La Repubblica 26 maggio 2006: Docenti di religione, figli di un Dio minore di C. Augias

docenti di religione, figli di un dio minore

 

risponde corrado augias

 

alla lettera del prof. orazio ruscica

 

 

la questione è spinosa. che i prof di religione abbiano i loro diritti nessuno discute, è la loro posizione nella scuola ad essere ambigua. questi insegnanti non partecipano agli esami finali, il loro giudizio non fornisce alcun credito scolastico, sono di fatto insegnanti di seconda fila, immessi sì ma con qualche pudore. quindicimila nuovi assunti, che a regime saranno 21 mila, sono una cifra considerevole. se il numero degli studenti dovesse continuare a diminuire, dovrebbero essere riconvertiti su altra cattedra o altro ruolo dello stato. questo avverrebbe in danno dei precari delle altre discipline in attesa, da decenni, di una definitiva assunzione e senza che questi possano fare altrettanto (mettendosi cioè a insegnare religione) dato che per quella materia chi veramente decide l’ abilitazione è il vescovo al quale spetta un ‘ placet’ anche per l’ accesso al concorso. il professor gianfranco pignatelli del sindacato dei precari mi fa notare che questa ingerenza della curia in un concorso bandito dallo stato è un’ anomalia molto grave: «il gradimento o la selezione preventiva non rende pubblico, ossia aperto a tutti, il concorso e traduce la prova concorsuale in un mero atto formale con il quale si ratifica una decisione presa prima da un soggetto terzo rispetto al concorrente e all’ ente banditore che assume». ma anche senza tener conto di questi dati, è l’ insegnamento (ancorché facoltativo) di una dottrina religiosa ad apparire anomalo e fonte potenziale di dissidi. forse questo spiega il crescente numero di esoneri da questa `materia’ passati dall’ 11,7% del 2001 al 37,6% del 2005. la religione è una cosa molto seria, non si può insegnare come la matematica o il latino, non coinvolge solo nozioni ma sentimenti profondi. andrebbe insegnata davvero ma solo a chi sente di averne intimo bisogno.

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