Al teatro Quirino di Roma in scena la protesta della scuola
“I DANNI DELLA MANOVRA FINANZIARIA ALLA SCUOLA ITALIANA”
Ne abbiamo parlato con il Prof. Orazio Ruscica, segretario nazionale dello Snadir e vice coordinatore nazionale della Federazione Gilda Unams
Circa mille persone, tra dirigenti sindacali e insegnanti, si sono riuntite al Teatro Quirino di Roma per protestare contro le misure previste dalla manovra correttiva per la scuola. Hanno aderito all’iniziativa Gilda-Unams/Snadir, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals-Confsal.
Una nutrita delegazione di docenti di religione guidata dal Prof. Orazio Ruscica, segretario nazionale dello Snadir e vice coordinatore nazionale della Federazione Gilda Unams, è intervenuta alla manifestazione per unirsi al coro di voci che si è alzato in questi giorni dal mondo sindacale per stigmatizzare una manovra finanziaria che penalizza fortemente la scuola. Abbiamo intervistato, durante il sit-in che séi è svolto davanti al Senato, il segretario nazionale dello Snadir.
D. Prof. Ruscica, un anno scolastico come quello che si è chiuso non si vedeva da tempo. E’ d’accordo?
R. Certamente! L’anno scolastico appena passato ha visto falcidiare la scuola primaria e secondaria di 1° grado; la scure si è abbattuta sui maestri, sui docenti di italiano e sulla 2° lingua comunitaria per un totale di 42.100 posti in meno. Per il prossimo anno si prevedono 25.600 cattedre in meno che andranno a colpire la scuola secondaria di 2° grado. E siccome tutto ciò non bastava, ecco che per il personale della scuola si prevede il blocco del contratto, interruzione del passaggio di fascia stipendiali, riduzione della liquidazione e perdita permanente di circa 100 euro mensili sulla pensione per un totale annuo di 1.100 euro (100 x 13). L’interruzione del passaggio alla fascia stipendiale comporterà un taglio della retribuzione di circa 3.000 euro l’anno; infatti un docente di scuola secondaria che al 1° gennaio 2011 sarebbe passato alla fascia stipendiale 21/27 perderà ogni anno, senza possibilità di recupero, circa 3.300 euro (3.300 x 3= 9.900 euro), mentre un docente di scuola primaria/infanzia dovrà rinunciare a circa 2.000 euro l’anno (2.000 x 3= 6.000 euro). Inoltre il blocco della progressione per anzianità avrà anche effetti sulla buonuscita; difatti un docente di scuola primaria/infanzia con 32 anni di servizio perderà circa 4.212, 24 euro, mentre un docente di scuola secondaria superiore si vedrà decurta la buonuscita di circa 6.280,59 euro.
D. Non c’erano altre strade, secondo lei, anziché colpire il settore della scuola e della formazione, che è quello nel quale bisogna invece investire?
Si, c’erano altre vie da poter percorrere! Si potevano eliminare i consigli circoscrizionali, che non si riesce a capire a cosa servano (6.949 consiglieri circa); forse ad ascoltare “chi si lamenta del lampione rotto, chi della buca, chi del sindaco che non si fa mai trovare”. E poi, invece di eliminare le inutili province ( la loro soppressione varrebbe un risparmio di 14 miliardi di euro, cioè la metà dell’importo dell’intera manovra finanziaria), invece di eliminare le pensioni dei Parlamentari e il loro vitalizio ( che si cumula con qualsiasi altra pensione e che varia dai 3.108 euro mensili – da chi può vantare soltanto cinque anni di attività parlamentare – ai 9.947 euro mensili liquidati a coloro che hanno svolto l’attività per 30 anni), si va a colpire il personale della scuola con una stangata dai 1.000 ai 3.000 euro senza alcuna possibilità di recupero. E’ un furto!
D. Eppure il Governo aveva detto che non avrebbe messo le mani in tasca agli italiani.
R. Sì, hanno detto questo, ma nei fatti ci tolgono quello che ci spetta da contratto. Come bisogna chiamarla questa operazione….sottrazione…furto! Sapevo bene che gli insegnanti non sono proprio ricchi. Insomma, dati alla mano. Basta guardare il cedolino stipendiale per rendersi conto che 26.000 euro l’anno difficilmente ci permetteranno di avere un appartamento con vista sul Colosseo. Quando si è paventata l’idea che la crisi economica avrebbe comportato dei sacrifici, mi sono detto: va bene, un piccolo contributo di 100 euro dovrò darlo, ma di certo chi guadagna di più dovrà dare un contributo maggiore! Avevo in mente l’art. 53 della Costituzione che recita “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Come si capisce benissimo dalla lettura del testo, tutti siamo tenuti a concorre alle spese pubbliche. Ed è ovvio che tali spese devono essere ripartite tra tutti, in proporzione al proprio reddito. Ma mi sbagliavo.
D. Da quello che lei dice è insomma una manovra fortemente sperequativa!
R. Sicuramente! Un esempio? I manager di Stato che percepiscono 100.000 euro l’anno pagheranno solo 500 euro, mentre chi percepisce 26.000 euro pagherà 3.000 euro! E’ una norma incostituzionale! Vogliamo EQUITA’. La manovra finanziaria del Governo si è rivelata una vera e propria stangata che colpisce ancora una volta lavoratori della scuola. Ovviamente, la classe politica e il ceto più alto della società ne usciranno indenni; infatti, l’irrisoria riduzione degli stipendi dei parlamentari, è stati una goccia nel mare. E Inoltre, vogliamo parlare delle auto blu? Le 607.918 auto blu che circolano nel nostro Paese ci costano dai 12 ai 14 miliardi di euro l’anno: un’enormità se pensiamo che negli Stati Uniti le auto blu sono 73 mila, in Francia sono 65 mila, in Gran Bretagna 55 mila, in Germania 54 mila, in Spagna 44 mila, in Giappone 35 mila, in Grecia 34 mila, in Portogallo 23 mila. La stangata nei confronti della scuola è uno sciacallaggio che allargherà sempre più il divario economico tra i pochi ricchi e i moltissimi al limite della povertà.
D. Come, per concludere, si dovrebbe riequilibrare il carico fiscale per evitare di penalizzare la scuola?
R. E’ necessario agire con decisione contro queste ingiustizie. Occorre intervenire con provvedimenti che incentivino la lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, “riequilibrare” il carico fiscale, diminuendo quello sui lavoratori dipendenti e aumentandolo sui dividendi e “capital gains”, nonché applicare un bel taglio del 45% sull’intera retribuzione dei politici: passare dagli attuali 15.000/17.000 euro mensili a 8.250/9.350 euro mensili; sarebbero circa 8.000.000,00 di euro al mese di risparmi. Sono altri quelli a cui bisogna chiedere 3.000 e più euro l’anno, non al personale della scuola.
Doriano Rupi
Snadir – Professione i.r. – 16 giugno 2010
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