Autore: maurizio
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Carta docente per i precari: indietro tutta!
Quella che poteva essere una piccola nuova conquista per i precari, ossia la proposta di approvazione dell’emendamento che avrebbe dato anche loro diritto di avere la Carta del docente, sembra essere stata indegnamente ritirata.La notizia è delle ultime ore: lo ha deciso la commissione Bilancio al Senato che dopo i rilievi della Ragioneria dello Stato, con il suo parere al maxiemendamento al dl Scuola, ha chiesto lo stralcio anche di questa giusta norma.Ancora una volta, a farne le spese (nel senso letterale del termine) sarà la categoria più penalizzata tra i lavoratori della scuola. Coloro che in questi anni e anche in piena emergenza sanitaria hanno tenuto in piedi, al fianco dei loro colleghi più fortunati, il sistema scolastico con passione e professionalità.Troviamo veramente indegno il trattamento riservato a tali docenti (supplenti e incaricati annuali), costretti da un sistema normativo manchevole e spesso fallace, a vivere nell’incertezza e nella speranza continua di un cambiamento.Snadir – Professione i.r. – 28 maggio 2020 – h.19,00 -
Carta docente ai precari: la proposta era partita dallo Snadir
Istituita nel 2015, all’interno della legge sulla riforma della scuola, la Carta del Docente è lo strumento con cui utilizzare il bonus di 500 euro riconosciuto ogni anno ai docenti di ruolo e spendibile in attività connesse con la formazione e l’aggiornamento professionali.
Nel 2020, la Carta docente sarà estesa anche agli insegnanti precari con contratto a tempo determinato, supplenza o incarico annuale e fino al termine delle attività didattiche, per un importo inferiore pari a 300 euro annui.
Accogliamo con favore la decisione di mettere la nuova Carta docente a disposizione dei docenti precari, finora ingiustamente esclusi dal beneficio previsto dalla legge 107/2015. Ma non condividiamo la decisione di destinare a tali docenti una somma di denaro inferiore rispetto ai colleghi e solo per il 2020. Il bonus nasce con l’obiettivo di finanziare le attività di formazione e aggiornamento dei docenti, e si rende indispensabile non solo in questa delicata fase di emergenza, ma anche per gli anni scolastici successivi.Contro tale grave discriminazione lo Snadir aveva proposto ricorso al Tar del Lazio e successivamente al Consiglio di Stato. L’aggiornamento e la formazione costituiscono difatti un diritto di tutti i docenti (di ruolo e precari) e l’incentivo economico rappresenta una condizione indispensabile alla piena realizzazione e allo sviluppo della professionalità docente.
Nel mese di marzo, subito dopo l’estensione da parte della Ministra Azzolina dell’ampliamento del pacchetto degli hardware acquistabile con la Carta del docente, abbiamo chiesto, tramite la nostra Federazione Gida-Unams/Snadir, che la misura fosse estesa anche ai precari con supplenze annuali e fino al 30 giugno.
Il 16 aprile 2020 abbiamo scritto al Ministero dell’istruzione che il provvedimento fosse esteso anche ai 15.000 precari con incarico annuale che insegnano religione, ai precari con supplenze annuali e fino al 30 giugno, tutto ciò considerando che l’aggiornamento professionale è un diritto, oltre che un dovere, per tutti gli insegnanti e non solo per quelli assunti a tempo indeterminato.
Il Ministero ci ha risposto il 27 aprile scorso che la questione era stata sottoposta al livello politico.
Adesso esprimiamo soddisfazione per un provvedimento che ci dà ragione e che estende la Carta del docente a tutti gli insegnanti impegnati nella scuola con un contratto che copre sostanzialmente l’intero anno scolastico.
