ricorso.

    Per ulteriori informazioni scrivere a ricorsi@snadir.it o contattare il 329 0399658 nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 10,30 alle 13,00 e dalla ore 15,30 alle ore 19,00.

     





     

    Snadir – Professione i.r. – 17 aprile 2019, h.20.30

  • Eliminare il precariato di religione? Si deve, si può.

    Non possiamo più chiudere gli occhi davanti all’evidenza. Nessuno può. Ci troviamo davanti a un’emergenza storica e sociale che riguarda oltre 15.000 persone. Non si può più tollerare. Non si può tergiversare. Bisogna agire in tutti i modi che conosciamo per strappare i docenti di religione – professionisti attenti e capaci – alla condizione di precariato cui sono da anni costretti nonostante la disponibilità di posti vacanti.

     
    Tale situazione va rimossa poiché nella realtà di tutti i giorni si traduce in un grave atto di privazione – di discriminazione – che non consente a un’intera categoria di docenti di raggiungere una serenità famigliare, non permette l’accensione di mutui o prestiti, fa vivere nell’ansia di perdere il posto di lavoro a causa di malattie invalidanti.
     
    Per questi motivi, lo Snadir ha avviato da anni un percorso di discussione e di mobilitazione, che ha visto coinvolte le principali sigle sindacali, i governi che si sono succeduti e in questi ultimi giorni anche la Cei. Ciò che serve è un confronto che si dispieghi su più livelli: dalle Camere al Governo, passando per tutte le parti in causa. 
    Il problema non può essere in nessun modo aggirato con interventi superficiali e non risolutivi poiché ne va del futuro di oltre 15 mila precari che da anni aspettano una doverosa risposta dalle istituzioni.
     
    Dopo un acceso dibattito con le forze politiche che in questo momento stanno lavorando in Parlamento per la stabilizzazione dei docenti di religione, abbiamo inoltrato alla Cei una richiesta formale per l’istituzione di un tavolo di confronto tra le organizzazioni sindacali rappresentative della scuola, Flc-Cgil, Cisl-Fsur, Uil-Rua, Snals e Federazione Gilda-Unams/Snadir, i rappresentanti della politica e la stessa Conferenza Episcopale Italiana con l’obiettivo di intraprendere immediatamente un percorso legislativo che permetta ai 15.000 docenti di religione precari di essere immessi in ruolo attraverso una procedura straordinaria di assunzione che superi in modo definitivo e strutturale il problema del precariato dei docenti di religione.
     
    In questo momento l’unica proposta (Pdl n.1606) presentata in Parlamento è quella dell’On. Flora Frate (M5S), che è la seguente:
    • Una procedura concorsuale con la sola prova orale non selettiva sul modello di quelle previste per la scuola secondaria e per i diplomati magistrali, con successiva graduatoria ad esaurimento – assunzione sul 100%;
    • La partecipazione al concorso riservata a tutti gli insegnanti di religione in possesso di idoneità all’insegnamento rilasciata dall’ordinario diocesano e con 36 mesi di servizio;
    • La completa rideterminazione dell’organico fino al 90%;
    • Concorso ordinario dal 2021.
    Il Sen. Mario Pittoni (Lega) ha più volte espresso l’intenzione, e ultimamente l’ha ribadito il 28 marzo scorso, di voler presentare il seguente disegno di legge:
    • Trasformazione in Gae (graduatoria ad esaurimento) della graduatoria del concorso 2004 – 25% dei posti;
    • Concorso straordinario con la sola prova orale non selettiva sul modello di quelli previsti per la scuola secondaria e per i diplomati magistrali senza GAE (graduatoria ad esaurimento) – 25% dei posti;
    • Organico invariato nella misura del 70% dei posti.
    È chiaro che la proposta dell’On. Frate (M5S) è strutturata in modo tale da eliminare definitivamente il precariato di religione.
    Invece la proposta del Sen. Pittoni è condivisibile soltanto a condizione che si introducano due elementi sostanziali: la graduatoria del concorso straordinario deve diventare GAE, cioè graduatoria ad esaurimento, e l’aumento della quota di organico dall’attuale 70% al 90%/96%.
     
