Anche Augias segue la moda delle critiche agli IdR

Risposta del Prof. Orazio Ruscica, Segretario Nazionale dello Snadir, a un commento di Corrado Augias pubblicato su “Repubblica” dell’11 maggio 2006


 


Egr. Dott. Augias,


 


ho letto la Sua risposta ad un’insegnante di religione pubblicata sulla Sua Rubrica “Lettere” nel numero del quotidiano “Repubblica” dell’11 maggio, e sono rimasto stupito, oltre che amareggiato, che anche una persona del Suo spessore possa farsi “risucchiare” nel vortice della critica a tutti i costi alla categoria degli insegnanti di religione, che oggi sembra andare tanto di moda.


Anzitutto dobbiamo correggere la cifra degli insegnanti di religione immessi in ruolo a partire dall’anno 2005/06 a seguito di concorso ordinario da Lei fornita: non 21mila, bensì 15.372 secondo i dati ufficiali, ripartiti in tre contingenti ( 9.229 + 3.077 + 3.066).


Non si può fare un paragone numerico tra le assunzioni “a singhiozzo” degli insegnanti precari delle altre materie (ricordo che dal 2001 sono state comunque assunte 165.303 unità, compresi i Dirigenti Scolastici) e quelle dei 15.372 docenti di religione, perché queste ultime erano attese dal 1985, quando lo Stato si assunse l’impegno di dare agli insegnanti di religione  uno stato giuridico.


Inoltre Lei sembra ignorare il fatto che se è vero che per insegnare religione cattolica questi docenti devono avere il placet dell’ordinario diocesano (e mi sembra più che normale, vista la materia di cui si occupano), è anche vero che in base alla legge 186 del 2003 per poter passare di ruolo hanno dovuto superare un regolare concorso per titoli ed esami.


Dopo aver superato il concorso ed il passaggio in ruolo, il docente di religione  che subisce la revoca dell’idoneità, può passare ad altri insegnamenti soltanto se in possesso – oltre al titolo di studio – della relativa abilitazione. I docenti di religione non possono  transitare su altre cattedre neanche dopo cinque anni di ruolo.


Né soprusi, quindi, né privilegi, come affermava Lei,  specie se considera che la legge in questione consente l’immissione in ruolo solo  per il 70% delle cattedre a disposizione.


Sarebbero ancora molte le considerazioni che potrei fare di fronte ad una risposta come la Sua, ma visto  che   stiamo  parlando di lavoratori con famiglie a carico che hanno il diritto di essere tutelati e liberati dal precariato come tutti gli altri, Le chiedo solo di riflettere sul fatto che  il Suo “niente di personale” a conclusione di un commento basato su notizie false e fuorvianti rischia di risultare dannoso per l’immagine della categoria in questione.


Cordiali saluti


 


Orazio Ruscica


Segretario Nazionale SNADIR

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