Le manovre di Governo non toccano i docenti di religione?
Se il rapporto alunni/docenti aumenterà di un punto, è ovvio che diminuiranno le classi; ciò vuol dire che diminuiranno indubbiamente le cattedre di religione
Tranquilli. Il Governo, con tutte le ‘manovre’ che ha in atto in questi mesi, non toccherà gli insegnanti di religione. E a dirlo è stato proprio il ministro all’Istruzione, Mariastella Gelmini, nel corso della trasmissione Porta a Porta di lunedì 22 settembre, guidata da Bruno Vespa. “Questo Governo non ha nessuna intenzione di toccare gli insegnanti di religione, di sostegno e le classi sperdute nelle scuole di montagna”, ha dunque ricordato il ministro. Niente paura, dunque: i docenti di religione non sono in sovrannumero, anzi, “complessivamente, tra scuola primaria e secondaria inferiore, il numero delle attuali ore d’insegnamento della materia dovrebbe infatti subire un’integrazione”, precisa lo stesso il Ministro. Si tratta di affermazioni che meritano certamente una riflessione. Il fatto che l’insegnamento della religione è “assicurato” da un accordo concordatario mette sicuramente al riparo da eventuali strategie economiche del Ministro Tremonti. La Gelmini dimentica però che l’insegnamento della religione sottostà, giustamente, alle regole stabilite per il sistema scolastico. Infatti, come ci ricorda il segretario nazionale dello Snadir, Orazio Ruscica «se l’art. 64 della recente legge 133/2008 stabilisce che in tre anni il rapporto alunni/docenti deve essere incrementato di un punto, è ovvio che aumenterà il rapporto alunni/classi e, quindi, diminuiranno le classi. Ciò vuol dire che, essendo i docenti di religione uno su 18 classi nella secondaria, su 11 classi nella primaria e su 16 sezioni nell’infanzia, diminuiranno indubbiamente le cattedre di religione: insomma nell’arco di tre anni soltanto con l’aumento di un punto del rapporto alunni/docenti verranno ad essere tagliati dai 900 ai 1200 posti. Non possiamo certo stare tranquilli».
Durante la trasmissione il Ministro non ha preso un impegno per una scuola “inclusiva”, ma piuttosto per una scuola che poco si preoccupa dei “Gianni” e premia invece i “Pierini”; una scuola che rafforza le ineguaglianze sociali e culturali; una scuola che riprende il sistema di “selezione, della scelta di pochi che dovranno dominare e dei molti che dovranno obbedire”. Considerato inoltre che l’apporto di risorse private alle scuole trasformate in fondazioni attirerà i “Pierini” e lascerà i numerosi “Gianni” alle scuole povere e senza sussidi.
Una nota anche sulle affermazioni del ministro che annuncia il compenso di 7 mila euro all’anno per docenti più meritevoli (583 euro mensili lordi) a partire dal 2010 a circa 250.000 docenti (il 39,9%) con criteri, modalità e strumenti ancora da definire. «Il ministro – commenta ancora Ruscica – sa certamente che il trattamento economico del personale della scuola passa attraverso il Contratto di lavoro, che è aperto al confronto negoziale con i sindacati; inoltre le risorse finanziarie utilizzate saranno il frutto di una operazione che lascerà a casa 130.000 docenti e Ata; insomma le risorse saranno il frutto di un sistema che ridurrà alla fame più di centomila famiglie».
La trasmissione di Porta a porta del 22 settembre scorso, infine, ha dato la benedizione al Ministro per le sue decisioni a favore dell’autorità degli insegnanti: introduzione del voto in condotta, uso del grembiulino, mettersi in piedi quando l’insegnante entra in classe. Il percorso da seguire per rendere più autorevoli gli insegnanti, non è quello di obbligare le maestre a vestirsi di nero, portare la crocchia e possibilmente, mostrare sempre un pallore e tossire così forte da farsi sentire in tutto il plesso; utilizzare la bacchetta di legno per riportare all’ordine gli indisciplinati e mettere dietro la lavagna con un “cappello da somaro” in testa gli alunni che faticano ad imparare; e poi ricordare a tutti gli alunni che “quando arriva il direttore tutti in piedi e battete le mani”.
Se la condotta a scuola di diversi studenti è diventato un problema, allora è utile investire risorse e nuove competenze per interventi mirati, capaci di riconoscere le situazioni di disagio e di offrire risposte concrete.
Berardo Ferrini
Snadir – mercoledì 24 settembre 2008
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