    I motivi sono alquanto ovvi: giusta la trasformazione della graduatoria del 2004 in GAE perché risolve il problema dei precari del concorso 2004, ma ricrea il problema dei precariato, vietando la formazione di una GAE del concorso straordinario.
    Inoltre il mancato aumento dell’organico dal 70% al 90%/96% comporterà l’attivazione della procedura di assunzione 7, 5 e 15 posti nella scuola primaria e dell’infanzia, rispettivamente in Calabria, Campania e Sardegna; diversamente con l’aumento dell’organico al 90% si avrebbe un numero di posti – sempre nelle predette Regioni – di 130, 340, 120. Ma anche nelle Regioni del Nord i posti sarebbero più che raddoppiati.
     
    Pertanto, è chiaro a tutti qual è in questo momento l’unica proposta capace di offrire una risposta efficace al problema del precariato di religione.
    La necessità di arrivare a una soluzione definitiva e strutturale del precariato di religione ci ha visto impegnati a chiedere alla CEI un incontro tra CEI, Fgu/Snadir, e le altre Organizzazioni sindacali rappresentative. Nessuno degli attori coinvolti deve sottrarsi alle proprie responsabilità.
     
    I concorsi ordinari annunciati dal Ministro Bussetti durante l’incontro dell’8 aprile scorso non sono una risposta al precariato. Una soluzione efficace e risolutiva per i precari di II e III fascia e per quelli di religione sarebbe soltanto l’avvio di una fase straordinaria transitoria.
    La prospettiva evidenziata dal Ministro porterà soltanto ad un confronto duro con le organizzazioni sindacali, tra cui la FGU/Snadir, che sfocerà nello sciopero previsto per il 17 maggio.


    Orazio Ruscica




    Snadir – Professione i.r. – 14 aprile 2019, h.23.00
  • Insegnanti di religione: la Corte di Giustizia europea potrebbe porre fine a tutto il precariato cronico

    Il Tribunale di Napoli nel rimettere alla Corte di giustizia europea la questione sugli insegnanti di religione cattolica (CGUE causa C- 282/2019 : Gilda –Unams/Snadir C/Stato italiano) ha richiesto di riconoscere il potere di disapplicare le norme interne (dello Stato italiano) ostative al diritto all’immissione in ruolo e quindi all’applicazione della tutela consistente nella riqualificazione a tempo indeterminato dei contratti a termine che abbiano superato i 36 mesi di servizio.

     
    Ad oggi la situazione degli insegnanti di religione, nonostante la sentenza Mascolo del 26.11.2014, è ancora ferma alla vecchia modalità di reclutamento scolastico con incarichi annuali e utilizzazione dei contratti a termine, spesso con una reiterazione che supera i 36 mesi di servizio continuativi.
     
    Tale questione ripropone il cronico problema di tutto il precariato pubblico (scuola, sanità, enti locali, enti lirico-sinfonici, università, conservatori di musica, ecc.) che, allo stato, rimane del tutto privo di tutele sanzionatorie, sulla base di una normativa interna che ha precluso e preclude l’applicazione del “principio di effettività”, negando quindi la possibilità stessa che vi possano essere effettivi rimedi antiabusivi.
     
    Anzi, il legislatore nazionale ha aggiunto ulteriori disposizioni (anche di contrattazione collettiva di comparto) che si pongono in netto contrasto con la direttiva 1999/70/CE, come per la scuola, per la sanità, per le fondazioni lirico-sinfoniche, per i conservatori di musica, per gli enti locali (compresi quelli siciliani), per limitarci alle fattispecie già esaminate dalla Corte di giustizia.
     
