Autore: maurizio

  • E la FLC-Cgil spara sugli insegnanti di religione e sugli alunni che si avvalgono dell’Irc

    E la FLC-Cgil spara sugli insegnanti di religione e sugli alunni che si avvalgono dell’Irc


     


     


       Siamo alle solite. Qualche illuminato funzionario della FLC CGIL ha ritenuto di lanciare un nuovo anatema contro l’insegnamento della religione cattolica; bersaglio dell’odierna filippica: il voto dell’insegnante di religione in sede di  scrutinio finale.


       Ma la  suddetta nota della FLC supera di gran lunga le precedenti per ignoranza e presunzione. Vediamo perché.


       Non serve a nulla scomodare la Costituzione italiana e il diritto di ogni persona a scegliere la religione che più preferisce senza per questo essere discriminata: è la scoperta dell’acqua calda, perché su questo siamo tutti d’accordo!


       Gli errori di fondo su cui ruota tutto il ragionamento della FLC-Cgil sono due. Il primo è quello di confondere (ancora dopo 22 anni ) insegnamento della religione e catechesi. E’ bene ricordare che la legge n.121/1985 stabilisce che l’insegnamento della religione è impartito nel “quadro delle finalità della scuola” ed è “compreso tra gli altri insegnamenti del piano didattico, con pari dignità culturale”.


       Altro errore è quello di confondere il momento della SCELTA di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione con quello della VALUTAZIONE del profitto con cui, chi HA SCELTO tale insegnamento, segue le lezioni. Quando uno studente ha deciso di avvalersi dell’insegnamento della religione, che è una materia scolastica con dignità formativa e culturale identica a quella delle altre materie, ha DIRITTO a vedersi riconosciuto l’impegno con cui frequenta le lezioni di religione e il profitto che ne trae (vedi sentenze Corte Costituzionale n.13 del 1991; Corte Costituzionale n.290 del 1992;  Tar Lazio n.7101 del 15 settembre 200)


       A proposito di giurisprudenza, rileviamo ancora una volta come la FLC, citando norme e sentenze, utilizzi solo quelle che le fanno comodo, interpretandole a modo proprio e fingendo di ignorare (o ignorando!) tutta quella giurisprudenza dalla quale non si sente appoggiata; ad es dalla sentenza n.5 del 5/1/1994 del TAR – Puglia sez. Lecce, dall’ordinanza n.2307/95 del 19/09/1995 del Tar – Sicilia sez. Catania, dall’ordinanza n.130/96 del 14/02/1996 del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia, dalla sentenza TAR – Veneto n.2466 del 11/12/1998, dalla sentenza n.1089 del 20/12/1999 del TAR – Toscana.


       Come si vede, perfino il TAR della Toscana ha emesso una sentenza favorevole al ruolo determinante dell’irc nello scrutinio finale; perfino l’attuale Ministro della Pubblica Istruzione Fioroni, di centrosinistra, ha ritenuto di ribadire il concetto di cui sopra con l’O.M. n° 26 del 15 marzo 2007, colmando un vuoto legislativo che aveva causato qualche difficoltà applicativa e riprendendo le determinazioni dell’ex Ministro Berlinguer. Ma è inutile: la FLC si ostina a non voler sentire.


       E veniamo alla seconda caratteristica per cui la nota di stamani si distingue: la presunzione. L’illuminato estensore della stessa ha pensato bene di invitare  i suoi lettori  a non tenere in nessuna considerazione qualsiasi norma che dissenta da quanto “predicato” dalla FLC CGIL , sia che venga dal Ministero (giustificando – erroneamente – tale “ammutinamento” con l’autonomia di cui godono i dirigenti), sia che venga da qualche TAR (stavolta l’alibi, anzi, la scusa, é che non si può applicare una norma riguardante un caso singolo a tutto il territorio nazionale).


       Di fronte a tale sfrontatezza si resta allibiti. Qui siamo di fronte ad un vero e proprio incitamento ad ignorare le norme emanate dal Ministero – che è l’unico organismo in grado di decidere in materia scolastica – nel momento in cui differiscono da quanto faziosamente e demagogicamente argomentato dalla CGIL-Scuola; ancora peggio, si cerca di delegittimare le decisioni dei giudici e a disconoscere la validità delle sentenze dei  TAR sul territorio nazionale (salvo poi avallarle nel momento in cui, ad es., stabiliscono che le valutazioni quadrimestrali sull’insegnamento della religione vanno redatte in una scheda a parte!).


