Un Piano Scuola da definire con le parti sociali Occorre un cambiamento radicale della mentalità politica: la scuola al centro della ripartenza

Con Decreto Ministeriale del 26 giugno 2020 n. 39 è stato pubblicato il "Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione", presentato in conferenza stampa dalla Ministra Azzolina alla presenza del Presidente Conte.
 
Il Documento, che conferma i contenuti già resi noti, dovrà adesso essere integrato con le indicazioni che deriveranno dal confronto con le parti sociali, al fine di focalizzare cosa realizzare, in coerenza con il vigente quadro normativo e contrattuale. Il ritorno alla normalità rimane un auspicio ma, al momento, le misure da concretizzare sono quelle, mai prima d’ora sperimentate, delle situazioni di emergenza.
 
Il distanziamento tra gli studenti è il problema fondamentale, considerato che si parla di persone che utilizzano e vivono in maniera dinamica lo spazio classe.
 
Il Documento afferma che le istituzioni scolastiche potranno avvalersi di “ulteriori forme di flessibilità derivanti dallo strumento dell’Autonomia, sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze delle famiglie e del territorio, che contemplino, ad esempio:
  • una riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento;
  • l’articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso;
  • una frequenza scolastica in turni differenziati, anche variando l’applicazione delle soluzioni in relazione alle fasce di età degli alunni e degli studenti nei diversi gradi scolastici;
  • per le scuole secondarie di II grado, una fruizione per gli studenti, opportunamente pianificata, di attività didattica in presenza e, in via complementare, didattica digitale integrata, ove le condizioni di contesto la rendano opzione preferibile ovvero le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti lo consentano;
  • l’aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari, ove non già previsto dalle recenti innovazioni ordinamentali;
  • una diversa modulazione settimanale del tempo scuola, su delibera degli Organi collegiali competenti”.
Insomma, una scuola tutta da reinventare.
 
Tempo disponibile per realizzarla: i mesi estivi (e di ferie?) di luglio e agosto.
 
Le lezioni si terranno anche, se necessario, nei musei, negli archivi, nei cinema, nei teatri, nelle biblioteche e nei parchi. Condizioni climatiche permettendo, usciremo fuori dalla struttura scolastica.
 
Nella Scuola dell’infanzia restano confermate le indicazioni in bozza: si “dovrà prevedere la valorizzazione e l’impiego di tutti gli spazi esterni ed interni” privilegiando i primi; per i bambini piccoli non ci sarà l’obbligo della mascherina.
 
Inoltre, la necessità di declinare le attività didattiche su più spazi chiede un aumento inevitabile del numero dei docenti e del personale di custodia. 
 
Sappiamo che a settembre saranno assunti fino a 50mila persone in più tra docenti e Ata a tempo determinato. 50 mila docenti a tempo determinato per più di 8.000 istituti, sono circa 6 docenti ad ogni istituto. Saranno sufficienti nella prospettiva di dover sdoppiare le classi? Certamente no. Occorreranno più docenti non più precari, non meno di 100.000 docenti in più rispetto a quelli già previsti. Non si risolve un problema producendone un altro.
 
Una cosa è certa: a settembre ne deriverà una scuola del tutto diversa e più vulnerabile alle criticità.
 
L’entrata nella fase progettuale è lasciata alla professionalità (tante volte ignorata e deprezzata) di tutto il personale della scuola. Il primo giorno di settembre presidi, docenti e personale ata saranno tutti dalla stessa parte, per ricostituire quella comunità educante che si realizza nello stare insieme, nel confrontarsi, nell’apprendere, nella crescita umana e formativa degli studenti.
 
Si dovrà però trovare il tempo per ridisegnare il quadro delle professionalità scolastiche con un nuovo contratto capace di valorizzare le competenze maturate nella didattica di emergenza degli ultimi quattro mesi dell’anno scolastico, e per evitare ogni rischio di future forme operative approssimate e superficiali.
 
Chiedere ai dirigenti scolastici di pianificare il lavoro per attuare il ritorno a scuola in sicurezza non può essere l’unico strumento per affrontare una situazione tanto complessa. Occorrono spazi di coordinamento tra i livelli nazionali e territoriali, che tengano conto delle richieste legittime delle organizzazioni sindacali e delle scuole. Occorrono soprattutto dei protocolli generali che definiscano in modo chiaro le misure di sicurezza e di distanziamento, i comportamenti da adottare, le risorse necessarie, e tutto ciò che concerne l’organico e le attività curriculari.
 
Il Governo dovrebbe smetterla di comportarsi con la scuola come i precedenti, occorrono investimenti robusti per acquisire spazi fuori dalle attuali strutture scolastiche, avviare cantieri per la costruzione di nuove scuole e ampliare/ristrutturare gli attuali edifici scolastici. Insomma, occorre predisporre per la scuola non meno di 7/8 miliardi di euro.
 
Ci attendiamo che il Ministero, in questa situazione straordinaria, proceda con una stabilizzazione straordinaria di cui siano destinatari tutti i precari. Quegli stessi che, con sacrificio e professionalità, hanno messo in sicurezza la regolare chiusura del corrente anno scolastico.
 
 




Snadir – Professione i.r. – 27 giugno 2020 – h.20,30

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