Autore: maurizio

  • E’ iniziata la rilevazione dell’organico di diritto degli IdR per l’a.s. 2006/2007

    e’ iniziata la rilevazione dell’organico di diritto degli idr per l’a.s. 2006/2007

       il miur con nota del 17 maggio 2006 ha comunicato alle istituzioni scolastiche e ai csa che dal 20 aprile scorso sono attive le funzioni per la rilevazione dell’organico di diritto del personale docente di religione per l’anno scolastico 2006/2007.

       poiché nella rilevazione degli organici dello scorso anno scolastico nelle regioni campania, molise, sardegna e sicilia qualcosa non ha adeguatamente funzionato, invitiamo tutti i docenti di religione (di tutte le regioni) a farsi parte diligente presso la propria istituzione scolastica per assicurarsi della corretta trasmissione al sistema informatico delle cattedre di diritto per l’insegnamento della religione relative al prossimo anno scolastico.

       ricordiamo per comodità che l’organico è determinato in base all’orario di insegnamento per ogni classe o sezione:

    • scuola dell’infanzia: 1 ora e 30 minuti x 16 sezioni = 24 ore + 1 ora a disposizione;

    • scuola primaria: 2 ore x 11 classi = 22 + 2 ore per programmazione;

    • scuola secondaria di 1° e 2° grado: 1 ore x 18 classi = 18 ore.

       ogni istituzione scolastica avrà, quindi,

    • per la scuola dell’infanzia ogni 24 ore 1 posto orario cattedra,

    • per la scuola primaria ogni 22 ore 1 posto orario cattedra,

    • per la scuola secondaria ogni 18 ore 1 cattedra.

       ogni docente di religione, quindi, potrà verificare l’esattezza delle ore di religione inserite, chiedendo al personale di segreteria di poter visionare i dati immessi nel sistema intranet del miur e di averne eventualmente copia.

    la segreteria nazionale dello snadir

     

    n.b.:nel caso la segreteria del proprio istituto dovesse rifiutarsi di procedere a tale incombenza, magari adducendo come motivazione il fatto di “non essere stata informata” in proposito (ricordiamo che la suddetta nota del miur è sempre disponibile nella rete intranet, alla quale tutte le scuole devono collegarsi per conoscere ogni disposizione del ministero!), suggeriamo di presentare una formale richiesta da fare regolarmente protocollare e di cui si allega lo schema.

  • Ulteriore incontro al Miur sul CCNI inerente le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie

    ulteriore incontro al miur sul ccni inerente le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie

     

       nella giornata di oggi 19 maggio, presso il miur, si è svolto l’incontro (*) con le delegazioni sindacali – tra le quali lo snadir – per discutere dei contenuti del contratto nazionale inerente alle “utilizzazioni” ed alle  “assegnazioni provvisorie” per l’anno scolastico 2006/2007.

       per la prima volta la normativa contrattuale, che riguarda esclusivamente il personale di ruolo, è stata integrata con specifiche previsioni per gli insegnanti di religione.

       sulla base di tale contratto gli idr potranno chiedere di:

    1. essere utilizzati, nell’ambito della medesima diocesi di appartenenza, in una diversa sede scolastica nell’ambito dello stesso settore formativo (ad esempio: il docente in servizio nella primaria può chiedere di cambiare scuola, ma restando nel settore della primaria);
    2. essere utilizzati, nell’ambito della medesima diocesi di appartenenza, in una sede scolastica di diverso settore formativo, ovviamente sempre per l’insegnamento di religione cattolica (ad esempio: il docente in servizio nella primaria può chiedere di passare nella secondaria purché abbia superato il concorso anche per la scuola secondaria);
    3. ottenere assegnazione provvisoria in una diocesi diversa dalla propria (dovranno indicarne una sola); in tale caso dovranno essere in possesso di idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano della diocesi di destinazione.

       e’ necessario specificare che l’assegnazione provvisoria può essere richiesta per uno dei seguenti motivi:

    • ricongiungimento al coniuge che vive in un comune, e in una diocesi, diversi da quello di servizio;
    • ricongiungimento a figli minori o maggiorenni inabili che vivono in un comune, e in una diocesi, diversi da quello di servizio ;
    • ricongiungimento al genitore che necessita di assistenza  e che risiede in un comune, e in una diocesi, diversi da quello di servizio;
    • grave situazione di salute del richiedente, comprovata da idonea certificazione medica.

