Al via il
concorso riservato
Eccoci in dirittura d’arrivo! Il bando del primo concorso
per l’accesso ai ruoli della scuola statale degli insegnanti
di religione è stato pubblicato.
Il MIUR, conclusa la fase di confronto con la Cei e con
i sindacati, acquisito il parere del Consiglio Nazionale
della Pubblica Istruzione (CNPI), ha redatto un bando che,
nel complesso, possiamo dire favorevole agli Idr in servizio
nella scuola statale.
Da questo momento tutte le cattedre relative all’insegnamento
della religione cattolica sono da ritenersi disponibili
e pertanto, all’esito del concorso, da attribuire agli aventi
diritto dal primo settembre 2004.
Questo sul fronte strettamente tecnico. Riteniamo però
che un altro aspetto importante del concorso sia l’atteggiamento
con cui affrontarlo: per questo desideriamo proporvi alcune
riflessioni.
Gli idr sono sempre stati relegati al ruolo di precari,
con le ovvie conseguenze di carattere economico e giuridico;
ma nel corso degli anni le cose sono molto cambiate, grazie
soprattutto alle lotte e all’impegno di chi, come lo SNADIR,
nella categoria e nel suo ruolo ha sempre profondamente
creduto, e non si è fermato di fronte ad anacronistici
ostruzionismi o a meschine prese di posizione, politiche
e non. Le conquiste, in ogni campo, sono state numerose:
quasi un crescendo di risultati positivi che sono andati
di pari passo con una sempre maggiore presa di coscienza
a tutti i livelli dell’importanza del ruolo degli idr.
I tempi erano quindi maturi perché si giungesse al
coronamento di questa svolta con l’indizione di un concorso
che consentisse alla categoria il passaggio in ruolo; ma,
altro particolare di grande importanza, è quello
che tale concorso giunge in un momento in cui il posto da
"precari" non consente a nessuno un futuro stabile:
infatti le varie crisi economiche e istituzionali già
trascorse e quelle che si prospettano ci mettono di fronte
alla realtà di forti contrazioni di classi e di sostanziosi
tagli di spese a discapito, come spesso succede, delle categorie
più deboli.
Ecco dunque la necessità di assicurare, con un concorso,
il futuro degli idr. Né deve avvilire o fuorviare
la prospettiva di assunzioni a tempo indeterminato limitate
– per il momento – al 70%: immediatamente dopo il concorso
l’impegno dello SNADIR riprenderà, con maggiore tenacia,
per ottenere dal MIUR la "collocazione in servizio"
del restante 30%, nonché una procedura di reclutamento
analoga a quella dei precari delle altre discipline per
i colleghi rimasti fuori dal 1° concorso.
Con queste premesse, ci sembra che già il fatto di
essere arrivati a questo concorso rappresenti quindi non
solo il raggiungimento di un obiettivo essenziale, ma anche
un fondamentale punto di partenza per assicurare un futuro
solido a TUTTA la categoria.
Non neghiamo certo che il bando di concorso appena uscito
in alcuni punti risulti non del tutto adeguate alle nostre
aspettative di condizioni più vantaggiose per una
maggiore fetta di idr; nel testo riscontriamo, infatti,
da un lato, dei passaggi decisamente positivi, frutto del
nostro impegno e dei nostri interminabili contatti a tutti
i livelli, politici e non, come ad esempio la specificazione
che il servizio è da ritenersi utile se prestato
per almeno 180 giorni per anno scolastico; la precisazione
– all’art. 2 – che il servizio richiesto per l’accesso è
valido se prestato "per un orario mediamente non inferiore
NEL QUADRIENNIO CONTINUATIVO alla metà di quello
dell’obbligo": il termine "mediamente" riferito
alla spazio cronologico dei quattro anni sottolinea la possibilità
di maturare il diritto con un orario non inferiore a quello
dell’obbligo sia cumulando le ore di servizio in ordini
e gradi scolastici diversi, sia cumulando le ore di servizio
nell’arco dei quattro anni; in questo modo, qualora in uno
di tali anni non si sia raggiunta la metà dell’orario
d’obbligo, questa verrebbe compensata dal maggior numero
di ore prestate negli anni scolastici successivi; lo Snadir
si è sempre battuto per una tale interpretazione
estensiva e ci riteniamo particolarmente soddisfatti nel
constatare che il MIUR ha recepito le nostre sollecitazioni,
fondate sulla constatazione che la precarietà insita
nel lavoro degli Idr non ha potuto sempre garantire una
continuità circa l’attribuzione del numero delle
ore settimanali di servizio. Ancora: il titolo dell’art.
