Sezioni primavera: la scuola statale dice sì a più asili nido e a più scuole dell’infanzia, no alle sezioni primavera
L’elenco definitivo delle istituzioni ammesse al contributo di 25.000/30.000 euro a sezione per l’attivazione delle “sezioni primavera” ha evidenziato che esse rappresentano:
Per la scuola paritaria, una opportunità di finanziamento
Per i comuni, una opportunità di ampliamento dei servizi assistenziali
Per le scuole statali, un anticipo scolastico
Infatti, dei progetti approvati dal MPI, ben il 55,4% fa riferimento alle scuole paritarie, mentre il 19,5% ai comuni, il 5,9% ai nido convenzionali e il 19,2% alle scuole statali.
Tutto ciò dimostra in modo inequivocabile che le istituzioni scolastiche statali (Dirigenti e Collegio docenti) hanno ben chiara la distinzione – non la hanno gli altri – tra la generalizzazione della scuola dell’infanzia (bambini da 3 a 6 anni) e servizi nido (bambini da 0 a 3 anni).
La scuola dell’infanzia nel corso degli ultimi decenni si è conquistata un ruolo importante nella formazione scolastica, sia per la competenza e la professionalità dei docenti, sia per l’attivazione di sperimentazioni e ricerche che hanno contribuito alla valorizzazione di questa scuola, introducendola così nel primo segmento di istruzione; partendo da tali presupposti, le Indicazioni per il curricolo del Ministro Fioroni, nel capitolo “l’organizzazione del curricolo”, considerano il percorso educativo dai 3 ai 14 anni “unitario”. I sostenitori delle sezioni primavera, invece, parlano della qualità dei servizi socio-educativi della “fascia 0-6 anni”, collocando di fatto la scuola dell’infanzia nella fascia assistenziale e non in quella scolastica.
Anche la riforma Berlinguer aveva valorizzato il ruolo della Scuola dell’Infanzia, mentre adesso i sostenitori delle sezioni primavera, con l’unificazione del segmento scolastico 0 – 6 anni, si collocano inequivocabilmente sulla scia dell’anticipo previsto dalla controriforma di tipo morattiano.
Ricordiamo che le sezioni primavera, ai sensi del punto 4 dell’Accordo del 14 giugno 2007 tra Governo, Regioni ed Enti locali, devono assicurare dei criteri di qualità (locali idonei, arredi, orario, numero dei bambini) per accogliere i bambini dai 24 ai 36 mesi; ma si tratta di criteri diversi da quelli richiesti per la scuola dell’infanzia! Basti pensare al rapporto insegnante/alunni, oppure al materiale didattico, oppure alle attività da promuovere in un gruppo sezione e della preparazione professionale specifica del personale educativo.
Inoltre, quale sarà il contratto per il personale educativo da assumere nelle sezioni primavera? Nel mese di luglio il Ministero aveva chiarito che gli enti gestori potevano ricorrere a contratti a progetti o ad altre forme contrattuali previste dall’attuale ordinamento, ma la Flc-Cgil non è stata d’accordo e ha proposto di utilizzare le graduatorie di istituto per la scelta del personale. Ma il servizio prestato nelle sezioni primavera non può essere valutato come servizio scolastico per le supplenze di III Fascia di istituto!
Sembra quindi che la confusione regni sovrana. Per uscire da questo fraintendimento occorre aver chiaro che tutti i bambini hanno diritto ad avere una scuola adeguata alla loro età e noi adulti-educatori abbiamo il dovere di fornirgliela: quindi bisogna impegnarsi seriamente e senza travisamenti per l’attivazione di più asili nido e più scuole dell’infanzia.
In che modo? Assegnando ai Comuni nella prossima finanziaria una cospicua risorsa per l’attivazione di servizi nido a basso costo e autorizzando il Ministero della P.I. ad assumere altri 5.000 docenti di scuola dell’infanzia per coprire almeno i posti effettivamente disponibili, cosicché possa incominciare a realizzarsi concretamente la generalizzazione della scuola dell’infanzia .
Benito Ferrini
Snadir – lunedì 24 settembre 2007
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