Roma, 17 maggio 2010
Al Direttore del “Il Fatto Quotidiano”
Roma
Egregio Direttore,
sono davvero dispiaciuto per come “Il fatto quotidiano” e il suo blog “L’Antefatto” (16 maggio 2010) si allinea ai polveroni degli altri giornali alterando la verità dei fatti sulla questione della valutazione dell’insegnamento della religione nel credito scolastico. Mi riferisco in particolare all’articolo di Marina Boscaino dal titolo “Privilegio "Concordato"”.
E’ davvero singolare come l’autrice dell’articolo per dare risalto ai commenti negativi sulla questione citi l’autorevole l’intervento di Pierluigi Battista sul “Corriere della Sera”. Mi sembra alquanto strano citare il commento di Pierluigi Battista come autorevole, quando Marco Travaglio – su altre questioni – definisce lo stesso “giornalista da riporto”.
A meno che quando si parla di altro il Battista è inaffidabile, mentre quando si parla di insegnamento della religione allora diventa la fonte della verità.
Ma al di là della polemica veniamo alla questione. L’articolista dichiara che “ la laicità della scuola pubblica vada tutelata intransigentemente” e che “il Tar con una sentenza limpidamente democratica ha affermato che far valere l’ora di religione ai fini dei crediti e del voto finale genera disparità tra gli studenti e lede la laicità dello Stato”.
Ora è del tutto evidente che l’articolista non tiene conto delle sentenze della Corte Costituzionale che hanno più volte ribadito che l’insegnamento della religione cattolica è legittimato nelle scuole della Repubblica italiana a seguito delle nuove motivazioni dichiarate all’art.9, numero 2 delle legge 121/1985. Questi dati significativi sono riassumibili nel riconoscimento del valore della cultura religiosa, nella considerazione che i principi del Cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano e nell’inserimento dell’insegnamento della religione cattolica nel quadro delle finalità della scuola. Queste motivazioni sono – afferma la Corte Costituzionale (sentenza n.203 del 1989) – coerenti con la forma di Stato laico della Repubblica italiana.
Inoltre non considera che anche la Corte Costituzionale ha affermato (sent. 203/1989) e più volte ribadito (sent. 13/1991; sent. 290/1992) che l’insegnamento della religione cattolica è inserito nel quadro delle finalità della scuola ed ha pari dignità culturale con le altre discipline; tutto ciò NON E’ – afferma ancora la Corte – causa di discriminazione.
Per quanto riguarda la “limpidezza democratica” della sentenza del Tar, replico con le stesse argomentazioni già presentate all’autorevole Pierluigi Battista.
La sentenza del Consiglio di Stato del 7 maggio scorso è in linea con quanto deciso nel maggio del 2007 dallo stesso Consiglio e nel 2000 dal Tar Lazio sezione terza bis; entrambe le decisioni hanno affermato la validità dell’insegnamento della religione nell’attribuzione del credito scolastico.
Quindi quest’ultima sentenza del Consiglio di Stato, fortemente rispettosa dei pronunciamenti della Corte Costituzionale (sent. n.203/1989 e n.13/1991), ribadisce con forza un principio: chi lavora, chi si impegna a frequentare un’ulteriore disciplina scolastica deve vedersi riconosciuto il diritto alla valutazione dell’interesse e del profitto che ne ha tratto. Certo non può essere valutata l’uscita da scuola, cioè non può essere premiata la decisione di chi ha scelto di impegnarsi per un tempo scolastico minore.
Insomma è una sentenza che non discrimina né favorisce chi non segue l’insegnamento della religione cattolica, ma nello stesso tempo dichiara legittima la valutazione per l’interesse e il profitto dimostrato da chi ha deciso liberamente – esercitando un proprio diritto Costituzionale – di seguire un percorso didattico che li porta a capire e comprendere come gli uomini abbiano vissuto il loro rapporto con l’Altro e come tutto ciò abbia lasciato un affascinante segno di presenza nella loro cultura.
Relativamente alla questione della disciplina alternativa, siamo fermamente convinti che occorre dare agli studenti la possibilità di scegliere una materia alternativa altrettanto valida sul piano dei contenuti quanto quella già offerta a chi si avvale dell’insegnamento della religione.
Chiedo che questo mio intervento possa trovare spazio sul suo giornale e blog, così da garantire una informazione che tenga conto non solo del punto di vista della Boscaino, ma anche di quello della nostra organizzazione sindacale, rappresentativa dei docenti di religione.
Distinti saluti
Orazio Ruscica
Segretario Nazionale Snadir
Snadir – Professione i.r. – 17 maggio 2010
Lascia un commento