     

       la concreta applicazione delle norme sulla mobilità spetterà ai direttori regionali d’intesa con gli ordinari diocesani: ci auguriamo che tali autorità sappiano contemperare le legittime aspettative di coloro che presentano domanda di utilizzazione e di assegnazione provvisoria con il diritto di tutti gli altri docenti (compresi quelli in servizio sulle cattedre del 30%) a veder tutelata la continuità didattica e la loro stabilizzazione sulle sedi attualmente assegnate.

       il contratto per le utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie del personale della scuola sarà sottoscritto a giugno e subito dopo sarà resa disponibile la modulistica.

     

     

    ernesto soccavo

     

         

     

     

    (*) un precedente incontro si era svolto il 16 maggio scorso

  • INCONTRO AL MIUR PER LE UTILIZZAZIONI

    INCONTRO AL MIUR PER LE UTILIZZAZIONI


     


     


          Nel pomeriggio di ieri (martedì 16 maggio 2006), presso il Miur, si è tenuto l’incontro tra i funzionari del Ministero e le parti sindacali sulla bozza del contratto collettivo nazionale per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie. 


          Il Segretario nazionale Prof. Orazio Ruscica ha sottolineato la necessità – nel rispetto delle norme concordatarie, dell’Intesa e della legge 186/2003 – di omogeneizzare  la procedura delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie degli insegnanti di religione a quella degli altri docenti.


          Secondo la norma contrattuale i docenti di religione potranno presentare domanda (secondo le modalità che saranno definite) per essere utilizzati su altra sede scolastica della medesima diocesi.


          Se risulteranno in possesso di idoneità concorsuale sia per la scuola primaria/infanzia che per quella secondaria di 1° e 2° grado possono anche richiedere l’utilizzazione su altro settore formativo purché in possesso della specifica idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano.


          Nel prossimo incontro previsto per venerdì 19 maggio si affronterà la parte inerente alle assegnazioni provvisorie.


     

  • Anche Augias segue la moda delle critiche agli IdR

    Risposta del Prof. Orazio Ruscica, Segretario Nazionale dello Snadir, a un commento di Corrado Augias pubblicato su “Repubblica” dell’11 maggio 2006


     


    Egr. Dott. Augias,


     


    ho letto la Sua risposta ad un’insegnante di religione pubblicata sulla Sua Rubrica “Lettere” nel numero del quotidiano “Repubblica” dell’11 maggio, e sono rimasto stupito, oltre che amareggiato, che anche una persona del Suo spessore possa farsi “risucchiare” nel vortice della critica a tutti i costi alla categoria degli insegnanti di religione, che oggi sembra andare tanto di moda.


    Anzitutto dobbiamo correggere la cifra degli insegnanti di religione immessi in ruolo a partire dall’anno 2005/06 a seguito di concorso ordinario da Lei fornita: non 21mila, bensì 15.372 secondo i dati ufficiali, ripartiti in tre contingenti ( 9.229 + 3.077 + 3.066).


    Non si può fare un paragone numerico tra le assunzioni “a singhiozzo” degli insegnanti precari delle altre materie (ricordo che dal 2001 sono state comunque assunte 165.303 unità, compresi i Dirigenti Scolastici) e quelle dei 15.372 docenti di religione, perché queste ultime erano attese dal 1985, quando lo Stato si assunse l’impegno di dare agli insegnanti di religione  uno stato giuridico.


    Inoltre Lei sembra ignorare il fatto che se è vero che per insegnare religione cattolica questi docenti devono avere il placet dell’ordinario diocesano (e mi sembra più che normale, vista la materia di cui si occupano), è anche vero che in base alla legge 186 del 2003 per poter passare di ruolo hanno dovuto superare un regolare concorso per titoli ed esami.


    Dopo aver superato il concorso ed il passaggio in ruolo, il docente di religione  che subisce la revoca dell’idoneità, può passare ad altri insegnamenti soltanto se in possesso – oltre al titolo di studio – della relativa abilitazione. I docenti di religione non possono  transitare su altre cattedre neanche dopo cinque anni di ruolo.


    Né soprusi, quindi, né privilegi, come affermava Lei,  specie se considera che la legge in questione consente l’immissione in ruolo solo  per il 70% delle cattedre a disposizione.