    Pertanto, il giudizio che il tribunale di Napoli ha rimesso al vaglio della Corte di Giustizia – afferma il prof. Orazio Ruscica, segretario nazionale Snadir – assume una rilevante importanza per il precariato pubblico considerando che la Corte di Giustizia potrebbe pronunciarsi riaffermando l’applicazione della Carta fondamentale dei diritti dell’Unione europea, direttamente all’interno degli Stati membri, ribadendo quanto recentemente statuito nella sentenza Mikova nella causa C-406/2015:
    • che «il principio di parità di trattamento costituisce un principio generale del diritto dell’Unione, ora sancito agli articoli 20 e 21 della Carta, che impone che situazioni analoghe non siano trattate in maniera diversa e che situazioni diverse non siano trattate in maniera uguale, a meno che un simile trattamento non sia obiettivamente giustificato» (punto 57);
    • che «una differenza di trattamento è giustificata se si fonda su un criterio obiettivo e ragionevole, vale a dire qualora essa sia rapportata a un legittimo scopo perseguito dalla normativa in questione e tale differenza sia proporzionata allo scopo perseguito dal trattamento di cui trattasi» (punto 58).   
     
     


    Fgu/Snadir, Professione i.r. , 11 aprile 2019, h.16,30
     
  • Precariato di religione: la questione arriva all’attenzione della Corte di Giustizia europea

    Lo Snadir, unitamente alla Federazione Gilda-Unams, è da anni impegnato nella tutela professionale degli insegnanti di religione, sia nelle sedi di contrattazione, sia presso i Tribunali, in sede civile e in quella amministrativa.
     
    A seguito di un ricorso in cui si è costituita la Federazione Gilda – Unams /Snadir, il Tribunale di Napoli, con un’ordinanza del 13.02.2019, ha rimesso la materia all’attenzione della Corte di Giustizia europea, con un’articolata ricostruzione della normativa generale interna di tutela dei docenti di religione richiamando, a proposito, anche la giurisprudenza delle Corti italiane e quella della stessa Corte di Giustizia.
     
    Il Tribunale si è richiamato anche al principio di non discriminazione, con riferimento ai motivi religiosi, secondo l’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione: secondo il Giudice rimettente, lo "status" giuridico degli insegnanti di religione, ai sensi dell’art. 309 del d.lgs. nr.297/1994, è penalizzante, posto a confronto con quello degli altri docenti, per cui il rapporto di lavoro dei docenti di religione si configura come assolutamente precario, anche con riferimento alle previsioni normative interne e contrattuali.
     
    Rileva, inoltre, l’ordinanza, che la L. 107/2015 ha pregiudicato i soli docenti di religione in quanto sono stati gli unici a rimare esclusi dalle procedure straordinarie concorsuali e dallo scorrimento delle Graduatorie ad esaurimento, invece previste per tutte le altre categorie di docenti.
     
    Per altro, l’ordinanza ha richiamato la recente sentenza Sciotto, C-331/2017, della CGUE la quale ha stabilito la possibilità di sanzionare, automaticamente, con la conversione del contratto a tempo indeterminato, il ricorso ad una successione di contratti a termine, qualora non sussista altra misura effettiva di tutela nell’ordinamento giuridico interno. Ma, si legge nell’ordinanza, la sentenza della Corte di Costituzionale nr.248/2018, ha ribadito il divieto assoluto di conversione dei contratti a termine, in caso del superamento dei 36 mesi di precariato, per cui, di fronte a tale contrasto della Alte corti, il Giudice del Tribunale di Napoli, ai sensi dell’art. 267 del Trattato dell’Unione, ha chiesto che la Corte di Giustizia europea si pronunci nel merito.
     
    In particolare, si chiede di verificare se si possa configurare una forma di discriminazione nei confronti degli insegnanti di religione tale da averli, fino ad oggi, esclusi da ogni procedura straordinaria di reclutamento, attuata invece in favore degli altri docenti. 
     
    Se si configurasse tale discriminazione si chiede poi se il giudice “può adoperare per eliminarne le conseguenze, tenuto conto che tutti i docenti diversi dagli insegnanti di religione cattolica sono stati destinatari del piano straordinario di assunzioni di cui alla l. 107/15, ottenendo la immissione in ruolo con conseguente contratto di lavoro a tempo indeterminato, e, dunque, se questo giudice debba costituire un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con la Amministrazione convenuta”.
     
