Autore: maurizio

  • Patrimonio religioso e culturale. Un convegno per idr a Lisbona

    Patrimonio
    religioso e culturale

    un convegno per idr a Lisbona

    Il Secretariado Diocesano do Ensino Religioso del Patriarcato
    de Lisboa e la Faculdade de Teologia dell’Universidade Católica
    portuguesa hanno organizzato dal 10 al 13 febbraio un convegno
    per docenti di religione. Molto affascinante
    il titolo: A transmissâo do Património Cultural
    e Religioso. Tanta partecipazione (circa 500 docenti). Il
    prof. Pasquale Troìa è stato invitato a tenere
    la relazione sul tema A experiência religiosa: recebida,
    vivida e transmitida, e a coordinare il laboratorio (officina
    de formaçâo) didattico: A trasmissao da Fé:
    Catequese e Ensino Religioso. E’ stata anche l’occasione
    per presentare ai partecipanti idr lo Snadir e le sue attività.

    Il Direttore del Secretariado Diocesano do Ensino Religioso,
    Robson Cruz, lavora
    da anni con molta efficacia e convinzione a trasformare
    l’attuale situazione scolastica dell’irc in Portogallo e
    la qualità professionale degli idr. Il Direttore
    Cruz e il prof. Troìa hanno discusso e previsto modalità
    di collaborazione e cooperazione tra il Segretariato e lo
    Snadir e tra gli idr portoghesi e italiani nella prospettiva
    di una comunità scolastica europea e di un idr sempre
    più europeo, interculturale ed interreligioso.

    Redazione

  • FINALITA’ DEL SISTEMA D’ISTRUZIONE E FORMAZIONE

    FINALITA’
    DEL SISTEMA D’ISTRUZIONE E FORMAZIONE

    UNA TRACCIA
    PER UNA BREVE RIFLESSIONE

    Del processo in atto di riforma della scuola è stata
    data spesso l’immagine di un "cantiere aperto"
    dove si progetta, si lavora, si verifica, si spostano materiali
    da una parte all’altra alla ricerca di una loro ottimale
    collocazione. E’ un’immagine suggestiva e, per tanti aspetti,
    rispondente a quello che si sta attuando, anche per quanto
    riguarda le modalità. Si evidenzia certamente l’orientamento
    ad una "progressività" nelle varie fasi
    di attuazione e si deve dare atto al Ministro Moratti della
    volontà di confrontarsi con il mondo della scuola
    in generale e con i suoi operatori in particolare.
    Ciò non toglie che ogni cambiamento di rotta, anche
    piccolo, di questa enorme, e per tanti aspetti affascinante,
    nave che è la scuola italiana, genera dubbi, a volte
    ansie, spesso contestazione, e comporta, quindi, la necessità
    di una condivisione degli obiettivi di approdo quanto più
    ampia possibile.
    Ma soffermiamoci, per una breve riflessione, su tre delle
    finalità generali di questo processo di cambiamento
    del nostro sistema scolastico.
    Si pone l’accento sulla importanza di un "apprendimento
    in tutto l’arco della vita". E’ un principio importante
    in una società colpita spesso dal cosiddetto "analfabetismo
    di ritorno" di coloro che, per mancanza di occasioni
    di formazione anche in età adulta, rischiano di perdere
    i contatti con la mutevole realtà sociale oltre che
    lavorativa. I mezzi di comunicazione di massa, televisione
    in primo luogo, e quella pubblica avanti ad ogni altra,
    posseggono certamente le potenzialità per operare
    in tal senso, ma fanno poco o certamente molto meno di quello
    che dovrebbero. Un esempio per tutti: si parla tanto della
    necessità di una "alfabetizzazione informatica"
    ma poco o niente è stato prodotto in tal senso nell’ultimo
    anno (bisogna risalire alla trasmissione "MediaMente"
    di Carlo Massarini per trovare una valida iniziativa in
    tale direzione).
    La concreta opportunità di un "apprendimento
    in tutto l’arco della vita" riguarda anche coloro che
    non sono più direttamente impegnati nella dimensione
    produttiva, basti guardare al successo ottenuto dalle Università
    della Terza età e all’interesse che hanno suscitato
    in coloro che erano, e sono, alla ricerca di forme di aggregazione
    sociale finalizzate anche ad una crescita culturale, parte
    integrante per una sempre più alta qualità
    della vita.
    E’ allora certamente condivisibile ciò che si legge
    negli allegati al D.M. n.100 del 18 settembre 2002 inerenti
    al profilo educativo, culturale e professionale dello studente
    alla fine del primo ciclo: "Il processo educativo individuale
    (…) ha inizio con la vita e cessa con essa, in una
    inarrestata dinamica di conquiste e di eventuali involuzioni,
    sicché niente è mai guadagnato una volta per
    tutte, niente è mai perduto per sempre".
    Una ulteriore finalità riguarda la "opportunità
    di raggiungere elevati livelli culturali". In generale,
    l’idea di una scuola delle opportunità è interessante
    e l’Italia, già da molti anni, ha certamente investito
    risorse nella scuola primaria e nella scuola secondaria
    di primo grado, come è possibile ricavare dai dati
    OCDE 2001. I risultati non sono mancati se è vero
    che il sistema della scuola primaria ci è invidiato
    dagli altri Paesi e tante perplessità suscita ogni
    suo potenziale cambiamento. Ricordiamo anche, per questo
    aspetto, la scelta di sostenere, attraverso progetti mirati,
    le scuole operanti nelle cosiddette "aree a rischio",
    al fine di arginare la dispersione scolastica e l’abbandono.
    E’ auspicabile che una "scuola delle opportunità"
    sia anche capace di indagare ed affrontare le ragioni del
    disagio giovanile, sia rafforzando il raccordo con le famiglie
    sia aprendo le porte a quelle esperienze associative già
    operanti sul territorio nell’ambito delle attività
    di recupero.
    Meno rilevanti, invece, le risorse impegnate nel sistema
    universitario (nei dati OCDE 2001 siamo fanalino di coda
    tra i Paesi riportati in tabella) e anche qui i risultati
    si vedono, ovviamente in negativo, tenuto conto della bassa
    percentuale di coloro che conseguono la laurea rispetto
    al numero di coloro che si immatricolano. E ciò proprio
    nel momento in cui risulta necessaria una spendibilità
    dei titoli di studio non solo sul territorio nazionale ma
    anche in ambito europeo.
    Veniamo al terzo principio enunciato nelle finalità
    generali del sistema d’istruzione e formazione: la "formazione
    spirituale e morale". Inutile dire in che misura siano
    sensibili gli insegnanti di religione rispetto alla enunciazione
    di una finalità che è parte integrante degli
    obiettivi e dei contenuti della propria didattica.
    Utile invece ribadire che il condivisibile impegno alla
    formazione spirituale e morale della persona non intacca
    la laicità della scuola pubblica in quanto questa
    è, e deve rimanere (specie nell’attuale realtà
    di immigrazione), spazio di confronto tra le diverse identità
    culturali e religiose. Deve però anche contribuire
    ad un riconoscimento di quelle radici culturali e religiose
    che sono specifico patrimonio dei popoli europei e che tanta
    parte hanno avuto, nella storia anche sofferta di questi
    secoli, nel definire un quadro generale di principi e valori
    su cui oggi si fonda l’Europa come nuovo soggetto economico
    e politico.
    La scuola italiana è una realtà che da sempre
    pone una forte attenzione educativa ai valori della pace,
    della partecipazione, della solidarietà, dell’ambiente,
    della convivenza civile, del dialogo tra i popoli. Tutto
    ciò va detto, senza certamente volere, neanche per
    un attimo, nascondere i tanti e importanti problemi che
    comunque affliggono questa fondamentale istituzione e che
    sono riemersi nel recente dibattito per il rinnovo contrattuale
    (strutture edilizie spesso inadeguate, bassi livelli retributivi
    del personale insegnante, precariato).
    Avviare o intensificare un confronto sui temi sopra enunciati
    e sui diversi altri che sono posti a fondamento di questo
    processo di riforma, risulta indispensabile. Docenti, sindacati,
    partiti, associazioni degli studenti e dei genitori, devono
    farsi carico di questo cambiamento, attraverso momenti di
    confronto e offerta di proposte, perché la scuola
    deve essere, sempre più, un bene di tutti.

