Le esternazioni della senatrice Bianca Laura Granato (ex Movimento Cinque Stelle ora al gruppo misto con “L’Alternativa c’è”) contro la presenza dell’Irc nella scuola italiana, evidenziano ancora una volta vecchi ed anacronistici pregiudizi.
La Senatrice probabilmente immagina un insegnamento finalizzato all’indottrinamento, mentre, al contrario, l’irc prevede un progetto formativo prettamente culturale, indispensabile per cogliere aspetti fondamentali della vita, dell’arte, delle tradizioni del nostro Paese, di quell’insieme di regole, precetti e valori che appartengono alla nostra coscienza collettiva, e che ci aiutano a confrontarci con altre religioni e altri sistemi di significato, così da avere una visione della complessità dell’esistenza umana.
Al giornalista di Orizzonte Scuola che le fa notare che la proposta di eliminare l’ora di religione rappresenterebbe un danno per migliaia di insegnanti, che da anni chiedono stabilizzazione, risponde dichiarando che “L’insegnamento della Religione Cattolica non deve tradursi in un problema occupazionale. Io penso che questi insegnanti che hanno un precariato di lungo corso possano essere assorbiti nelle scuole, in base al titolo di studio che possiedono, in diverse mansioni, salvaguardando i livelli occupazionali”.
Cogliamo l’occasione per ricordare a chi ancora una volta affronta la questione dell’Irc in maniera superficiale, che l’insegnante di Religione Cattolica è, come tutti gli altri docenti un lavoratore della scuola che conosce bene le fatiche dell’insegnamento e l’incertezza del precariato e da anni lotta per veder riconosciuti i propri diritti. Anche loro soffrono la totale mancanza di progettualità e stabilità dovuta ad anni di politiche scolastiche inadeguate. Anche loro vivono nella contingenza, e sperimentano ogni giorno il sentimento di incertezza che dalla sfera lavorativa si estende al resto della vita.
Sono altre le riflessioni che l’insegnamento della religione nella scuola italiana dovrebbe sollecitare. Si discute spesso di migrazione, di inclusione, di integrazione, di valori fondamentali di riferimento. Alla scuola, giustamente, si riconosce il compito primario di realizzare percorsi culturali di integrazione ma si nega che l’insegnamento di religione possa contribuire ad assolvere a tale compito, nonostante sia evidente che l’integrazione passa necessariamente anche attraverso una inclusione di identità religiose da riconoscere e valorizzare. La verità è che sopravvive ancora un’idea distorta dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola italiana: molti hanno in mente la loro esperienza di studenti, che magari risale a trenta-quaranta anni fa e sulla base di questo ricordo giudicano un progetto didattico assolutamente diverso e, per tanti aspetti, all’avanguardia.
Perciò, cara Senatrice, non venga a spiegarci cosa dovremmo o non dovremmo fare delle nostre occupazioni, piuttosto si dedichi a fare ciò che sarebbe nelle intenzioni della missione politica (che lei forse ha perso di vista): rendere il mondo un posto migliore.
Orazio Ruscica, segretario nazionale Snadir
Snadir – Professione i.r. – 22 giugno 2021 – h.21,00
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