    Ci sembra che si sia superato ogni limite: passi per le argomentazioni deliranti sull’irc (alle quali, comunque, non è difficile controbattere), ma incitare a disattendere precise norme dell’Amministrazione e della giurisprudenza vuol dire che la FLC CGIL vuole arrogarsi un potere superiore che  non le spetta; vuol dire che la FLC-Cgil, in dispregio di una giurisprudenza confermata da molti Giudici, si ritiene migliore dei giudici stessi.  Ma il “Migliore”  è stato uno solo: il resto è solo scarsa imitazione.


       Tutto ciò dovrebbe farci riflettere sulla pericolosità di un sindacato che si schiera dalla parte dei lavoratori solo a parole. Nei fatti, in realtà, ambisce a ben altro.


     


    Orazio Ruscica


     


     



     


     


    Snadir – venerdì 20 aprile 2007

  • Nota dello SNADIR sugli SCRUTINI FINALI: il voto dell’insegnante di religione è determinante

    SCRUTINI FINALI:il voto dell’insegnante di religione è determinante


    Avviso affinché non sia discriminato il voto dell’insegnante di religione.


     


       Ogni insegnante di religione in sede di scrutinio si ricordi che, l’art. 309 del Testo Unico sulla scuola (D.Lgs. n.297/194) gli riconosce gli stessi diritti e doveri degli altri docenti.  Egli partecipa alle valutazioni periodiche e finali solo per gli alunni che si sono avvalsi dell’insegnamento della religione cattolica:  per questi ultimi, in luogo di voti e di esami, viene redatta a cura del docente e comunicata alla famiglia, una speciale nota, da consegnare unitamente alla scheda o alla pagella scolastica, riguardante l’interesse con il quale l’alunno segue l’insegnamento e il profitto che ne ritrae.


     


       E’ utile ricordare che:


    1.      la valutazione dell’IRC va trascritta nel registro generale, sul pagellino e sui prospetti da affiggere all’albo di istituto (art.4 legge 5 giugno 1930, n.824; C.M. 117/1930; C.M. 11/1987; C.M. 156/1987).


    2.      La mancata partecipazione dei docenti di R.C. agli scrutini degli alunni che si sono avvalsi dell’IRC invalida gli scrutini (artt.1-3-31-40 dell’O.M. n.80 del 9 marzo 1995 integrata dall’O.M. n.117 del 22 marzo 1996, dall’O.M n.266 del 21 aprile 1997, dall’O.M. n.330 del 27 maggio 1997, dall’O.M. n.65 del 20 febbraio 1998, prot.3111, dall’O.M. n.128 del 14 maggio 1999, dall’O.M. 126/00, dall’O.M. n.90 del 21 maggio 2001; O.M. n.26 prot.2578 del 15 marzo 2007).


    3.    L’esclusione del voto dei docenti di religione (alcuni capi d’istituto “illuminati” non fanno neppure votare i docenti di religione) dà luogo alla invalidità degli scrutini.


     


       Qualora, in sede di scrutinio finale, vi sia una deliberazione da adottarsi a maggioranza, l’idr deve far inserire a verbale il proprio giudizio motivato e far conteggiare il proprio voto ai fini della costituzione della maggioranza.


       Il giudizio formulato dall’insegnante di religione deve esprimere “la valutazione positiva o negativa del grado di preparazione di ciascun candidato, con riguardo al profitto e, quindi, agli obiettivi didattici e formativi previsti dai programmi, al comportamento (inteso come interesse e partecipazione attiva al dialogo educativo), alla capacità e alle attitudini” (comma 3, art.40 dell’O.M. n.80 del 9 marzo 1995 integrata dall’O.M n.266 del 21 aprile 1997, dall’O.M n.266 del 21 aprile 1997, dall’O.M. n.330 del 27 maggio 1997, dall’O.M. n.65 del 20 febbraio 1998, prot.3111, dall’O.M. n.128 del 14 maggio 1999, dall’O.M. 126/00, dall’O.M. n.90 del 21 maggio 2001, dall’O.M. n.56/2002, O.M. n.26 prot.2578 del 15 marzo 2007 ).


     


       Per comodità riportiamo un esempio di nota che, durante gli scrutini, i colleghi, nel caso di deliberazioni da adottarsi a maggioranza, potranno inserire nel verbale .