    Enesto Soccavo

  • E il Contratto?

    E il contratto?

    Il Contratto è scaduto il 31/12/2001 e ci sono già
    le piattaforme per il quadriennio 2002/2005. Se noi consideriamo
    le scansioni contrattuali stabilite dai "grandi Sindacati"
    e dall’Aran, non possiamo che notare una sovrapposizione.
    La solita sovrapposizione per cui una parte del biennio
    economico del contratto precedente rientra nel Contratto
    successivo e i miglioramenti devono dividersi con grande
    confusione tra 2 Contratti.
    La prima domanda:" Questa sovrapposizione è
    un anticipo e quindi un vantaggio contrattuale o un ritardo
    e , quindi, uno svantaggio?"
    Nello specifico il 2002 deve concludere il Contratto 99/2002
    oppure aprire il Contratto 02/05?
    Le risorse a disposizione provenienti dai risparmi del 2002
    dove vanno conteggiate?
    Non è solo una domanda retorica o una polemica gratuita,
    perché i soldi, in ogni bilancio, si contano una
    volta sola.
    A tutti interessa sapere quali saranno i miglioramenti stipendiali
    e noi da anni abbiamo indicato nella struttura stessa del
    nostro Contratto la trappola insuperabile per ottenere reali
    miglioramenti stipendiali.
    La preintesa tra ARAN e grandi Sindacati del 4/2/2002 aveva
    accettato un aumento stipendiale per il pubblico impiego
    di circa € 103,00 lordo medio a regime, con la possibilità
    di recuperare ulteriori risorse per la scuola dai risparmi
    che si possono ottenere dai tagli sulla scuola stessa, il
    che significa aumenti in cambio di risparmi.
    E’ questo criterio che noi da sempre contestiamo e che la
    stessa Corte dei Conti ha messo in discussione.
    Ora noi ci chiediamo:" Come si fa ad accettare miglioramenti
    contrattuali sui risparmi di spesa e poi gridare allo scandalo
    per i tagli sui precari, gli organici,sul personale ATA,
    sul sostegno?
    Il 19/12/2002, dopo un incontro tra Governo e grandi Sindacati,
    la CGIL ha parlato di aumenti non disprezzabili pari al
    5,5% ( forse il 6%) per il recupero dell’inflazione, cioè
    un aumento mensile di un centinaio di € lordi per ciascun
    dipendente, inoltre, sono disponibili per il primo biennio
    economico del Contratto 2002/2005, circa ( ma non certi)
    1.100 milioni di €, praticamente 1.000 € lordi
    annui pro capite( L. 2.000.000 p.c. annui lordi) che mensilmente
    fanno € 83,33 ( L.166.000 ); sempre lordi e a regime
    e sempre su previsione dei soliti risparmi sui Precari,
    sul Sostegno, sugli Organici, sul personale ATA.
    Tuttavia il nostro timore è che, ancora una volta,
    tutti parlino di stipendi europei, ma siano tutti disposti
    a trattare su aumenti ben più modesti, perché
    sono in gioco questioni di altro genere che coinvolgono
    il potere della burocrazia e delle grandi centrali sindacali
    che non saranno disposte a rivedere la struttura del nostro
    Contratto perché vogliono mantenere la prerogativa
    di contrattualizzare ogni aspetto della vita scolastica
    anche al di fuori della specifica materia sindacale.
    Sulla questione dello stato giuridico dei docenti, lo scontro
    si preannuncia durissimo e non è escluso che le centrali
    sindacali siano disposte a cedere sui futuri aumenti stipendiali
    pur di mantenere la completa gestione della scuola.
    In parole povere il personale della scuola pagherebbe ancora
    una volta con i propri risparmi e con i propri sacrifici
    il mantenimento del potere sindacale che si porrebbe come
    l’unico garante della "PAX scolastica".
    Da una lato il Governo ha in mente di rivedere integralmente
    l’attuale impianto normativo che risale in sostanza al D.P.R.
    417/94 ( uno dei Decreti Delegati), dall’altra i Sindacati
    rivendicano, invece, il carattere pienamente ed esclusivamente
    contrattuale dell’intera materia, arrivando a chiedere la
    contrattualizzazione anche di molti altri aspetti del funzionamento
    dell’istituzione scolastica, come per esempio l’impiego
    delle risorse finanziarie.
    La pretesa dei Sindacati si basa sull’attuale stato giuridico
