UNA POLEMICA VESTITA DA INCHIESTA

UNA POLEMICA VESTITA DA INCHIESTA


   Il giornale “la Repubblica” di mercoledì 24 ottobre ci ha riproposto l’ennesima polemica sull’ora di religione.
Con l’altisonante definizione di “inchiesta” sono stati forniti pochi dati, in genere sbagliati, ma soprattutto si è contestato il fatto che lo Stato italiano dia tanto spazio e rilevanza nella scuola ad un insegnamento “facoltativo”.  Ci saremmo aspettati da un giornalista di grandi qualità come Curzio Maltese una presentazione oggettiva di quelli che sono i limiti e le potenzialità dell’insegnamento religioso in Italia, magari aprendo la strada ad un dibattito sereno su questo tema.  Al contrario ci ritroviamo ancora dinanzi alla confusione tra “insegnamento facoltativo”  e  “scelta facoltativa” o addirittura alla contestazione per aver tolto una parte degli insegnanti di religione dallo stato di precarietà.
   Gli insegnanti di religione secondo quanto si legge sono entrati in ruolo “grazie a una rapida e un po’ farsesca serie di concorsi di massa“.  Il concorso degli insegnanti di religione è risultato tanto “rapido” da giungere dopo quasi venti anni dalla revisione concordataria (legge 121/1985) ma evidentemente ha ugualmente infastidito chi ritiene che tutti debbano essere tratti dalla condizione di precariato purché non insegnino religione.
   Quanto alla “farsesca serie di concorsi di massa” è appena il caso di ricordare che di concorso ordinario se ne è svolto uno solo ed ha previsto l’ammissione solo di coloro che potevano vantare una serie di requisiti di servizio.  Forse per “farsesca serie di concorsi di massa” ci si voleva riferire ai corsi abilitanti riservati per altri insegnamenti, ma da quelli gli insegnanti di religione sono stati esclusi; altri ne hanno usufruito.
   L’insegnamento di religione non è uno “strano ibrido di animazione sociale e vaghi concetti etici“, al contrario i contenuti che propone sono indicati in maniera molto rigorosa nei programmi ministeriali (sin dal 1987), i quali in modo chiaro propongono obiettivi distinti dalla catechesi: offrire agli studenti una “conoscenza oggettiva, sistematica e critica dei contenuti essenziali del cristianesimo e delle espressioni più significative della sua vita, in dialogo con le altre confessioni cristiane e le altre religioni” secondo le finalità della scuola.
   Probabilmente nell’esperienza scolastica di ognuno di noi non tutti gli insegnanti hanno lasciato lo stesso segno e non tutti sono risultati bravi e coinvolgenti nella stessa misura, ma ciò avviene in tutte le professioni: medici, amministratori, giornalisti. Non per questo, tuttavia, dobbiamo chiudere le scuole, gli ospedali, gli uffici e le redazioni dei giornali.
   L’insegnamento della religione non va annientato ma, al contrario, va meglio ripensato nella sua collocazione, specificato nei suoi obiettivi e arricchito nei contenuti, compresa una maggiore attenzione per la lettura della Bibbia. E’ da auspicare che la scuola e tutti coloro che operano nel campo della formazione e dell’informazione facciano del proprio meglio per fornire ai giovani gli strumenti di lettura di una realtà sociale sempre più difficile da decodificare.
   Ora, soltanto durante l’ora di religione gli studenti hanno l’opportunità di “incontrare culturalmente testi, documenti, tradizioni, testimonianze e contenuti che costituiscono l’universo religioso”.
   Senza la frequenza dell’insegnamento della religione, gli studenti si priverebbero di una alfabetizzazione religiosa culturalmente qualificata.
   Se abbiamo a cuore la formazione alla pace e al dialogo dei nostri studenti, non possiamo abbandonarli all’ignoranza religiosa; perché nella società italiana di domani, sempre più multietnica e multireligiosa, la conoscenza della cultura religiosa permetterà alle donne e agli uomini di praticare la stima e il rispetto  reciproci e di costruire le premesse per un dialogo che sappia svolgersi nel rispetto e nella valorizzazione delle differenti opzioni di vita.


Orazio Ruscica


Segretario Nazionale Snadir


 


Snadir – giovedì 25 ottobre 2007

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