    L’alunno/a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ha tratto dal percorso formativo un profitto complessivo . . . . . . . .  . . . . (inserire tutto il giudizio positivo o negativo), egli infatti ha seguito le attività didattiche in maniera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ha evidenziato un interesse . . . . . . ..  . . . . . e capacità . . . .  . . . . . . .  Il presente giudizio, inserito a verbale ai sensi del D.P.R. 202/90, è valido a tutti gli effetti giuridici per la determinazione dell’ammissione ( o non ammissione) dell’alunno/a ………………………. alla classe ……………. (o agli esami di licenza media / qualifica / stato), come previsto dall’art.7 della legge n.824/1930, dal D.P.R. n.751 del 16/12/1985, dalla C.M. n.316 del 28/10/1987, capo IV, dal citato D.P.R. 202/90, dal D.P.R. 417/74 e dall’art.31 dell’O.M. n.80 del 9 marzo 1995 integrata dall’O.M. n.117 del 22 marzo 1996, dall’O.M n.266 del 21 aprile 1997, dall’O.M. n.330 del 27 maggio 1997, dall’O.M. n.65 del 20 febbraio 1998, prot.3111, dall’O.M. n.128 del 14 maggio 1999, dall’O.M. n.26 prot.2578 del 15 marzo 2007, dalla sentenza n.5 del 5/1/1994 del TAR – Puglia sez. Lecce, dall’ordinanza n.2307/95 del 19/09/1995 del Tar – Sicilia sez. Catania, dall’ordinanza n.130/96 del 14/02/1996 del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia, dalla sentenza TAR – Veneto n.2466 del 11/12/1998, dalla sentenza n.1089 del 20/12/1999 del TAR – Toscana, dall’O.M. 126/00, dall’O.M. n.90/2001 e dall’O.M. 56/2002″.


     


       Nel caso che dopo tale dichiarazione il capo d’istituto o qualche collega insista per non far valere il voto dei docenti di religione aggiungete alla precedente nota: “Poiché si insiste a non voler tener conto della validità giuridica del voto espresso dal docente di religione in questo consiglio della classe ……. del ……..(data), ore………., DICHIARO che, per palese violazione delle norme citate, l’ammissione (o non ammissione) dell’alunno/a ……………………… alla classe ……… ( o agli esami di licenza media / qualifica / stato) è da ritenersi nulla.  Dichiaro, inoltre, che mi riservo di impugnare il presente atto del consiglio di classe nelle sedi competenti per vizio di legittimità “.


       In quest’ultimo caso i colleghi, dopo aver fatto inserire a verbale il suddetto giudizio, sono invitati a segnalarci tempestivamente la mancata valutazione del voto per provvedere a inoltrare ricorso alle sedi competenti.


     


                                                              La Redazione


     



     


     


    Snadir – venerdì 20 aprile 2007

  • Pubblico impiego e assunzioni: occorre dare una vera svolta

    Pubblico impiego e assunzioni: occorre dare una vera svolta


       Il 6 aprile scorso è stato siglato dal Governo e dalle Confederazioni sindacali l’accordo sul pubblico impiego. Nella stesso incontro il Ministro Padoa-Schioppa ha firmato il decreto interministeriale per l’assunzione in ruolo di 50.000 docenti e 10.000 ata.
       L’accordo sul pubblico impiego ha definito gli aumenti contrattuali a regime nella misura di 101 euro (il 13 aprile scorso il Governo si è rimangiato l’accordo abbassando  i 101 a circa 90 euro); mentre per il personale della scuola è stato stabilito che ai 101 o ai 90 euro bisognerà aggiungere le risorse derivate dai risparmi realizzati con i tagli strutturali ammontanti a circa 210 mln di euro, che a conti fatti risultano 15 euro a docente.
       Non ci piace però la destinazione di questi 210 mln di euro che l’accordo  vincola “per la valorizzazione e lo sviluppo professionale della carriera docente”.
       Non vorremmo che si ripresentasse l’infelice idea berlingueriana dell’agganciamento di tali benefici economici alla frequenza di corsi di aggiornamento.  Non vogliamo affatto rivedere la corsa all’accaparramento di variegati e sonnolenti corsi di aggiornamento oppure a funesti concorsacci. Su tali eventuali decisioni il Ministro ci vedrà fermi oppositori.
       Dicevamo che in attuazione della legge Finanziaria per il 2007 il Ministro Padoa-Schioppa ha firmato il decreto per l’immissione in ruolo di 50.000 docenti.
    Siamo alle solite. Ogni anno viene assunto un numero di docenti molto inferiore al numero delle cattedre disponibili. Ad esempio, non si tiene conto del numero dei docenti che andranno in pensione: infatti il prossimo 1° settembre ci saranno 36.059 cattedre vacanti e disponibili e altre 39.000 derivanti dai pensionamenti per un totale di 75.059 cattedre vacanti a fronte dei soli 50.000 posti messi in ruolo. Rimangono così altre 25.059 cattedre disponibili e vacanti da assegnare con incarichi a tempo determinato annuali e altre 100.000 cattedre da coprire con supplenze fino al termine delle attività didattiche; restano così per il prossimo anno scolastico 125.059 cattedre disponili.
       Se il Governo vuole eliminare veramente il precariato o almeno ridurlo in modo deciso, allora occorre dare una vera svolta al sistema attuale di assunzione in ruolo. E’ necessario immettere in ruolo immediatamente sull’intero numero delle cattedre disponibili e poi coprire le nuove cattedre disponibili a seguito dei pensionamenti con l’assunzione di almeno 25.000 / 30.000 docenti per ogni anno. Occorre investire con forza sul futuro della nostra società, assicurando una continuità didattica  nell’insegnamento al fine di rendere sicuro per i nostri studenti il raggiungimento del  successo scolastico.