    , nato con la Bassanini e con i Contratti del ’95 e del
    ’99.
    In proposito la piattaforma Confederale non lascia spazio
    ad equivoci: "….A tutela dei diritti dei lavoratori,
    il Contratto deve diventare l’unico riferimento per la disciplina
    del rapporto di lavoro.Tutte le disposizioni riferite alla
    parte contrattualizzata del rapporto di lavoro regolate
    con provvedimenti legislativi od amministrativi ancora in
    vigore, vanno disapplicate."
    Nelle trattative e negli incontri tra Sindacati e Governo
    l’argomento – dell’Area separata dei docenti – è
    rimasta praticamente in ombra e sembra ormai tramontata
    la possibilità di avere Contratti separati per Dirigenti,
    Docenti, ATA.
    Non è un mistero che il Contratto separato poteva
    essere un espediente utile per un effettivo riconoscimento
    dell’area docente e il conseguente rilancio della professionalità
    con adeguato riconoscimento economico, ma questa proposta
    avrebbe penalizzato i grossi Sindacati ed è stato
    eclissato proprio per favorire la solita gestione sindacale
    della scuola.
    Si torna a parlare delle figure di sistema per le quali
    i Confederali chiedono a gran voce , come si legge nella
    piattaforma contrattuale "…. Uno specifico intervento
    legislativo che dovrà prevedere la loro istituzione,
    le modalità di selezione, il reclutamento e la dotazione
    organica".
    Ma non è la stessa richiesta che fa l’ANP, Sindacato
    dei Dirigenti, che punta sulle figure di sistema intese
    come figure di " alta professionalità"?
    Non c’è contraddizione tra i Sindacati che vogliono
    contrattualizzare tutto e respingono l’intenzione del Governo
    di intervenire sullo Stato Giuridico e poi chiedono un intervento
    legislativo per costituire le loro figure di sistema?
    Chi stabilirà le modalità di selezione, il
    reclutamento e la dotazione organica di queste figure di
    sistema?
    Forse le grandi centrali Sindacali con l’aiuto del Sindacato
    dei Dirigenti?
    Noi cosa chiediamo:
    – aumenti reali che premino la professionalità del
    personale. Aumenti non basati su risparmi derivati da tagli,
    ma da un incremento degli investimenti ( la spesa per la
    scuola in Italia in rapporto al PIL è 0,7 % mentre
    la media degli altri paesi europei è di 1,2% )
    – L’istituzione di un’area di contrattazione separata per
    il personale Docente che riconosca e valorizzi la Dimensione
    intellettuale della Docenza e la conseguente necessità
    di Riconoscimento del Tempo Professionale.
    – Ridistribuzione sullo stipendio base delle risorse che
    oggi vengono distribuite e sperperate con il Fondo d’Istituto.
    – Conferma dell’orario in 18 ore per la Secondaria e progressiva
    uniformità a 18 ore per gli altri ordini di scuola.
    – Trasformazione della Retribuzione Professionale Docente
    in indennità di funzione docente pensionabile.
    – Superamento dell’Istituto contrattuale delle figure obiettivo.
    – Raggiungimento del massimo della carriera retributiva
    in un arco di anni più breve ( da 35 a 25).
    – Rivalutazione e unificazione dei compensi per tutti i
    tipi di ore di insegnamento: ore eccedenti l’orario cattedra,
    corsi di recupero e potenziamento, corsi specifici previsti
    dal POF.
    – Riconoscimento e valorizzazione anche sul piano economico
    del maturato di esperienza dei singoli docenti ( titoli
    di studio e aggiornamento professionale).
    – Creazione di istituti che rendano effettivamente possibile
    lo scambio fra scuola, Associazioni Professionali Università,fra
    scuola e Formazione Tecnica Superiore ( I.F.T.S.) anche
    per quanto riguarda l’aggiornamento e la Formazione.
    – Ripristino di corretti meccanismi di reclutamento, condicio
    sine qua non per la riqualificazione della funzione docente
    e della scuola.
    – Ricondurre la professione docente alla sua finalità
    primaria: l’insegnamento, la ricerca, l’aggiornamento.
    – Anno sabbatico.
    – Codice deontologico.
    -Ordine professionale.