    Afferma il Prof. Ruscica, segretario nazionale dello Snadir: “Il fatto che, per iniziativa del Tribunale di Napoli, il tema del precariato degli insegnanti di religione venga portato all’attenzione della Corte di Giustizia europea deve sollecitare le forze politiche a trovare, in tempi brevi, una soluzione che dia attuazione al definitivo superamento della condizione di precarietà cronica dei docenti di religione. Ci auguriamo che quanto proposto e reso noto con diversi documenti comuni dallo FGU/Snadir, assieme a Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola, sia presto accolto dal Governo e si realizzi una procedura semplificata per l’assunzione in ruolo dei 15 mila precari che insegnano religione”.
     
     
    Fgu/Snadir – Professione i.r. – 15 febbraio 2019, h.16,50
  • Il Vice Ministro Fioramonti: quota riservata per il concorso di religione? Lo Snadir dice no.

    Sulla procedura di reclutamento si torna a parlare. Su tale argomento è intervenuto (ieri) il Vice Ministro Lorenzo Fioramonti che, rispondendo a un’interrogazione posta dall’ex sottosegretario al Miur Toccafondi, ha dichiarato: “L’immissione in ruolo dei docenti di religione non può, a legislazione vigente, che avvenire attraverso un nuovo concorso ordinario, che, attraverso una quota riservata, possa piuttosto valorizzare l‘idoneità conseguita e, in aggiunta, riconoscere il servizio prestato”.

    Il Vice Ministro Fioramonti propone dunque (senza scendere nei particolari) l’ipotesi di una quota riservata, con molta probabilità ai docenti di religione in graduatoria dall’ultimo concorso del 2004.

    Di fronte a tali dichiarazioni, lo Snadir non può che mostrare il suo totale disaccordo. Un concorso a quota riservata necessiterebbe difatti di un intervento normativo e non sanerebbe del tutto la vergognosa condizione lavorativa nella quale sono tenuti da decenni i precari di religione.

    Inoltre, un concorso con quota riservata ridurrebbe i posti nelle regioni del centro sud a poche decine in Campania nella scuola dell’infanzia e primaria e meno di un centinaio nella scuola secondaria di I e II grado; in Calabria sarebbero rispettivamente 7 e 23.

    Ribadiamo allora i punti sui quali la Fgu/Snadir, assieme a Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola, ha insistito in questi mesi, in attesa che l’O.d.g dell’On. Frate compia il suo iter:

    • Una procedura concorsuale per soli titoli e servizi sul modello della provincia autonoma di Trento oppure con la sola prova orale non selettiva sul modello di quelli previsti per la scuola secondaria e per i diplomati magistrali con successiva graduatoria ad esaurimento;
    • La partecipazione al concorso riservata a tutti gli idr in possesso di idoneità all’insegnamento rilasciata dall’ordinario diocesano;
    • La completa rideterminazione dell’organico fino al 90%.

    Alle dichiarazioni di Fioramonti, rispondiamo dunque con le parole di Orazio Ruscica, Segretario nazionale dello Snadir: “La quota riservata in un concorso ordinario è un pannicello caldo, un rimedio inadeguato alla grave situazione di precariato dei docenti di religione. Non abbiamo atteso un nuovo Governo per avere la stessa procedura avviata dal precedente. I “signor NO”, ispiratori di questa risposta, si assumano le proprie responsabilità ufficialmente e mostrino a tutti le loro effettive intenzioni. Lo ribadisco con forza: da un Governo del cambiamento la risposta normativa dev’essere strutturale in quanto deve mirare a cancellare definitivamente la vergognosa condizione lavorativa nella quale sono tenuti da decenni gli insegnanti di religione”.


     

    Snadir – Professione i.r. – 8 febbraio 2019, h.8,45

     

  • L’On. Flora Frate prende posizione: la quota riservata è un rimedio inadeguato

    In attesa che si compia l’iter dell’o.d.g. dell’On. Flora Frate, che impegna il Governo a valutare l’opportunità di un piano straordinario di assunzione esclusivamente per titoli e per servizio, al pari di quello predisposto dalle Province Autonome di Trento e di Bolzano, condividiamo con grande entusiasmo le ultime dichiarazioni dell’On. Frate in merito alla procedura di stabilizzazione dei docenti precari di religione:

    “In questi mesi si è fatta tanta, troppo confusione. Il più delle volte a soli fini strumentali. Ribadisco che non è in discussione la laicità dello Stato, così come sono da respingere al mittente tutte le accuse volte a denigrare la qualità e la dignità professionali di tali docenti. Quello che dobbiamo ricordare è che gli IRC sono stati sistematicamente esclusi da ogni piano di stabilizzazione. Una parte, con il primato di oltre 25 anni di servizio precario, pur avendo superato il concorso del 2004 non è stata immessa in ruolo; altri, con più di 36 mesi di servizio, prestano incarico a tempo determinato da 15 anni.