    Benito Ferrini


     


  • Quand’è che la scuola la progetteranno i professori?

    Verso le indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione
    Quand’è che la scuola la progetteranno i professori?

       "Insegnare ad essere", ecco il compito della scuola italiana nella sfida verso il futuro. Questa è una delle frasi pregnanti che leggo con piacere nel documento base "Cultura Scuola Persona" per le nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione presentate a Roma il 3 aprile scorso dal Ministro Giuseppe Fioroni.
       Interessante è l’analisi che lo stesso ministro fa sul mondo giovanile che possiede il superfluo, ma non "l’indispensabile", una realtà che coinvolge la "nostra scuola" come primo motore di cambiamento.
       In un tempo di frammentazione del sapere, l’onorevole Fioroni propone di dare un senso a questa frammentazione; questa è la nuova sfida. Mi ha fatto molto piacere, leggendo la sua riflessione, signor Ministro, il modo in cui lei ha parlato dell’alunno come persona che interagisce con la realtà esterna in continuo mutamento e dell’immagine della scuola che deve dare gli strumenti perché quest’alunno possa diventare uomo, districandosi e selezionando le informazioni che provengono dalle varie agenzie educative. Felice di leggere queste considerazioni, anche perché nel 2005, nel 2°congresso nazionale, lo Snadir presentava un’idea di scuola simile alla sua. Mi piace soffermarmi sul verbo E-ducere, che lei signor Ministro ha sapientemente usato, tirar fuori ciò che già è dentro ogni alunno, valorizzarlo e far nascere la Persona.
       Una scuola attenta, quindi, ad uno "studente persona"che non rinnega le tradizioni, ma che con mano solerte lo conduce" verso quell’essere unico ed irripetibile che si ha in classe". Il signor Ministro mi permetterà di riportare, riassumendo l’ultima parte del suo discorso, laddove dice: "La scuola siamo noi…Non vogliamo concederci facili assoluzioni, ci assumiamo la responsabilità del dover essere migliori….Questo capitale umano di docenti e studenti, può accettare questa scommessa e può dare al Paese il motore che tutto muove…Resta a noi saper coltivare questa passione…Vogliamo assumerci la responsabilità di costruire il futuro". E noi caro ministro questa responsabilità ce la vogliamo assumere. Ma mi sorgono alcune domande. Come tradurre quest’idea di scuola, sicuramente condivisibile da tutti, in fare quotidiano? Come, entrando in una sala dei professori, trovare docenti felici di "rimettersi in gioco",  quando, mi creda, è difficile riuscire ad arrivare alla fine del mese, pagando tutte le bollette?
       Veda, caro Ministro, apprezzo la sua buona volontà, ma ci sono solo due strade per pensare una scuola nuova: una giusta gratificazione economica per il corpo docente ed una riqualificazione professionale con corsi di aggiornamento seri. Spero che lei non pensi al modello Berlinguer, esperienza decisamente tragica per lui e per la scuola! Né, la prego, a quell’umiliante accaparrarsi  inutili corsi di aggiornamento per essere fra i "migliori".
       Mi piacerebbe, caro Ministro, che al tavolo di lavoro per una scuola nuova non ci fossero solo moderni soloni, ma noi professori che entriamo in classe ogni giorno che guardiamo negli occhi i nostri alunni (nella commissione che ha redatto il documento Cultura Scuola Persona c’era un solo docente). Le auguro buon lavoro Ministro con la speranza che la scuola in cui credo sia anche la Sua. 

    Marisa Scivoletto