    Angela Loritto

  • Indagini e ricerche sui giovani del nuovo secolo

    Indagini e ricerche sui giovani del nuovo secolo


    Ogni mattina in media a scuola interagiamo con duecento studenti (basta fare quattro ore di lezione)!. In una settimana la media ovviamente sale a quattrocento (e più).
    Questi sono i giovani che vediamo. Non ci illuderemo di pensarli tanto diversi da quelli che non vediamo e che popolano le altre aule in Italia, in Europa e nel mondo. Certo che sono differenti. Ma sono altrettanto sicuro che sono simili a tutti gli altri. E per tutti quei motivi (e pretesti) di globalizzazione, comunicazione generazionale, massmedia…
    Non solo in prospettiva ed oltre e i loro volti, le loro persone c’è il mondo, ma il mondo è dentro di loro: in un modo o nell’altro, con quella italianità territoriale e con quella territorialità italiana ed europea. Ma il mondo è lì davanti a te. Senza questo orizzonte il nostro insegnare rischia di essere senza prospettive e soprattutto educativamente miope, limitato. Pur pretendendo offrire ai nostri studenti tematiche interculturali, interreligiose, interconfessionali. Ma praticando una dicotomia tra i contenuti dell’insegnare e la qualità dell’insegnare, tra il cosa insegniamo e lo stile comunicativo, tra gli obiettivi geograficamente limitati del nostro insegnare e quelli mondialmente illimitati della realtà.
    La conoscenza dei giovani del mondo (senza fare errori di parallasse statistico e pedagogico) contribuisce a conoscere i giovani che ho davanti a me. Ecco che è necessario adottare il principio attivo: tutto ciò che riguarda i giovani (e in particolare glis tudenti) e la scuola non può non interessarmi. Come professionista dell’educare. Fa parte del mio agire deontologico di qualificazione professionale. Perché l’insegnare non comincia con quell’azione che si realizza soltanto davanti agli studenti, ma inizia con lo studio personale e professionale, con la programmazione che si predispone, si prepara e si studia prima, non da soli.
    Ecco perché alcune indagini statistiche sul mondo giovanile (e sulla società degli adulti) possono darci una prospettiva diagnostica (statisticamente diagnostica) dell’identità figurativa dei nostri studenti.
    Perciò un osservatorio della gioventù dovrebbe essere sempre attivo. O almeno ripristinarsi.
    In questi ultimi tempi ecco i risultati di due ricerche: quello dello IARD e del CENSIS. (cfr. box)
    Non c’è qui lo spazio per riportare dati e rilevare indicazioni professionalmente utili. Ma nel sito di Jobtel, molto interessante e documentato (http://www.jobtel.it/rubriche/dossier/ArchivioDossier/Iard.aspx#2bis)
    le due ricerche sono proposte in un dossier che presenta i punti principali del Quinto Rapporto IARD e del 36° Rapporto CENSIS (con relativi argomenti e qualche tabella di rilevazione).
    Per quanto ci riguarda, una rilevazione è possibile: le indagini, pur constatando che i giovani mostrano e dichiarano uno “stretto legame tra religione e cultura”, né gli intervistati né i moduli di indagine fanno riferimento a quale contributo possa offrire l’idr e l’irc per la religiosità e l’identità culturale giovanile. Che ne dite?


    Pasquale Troìa

  • Chi siamo noi dell’Eftre?

    Chi siamo noi dell’Eftre?
    (European Forum for Teachers of Religious Education)
    http://www.eftre.net


    Creata nel 1980 su iniziativa di alcuni professori di religione in Scandinavia, EFTRE, il Forum europeo dei professori di istruzione religiosa ha lo scopo di costituire un’organizzazione europea per promuovere l’insegnamento dell’istruzione religiosa. Le organizzazioni che ne sono membri rappresentano i professori di scuola, di collegi e di università. Lavorano insieme per un forum di scambio di idee e di metodi di lavoro.
    Le riunioni dell’EFTRE sono a vari livelli: il comitato esecutivo si riunisce tutti i trimestri, il consiglio d’amministrazione (con due rappresentanti nazionali) ogni anno, e le conferenze sono organizzate ogni 3 anni su un tema particolare. Nel 2001, ad Edimburgo, la conferenza ha avuto come tema la “questione della verità nell’aula scolastica”.
    Alla fine dell’agosto 2004, ad Helsinki la conferenza avrà come argomento di discussione il tema:” RE: educating the whole child”.

  • Lo Snadir incontra l’EFTRE

    Lo Snadir incontra l’EFTRE


    I membri EFTRE, da molti anni, desideravano allargare il forum ai paesi latini ed ai cattolici del Sud dell’Europa. È cosa fatta. Dopo la Francia, ed ecco l’Italia con lo da SNADIR. Soprattutto grazie alla riunione del 24 gennaio con lo SNADIR.


    Il nostro scambio di opinioni, durante l’incontro del 24 gennaio, è stato molto ricco. Con Pasquale Troia ed Orazio Ruscica ci siamo presentati le finalità e le attività dello SNADIR e dell’EFTRE..
    Da parte mia, membro del comitato esecutivo, nel fare una presentazione dell’EFTRE, ho insistito sul nostro desiderio di accogliere gli italiani, permettere lo scambio di metodi, di opere didattiche, dei professori. Molto rapidamente ci siamo resi conto che i nostri obiettivi erano simili.
    I nostri scambi ed il nostro lavoro potevano allora realmente cominciare a concretizzarsi. Perciò intendiamo accogliere i rappresentanti dello Snadir al prossimo consiglio d’amministrazione del settembre 2003 a Budapest, ma soprattutto speriamo di accogliere numerosi professori italiani alla conferenza di Helsinki nell’agosto del 2004.
    E’ quindi cominciato un cammino comune e non posso che augurare allo Snadir un buon viaggio nell’ambito di EFTRE e ringrazio Pasquale ed Orazio di avermi accolta a Roma, da dove i nostri comuni obiettivi hanno cominciato a riconoscersi e a realizzarsi. Per non parlare di religione per ancora altro tempo come pesci. Muti.



    dott.ssa Geneviève Locqueville,
    membro del comitato esecutivo dell’EFTRE (European Forum for Teachers of Religious Education)