    Sarebbero ancora molte le considerazioni che potrei fare di fronte ad una risposta come la Sua, ma visto  che   stiamo  parlando di lavoratori con famiglie a carico che hanno il diritto di essere tutelati e liberati dal precariato come tutti gli altri, Le chiedo solo di riflettere sul fatto che  il Suo “niente di personale” a conclusione di un commento basato su notizie false e fuorvianti rischia di risultare dannoso per l’immagine della categoria in questione.


    Cordiali saluti


     


    Orazio Ruscica


    Segretario Nazionale SNADIR

  • Anche Augias segue la moda delle critiche agli IdR

    Risposta del Prof. Orazio Ruscica, Segretario Nazionale dello Snadir, a un commento di Corrado Augias pubblicato su “Repubblica” dell’11 maggio 2006


     


    Egr. Dott. Augias,


     


    ho letto la Sua risposta ad un’insegnante di religione pubblicata sulla Sua Rubrica “Lettere” nel numero del quotidiano “Repubblica” dell’11 maggio, e sono rimasto stupito, oltre che amareggiato, che anche una persona del Suo spessore possa farsi “risucchiare” nel vortice della critica a tutti i costi alla categoria degli insegnanti di religione, che oggi sembra andare tanto di moda.


    Anzitutto dobbiamo correggere la cifra degli insegnanti di religione immessi in ruolo a partire dall’anno 2005/06 a seguito di concorso ordinario da Lei fornita: non 21mila, bensì 15.372 secondo i dati ufficiali, ripartiti in tre contingenti ( 9.229 + 3.077 + 3.066).


    Non si può fare un paragone numerico tra le assunzioni “a singhiozzo” degli insegnanti precari delle altre materie (ricordo che dal 2001 sono state comunque assunte 165.303 unità, compresi i Dirigenti Scolastici) e quelle dei 15.372 docenti di religione, perché queste ultime erano attese dal 1985, quando lo Stato si assunse l’impegno di dare agli insegnanti di religione  uno stato giuridico.


    Inoltre Lei sembra ignorare il fatto che se è vero che per insegnare religione cattolica questi docenti devono avere il placet dell’ordinario diocesano (e mi sembra più che normale, vista la materia di cui si occupano), è anche vero che in base alla legge 186 del 2003 per poter passare di ruolo hanno dovuto superare un regolare concorso per titoli ed esami.


    Dopo aver superato il concorso ed il passaggio in ruolo, il docente di religione  che subisce la revoca dell’idoneità, può passare ad altri insegnamenti soltanto se in possesso – oltre al titolo di studio – della relativa abilitazione. I docenti di religione non possono  transitare su altre cattedre neanche dopo cinque anni di ruolo.


    Né soprusi, quindi, né privilegi, come affermava Lei,  specie se considera che la legge in questione consente l’immissione in ruolo solo  per il 70% delle cattedre a disposizione.


    Sarebbero ancora molte le considerazioni che potrei fare di fronte ad una risposta come la Sua, ma visto  che   stiamo  parlando di lavoratori con famiglie a carico che hanno il diritto di essere tutelati e liberati dal precariato come tutti gli altri, Le chiedo solo di riflettere sul fatto che  il Suo “niente di personale” a conclusione di un commento basato su notizie false e fuorvianti rischia di risultare dannoso per l’immagine della categoria in questione.


    Cordiali saluti


     


