REFERENDUM CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA. Due Sì per affermare che l’acqua è un bene comune e un diritto di tutti

REFERENDUM CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA
Due per affermare che l’acqua è un bene comune e un diritto di tutti

 

    L’acqua è fonte di vita. E’ punto di incontro e confine tra diverse popolazioni,  segno del dialogo che valorizza la differenza e cancella l’indifferenza.
   Oggi, però,  è ambita come occasione di profitto;  l’acqua, orizzonte  di una terra promessa  ad un popolo la cui vocazione è la libertà,  oggi è chiusa nelle mani di pochi, costretta a diventare negazione della libertà.
   Afferma Vandana Shiva “L’acqua è un bene comune in quanto rappresenta la base ecologica di tutta la vita e perché la sua sostenibilità ed equa distribuzione dipendono dalla cooperazione tra i membri della comunità” (Vandana Shiva, Le guerre dell’acqua) . Questo aiuto reciproco non può che affermarsi se non tramite una democrazia ecologica, che rigettando “le soluzioni di mercato che distruggono la terra e aumentano le diseguaglianze”, realizzi invece politiche che comprendono “il diritto ad un’attività industriale pulita, alla sicurezza contro l’esposizione a sostanze tossiche, alla prevenzione, all’informazione, alla partecipazione, alla protezione e ai vincoli, agli indennizzi e agli interventi di pulizia”.
   E’ necessaria, quindi, la rinascita di una nuova democrazia; una democrazia che assicuri ad ogni cittadino e a tutti il diritto ad avere l’acqua, ad avere l’acqua pulita.
   Tutto ciò lo affermavamo – già nell’ottobre del 2008 al Convegno Nazionale “Acqua fondamento di vita” –  e  oggi lo ribadiamo a fronte di chi vorrebbe negare il messaggio di gratuità insito nella natura stessa  dell’acqua.
   I quesiti referendari sull’acqua su cui occorrerà pronunciarsi sono due: il primo impedirà che l’acqua sia affidata ai privati; il secondo Sì cancellerà la norma che “consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio”.


Orazio Ruscica

Snadir – Professione i.r. – martedì 31 maggio 2011

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