  • 1° Convir 2003 – Venezia 7 marzo 2003 – Percorere un sogno


    IL 1° CONVIR 2003 VENEZIA – Sala
    San Giovanni Evangelista

    PERCORRERE UN SOGNO

    "Percorrere un sogno". Con queste parole iniziava
    il 1° Convir 2003 nella splendida Venezia che vedeva
    la presenza corposa degli insegnanti di religione provenienti
    da ogni regione, circa trecentocinquanta. "Percorrere
    un sogno": sono queste le parole d’apertura con le
    quali la professoressa Marisa Scivoletto dava il via al
    Convegno Nazionale e con le quali indicava il cammino fatto
    dallo SNADIR. In questi nove anni e mezzo sono state promosse
    lotte sindacali a favore degli insegnanti di religione,
    per risolvere i gravi problemi e far riconoscere diritti
    elementari di ogni lavoratore, che ad essi però non
    venivano riconosciuti e di fronte ai quali non si sapeva
    mai a chi rivolgersi per un consiglio o un aiuto. Sembrano
    lontani quei tempi (personalmente ne conto venti di servizio)
    ma, ora, finalmente, ci siamo: non più nell’anonimato,
    nell’incertezza, in balia di prepotenze altrui o di poca
    informazione di chi, invece, doveva curarsene. Ci siamo!
    Venezia, con il suo CONVIR, ne è una conferma. Le
    presenze autorevoli e prestigiose al Convegno lo dimostrano.
    Era rappresentato il mondo politico: l’On. Valentina Aprea,
    sottosegretario al M.I.U.R., l’On. Cesare Campa, componente
    XI commissione lavoro alla Camera, il Senatore On. Gian
    Pietro Favaro, componente VII commissione istruzione al
    Senato, e il prof. Luigino Bussato, presidente della Provincia
    di Venezia. Non mancava il mondo ecclesiale impersonato
    da don Giosuè Tosoni, responsabile del Servizio Nazionale
    IRC, e don Valter Perini, responsabile Ufficio IRC di Venezia.
    Il prof. Pasquale Troìa, Direttore del Centro Studi
    Snadir, e la dott.ssa Geneviève Locqueville rappresentavano
    il mondo culturale, mentre quello sindacale vedeva la presenza
    del nostro Segretario Nazionale, il prof. Orazio Ruscica.

    "Il futuro dei docenti di religione: per la scuola,
    con professionalità e con un’identità giuridica":
    questo il tema e a questo si è cercato di dare una
    risposta attraverso gli articolati interventi.
    Il prof. Luigino Bussato ha dato il via al Convegno affermando
    che "la richiesta dello stato giuridico è un
    giusto diritto professionale, doverosa e legittima. Un percorso
    legislativo che si protrae ormai da troppi anni. IRC è
    un elemento esigito del nostro patrimonio culturale e storico:
    si tratta allora di vedere superati steccati di stampo laicista
    e anticlericali e di giungere ad un’intesa che faccia bene
    alla scuola. . Riconoscere lo stato giuridico degli Ir è
    un vantaggio per l’intera scuola, per gli allievi, docenti
    e genitori, che hanno largamente espresso la loro scelta
    favorevole. Oggi c’è il desiderio della pace e la
    scuola è il luogo dove crescono i cittadini di domani.
    Non ci può essere pace se non c’è dialogo,
    capacità di accogliere il diverso: aiutare i ragazzi
    a coltivare i valori insiti in ogni religione è la
    missione a cui oggi sono chiamati gli IR. Soltanto così
    sarà possibile costruire una scuola meno tecnica
    e più umana. Il ruolo dell’ insegnamento religioso
    deve essere garanzia di valori supremi e ideali elevatissimi
    per creare un clima di fiducia e di forza personale capace
    di costruire una comunità, una patria, capace di
    creare un mondo dove l’uomo sia più buono".
    Don Valter Perini augura che lo stato giuridico arrivi presto
    per porre fine ad uno stato d’ingiustizia.
    Sarebbe stato giusto, ha affermato don Valter, che le "forze
    politiche salvaguardassero maggiormente la dignità
    di questa disciplina. Anche se arriverà lo stato
    giuridico, le due sentenze della corte costituzionale pesano
    come macigni sul futuro di questa disciplina. Occorrerebbe
    vedere se l’ora del nulla, ovvero la possibilità
    di uscire dalla scuola, era nelle intenzioni delle parti
    contraenti l’accordo concordatario e nella filosofia di
    chi ha voluto e firmato l’intesa. Don Valter ha poi presentato
    due proposte:
    1. Occorre che gli IR e tutti i cristiani presenti nella
    scuola sappiano riconoscersi in un vincolo di comunione
    che diventi aiuto reciproco, capace di conoscersi e di riconoscersi
    perché un gruppo che ha una sua dignità è
    in grado di dialogare con tutti.
    2. IRC è l’ora di una disciplina capace di coniugare
    meravigliosamente l’aspetto culturale e l’aspetto educativo.
    Noi IR dobbiamo inquietare i nostri ragazzi, far porre loro
    delle domande più che dare delle risposte e risalire
    così alla domanda che pone le condizioni per le vera
    risposta.
    Il prof. Pasquale Troìa ha affermato con vigore che
    il nostro sindacato si deve qualificare non soltanto nell’istanza
    di un riconoscimento dello stato giuridico ma nell’affermare
    anche un’identità professionale autonoma e autorevole.
    Oggi l’insegnante deve assolutamente sapersi assumere delle
    responsabilità non soltanto per i contenuti del suo
    sapere, ma una responsabilità civile ed ecclesiale.
    L’evento insegnare è un evento di interazione tra
    storie culturali e storie personali. Insegnare significa
    condividere la storia personale e culturale con la persona
    con la quale sto interagendo. La nostra è una professione
    complessa, proprio perché il partner di questa comunicazione
    professionale è sempre diverso. Le generazioni cambiano
    di anno in anno e se qualcuno pretende di insegnare oggi
    come quando insegnava ieri, probabilmente sta parlando a
    persone che non esistono. I nostri studenti vanno conosciuti
    per sapere loro insegnare bene. Insegnare è capacità
    di verificarsi. . Il rischio dell’insegnamento è
    il suo invecchiamento, soprattutto nelle motivazioni che
    spingono l’insegnante. Chiunque insegna deve avere un credere
    su quel sapere che sta proponendo, altrimenti si crea una
    separazione tra quello che lui è e quello che propone.
    Il professore non può non credere ciò che
    insegna. I ragazzi infatti chiamano i loro insegnanti come
    prof. di filosofia, di religione ecc.
    L’IRC deve essere attento alla scuola e alle altre discipline
    per interagire veramente a livello interdisciplinare che
    non si riduca a puro fenomeno sequenziale di argomenti.
    Il docente, e l’IRC in particolare, ha un ruolo importante
    nella formazione dell’identità culturale Europea
    e mondiale. Insegnare è un arte che richiede laboratori
    di lavoro dove esercitarsi. L’IRC deve acquisire una dignità
    professionale e quindi la deve promuovere costantemente.
    Per l’On. Cesare Campa l’approvazione del disegno di legge
    è un grande atto che questa maggioranza ha fatto
    e che va a sanare una situazione che da troppi anni si trascinava.
    È un atto di giustizia lo stato giuridico verso insegnanti
    che devono rispondere con stessi doveri degli altri insegnanti,
    ma non con gli stessi diritti. L’IRC è di grande
    importanza per il nostro paese e la nostra società:
    essere ancorati su principi e valori, sul nostro passato
    pieno di senso religioso è fondamentale per il destino
    dell’uomo.
    Secondo don Giosuè Tosoni gli IR hanno imparato a
    crescere nelle difficoltà che però non hanno
    mai fiaccato le loro capacità e speranze, anzi le
    hanno rafforzate in una crescita sempre più culturale
    e professionale. Ha offerto poi alla platea tre spunti di
    riflessione.

