LA DISPERSIONE SCOLASTICA NELLA SCUOLA SECONDARIA
La scuola non sembra avere strumenti per colmare le lacune di chi proviene da situazioni più svantaggiate rischiando così concretamente di trasformare il privilegio dei vari Pierini in merito
Nel Maggio del 1967 veniva consegnata alle stampe “Lettera a una professoressa” redatta dai ragazzi di Barbiana con la regia mirabile e, possiamo dire, ispirata, di don Lorenzo Milani. Questa lettera segna una fase importante nella storia della scuola perché ci ha aperto un mondo, dando a tutti quelle risposte che non si sarebbero riuscite ad esprimere se non con il linguaggio semplice e pungente di chi la scuola veramente l’amava e la viveva fino in fondo.
Quelle parole colpiscono ancora come pietre quando ci dice che Gianni non è più tornato a scuola e così va in officina e spazza. Nelle ore libere segue le mode come un burattino obbediente [….] ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile.1
Certo la dispersione scolastica ancora oggi è un fenomeno complesso; tra le cause lo sviluppo socio-economico rappresenta certo un fattore di-scriminante e, nonostante sia-no passati ben quarantuno anni dalla pubblicazione della “Let-tera”, risulta essere ancora rilevante.
Dobbiamo anche constatare che il fenomeno della dispersione dipende dalla scolarità dei genitori e dalla condizione professionale del padre. La scuola non sembra avere strumenti per colmare le lacune di chi proviene da situazioni più svantaggiate rischiando così concretamente di trasformare il privilegio dei vari Pierini in merito. La casa (di Pierino) è piena di libri e di cultura […]Pierino dunque diventerà professore. Troverà una mo-glie come lui. Tireranno su un Pierino a loro volta. Più Pierini che mai2.
Uno dei principali fattori che influiscono sul rischio di uscita dal sistema scolastico è la mancanza di regolarità negli studi dovuta agli insuccessi scolastici.3
Dalla stessa indagine del MPI risulta che nella scuola secondaria di primo grado, nell’anno scolastico 2004/05, il 2,7% degli studenti scrutinati non è riuscito a concludere con successo l’anno scolastico. Ai tempi di don Milani i “bocciati” erano il 28,2%.
Più preoccupante il dato per la secondaria di secondo grado: l’11,4% non è riuscito a concludere con successo l’anno scolastico.
Ancora continua l’indagine citata: Le maggiori difficoltà si determinano soprattutto all’inizio dei due cicli di istruzione, quando lo studente si trova ad affrontare un nuovo ambiente e nuove discipline: il 2,9% degli studenti del primo grado e il 18,1% del secondo grado devono ripetere il primo anno, quota che si va riducendo al crescere degli anni di corso. Il salto che si verifica nel passaggio tra il primo e il secondo grado della scuola superiore mostra, inoltre, le difficoltà legate alla scelta di un percorso di studi adeguato alle proprie capacità ed interessi.
A questo proposito risulta evidente l’importanza di un appropriato orientamento ri-volto agli alunni secondo quei parametri espressi in un mio precedente articolo.
Altra nota importante. Tra i non ammessi le differenze tra i sessi sono alquanto rilevanti, infatti, le ragazze mostrano una maggiore attitudine allo studio con risultati migliori rispetto ai loro coetanei ma-schi: in entrambi i livelli scolastici e in tutti gli anni di corso la percentuale di non ammesse è nettamente inferiore a quella dei maschi.
Cosa fare? Non è semplice dare risposta. Certamente possiamo dare il nostro contributo approfondendo il problema, prendendoselo a cuore, come ha fatto don Milani, mettendo in atto strategie e atteggiamenti che manifestino accoglienza vera verso quegli alunni il cui atteggiamento di disagio si evidenzia, cercando di contenere i vissuti di solitudine che essi stanno vivendo in questa fase di crescita e maturazione. Ogni docente è chiamato a far fronte al disagio che può sfociare in un drop-out, termine questo che suggerisce un qualcosa che si “dissolve”, e farsi carico dell’alunno in difficoltà, non solo individualmente , ma in un coordinato lavoro di equipe, facendo fronte al particolare vissuto dell’allievo, a quel momento di incomprensione (tipico, tra l’altro della fase adolescenziale) che può avere, però, un esito negativo e preoccupante come quello di ritenersi “insufficiente” nella vita.
Per rimotivare questi nostri alunni, occorre dare loro l’opportunità di esprimere le capacità che certamente hanno in ambiti magari diversi da quello prettamente scolastico. La manualità, i laboratori e i progetti trasversali alle singole discipline, oltre a dare sfogo a quelle intelligenze multiple di cui parla Gardner, possono incoraggiare e rinfrancare chi in attività strettamente scolastiche o di studio non riuscirebbe a raggiungere un adeguato successo formativo.
Giovanni Palmese
1 Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa. Libreria Editrice Fiorentina, pag 19 – 20
2 Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa. Libreria Editrice Fiorentina, pag 70 – 72
3 Ministero della Pubblica Istru-zione, La dispersione scolastica, indicatori di base per l’analisi del fenomeno. Anno Scolastico 2004/05
Snadir – venerdì 11 aprile 2008
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