9 rappresenta un implicito riconoscimento di quanto lo Snadir
ha sempre sostenuto; tale articolo, infatti, riguarda l’approvazione
e la pubblicazione della graduatoria generale di merito.
Vengono così a cadere le interminabili e poco significative
discussioni se all’esito del concorso dovesse essere compilato
un elenco o una graduatoria: lo Snadir ha sempre sostenuto
che un concorso pubblico non può che produrre una
graduatoria di merito, senza che ciò, ovviamente,
possa o debba influire sulle prerogative dell’ordinario
diocesano che vengono comunque riconosciute e tutelate (relativamente
alla proposta di nomina per la sede di servizio). Il Direttore
generale regionale, infatti, in ciascuno dei tre anni scolastici
di validità del concorso, invierà all’ordinario
diocesano l’elenco alfabetico di coloro che si trovano in
posizione utile – cioè secondo graduatoria – per
la copertura dei posti.
Va qui segnalato il risultato più importante conseguito
dallo Snadir: la valutazione degli anni di servizio, non
prevista nell’originario progetto normativo dello stato
giuridico. Il testo della legge n.186/2003 ha riconosciuto
il diritto alla valutazione del servizio, tenuto conto del
carattere "riservato" del primo concorso (fin
dal primo momento evidenziato dallo Snadir) ed il MIUR ha
sempre mostrato disponibilità, nel corso degli incontri
con i rappresentanti dello Snadir, a valutare con attenzione
tale parametro. Tale riconoscimento è giunto anche
dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione che, nel
parere espresso nel dicembre scorso, ha addirittura sottolineato
l’opportunità che il servizio prestato avesse un
"peso" di maggior rilievo rispetto ai titoli culturali.
D’altra parte però, riprendendo il filo della nostra
riflessione, rimane la nostra perplessità circa altri
passaggi, come la mancata valutazione del servizio prestato
nelle scuole paritarie. Riteniamo che sarebbe stato opportuno
distinguere tra servizio ai fini dell’accesso al concorso
e valutazione del servizio: quello prestato nelle scuole
paritarie avrebbe dovuto essere valutato per intero dal
1° settembre 2000 e per metà se prestato in data
antecedente, mentre ai fini dell’accesso al concorso avrebbe
dovuto essere considerato utile il servizio d’insegnamento
prestato sia nelle scuole statali che in quelle non statali
, in quanto non sembra fondata una interpretazione restrittiva
di quanto prescritto dall’art.5, co.1, della legge n.186/2003.
In questo modo si darebbe l’opportunità di partecipare
al concorso ai docenti che hanno prestato servizio nelle
scuole non statali, ciò anche in ragione della "specificità"
e "atipicità" di questa procedura concorsuale
riservata, evidenziata anche dal Consiglio Nazionale della
Pubblica Istruzione nel prescritto parere. Il nostro sindacato,
fedele ai suoi principi, valuterà l’opportunità
di assistere questi colleghi con opportuni ricorsi agli
organi amministrativi competenti.
Alla fine di queste riflessioni, ricollegandoci a quanto
accennato all’inizio sul giusto atteggiamento da assumere
di fronte a questo concorso, ci preme sottolineare come
ogni idr debba sentirsi parte di una grande svolta e quindi
orgoglioso di potere dimostrare che quanto oggi conquistato
è ampiamente meritato; non siamo certo di fronte
ad una immissione "ope legis" (sanatoria), come
successe negli anni ’80 per gli insegnanti di altre discipline:
adottare tale soluzione, purtroppo, oggi non è stato
possibile. Ma ciò non vuol dire lasciarsi prendere
dal panico: abbiamo ottenuto infatti un esame che è
una via di mezzo tra un corso-concorso e un concorso ordinario,
il che rappresenta una formula più che vantaggiosa.
Inutile quindi andare dietro a coloro che fanno del terrorismo
psicologico; si tratta di esami accessibili: basta utilizzare
gli strumenti a propria disposizione con calma e serietà.
Anche in questo frangente lo SNADIR, i cui responsabili
– ricordiamolo – sono idr e come tali vivono gli stessi
problemi di tutta la categoria, è vicino ai colleghi,
li sostiene (con libri, corsi di preparazione, dispense,
informazioni on line e consulenze) e non smetterà
di cercare di ottenere per tutti le migliori condizioni
possibili.
A tutti il nostro più sincero augurio di positive
novità professionali.
Orazio Ruscica
Segreterio Nazionale Snadir
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