ANCORA DOCENTI CONTRO LA “MOZIONE COTA”
La mozione presentata dal leghista Cota sull’integrazione (o meglio, la ghettizzazione) degli alunni stranieri, continua a generare polemiche tra i docenti; oggi riceviamo e pubblichiamo un accorato e sensibile appello di un gruppo di docenti di religione toscani che invitano il Ministro del Miur Gelmini a non accogliere tale mozione
Gentile ministro,
chi le scrive è un gruppo di docenti di Religione Cattolica, profondamente indignati per la mozione della Lega Nord relativa all’istituzione di “classi ponte”(o meglio differenziate) per i bambini immigrati, votata in Aula il 14 ottobre 2008.
Le chiediamo di non sostenere tale mozione che, come si sa, potrebbe venire trasformata in legge.
Come docenti ed educatori, sappiamo bene che la Scuola italiana in questo momento storico è attraversata da importanti cambiamenti, tra i quali, uno dei più significativi è sicuramente costituito dalla numerosa presenza di studenti stranieri nelle scuole di ogni ordine e grado. Presenza, per noi, benefica, perché sollecita il confronto ed educa al dialogo le giovani menti. La diversità culturale e religiosa è da intendersi sempre come privilegio e ricchezza mai come sfortuna o depauperamento.
Vorremmo che, come ministro della P.I., lei prendesse in seria considerazione, insieme a tanti altri riferimenti normativi che hanno connotato la legislazione scolastica in merito all’educazione interculturale dagli anni ’90 ad oggi, il Documento La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri elaborato dall’ Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri (Organismo proposto dal ministero della pubblica istruzione della passata Legislatura). Il Suo illustre predecessore, nel presentare il Documento, aveva scritto: “adottare la prospettiva interculturale, la promozione del dialogo e del confronto tra culture, significa non limitarsi soltanto ad organizzare strategie di integrazione degli alunni immigrati o misure compensatorie di carattere speciale” ma piuttosto “assumere la diversità come paradigma dell’identità stessa della Scuola, occasione privilegiata di apertura a tutte le differenze”(p.2).
Appunto, vorremmo anche noi che la scuola italiana facesse suo questo paradigma, evidentemente necessario di fronte alle molteplici differenze poste da una società sempre più multiculturale, multietnica, multireligiosa.
A questo proposito, sia la Legge 30/2000 di riforma del sistema scolastico, sia la Legge di riforma n.53/2003, così come le Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo dell’iscrizione, hanno adottato come orizzonte pedagogico la valorizzazione della persona, la diversità, l’unicità biografica e relazionale dello studente. Principio questo, valido per tutti gli alunni, come ricorda il Documento, e “particolarmente significativo nel caso dei minori di origine immigrata, in quanto rende centrale l’attenzione alla diversità e riduce i rischi dell’omologazione e assimilazione”(p.6). Favorire inoltre l’incontro tra diversi e non la separazione promuove l’abitudine a relazionarsi attraverso il dialogo e il confronto, basi di ogni integrazione.
Con la recente mozione leghista, ci sembra proprio che questo importante impegno assunto anche dal suo predecessore, venga ora ingiustamente disatteso, così come vengono disattesi tutti gli importanti riferimenti normativi nazionali che, come sottolineavamo prima, negli ultimi quindici anni, hanno gradualmente definito il tema dell’integrazione e dell’intercultura (cfr C.M. 22/7/1990,n.205, La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri.L’educazione interculturale; C.m. 2/3/1994,n 73 che diffondeva il documento della Comunità Europea Il dialogo interculturale e la convivenza democratica; Pronuncia del CNPI del 20/12/2005 Problematiche interculturali; C.M. n 24 dell’1/3/2006Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri). L’istruzione è un diritto di ogni bambino anche di quello che non ha la cittadinanza italiana, così come ricorda la convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia, approvata dall’ONU nel 1989, ratificata dall’Italia nel 1991 e ripetutamente confermata nella normativa sulla tutela dell’infanzia e dei minori. Come ricorda ancora il succitato Documento, la scuola italiana: “ si è orientata fin da subito a inserire gli alunni di cittadinanza non italiana nella scuola comune, all’interno delle normali classi scolastiche ed evitando la costruzione di luoghi di apprendimento separati, differentemente da quanto previsto in altri Paesi e in continuità con precedenti scelte della scuola italiana per l’accoglienza di varie forme di diversità (differenze di genere, diversamente abili, eterogeneità di provenienza sociale). Si tratta dell’applicazione concreta del più generale principio dell’ Universalismo, ma anche del riconoscimento di una valenza positiva alla socializzazione tra pari e al confronto con la diversità” (p.5).
La creazione di classi di inserimento per bambini stranieri, ci sembra, sia una misura rozza e semplicistica che invece di favorire l’integrazione, promuoverà condizioni di emarginazione e ghettizzazione. Come educatori in primis e poi come docenti di una disciplina come Religione non possiamo tacere di fronte alla prospettiva di una scuola che discrimina.
Vorremmo invece che il Ministero della P.I. intensificasse e sostenesse con forza le strategie di integrazione già presenti nell’azione scolastica, come le pratiche di accoglienza e di inserimento nella scuola, l’apprendimento dell’italiano seconda lingua, la valorizzazione del plurilinguismo, la relazione con le famiglie straniere e l’orientamento. Ci vengono in mente le parole di un grande educatore e prete, don Lorenzo Milani che così scriveva nella coraggiosa e sempre attuale lettera ai cappellani militari: “ Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri….”(L.MILANI, Lettera ai cappellani militari, in L’obbedienza non è più una virtù, L.E.F., Firenze, 1965,p.12)
Come docenti di Religione, inoltre, facciamo nostro il Magistero sociale della Chiesa che da sempre insegna il rispetto e l’accoglienza dello straniero. Anche la Chiesa italiana, in questi giorni, ha espresso un giudizio negativo sulla mozione suddetta.
Vorremmo citare inoltre, l’invito fatto dal pontefice, nel discorso scritto il 28 agosto 2008 in preparazione alla Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che quest’anno avrà come tema “S. Paolo migrante, apostolo delle genti”. Benedetto XVI ha ricordato che la Chiesa ha il dovere di “promuovere, in ogni parte del mondo e con ogni mezzo, la pacifica convivenza fra etnie, culture e religioni diverse”. In tale ottica, continua il Santo Padre: “…come non farci carico di quanti in particolare fra rifugiati e profughi, si trovano in condizioni difficili e disagiate? Come non andare incontro alle necessità di chi è di fatto più debole ed indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, emarginato, spesso escluso dalla società? A loro va data prioritaria attenzione poiché, parafrasando un noto testo paolino ‘ Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio’(1 Cor 1,27-29). Ed ancora, nella conclusione, con un invito che può essere condiviso anche dai non credenti, in nome della comune etica della solidarietà “Cari fratelli e sorelle, la Giornata mondiale del migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il 18 gennaio 2009, sia per tutti uno stimolo a vivere in pienezza l’amore fraterno senza distinzioni di sorta e senza discriminazioni, nella convinzione che è nostro prossimo chiunque ha bisogno di noi e noi possiamo aiutarlo(Deus Caritas est, n.15)”
Sperando che lei accolga il nostro appello
Paolo Biagioli
Nelvio Catania
Beatrice Iacopini
Giovanni Ibba
Romilda Saetta
Snadir – venerdì 24 ottobre 2008
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