    1. Chi dobbiamo ringraziare per lo stato giuridico che
    va in porto.
    Senz’altro dobbiamo ringraziare le forze politiche e sociali
    che portano a termine un impegno preso 18 anni fa. Senz’altro
    dobbiamo ringraziare l’operato della CEI, ma soprattutto
    dobbiamo ringraziare gli IR: E’ sul campo che è nata
    questa esigenza.
    2. Che valore ha il certificato d’idoneità per la
    nostra professionalità.
    L’idoneità va interpretata non come un controllo
    e neppure come una garanzia, ma come un riconoscimento di
    un servizio nella Chiesa. La missione della Chiesa è
    frutto di una convergenza comunionale. L’IR ricevendo l’idoneità
    non riceve un permesso per insegnare, ma un impegno ad essere
    parte attiva nella chiesa sviluppando il sensus ecclesiae
    nel lavoro che si va a fare.

    3. Come valutare e valorizzare la confessionalità.
    Il caso Italiano è un caso tipico ove gli IR sono
    chiamati nella scuola, nell’autonomia e libertà della
    professionalità, per comunicare dei valori , nella
    prospettiva di una tradizione. Il nostro insegnamento deve
    esplicitare una identità per un vero dialogo e interconfessionalità.
    Il prof. Orazio Ruscica con un intervento molto chiaro e
    senza nessuna retorica ha affermato che lo stato giuridico
    degli IR è un problema di giustizia sociale, è
    un problema della scuola e della sua capacità di
    rispondere alle esigenze della società italiana del
    nuovo millennio. Ha inoltre illustrato ampiamente la faticosa
    tessitura di relazioni fatta di contatti, incontri dei parlamentari
    con la base attraverso i diversi CONVIR che si sono attuati.
    In questi incontri, caratterizzati da una vasta presenza
    degli IR, sono stati sottolineati i veri nodi che necessitano
    una migliora riformulazione per dare una adeguato e giusto
    stato giuridico agli ultimi precari della scuola.
    Ha ricordato ulteriormente l’iter della trattativa in corso
    e ha colto l’occasione per ringraziare il min. Moratti per
    aver presentato un buon testo, l’on. Valentina Aprea perché
    si è impegnata a seguire con molto zelo l’iter parlamentare,
    l’on. Tagliatatela e l’on. Campa perché hanno lavorato
    di comune accordo per trovare soluzioni di difficile questioni
    e condurre in porto un iter non certo facile. Assieme ai
    ringraziamenti c’è l’amarezza per il comportamento
    dei DS che continuano a dire no su tutto, anche su cose
    sulle quali precedentemente avevano detto sì, dimostrando
    ancora una volta che il loro obiettivo non è quello
    di dare una collocazione ad una categoria di lavoratori,
    ma quello di continuare il loro ruolo di opposizione nel
    senso più deleterio, anche a costo di riesumare comportamenti
    e ideologie classiste che sembravano tramontate con la vecchia
    classe politica di sinistra. I DS hanno detto delle cose
    gravi in parlamento, al limite del vergognoso.
    Il tentativo demagogico della sinistra è quello di
    scatenare tra i docenti della scuola una guerra tra poveri,
    arroccandosi su presunti privilegi concessi agli IR. I parlamentari
    dei DS volevano, in sostanza, migliorare le condizioni economiche
    dei docenti di religione, ma non concedere il ruolo. A questo
    noi diciamo fermamente NO: vogliamo uno stato giuridico
    uguale a quello di tutti gli altri docenti e non certamente
    l’elemosina.
    Lo SNADIR vuole con i DS un confronto chiaro in un dialogo
    aperto nel quale si dicono le cose come realmente stanno
    senza piccinerie ideologiche.
    Sull’attuale testo di legge, che, ripete il segretario nazionale,
    è un buon testo, ci sono però due cose che
    andrebbero precisate:
    1. La questione del corso che precede il concorso.
    2. La questione dell’elenco graduato permanente ad esaurimento.