Snadir – Professione i.r. – 28 maggio 2020 – h.12,00 -
Il Senato dice no a procedura straordinaria per titoli e servizi. Lo Snadir prosegue con i ricorsi
Il Senato si appresta ad approvare un testo di legge per i precari della scuola che sostituisce nella prova scritta i quesiti a risposta multipla con quelli a risposta aperta. La prova dovrà svolgersi entro l’anno scolastico 2020/2021 e permetterà la retrodatazione giuridica delle assunzioni previste per il prossimo anno scolastico.Il testo rinvia semplicemente i tempi di svolgimento – con l’auspicio che l’emergenza epidemiologica cessi al più presto – a momenti che permetteranno l’organizzazione in modalità normale.Quanto previsto negli emendamenti presentati da componenti della maggioranza e della minoranza di attivare dei concorsi per soli titoli e servizi è naufragato miseramente.“Non si è voluto agire” – come afferma il Segretario nazionale, Orazio Ruscica – “con una procedura straordinaria per titoli e servizi nei confronti di tutti i docenti precari che hanno saputo assicurare con dedizione e capacità professionale di adattarsi a una didattica a distanza mai sperimentata prima. Condizione resa invece possibile per i medici che in questa situazione di emergenza sanitaria non hanno dovuto superare un esame di abilitazione in vista dell’assunzione.Anche per i docenti di religione non sono stati accolti gli emendamenti che introducevano una procedura per titoli e servizi, rimediando all’iniquo art.1bis della legge 159/2019, che stabilisce per questi docenti un concorso ordinario da bandirsi entro il 2020”.Rimangono adesso i ricorsi già messi in atto al Comitato europeo dei diritti sociali di Strasburgo.“Ricordiamo difatti” – prosegue il Segretario nazionale, Orazio Ruscica – che “lo Snadir ha proposto un reclamo al Comitato per violazione di alcuni articoli della Carta sociale europea tra cui la violazione del principio di non discriminazione e la violazione del diritto di uguaglianza per coloro che professano un credo religioso. A tale iniziativa fanno seguito i ricorsi a tutela dei docenti di religione per l’ingiusta discriminazione operata nei confronti di tale categoria di lavoratori della scuola per i quali non è stato bandito un concorso con procedura “straordinaria” (Legge 159/2019) come è stato reso possibile per i docenti precari delle altre discipline”.Ad aggravare la misura, anche il fatto che gli organici, ai fini della stabilizzazione, saranno calcolati sul solo 70% delle disponibilità dei posti. Una palese violazione dell’articolo 51 Cost., che statuisce che l’accesso ai pubblici uffici debba avvenire in situazione di uguaglianza, e della Carta di Nizza nella parte in cui stabilisce che tutti i cittadini dell’Unione europea debbano essere trattati secondo il principio di uguaglianza senza pregiudizi per motivi religiosi.Snadir – Professione i.r. – 27 maggio 2020 – h.19,43 -
Sui precari un accordo totalmente inadeguato
Mentre è in corso in Senato l’esame del Decreto scuola che, tra i suoi obiettivi, ha l’immissione in ruolo di 24.000 docenti precari con almeno 36 mesi di servizio, i cinque maggiori sindacati del settore (FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA, SNALS CONFSAL E GILDA UNAMS/Snadir), del tutto insoddisfatti delle mediazioni politiche raggiunte fra i gruppi di maggioranza, hanno inviato ai ministeri competenti una richiesta di svolgimento del tentativo di conciliazione, sancendo formalmente lo stato di agitazione della categoria.
Gli esiti dell’incontro notturno di maggioranza hanno definito un quadro che ora deve passare il vaglio parlamentare, ma dai sindacati arriva un giudizio di totale insoddisfazione.
Le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto accordi, con due governi e tre ministri, proprio su questa materia e responsabilmente hanno condiviso le linee guida su cui aprire un dibattito serio e costruttivo per riaprire le scuole a settembre. Un impegno volto ad individuare soluzioni praticabili, come nell’accordo sottoscritto qualche giorno fa per lo svolgimento degli esami di Stato.
Stiamo parlando di docenti e personale ATA che saranno pochi rispetto all’organico necessario per affrontare la riapertura, che impone fra l’altro l’adozione di misure organizzative di cui ogni giorno emergono anticipazioni più o meno fondate.
L’unica certezza, al momento, è che Il prossimo anno scolastico si presenta con un numero di precari mai visto prima, oltre 200 mila.
In questo contesto, che impone di guardare con estrema attenzione alla chiusura di questo anno scolastico e alla ripresa del prossimo, l’intesa di maggioranza decide di chiudere gli occhi di fronte alla realtà e rinviare le azioni nel tempo; con un accordo tutto teso a salvaguardare ruoli e rapporti politici nella maggioranza, si stravolge l’intero percorso fin qui compiuto con un lavoro durato oltre un anno.
L’esigenza, da tutti avvertita e fortemente rivendicata dai sindacati, di mettere in ruolo al primo settembre almeno una parte dei precari, che hanno permesso per anni e anni di fare funzionare la scuola, è stata alla base del confronto, volto a costruire anche attraverso il superamento della precarietà troppo diffusa un progetto di sviluppo del sistema scolastico che oggi deve in più affrontare i temi collegati all’uscita da un’emergenza senza precedenti.
Servono risorse, serve confronto sindacale, serve rispetto per gli accordi.
Si procede, invece, con atteggiamenti predeterminati e di contrasto. Non è questo il modo migliore per favorire una ripartenza del sistema scolastico sorretta da forti elementi di condivisione e collaborazione.
La richiesta di conciliazione che oggi abbiamo inviato al ministero vuole essere un richiamo alla realtà per una politica governativa che ne appare spesso disancorata, affidata a narrazioni improntate a un forzato ottimismo.
I problemi della scuola erano tanti e urgenti già prima che irrompesse l’emergenza della pandemia: progettare un ritorno alla didattica in presenza, di cui tutti avvertiamo impellente bisogno, significa oggi mettere in campo uno sforzo straordinario, fatto di investimenti, ma anche di rispetto e valorizzazione delle energie professionali di cui la scuola dispone, mettendo le istituzioni scolastiche in condizione di esprimersi e di operare al meglio.
Roma, 26 maggio 2020
FLC CGIL
CISL SCUOLA
UIL SCUOLA RUA
SNALS CONFSAL
GILDA UNAMS/Snadir