    Orazio Ruscica


    Segretario Nazionale SNADIR

  • La scuola nel documento dell’Unione

    La scuola nel documento dell’Unione


       La campagna elettorale delle ultime elezioni politiche poteva essere una occasione per affrontare tutta  una serie di questioni che interessano gli italiani, il loro futuro e quello dei loro figli. Così non è stato.  La comunicazione mediatica è stata assorbita quasi del tutto dal tema delle imposte e sono stati lasciati ai margini altri argomenti.
       Sul tema della scuola, nel corso della campagna elettorale, l’Unione si è presentata con due diverse facce: quella moderata e  pragmatica  dei Democratici di Sinistra e  della Margherita, e quella estrema di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani e dei Verdi che hanno appoggiato il comitato   “Fermiamo  la  Moratti”.   Lo SDI-Radicali ha concentrato la sua attenzione sul Concordato, ponendo un’esplicita contestazione della collocazione dell’insegnamento  della  religione  cattolica nella scuola italiana, ma ha ignorato tutti gli aspetti problematici legati al mondo della scuola.
       Ancor meno definita è risultata la posizione dell’UDEUR e dell’Italia dei Valori.
       Oggi, all’indomani dalle elezioni, nel prendere atto della prevalenza del centro-sinistra, risulta particolarmente importante andare a ricercare nei documenti ufficiali ciò che la parte vittoriosa intenderà realizzare.    Proviamo allora a leggere il documento programmatico dell’Unione e a ricercare quanto ci interessa.   Si tratta di un documento di 281 pagine, di cui 8 dedicate alla scuola (diventano 16 se includiamo anche la parte dedicata all’università).
       Nei confronti della riforma Moratti, l’Unione sembra orientata a non spazzare via l’intera impalcatura ma, al contrario, a procedere attraverso correzioni e aggiustamenti della legge n. 53/2003, intervenendo soprattutto su quelle tematiche che hanno sollevato maggiori perplessità e contestazioni (tutor, impianto del secondo ciclo).  D’altra parte il documento dell’Unione, pur affermando di voler “segnare una netta discontinuità con quanto fatto dal centrodestra”, condivide poi alcune delle filosofie di fondo della riforma, come il diritto di ciascuno all’apprendimento “lungo tutto il corso della vita” e la creazione di collegamenti tra istruzione e lavoro.
       Un elemento che si evidenzia in una forma nettamente diversa da quanto in precedenza affermato è il ruolo degli insegnanti, dei quali, riferisce il documento, deve essere valorizzata “la professionalità e l’autorevolezza”: ciò sarà possibile rendendo “l’insegnamento una scelta appetibile per i migliori talenti” anche “portando le retribuzioni di tutto il personale al livello dei Paesi europei” e  eliminando “ogni forma di precarietà, con l’immediata copertura di tutti i posti vacanti, immettendo in ruolo coloro che già lavorano nella scuola e agevolando coloro che si sono formati in questi anni”.    Se tutto ciò, un giorno, si dovesse realizzare ci troveremmo dinanzi ad una scuola non solo riformata ma, a dir poco, rivoluzionata.   Una scuola senza precari e con retribuzioni al passo con l’Europa è qualcosa che, a chi è meno giovane ed ha ascoltato i medesimi impegni anche in anni passati, appare come un miraggio tante volte fatto intravedere e mai raggiunto.  Ma è doveroso dare credito a chi tali impegni si è assunti dinanzi al Paese.
       Ma vediamo in sintesi gli altri punti fondamentali indicati dal documento:



    • potenziare la qualità dell’integrazione scolastica delle persone con disabilità, garantendo personale specializzato e adeguati servizi territoriali;

    • incrementare l’offerta degli asili nido;

    • abolire le norme sugli anticipi per le iscrizioni alla scuola dell’infanzia ed elementare;

    • mantenere, nel primo ciclo, l’articolazione in scuola elementare e media, diffondendo gli istituti comprensivi;

    • ripristino della normativa su tempo pieno e tempo prolungato;

    • elevare l’obbligo di istruzione gratuita fino a 16 anni (primo biennio della scuola superiore);

    • ripristinare la prevalente composizione esterna delle commissioni per l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo d’istruzione;

    • promuovere i Centri territoriali per l’educazione permanente per gli adulti.

       Con specifico riferimento al rapporto tra scuola e lavoro il documento prevede l’innalzamento dell’età minima per l’accesso al lavoro dagli attuali 15 anni a 16.
       Vi è poi un aspetto che riguarda più da vicino (anche se indirettamente) gli insegnanti di religione: l’integrazione degli alunni stranieri. Il documento programmatico indica in maniera precisa l’impegno a porre “il dialogo interculturale ed interreligioso come obiettivo fondamentale del sistema dell’istruzione”: la storia del cristianesimo e la religione cattolica, che di questo dialogo sono parte, dovranno necessariamente trovare adeguata collocazione nei percorsi formativi, anche attraverso una maggiore specificità dei contenuti.  La disciplina denominata “religione cattolica”, che attualmente è tale dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria superiore, potrebbe e dovrebbe trovare in futuro una diversa denominazione che, soprattutto nella scuola del secondo ciclo, ne specifichi i percorsi didattici e gli obiettivi cognitivi.
       Non ci resta che attendere, allora, i primi provvedimenti del nuovo governo sul tema della scuola: auguriamoci che si tratti di interventi che siano portati a conoscenza degli operatori affinché possano risultare quanto più possibile condivisi e non imposti.


    Orazio Ruscica