    Su queste questioni lo Snadir ha proposte concrete che presenterà
    nelle sedi opportune, ma che già al CONVIR il prof.
    Ruscica ha ampiamente illustrato nei suoi dettagli. Il cammino
    verso lo stato giuridico è ancora irto di ostacoli,
    ma lo SNADIR sta lavorando per non farsi trovare impreparato
    di fronte alle possibili obiezioni e colpi di coda.
    L’On. Valentina Aprea ha affermato col suo solito entusiasmo
    che dal CONVIR parte un messaggio politico forte a tutto
    il parlamento e questo incoraggerà sicuramente tutti
    i colleghi parlamentari della maggioranza. L’On. Aprea si
    è posta come obiettivo politico l’immissione in ruolo
    degli IR, insegnanti a pieno titolo che nella scuola vivono
    da protagonisti e non come degli esperti esterni che prestano
    un servizio limitato.
    Dopo tanti tentativi falliti di iniziativa parlamentare,
    il parlamento sta discutendo su una iniziativa governativa.
    La vivacità del dibattito si è concentrato
    su tre questioni importanti.
    La questione dei titoli di studio validi per il primo concorso.
    Il governo non avrebbe potuto escludere gli IR che sono
    stati in servizio con i titoli previsti dall’intesa. Ecco
    perché si è lasciato cadere la polemica su
    tutti i titoli di studio. Il concorso riservato, anche con
    riferimento ai titoli, probabilmente sarà il primo
    e l’ultimo che riconoscerà i titoli di studio previsti
    dalla intesa.
    L’on Aprea ha poi aggiunto che, una volta che gli IR sono
    di ruolo nello stato, lo stesso non può impedire
    il passaggio in un altro ruolo, sempre con il vincolo del
    possesso dei requisiti o a mobilità all’interno del
    comparto scuola.
    Sulle modalità del concorso, che si potrà
    attuare una volta sola e proprio perché lo stato
    vuol supplire a una lunga latitanza verso l’immissione in
    ruolo degli IR, si possono fare delle aperture (accogliendo
    un ordine del giorno dei Senato), con adeguate proposte
    che il sindacato può fare. Una volta attuato il concorso,
    il 70% degli insegnanti va in ruolo immediatamente, il 30%
    rimane in elenco e vengono assunti man mano che si liberano
    i posti. Sul 30% è sempre l’ordinario diocesano che
    decide.
    Secondo la sottosegretaria la legge deve passare così
    com’ è e con urgenza entro la fine dell’anno per
    non perdere di nuovo il treno e la copertura finanziaria.
    Ha inoltre rivolto un invito a tutti gli IR. di appassionarsi
    alla lettura e allo studio della riforma Moratti nella convinzione
    che gli IR possano dare un grosso influsso, nel team dei
    docenti, nel valorizzare la formazione morale e spirituale
    che la riforma propone. La dimensione religiosa della persona
    non può non essere considerata nel cammino degli
    studenti. L’ IRC pienamente contribuisce a determinare la
    nuova scuola della riforma Moratti.
    Il Sen. Gian Pietro Favaro ha insistito su un dato: quello
    di avere una legge buona, e su una necessità: quella
    di non toccarla per non avere i tempi allungati e dare una
    sensazione di incertezza che non serve. Tutti, ha affermato
    il Senatore, "siamo convinti che non si possono tenere
    ancora dei "precari stabili". La proposta di legge
    ha la possibilità di essere approvata. Noi non stiamo
    facendo dei privilegi, né stiamo sanando una situazione
    ma stiamo riconoscendo un diritto maturato abbondantemente.
    La maggioranza su questo è compatta per un atto di
    giustizia che si sta compiendo".
    Il CONVIR si è concluso con la relazione della dott.ssa
    Geneviève Locqueville la quale ha presentato l’EFTRE,
    il Forum Europeo dei professori di istruzione religiosa,
    che ha lo scopo di costituire un’organizzazione europea
    per promuovere l’insegnamento dell’istruzione religiosa.
    I membri EFTRE da molti anni desideravano allargare il forum
    ai paesi latini ed ai cattolici del sud Europa. È
    cosa fatta, soprattutto grazie alla riunione del 24 gennaio
    in cui lo Snadir, rappresentato dai proff. Ruscica e Troìa,
    ha fatto i suoi primi passi all’interno del forum e con
    il quale si sono avute scambi di opinioni molto ricchi.
    Molto rapidamente, ha proseguito la dott.ssa Locqueville,
    "ci siamo resi conto che i nostri obiettivi erano simuli"
    e, ha concluso con l’intenzione di accogliere i rappresentanti
    dello Snadir al prossimo consiglio d’amministrazione del
    settembre 2003 a Budapest.

    Giovanni Palmese

  • Legge 335/95: Conguaglio Contributivo

    Legge 335/95: Conguaglio Contributivo


    Ovvero trovare in busta paga una nuova trattenuta ed essere felici


    Molti colleghi ci hanno chiesto delucidazioni sul perchè dal mese di febbraio ’98 hanno trovato sulla busta paga una nuova trattenuta descritta con la dicitura “Applicazione legge 335/95”. A seguito della legge 724 del 23/12/1994, art.15 sulla base pensionabile, maggiorata del 18%, si deve applicare una ritenuta pari al 118%. Questa norma stata ripresa dai commi 9 e 10 dell’art.2 della legge 335/95. Pertanto, dal 1° gennaio 1996 le direzioni provinciali del tesoro applicano l’aliquota dell’8,75% sul 100% dello stipendio (escluso l’I.I.S.) e alla fine dell’anno ricalcolano l’8,75% sul 118% dello stipendio. E’ ovvio che in questo modo ogni dipendente si trova in una situazione debitoria. Ci spieghiamo con un esempio.



























    Imponibile Stipendio annuo £ 18.821.000  
    Aliquota contributiva da pagare(l’8.75% sul 118%)   £ 1.943.268
       
    Aliquota contributiva pagata (l’8.75% sul 100%)   £ 1.646.838
        ———–
    Conguaglio contributivo a debito   £    296.430


    Nel caso in cui il dipendente abbia percepito nel corso dell’anno compensi accessori potr usufruire della riduzione del debito contributivo. Infatti, sempre per la legge 335/95, anche i trattamenti economici accessori vanno soggetti alle ritenute in conto tesoro. Pertanto, se il dipendente ha percepito un compenso accessorio, ad esempio, di £  300.000 ha già pagato l’aliquota contributiva dell’8,75% sul 100% e cioè £  26.180. In tal caso questa ritenuta deve essere sottratta al debito contributivo: £ 296.430 da pagare – £ 26.180 già pagato = £ 270.180 da pagare rateizzato a partire da febbraio ’98.
    E’ bene ricordare che il conguaglio contributivo della legge 335/1995 sarà applicata all’inizio di ogni anno solare.


    Orazio Ruscica


    Fonte: Professione i.r. 3/1998, pag.8

  • Le nuove norme sulla Maternità e Paternità

    Le
    nuove norme
    sulla maternità e paternità

    a cura di Orazio Ruscica

    Uno strumento di agevole lettura del Testo Unico,
    cui si dovrà fare esclusivo riferimento per
    quanto riguarda il "congedo per maternità"
    ed i "congedi parentali", attraverso

    • norme richiamate dal Decreto Legislativo 26 marzo
      2001;
    • tabelle che facilitano la comprensione dei vari
      tipi di assenza che si possono usufruire legate
      allo status di genitori naturali, affidatari ed
      adottivi;
    • modelli di domanda per la fruizione dei predetti
      congedi.