    Una situazione incresciosa, che ferisce il sistema scolastico e offende la dignità dei lavoratori.

    Una possibile soluzione al problema – come ho scritto nel mio Ordine del Giorno approvato dal Governo lo scorso 30 dicembre – non può prescindere dalla speciale abilitazione di cui gli insegnanti di religione sono in possesso e tenendo conto degli anni di servizio. In questo momento all’attenzione del Ministro Bussetti c’è una mia Interpellanza, ma su un punto occorre fare chiarezza.”

    Inoltre l’On. Frate afferma: “L’ipotesi della quota riservata rischia di essere un rimedio inadeguato alla grave situazione di precariato dei docenti di religione: nelle regioni del centro sud i posti si ridurrebbero a poche decine in Campania nella scuola dell’infanzia e primaria, e meno di un centinaio nella scuola secondaria di I e II grado; in Calabria sarebbero rispettivamente 7 e 23”.

    In pieno accordo con quanto già dichiarato dallo Snadir, l’On. Frate conclude sottolineando il fatto che “senza la stabilizzazione del precariato storico non potremo avere una scuola di qualità”.

    A tal proposito – aggiunge – è già pronta una Proposta di Legge.


    Snadir – Professione i.r. – 8 febbraio 2019, h.21,00

  • Docenti di religione ai margini? È ora di dire basta!

    Il ritiro dell’emendamento Pittoni (10.0.03) al DDL 989 “conversione del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione”, prefigurato dallo Snadir come (purtroppo) possibile, si è concretizzato.
     
    Il contenuto dell’emendamento Pittoni potrà ancora essere presentato come Disegno di legge, anche con carattere d’urgenza. Ma è chiaro che il testo Pittoni, se vuole dare una risposta all’ingiusta condizione di precariato nella quale sono tenuti 15.000 docenti di religione, dovrà essere migliorato e dovrà tenere presenti le indicazioni che la Fgu/Snadir, assieme a Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola,  ha dichiarato il 13 novembre scorso.
     
    Riteniamo anche molto positivo il prosieguo dell’iter avviato con l’O.d.g. dell’On. Frate (M5S), inoltrato al Miur il mese scorso al fine di acquisire gli elementi conoscitivi per dare seguito all’impegno assunto dal Governo. A questo propositivo l’On. Frate ha presentato una interpellanza al Ministro proprio per sollecitare un riscontro all’OdG di cui sopra.
     
    Le forze politiche al Governo hanno più volte espresso attenzione al problema del precariato degli insegnanti di religione e lo Snadir, fiducioso, ha più volte indicato la concreta possibilità di percorrere la medesima strada già aperta agli altri precari della scuola.
     
    “La risposta normativa dev’essere però strutturale” – afferma il Segretario nazionale dello Snadir Prof. Orazio Ruscica – “in quanto deve mirare a cancellare definitivamente la vergognosa condizione lavorativa nella quale sono tenuti da decenni gli insegnanti di religione.
    Una procedura concorsuale per soli titoli e servizi oppure con la sola prova orale non selettiva con successiva graduatoria ad esaurimento, revisione dell’inadeguata quota di organico del 70%: sono questi i punti sui quali lo Snadir ha insistito in tutte le sedi.
    È tempo che i “signor NO” si assumano le proprie responsabilità ufficialmente e soprattutto che si finisca di porre ingiustamente (e illecitamente) l’intera categoria dei docenti di religione ai margini del sistema scolastico italiano”.
     
     
     
     
    Snadir – Professione i.r. – 4 febbraio 2019, h.13,25