    Il volume può essere richiesto inviando €.2,48
    (in francobolli “posta prioritaria”) presso
    la sede nazionale (via Sacro Cuore, 87 – 97015 Modica;
    Tel. 0932 762374 Fax 0932 455328).

    (allegato)

  • Consiglio di Stato: retribuzione intera ai docenti a T.D. in maternità

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      h 1?_< :$0 dn  REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO N. Reg.Dec. N. 9252 Reg.Ric. ANNO 1996 Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta) ha pronunciato la seguente DECISIONE sul ricorso in appello proposto dal Ministero della Pubblica Istruzione, in persona del Ministro p.t., dal Provveditorato agli Studi di Venezia, in persona del Provveditore p.t., e dall'Istituto Professionale di Stato per il Commercio "Fabio Besta" di Treviso, rappresentati e difesi dallAvvocatura Generale dello Stato e domiciliati ex lege in Roma, Via dei Portoghesi n.12; contro Carla Riedi, rappresentata e difesa dagli avv.ti Maurizio Jacobi e Giulio Cevolotto e presso lo studio di questultimo elettivamente domiciliata in Roma, Corso Vittorio Emanuele n.269; per l'annullamento della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto, del 16 novembre 1995, n.1382; Visto il ricorso con i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio dell'appellata; Viste le memorie prodotte dalle parti a sostegno delle rispettive difese; Visti gli atti tutti della causa; Alla pubblica udienza del 22 gennaio 2002 relatore il Consigliere dott. Roberto Garofoli. Udito l'Avv. dello Stato Giordano; Ritenuto e considerato in fatto e in diritto quanto segue. FATTO Con atto del 5.10.1989 il Provveditore agli Studi di Treviso nominava lattuale appellata supplente annuale di materie giuridiche ed economiche presso lIstituto Fabio Besta per lanno scolastico 1989/1990. La Riedi, trovandosi in situazione di astensione obbligatoria per puerperio, assumeva effettivo servizio solo in data 18.12.1989; lAmministrazione, quindi, non le corrispondeva la retribuzione prevista per tutto il periodo di astensione obbligatoria, ritenendo cos di dare applicazione allart.7, D.L. 26.11.1981, n.677, conv. nella L. 26.1.1982, n.11. In accoglimento del ricorso proposto in primo grado dallattuale appellata il Giudice di prima istanza, muovendo dallassunto dell'efficacia temporalmente circoscritta allanno scolastico 1981-1982 del citato art. 7, D.L. 26.11.1981, n. 677, conv. nella L. 26.01.1982, n. 11, ha riconosciuto il diritto della Riedi a percepire il trattamento economico spettante per il periodo di astensione obbligatoria, maggiorato di interessi legali e rivalutazione monetaria. Insorge lappellante chiedendo lannullamento della sentenza impugnata. Alludienza del 22 gennaio 2002 la causa stata ritenuta per la decisione. DIRITTO Lappello infondato e va pertanto respinto. Con lunico motivo di appello lAmministrazione sostiene lerroneit della sentenza nella parte in cui ha affermato lefficacia temporalmente circoscritta allanno scolastico 1981-1982 dellart. 7, D.L. 26.11.1981, n.677, conv. nella L. 26.1.1982, n. 11, a tenore del quale la nomina del personale incaricato e supplente, il quale in base a vigenti norme di legge non possa assumere servizio, ha effetto ai soli fini giuridici, e non a quelli economici, nei limiti di durata della nomina stessa. Si tratta di questione gi esaminata dalla Sezione al cui pi recente indirizzo il Collegio ritiene di aderire. Come gi sostenuto, infatti, il citato art. 7 deve ritenersi abrogato dallart. 8 D.L. 29 marzo 1991, n. 103, convertito in legge, dalla l. 1 giugno 1991, n. 166, recante disposizioni urgenti in materia previdenziale. Il predetto art. 8, in ordine al trattamento economico delle lavoratrici madri dipendenti da amministrazioni pubbliche, dispone che l'articolo 13, secondo comma, della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, va interpretato nel senso che il trattamento economico previsto dal combinato disposto degli articoli 15, primo comma, e 17 della medesima legge si applica anche alle lavoratrici madri assunte a tempo determinato dalle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo (e quindi anche al personale docente della scuola), dalle regioni, dalle province, dai comuni e dagli altri enti pubblici, salvo che i relativi ordinamenti prevedano condizioni di migliore favore. Tale trattamento economico viene corrisposto direttamente dalle amministrazioni o enti di appartenenza. Trattandosi di norma interpretativa ha effetto retroattivo e, comunque, quale ius superveniens, trova applicazione anche ai processi in corso alla data di entrata in vigore del decreto legge (Cons. Stato, sez.VI, 8 ottobre 2001, n. 5261). Alla stregua delle suesposte argomentazioni lappello va quindi respinto. Sussistono giustificate ragioni per compensare tra le parti le spese di giudizio. P.Q.M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, Sezione Sesta, respinge il ricorso. Spese compensate. Ordina che la presente decisione sia eseguita dall'Autorit amministrativa. Cos deciso in Roma, il 22 gennaio 2002, dal Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale - Sez.VI - nella Camera di Consiglio, con l'intervento dei Signori: Giorgio GIOVANNINI Presidente Sergio SANTORO Consigliere Pietro FALCONE Consigliere Domenico CAFINI Consigliere Roberto GAROFOLI Consigliere Est. Presidente Consigliere Segretario DEPOSITATA IN SEGRETERIA il..................................... (Art. 55, L.27/4/1982, n.186) Il Direttore della Sezione CONSIGLIO DI STATO In Sede Giurisdizionale (Sezione Sesta) Add........................................copia conforme alla presente stata trasmessa al Ministero.............................................................................................. a norma dell'art. 87 del Regolamento di Procedura 17 agosto 1907 n.642 Il Direttore della Segreteria N.R.G. 9252/96 PAGE  PAGE 5 DFR 2<=>FLP\

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    (allegato)